BASSANO DEL GRAPPA – IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI E LA CHIESA DI SAN SEBASTIANO AI CAPPUCCINI

STORIA DEL CONVENTO DEI CAPPUCCINI

E DELLA CHIESA DI SAN SEBASTIANO

IN BASSANO DEL GRAPPA

  di Vasco Bordignon

Esisteva in questo luogo una chiesetta dedicata a San Pancrazio, ricordata dagli statuti bassanesi del XIII secolo. Probabilmente era una delle tante chiesette cam­pestri che, non avendo attinenza con la cura pastorale, sfuggivano agli atti ufficiali in quanto non avevano decime da versare.

San Pancrazio (Sinnada, 28 agosto 289 – Via Aurelia, 12 maggio 304) è stato un giovane cristiano martirizzato all’età di 14 anni, a Roma sulla via Aurelia, sotto l’impero di Diocleziano; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.In questo luogo all’inizio del secondo decennio del Quattrocento si stabilì l’eremita Pietro Malerba. Tra il 1411 e il 1420 il Malerba viene spesso citato in diversi documenti perchè i bassanesi spesso lo sceglievano  come loro esecutore testamentario, e in questi testamenti compare in qualità di  rettore o di governatore di San Pancrazio. Ben presto, gli venne anche affidata  la cura del monastero di Santa  Felicita di Romano e delle chiese di Santo Spirito a Feltre e di S. Giorgio a Castelfranco, con i rispettivi romitori.

Nel 1445 la comunità di San Pancrazio era composta da otto religiosi gerolimini, tra i quali Pietro da Firenze che succedette a Pietro Malerba come priore sia di  San Pancrazio  che di Santa Felicita. Inoltre venne nominato confessore delle monache Agostiniane del convento di San Giovanni Battista.

 Dell’edificio primitivo rimangono tracce nella parte occidentale, poi adibita ad infermeria conventuale. All’esterno della parete vi sono ancora resti di affreschi di santi e di San Pancrazio (vedi immagine sovrastante). Gli affreschi vengono datati fine del XIII sec./inizio  del XIV. Sono stati rinvenuti  durante la ristrutturazione del 1981.

Qui vi era anche una fonte dalle acque particolarmente salubri che gli statuti bassanesi si premunirono di proteggere con ammende di 20 denari a chi la inquinava.

Pietro da Firenze che succedette a Pietro Malerba come priore sia di San Pancrazio che di Santa Felicita venne nominato anche confessore delle monache Agostiniane del convento di San  Giovanni Battista in Bassano. A partire  dal 1472 molti suoi atti vennero rogati proprio in questo convento.

Girolamini o gerolamini (anche gerolamiti, gerolimiani), sm. pl. [sec. XIV; dal nome di San Girolamo]. Denominazione comune a vari ordini religiosi, originariamente ispirati alla regola monastica di San Girolamo  e poi passati in genere a quella di Sant’Agostino sotto diverse denominazioni.

Nel 1478, avendo la peste colpito alcune monache di San Gio­vanni, venne disposto di trasferirle in un luogo sicuro. Il romito­rio di San Pancrazio, rimasto vuoto dopo la morte del Malerba, venne considerato  il luogo ideale per la loro collocazione. La licenza del trasferimento in San Pancrazio venne concessa nel 1481 e già nel 1482 esse cominciarono a costruire il monastero e la chiesa, quest’ultima consacrata il 10 aprile 1489 dal Vescovo  di Vicenza Battista Zeno ( 18 marzo 1470 – 8 maggio 1501)  e intitolata a San Sebastiano, protettore degli appestati.

Nel 1485 delle 28 monache presenti in San Sebastiano, 12 chiesero di tornare in San Giovanni Battista. Questo determinò la scissione definitiva dei due monasteri.

Nel 1642  questo monastero venne modificato aggiungendo l’atrio porticato antistante alla chiesa e all’ingresso del monastero con il sovrastante coro, come attestato dalla data incisa su pietra del pilastro angolare dell’atrio. (vedi immagine sottostante)

Il convento delle Agostiniane in Margnan accoglieva come monache anche le figlie delle migliori famiglie bassanesi,  e spesso queste occupavano i posti di rilievo.

Nel 1810 il convento venne soppresso dalle leggi napoleoniche e le monache do­vettero abbandonarlo.

I Cappuccini, prima della soppressione “napoleonica”, da secoli erano presenti a Bassano: si erano infatti stabiliti a ridosso del fiume Brenta, località Salbeghe, già nel 1568 e qui avevano costruito anche una chiesa detta di Ognissanti. Questo convento per un lungo periodo ebbe una particolare importanza per essere stato sede di noviziato, dove maestri austeri e amanti della vita francescana formarono generazioni  di giovani cappuccini .

Il convento divenne allora di proprietà del demanio che lo mise  in vendita. Fu acquistato da privati, quindi nuovamente venduto e acquistato nel 1819 dall’ex-padre cappuccino Do­menico Thus di Vicenza che lo lasciò, per volontà testamentaria, in perpetuo usu­frutto ai padri Cappuccini che qui si insediarono stabilmente dal 1823.

L’ordine delle monache Agostiniane ritornò a Bassano solo nel 1880 e si stabilì nell’antico convento benedettino femminile di San Girolamo, successivamente diven­tato delle Sacramentine.

Il convento di Bassano fu per molto tempo sede del noviziato e qui si formarono alla vita religiosa quasi tutti i Cappuccini, alcuni di questi di nostra conoscenza e devozione, ad es. San Leopoldo Mandic (1866-1942); il beato Andrea Giacinto Longhin, poi vescovo di Treviso (1863-1936); e i vescovi Luca Ermenegildo Pasetto (1871-1954); Virgilio Federico Dalla Zuanna (1880-1954) – Cornelio Sebastiano Cuccarollo (1879-1963) –  Ignazio Giovanni Battista Dal Monte (1897-19639 – Giacinto Giovanni  Ambrosi (1887-1965) – Girolamo Bortignon (1905- 1992) – Alfonso Nteka (1940-1991 – e altri.

1945: viene ricavata nella parete destra una cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova (vedi oltre).

1959: sulla parete sinistra, che guarda alla serie dei confessionali, è stato trovato un affresco quattrocentesco che raffigura ” Il Padre Eterno che sostiene il Crocefisso”. Misura cm 144×112. E’ stato restaurato di recente. 1974: vengono scoperti in una parete del refettorio sei affreschi che riguardano la vita di Gesù. Questi affreschi vengono datati all’ultimo quarto del Quattrocento.Visione d’insieme del refettoriola parete con gli affreschiil primo da sinistra : Gesù fanciullo con i dottori  del TempioIl secondo affresco: L’ascensione di GesùIl terzo affresco: L’apparizione del Risorto a Maria MaddalenaIl quarto affresco: La Resurrezione di GesùIl quinto affresco: Pianto di Maria e delle Pie donneIl sesto affresco: La deposizione dalla Croce

1981: come già detto viene rinvenuto l’affrreco raffigurante San Pancrazio.

Dopo una parentesi di alcuni anni a Belluno  (1970-1972)  e poi per una decina di anni a Lendinara (RO) (1977-1987) , nel 1988 la sede del noviziato ritornò a Bassano del Grappa e vi rimase fino a settembre 1998 quando fu  trasferita ad Arco, (TN).

Da questa data ad oggi  il convento attuale ospita una infermeria per i frati malati, un centro zonale dell’O.F.S. e alcune opere caritative tra cui una mensa e una casa di “accoglienza temporanea” per poveri.

2023, 14 marzo: questo convento sarà chiuso. Lo ha deciso il Capitolo della Provincia Veneta dei Frati Minori Cappuccini svoltasi a Camposampiero (PD). Le motivazioni principali sono relative sia alla riduzione dei Padri Cappuccini, attualmente rimasti in 8 più il  padre Guardiano, sia per la continua crescita delle spese  di gestione delle varie attività presenti. 

L’ESTERNO

Per raggiungere la chiesa e il convento si deve far riferimento al Viale dei Martiri quindi alla discesa Margnan che prosegue proprio con Via San Sebastiano. Dopo qualche centinaio di metri  arriviamo nel sito che ci viene segnalato  da una grande croce lignea su un alto basamento.Alla nostra destra vi è il lungo e basso refettorio che si arresta davanti al porticato che ci conduce, a metà circa,  all’ingresso della Chiesa e al suo termine vi è l’ingresso al convento. La parte elevata sopra il porticato nasconde il coro, voluto dalle monache tra fine Cinquecen­to e inizio Seicento. Inoltre  per questo motivo la chiesa di San Sebastiano, disposta parallelamente alla via omonima, non ha una facciata essendo coperta dal coro delle monache. Alla fine del porticato vi è il portone d’ingresso al convento, sormontato da una lunetta raffigurante san Francesco.

Sulla parete esterna a destra del porticato si vede – con un po’ di attenzione –  l’affresco quattrocentesco di  San Sebastiano.

L’INTERNO

L’interno della chiesa comprende l’unica navata, sviluppata in senso sud-nord e il presbitero.

VISIONE  DA INGRESSO: in evidenza l’altare centrale dedicato a San Sebastiano e  a sinistra l’altare della Madonna e a destra l’altare di San Francesco. Antecedentemente erano intitolati alla Madonna della Consolazione e a San  Nicola da Tolentino.

VISIONE DA PRESBITERIO: in evidenza la grande vetrata e  parte delle pitture che abbelliscono il soffitto.

LA NAVATA

Misura 12,5 metri in lunghezsa, 9, 40 mt in altezza e 9,5 mt di larghezza.

A mezza altezza, lungo  le tre pareti,  si snoda una Via Crucis con 14 stampe antiche in nero monocromatico (vedi oltre) . 

Inoltre immediatamente sotto il soffitto, agli angoli della navata, a due a due  vi sono sette pannelli rettangolari (l’ottavo risulta distrutto) che raffigurano  tre Evangelisti e  quattro dottori della Chiesa.

A sinistra il dottore della Chiesa San Gregorio Magno A destra l’Evangelista Giovanni con il simbolo dell’Aquila. E’ privo della testa.

A sx iI pannello senza l’Evangelista San Matteo, perduto per l’umiditàA dx il pannello del dottore della Chiesa Sant’Ambrogio

A sx iI pannello del dottore della Chiesa San GirolamoA dx l’evangelista Luca con il simbolo del Bue

A sx l’Evangelista Marco con il simbolo del LeoneA dx il pannello del dottore della Chiesa Sant’Agostino

IL SOFFITTO

Alzando lo sguardo verso il soffitto restiamo estasiati da un affresco centrale e da un affresco contornante, messo in evidenza nel 2004. I nostri occhi rimangono stupefatti dalle fantasmagoriche decorazioni inglobanti il nucleo centrale dove un vescovo, un papa alla periferia e San Sebastiano mentre viene lapidato  al centro tra i due dignitari religiosi, come pure i dipinti che accompagnano lo  spazio di contorno del grande affresco centrale. 

L’ AFFRESCO CENTRALE

L’autore di questi dipinti  viene identificato in Giovanni D’Antona, pittore feltrino attivo nella seconda metà del Settecento. Non frequentò l’Accademia, ma fu allievo del pittore Girolamo Turro (Feltre 1689 – 1739. Le sue opere sono prevalentemente a soggetto religioso. Ne parla il Verci  in “Notizie intorno alla vita e alle opere de’ pittori…ecc.

L’ AFFRESCO PERIFERICO è  il frutto di un accurato restauro effettuato tra maggio e ottobre 2004  dalla ditta “Athena restauri “di Thiene. Un po’ di storia. Nel mese di maggio 2004 venne richiesto a degli imbianchini edili di ritinteggiare lo spazio che attornia il grande affresco del soffitto, opera – come già scritto – di Giovanni D’Antona. Per fare questo lavoro fu necessario il benestare del sovrintendente dei Beni Culturali, il quale richiese dei sondaggi preventivi su questa bianca pittura.  Dai primi sondaggi è emerso il viso di un angelo, indicando la presenza di una realizzazione pittorica importante. Per questo venne chiamata la suddetta “Athena restauri”. Venne pertanta eseguita una minuziosa fase di descialbo realizzato interamente a bisturi. Questo delicato lavoro fece emergere una importante architettura barocca fatta di colonne tortili, di balaustrini dai quali sporgono paffuti cherubini che suonano, ognuno con uno strumento diverso, come da immagini.

PARETI DI DESTRA

Prima di giungere alla cappella di Sant’Antonio vi è la vetrata della Santa Chiara Nel 1945  è stata realizzata una cappella con altare dedicato a Sant’Antonio da Padova.Visione d’insieme in cui si possono vedere i due scalini iniziali, quindi la predella (gradino sul quale è posto l’altare), quindi il paliotto (la facciata anteriore dell’altare verso il sacerdote officiante) con un decoro centrale, quindi l’altare dal quale si innalzano due colonne marmoree sia a destra che a sinistra al cui interno vi è la nicchia di Sant’Antonio, e infine l’architrave sul quale si appoggia un timpano decorativo.In questa immagine si vede la predella, quindi il paliotto  con centralmente un decoro e ai suoi lati due colonnine, e infine  la mensaNel decoro del paliotto  spicca una stella a 8 punte, che nell’araldica ecclesiastica simboleggia la Beata Vergine, mentre  (secondo altri) le otto punte richiamerebbero le otto beatitudini presenti nel Vangelo di San Marco..Al di sopra della mensa si vede realizzata una struttura su cui poggia la nicchia del santo e ai lati le colonne  sulle quali poggia l’architrave su cui poggia  il timpano  curvilineo con una decorazione dentellata e al centro  un tondo nero, riferito all'”occhio di Dio” )

Alle pareti laterali vi è una lunetta invetriata rappresenta  a destra San Luigi di Francia  e a sinistra la Santa regina Elisabetta di Ungheria.   

SAN LUIGI DI FRANCIALuigi IX, sovrano di Francia, nacque il 25 aprile 1214 in Poissy. Incoronato re di Francia, Luigi si assunse il compito, davanti a Dio e agli uomini, di diffondere il Vangelo. Nell’anno 1244 fu sorpreso da una fortissima febbre. Guarito, volle di persona guidare una crociata per la liberazione della Terra Santa. Sbarcato in Egitto, presso la città di Damietta, attaccò con successo i Saraceni. Ma una terribile pestilenza decimò l’esercito crociato, colpendo lo stesso re. Assalito nuovamente dai Turchi, venne sconfitto e fatto prigioniero. Dopo essere stato rilasciato, proseguì come pellegrino per la Terra Santa, dove compì numerose opere di bene. Tornato in Francia, governò con giustizia e cristiana pietà, fondando la Sorbona e preparando una nuova crociata. Ma a Tunisi una nuova epidemia colpì l’esercito. Luigi IX, sentendosi morire, si fece adagiare con le braccia incrociate sopra un letto coperto di cenere e cilicio, dove spirò. Era il 25 agosto del 1270. Fu canonizzato l’11 agosto 1297 con il nome di San Luigi di Francia da papa Bonifacio VIII durante il regno del nipote Filippo IV di Francia. Nelle prime edizioni del Messale Romano in lingua italiana era indicato come San Ludovico, mentre nell’ultima pubblicata nel 2020 risulta presente come San Luigi IX. (da “Santi e Beati”)

La Santa regina Elisabetta di Ungheria –  Figlia di Andrea, re d’Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano, ebbe una vita breve. Nata nel 1207, fu promessa in moglie a Ludovico figlio ed erede del sovrano di Turingia. Sposa a quattordici anni, madre a quindici, restò vedova a 20. Il marito, Ludovico IV morì ad Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa. Elisabetta aveva tre figli. Dopo il primogenito Ermanno vennero al mondo due bambine: Sofia e Gertrude, quest’ultima data alla luce già orfana di padre. Alla morte del marito, Elisabetta si ritirò a Eisenach, poi nel castello di Pottenstein per scegliere infine come dimora una modesta casa di Marburgo dove fece edificare a proprie spese un ospedale, riducendosi in povertà. Iscrittasi al terz’ordine francescano, offrì tutta se stessa agli ultimi, visitando gli ammalati due volte al giorno, facendosi mendicante e attribuendosi sempre le mansioni più umili. La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. Morì a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231. È stata canonizzata da papa Gregorio IX nel 1235. (Avvenire)

Superata la cappella di Sant’Antonio vi è la vetrata relativa a San Francesco d’Assisi Sia le grandi vetrate sia le lunette sono opera di G. Luigi Bizzotto 

PARETE DI SINISTRA

Vi sono due ampie vetrate: nella prima vi è San Lorenzo da Brindisi e nella seconda troviamo San Giuseppe con il piccolo GesùSAN LORENZO DA BRINDISI  – Giulio Cesare Russo (questo era il suo vero nome) nacque a Brindisi – sul luogo in cui egli stesso volle che sorgesse la chiesa intitolata a Santa Maria degli Angeli – il 22 luglio 1559, da Guglielmo Russo ed Elisabetta Masella. Perse il padre da bambino e la madre ch’era appena adolescente. A 14 anni fu costretto a trasferirsi a Venezia da uno zio sacerdote, dove proseguì gli studi e maturò la vocazione all’Ordine dei Minori Cappuccini. Assunse il nome di Lorenzo e il 18 dicembre 1582 divenne sacerdote. Nel 1602 fu eletto Vicario generale. Nel 1618, sentendosi prossimo alla fine, voleva tornare a Brindisi, ma i nobili napoletani lo convinsero a recarsi dal re di Spagna Filippo III, per esporre le malversazioni di cui erano vittime per colpa del viceré spagnolo Pietro Giron, duca di Osuna. Il 22 luglio 1619 padre Lorenzo morì a Lisbona, forse avvelenato. Fu beatificato nel 1783 da Pio VI; canonizzato nel 1881 da Leone XIII; proclamato dottore della Chiesa, col titolo di doctor apostolicus, nel 1959 da Giovanni XXIII. (Avvenire)

SAN GIUSEPPE sposo della Madonna con Gesù Bambino

LA VIA CRUCIS

Una cornice lignea accoglie le 14 stampe in bianco e nero che illustrano la Via Crucis opera di Viero Teodoro (Bassano 1740 – Venezia 1819) e di Galimberti Francesco (Venezia 1755 – Vienna 1803).  In questi 14 quadri pittorici della Via Crucis, in calce ad ogni illustrazione vi sono, sia a destra che a sinistra, alcune righe il cui contenuto – a causa dei caratteri troppo piccoli  – non sono stato in grado di  comprendere.

1^ stazione : Gesù è condannato a morte

2^ stazione : Gesù è caricato della Croce

3^ stazione : Gesù cade per la prima volta

4^ stazione : Gesù incontra sua Madre

5^ stazione: Simone di Cirene porta la croce di Gesù

6^ stazione: Veronica asciuga il volto di Gesù

7^ stazione: Gesù cade per la seconda volta

8^ stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

9^ stazione: Gesù cade per la terza volta

10^ stazione: Gesù è spogliato delle vesti

11^ stazione: Gesù è inchiodato sulla croce (NB in questa cornice manca l’UNO finale)

12^ stazione: Gesù muore sulla croce

13^ stazione: Gesù è deposto dalla croce

14^ stazione: Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

IL PRESBITERIO

Prima di  giungere al presbiterio,  a sinistra, si apre la zona dei confessionali detta  “coretto”.

Nella immagine sottostanate (anni ’60) si evidenziano i tre altari tuttora presenti. Si nota inoltre che vi era una lunga balaustra  che separava l’aula dal presbiterio.Nella immagine sottostante si può notare la mancanza della balaustra e la vicinanza tra l’aula e il presbiterio che sono separati solo da due scalini.Come si può vedere dalla stessa immagine come nel presbiterio vi siano tre altari, due alle estremità ed uno centrale.  I due altari laterali sono dedicati  a sinistra  alla Madonna del Rosario e a destra a san Francesco d’Assisi, entrambi   racchiusi in un’alta nicchia in muratura. In un tempo precedente questi due altari erano intitolati alla Madonna della Consolazione e a San Nicola da Tolentino.

L’ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIOVisione complessiva della Madonna del Rosario. Seguono le varie strutture  a partire dal basso verso l’alto questa immagine inizia con la pavimentazione della chiesa, quindi seguono due scalini marmorei. Il secondo è conosciuto come “la predella dell’altare”  in quanto su questo poggia l’altare e su questo sale il sacerdote per celebrare la Messa. Inoltre evidenzia una zona di elementi pittorici. Quindi  troviamo la facciata anteriore dell’altare (detto paliotto)  con vari decori marmorei verticali e con al centro un grande tondo marmoreo.In questa immagine vi è la mensa  dell’altare dove si realizzano i misteri della fede, e a questa fa seguito una struttura marmorea variamente sagomata, cui fa seguito sia a destra che a sinistra le basi marmoree da dove si slanciano verso l’alto le colonne marmoree variamente decorative. Questa struttura, chiamata dossale o antipedium, viene utilizzata per rialzare il livello da cui si innalzerà la statua della Madonna del Rosario (e poi anche la statua di San Francesco)

.In questa immagine la statua lignea della Madonna del Rosario manifesta la sua bellezza, protetta anteriormente da una lastra di vetro. Ai lati si slanciano verso l’alto due elaborate colonne terminanti ciascuna in un capitello molto elaborato. Segue un architrave che sostiene il timpano curvilineo, arricchito  in ogni sua parte da dentelli.la statua nella sua bellezza

L’ALTARE DI SAN FRANCESCO

questo altare è sovrapponibile al precedente in tutte le sue strutture e forme.

IL PRESBITERIO CON L’ ALTARE DI SAN SEBASTIANO

Una volta entrati  fermandoci davanti all’altare del Santo,  ed  eleviamo lo sguardo verso l’alto per trovare nella parte più alta a sinistra e a destra due tondi che richiamano  simboli eucacaristici e più sotto due lapidi  che richiamano eventi del 1700.

1753: nella iscrizione lapidea in cornu epistolae (sul lato destro rispetto all’altare maggiore)  l’altare maggiore, con gli altri presenti nella chiesa,  è privilegiato dell’indulgenza plenaria  nella settimana della commemorazione dei defunti 1769: nella iscrizione lapidea  in cornu euangelii  (= sul lato sinistro rispetto all’altare maggiore) la chiesa viene riconosciuta come consacrata e la festa stabilita al 16 settembre di ogni anno

L’altare di San Sebastiano il paliotto policromo, la mensa con il  tabernacoloil tabernacolo nella sua grandiositàla pala di san Sebastiano, coperta nella parte iniziale  dal Tabernacolola pala d’altare come si vede normalmentela pala estrapolata dalla sua localizzazioneIn questa immagine, oltre alla presenza di San Sebastiano  martire legato ad un tronco,  vi sono le  figure   di Santa  Monica, di San Gregorio papa, di San Rocco col cane, di San Pancrazio,  di Santa Apollonia, e di Sant’ Agostino (indicate dalle varie linee).

I SANTI DELLA PALA

SAN SEBASTIANO – Soldato originario della Gallia visse tra il III e il IV secolo tra Francia e l’Italia, arruolato nell’esercito di Diocleziano. Tribuno delle guardie pretorie si convertì al cristianesimo e subì la tortura del supplizio delle frecce e il martirio, ucciso a bastonate. Viene invocato contro la peste, ed è protettore di arcieri, tappezzieri, atleti e vigili urbani. Il simbolo che lo rende riconoscibile  è rappresentato soprattutto dalle frecce con cui gli venne inflitto il supplizio per non aver voluto sacrificare agli dei , ha il significato del sacrificio e nello stesso tempo della salvezza miracolosa. Infatti San Sebastiano dopo essere stato trafitto da numerose frecce , venne abbandonato e soccorso dalla vedova cristiana Irene. Si salvò e poté ritornare dall’imperatore per professare la sua fede in Cristo. Si guadagnò infine il martirio, per il quale  viene rappresentato anche con un ramo di palma: Diocleziano lo fece uccidere a bastonate e gettato nella cloaca massima.(da I santi e i loro simboli)

SANTA MONICA – Nacque nel 332 . Fu madre di Sant’Agostino, che seguì amorevolmente prima e dopo  la conversione. Morì a Ostia nel 387. Il suo culto si diffuse a partire dal X secolo, e si intensificò  quando   le sue reliquie furono traslate da Ostia alla chiesa di Sant’Agostino a Roma. Viene più frequentemente rappresentata insieme ad altri santi agostiniani o in episodi della vita di Sant’Agostino. Viene invocata come propiziatrice del parto; è protettrice di madri e vedove. (da I santi e loro simboli)

SAN GREGORIO PAPA Papa e dottore della Chiesa occidentale, viene identificato prima di tutto per le vesti papali, nella maggior parte dei casi abiti liturgici  (pianeta e piviale) molto ricchi,  e il triregno o tiara , il copricapo papale fatto di tre corone sovrapposte, in uso dal XIV secolo) portato sul capo, o tenuto presso di sè.  Gli  attributi iconografici che gli sono propri, il libro e la colomba dello Spirito Santo, si riferiscono allo stato di dottore della Chiesa, alla figura di studioso e legislatore, ai numerosi scritti di carattere pastorale per i quali si riconosce un’ispirazione divina. Nacque nel 540 circa, fu monaco dedito ai bisognosi. Eletto papa dal 590 fu attivo nella carità e nella missione. Legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro. Lasciò importanti scritti di carattere pastorale, morale e spirituale. Morì nel 604. (da I Santi e i loro simboli)

SAN ROCCO CON IL SUO CANEL’immagine distintiva di san Rocco è quella di pellegrino contagiato dalla peste. Il santo ha un abito composto da una mantellina su cui sono appuntati uno o più simboli dei pellegrinaggi che si potevano compiere nei secoli passati (generalmente la conchiglia di San Giacomo per Santiago de Compostela, ma sono frequenti anche le chiavi di san Pietro con la tiara, o il volto santo, che indicano il pellegrinaggio a Roma), e un cappello a larga tesa; il santo porta inoltre il bordone con la zucca come borraccia e la bisaccia, ma soprattutto mostra sulla coscia una piaga, segno del contagio della peste da cui secondo la leggenda, sarebbe stato guarito.  Nativo di Montpellier visse nel XIV secolo.  Fu eremita e pellegrino verso Roma. Si dedicò all’assistenza dei malati di peste e lui stesso rimase contagiato ritornando verso casa. Viene considerato protettore di pellegrini, viaggiatori, selciatore, invalidi, prigionieri, chirurghi, farmacisti, e necrofori. Spesso è accompagnato da un cane con del pane in bocca, a volte viene presentato come un angelo. (da I santi e i loro simboli)

SAN PANCRAZIO – San Pancrazio nacque verso la fine dell’anno 289 dopo Cristo presso Sinnada, cittadina della Frigia, provincia consolare dell’Asia Minore. I suoi ricchi genitori erano di origine romana: la madre Ciriada morì nel parto, mentre il padre Cleonia lo lasciò orfano all’età di otto anni, affidandolo però allo zio Dionisio perché ne curasse l’educazione e l’amministrazione dei beni. Entrambi, Pancrazio e Dionisio, si trasferirono a Roma per risiedere nella loro villa patrizia sul Monte Celio. Qui vennero a contatto con la comunità cristiana di Roma e chiesero di poter essere iniziati alla fede. La scoperta di Dio e di Cristo infiammò a tal punto il cuore del giovane e dello zio, che i due chiesero in breve tempo il Battesimo e l’Eucaristia. Scoppiò nel frattempo la feroce persecuzione di Diocleziano, era l’anno 303 d.C., ed il terrore dalle province dell’impero giunse sino a Roma, falciando inesorabilmente ogni persona che avesse negato l’incenso agli dèi romani o il riconoscimento della divinità dell’imperatore. Anche Pancrazio fu chiamato a sacrificare, per esprimere la sua fedeltà a Diocleziano, ma rifiutandosi fermamente fu allora condotto dinnanzi all’imperatore stesso per essere giudicato. Diocleziano, sorpreso “dall’avvenenza giovanile e bellezza di lui, adoperò ogni arte di promesse e minacce per fargli abbandonare la fede di Gesù Cristo” (da un manoscritto conservato nella Basilica di San Pancrazio). La costanza della fede di Pancrazio meravigliò l’imperatore e tutti i cortigiani presenti all’interrogatorio, suscitando allo stesso tempo lo sdegno dell’imperatore che non esitò ad ordinare la decapitazione dell’intrepido giovane. Condotto fuori Roma, sulla via Aurelia, mentre il sole al tramonto tingeva di purpureo quella sera del 12 maggio 304 e le tenebre scendevano fitte sul tempio di Giano, Pancrazio porse la testa al titubante carnefice, riconsegnando così la propria vita a Dio.
Consumatosi così il martirio del ragazzo, Ottavilla, illustre matrona romana, raccolse il capo ed il corpo, li unse con balsami, li avvolse in preziosi lini e li depose in un sepolcro nuovo, appositamente scavato nelle già esistenti Catacombe del suo predio. Sul luogo del martirio leggiamo ancora oggi: “Hic decollatus fuit Sanctus Pancratius” (Qui fu decollato San Pancrazio).
Etimologia: Pancrazio = lottatore, dal tipo di sport greco – Emblema  = la palma. (da www.santiebeati.it)

SANTA APOLLONIA : Una grande tenaglia e un dente o più denti sono divenuti il primo simbolo per il riconoscimento della diaconessa Apollonia. Secondo le fonti l’antica tradizione tramandata da San Dionisio,  Apollonia era una donna anziana, ma in seguito fu confusa con un’altra Apollonia romana e il suo aspetto è andato definendosi come quello di una giovine. Durante le persecuzioni, essendosi rifiutata di abiurare e di sacrificare agli idoli, fu torturata e le venne massacrata la mascella. Da qui la semplificazione iconografica della tenaglia, come se le fossero stati strappati i denti. Morì gettandosi nel fuoco pur di non recitare le frasi blasfeme cui la incitavano i suoi aguzzini. Per questa ragione tra i suoi attributi, seppur raramente, può esservi il rogo. Visse nel III secolo, fu martire nel 249 sotto l’imperatore Filippo l’Arabo. Viene considerata protettrice dei denti. (da I santi e i loro simboli)

 SANT’AGOSTINOSe rappresentato isolatamente, sant’Agostino è normalmente caratterizzato come vescovo, con piviale, mitra, pastorale e un libro in mano. Spesso è collocato in un’ambientazione che allude allo studio ed è accompagnato dagli altri tre dottori della Chiesa occidentale ( Ambrogio, Gerolamo, Gregorio.  E’ ritratto come uomo maturo, senza tener conto delle origini nordafricane (un’accezzione, peraltro molto rara), è l’immagine del santo presente nel Palazzo del Laterano  risalente al secolo VI).  Agostino può anche essere raffigurato con il saio nero con cappuccio adottato come abito dai monaci agostiniani, la fraternità  che fondò al ritiro in Africa. Il cuore infiammato, o trafitto o sanguinante, quale suo attributo fa la prima comparsa intorno al XV secolo, per poi ricorrere con assiduità dal XVII. Nativo di Tagaste (354) studiò retorica e filosofia rinunciando al cristianesimo. Insegnante ddi grammaticaretoricae filosofia a Tagete, Cartagine,  Roma e Milano, in seguito alle prediche del vescovo Ambrogio si convertì e fu battezzato nel 386. Tornato in Africa (388) visse in una comunità , e nel 392 fu ordinato sacerdote. Fu vescovo a Ippona dal 396. Morì nel 430. E’ protettore di stampatorie teologi. (da I santi e i loro simboli)

LA PALA E IL SUO PITTORE

Quest’opera,  olio su tela centinata (cioè che termina ricurva)  misura cm 289×150,  eseguita tra il 1632 e il 1642.

E’ stata dipinta da Jacopo Apollonio  (nato  a Bassano probabilmente qualche anno prima del 1584 (data tramandata dal Verci, ma non documentata)  e morto a Bassano  il 15 dicembre 1654)

E’ stata restaurata nel 2009. Non vi è nessuna datazione. Per alcuni studiosi, in comparazione con altri dipinti esistenti,  hanno ritenuto che probabilmente sia stata terminata nel 1611.

Angelo Chemin  nella sua ricerca (descritta nel volume edito da Bozzetto)  “analizza   la particolare rappresentazione del Martirio di San Sebastiano anche su una puntuale lettura topografica del paesaggio di sfondo, e  desume che la pala sia stata realizzata, su commissione delle monache agostiniane, nel quarto decennio del Seicento e precisamente dopo il 1632, anno della fine della peste a Bassano, e prima del 1642 quando fu aggiunto davanti alla chiesa l’atrio porticato che non appare nella Pala”.

A lato del  presbiterio corrono due spazi longitudinali  verosimilmente ad uso delle suore  durante le sacre liturgie.

FONTI DOCUMENTALI

I FRATI CAPPUCCINI A BASSANO DEL GRAPPA, storia di una presenza, di Maristella Alberti e di Gabriele Ingegneri, La Grafica&Stampa ed. Vicenza, 1995 (lavoro di approfondimento generale )

I SANTI E I LORO SIMBOLI, di Rosa Giorgi, Mondadori. 2011

IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI DI BASSANO DEL GRAPPA E LE SUE OPERE D’ARTE, di Redento D’Alano, Stamperia Vicenzi in  Bassano, 1968 (è stato il primo lavoro di registrazione di tutte le opere presenti nel convento)

IL MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO, pala di Jacopo Apollonio, Bozzetto Edizioni, 2010 (All’interno il lavoro di Angelo Chemin “Martirio di San Sebastiano con i Santi Monica, Gregorio Magno, Rocco, Pancrazio, Apollonia, e Agostino, pala dell’altare naggiore della chiesa del convebno di San Sebastiano a Bassano del Grappa” e il lavoro di Livia Alberton Vinco da Sesso “La vita e le opere di Jacopo Apollonio pittore bassanese del Seicento”.  NB. volume straordinario (VB)

ITINERARIA – STRADE E LUOGHI DI ACCOGLIENZA NELLA CITTA’ DI BASSANO E NEL CANAL DI BRENTA, di Angelo Chemin, attiliofraccaroeditore, 2019 (libro interessantissimo, vb). Vedi pp da 131 a 139

Notizie intorno alle opere de’ pittori, scultorie, intagliatori della città di Bassano, raccolta ed estesa da Gianbattista Verci, in Venezia 1775. A pag. 318 leggiamo : E’ di Giovanni Dantona da Feltre come pure il Soffitto e gli otto quadri a fresco due per angolo”.

Storia di Bassano e del suo territorio, di Ottone Brentari, Tipografia Sante Pozzato, 1884: vedi  pag. 757

ed inoltre

https://www.cappuccinitriveneto.it/2018/01/18/bassano-del-grappa-provincia-e-diocesi-di-vicenza/

https://margnanconcadoro.wordpress.com/il-patrimonio-artistivo-2/chiesa-di-san-sebastiano/

https://www.athenarestauri.it/

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Ringrazio Paolo Nosadini  per il suo aiuto

Chiedo ai lettori di questo lavoro di avvertirmi qualora ci siano errori di scrittura o altro

 

pubblicato 21 maggio 2023

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