AGNINI LINO
scultore, pittore e ceramista
di Vasco Bordignon
A San Giorgio Jonico, cittadina della Provincia di Taranto, Angelo Agnini nacque il 21 marzo 1940, e si narra, tra la gente, che fin da piccolo avesse manifestato delle attrattive verso l’arte e verso la creta.
Si racconta infatti che, un giorno, le suore dell’asilo portarono i bambini nella Chiesa dell’Immacolata all’interno della quale vi era (e vi è tuttora) una bellissima statua di Santa Teresa del Bambin Gesù. Vi trovarono un po’ di trambusto per la presenza di alcuni operai che stavano restaurando un affresco. Il piccolo Angelo, chiamato Lino dal suo diminutivo, attratto dai colori della statua si staccò dal gruppo e rimase lì anche quando le suore ritornarono all’asilo senza accorgersi della sua mancanza. Solo dopo il pranzo si accorsero che il piccolo Agnini non c’era. Spaventate e preoccupate ritornarono nella Chiesa dell’Immacolata e sotto la statua lo trovarono profondamente addormentato! E la sua espressione era di grande gioia. Premonizione del futuro suo amore per l’arte sacra?
L’attrazione poi per la creta o argilla nacque ancora prima della scuola.
Vi fu nel 1945 un bombardamento sull’ospedale militare situato nell’edificio della scuola elementare e, oltre alle distruzioni, provocò la formazione di grosse buche. Il piccolo Lino si accorse ben presto che in quelle buche vi erano anche strati di creta e con essa si divertiva un mondo a creare infine forme senza mai stancarsi.
Poi la scuola elementare “Maria Pia di Savoia” e la sua cartella di cartone divenne un ottimo strumento di trasporto di creta: lasciava i libri sul banco e con il carico di terra andava ad una fontana dove cominciava a lavorare facendosi spesso aiutare dai suoi compagni: questi “battevano” la creta e Lino la modellava.
Non solo. Suo padre, appassionato di pesca, ogni tanto si recava a Taranto per uscire con la barca in mare. Lino sapeva che sia nell’andata che nel ritorno attraversava la città di Grottaglie, importante centro della ceramica greca, e si faceva promettere con insistenza che gli avrebbe portato a casa della creta con la quale si esercitava alla creazione di oggetti di vario tipo e foggia, specie nei periodi nei quali non era richiesto il suo aiuto nella raccolta delle mandorle o dei fichi. Premonizione della sua grande passione per la ceramica e la maiolica?
Finite le scuole elementari frequentò l’Istituto Artistico Vincenzo Calo’ a Grottaglie. Il preside di questa scuola Angelo Peluso dava ai ragazzi vari stimoli tra cui quello di realizzare delle opere che sarebbero state poi presentate alla fine dell’anno scolastico alla cittadinanza come libero mercatino e con soldi accumulati organizzava delle trasferte di arricchimento culturale ai musei di Taranto, di Firenze o di Faenza.
Di quest’epoca mi racconta questo fatterello. Aveva costruito per quel mercatino di fine anno un presepio. Un frate, Padre Claudio, veniva spesso da Venezia a Grottaglie e in questa occasione vide un presepe, lo comprò e lo portò al Redentore di Venezia. Verso gli anni ’60 l’Agnini si trovò a Venezia a visitare questa Chiesa con degli amici. Un frate li accompagnava in visita e sapendo che erano della zona di Grottaglie il frate raccontò loro di aver acquistato lì, tanti anni prima, un presepio di terracotta ma non sapeva chi fosse l’autore. A queste parole Lino fece pressione per vederlo e, come lo vide, lo riconobbe: era proprio il suo! Lo chiese al frate che però non voleva staccarsene! Tuttavia dopo varie schermaglie il frate barattò’ il vecchio presepio con un altro nuovo e in aggiunta anche una statua di San Francesco e di Santa Chiara.
Terminate le scuole di Grottaglie, si iscrisse al Liceo Artistico di Lecce, che – per vari motivi – frequentò per poco tempo perché si trasferì a Treviso, dove si trovava suo fratello Eusebio, militare di carriera. Oltre a frequentare a Venezia dei corsi di scultura, qui trovò un lavoro in un laboratorio di ceramica. Il lavoro di questa fabbrica consisteva nel fornire alla Basilica del Santo una serie di piatti, acquistati da Pagnossin, sui quali venivano incollate decalcomanie relative alla vita di Sant’Antonio di Padova. L’Agnini però non era portato a fare questo lavoro, per cui gli furono commissionati dei bassorilievi per delle banche locali.
A 18 anni effettuò a Foligno il corso sottufficiali, e poi venne inviato a completare il servizio militare a Trento presso la Brigata Missili del IX Reggimento. Tra i suoi commilitoni vi erano alcuni bassanesi e da essi cominciò a conoscere Bassano del Grappa e le sue attività commerciali e artigianali soprattutto nel campo della ceramica e della maiolica. Come i suoi commilitoni, avrebbe dovuto avere il pre-congedo, ma il comandante, che aveva notato e apprezzato le doti artistiche dell’Agnini, gli chiese di fermarsi per dipingere alcuni quadri e realizzare in ceramica gli stemmi del IX Reggimento. Lino poi volle realizzare per i suoi amici di naja un disegno su ogni fazzolettone arancione del Reggimento.
Terminato il servizio militare, prese in affitto un piccolo appartamento nei pressi del Ponte di Bassano iniziando a lavorare, come decoratore, proprio per la fabbrica di Grigoletto al Ponte Nuovo, e negli anni successivi per Marco Tasca, per la San Marco e infine per Carlo Stringa di Nove, a pochi chilometri da Bassano del Grappa.
Terminato il lavoro di decorazione, nel tempo libero iniziò a cercare altri sbocchi sia artistici che lavorativi, realizzando opere pittoriche, scultoree in bronzo e in ceramica o maiolica, partecipando a mostre e a concorsi per la realizzazione di opere civili e, soprattutto, religiose verso cui si sentiva particolarmente attratto, che come vedremo, troverà uno sbocco nella realizzazione di grandi opere (statue, portali, monumenti, e presepi ).
L’11 aprile 1966 convolò a nozze con Gina Nocera. Il matrimonio sarà allietato dalla nascita di Sabrina, di Antonella e di Ornella, e dalle iniziali delle figlie nascerà la SAO, la sua fabbrica di ceramiche nel 1976 a Marchesane di Bassano del Grappa e nell’1984 a Nove nella sede attuale in Via Molini, 131.
PERCORSO ARTISTICO IN BREVE
Prima di elencare le principali opere di Agnini, ritengo utile riproporre un breve tratto artistico e poi alcuni commenti sul nostro artista.
“Sin dalla più tenera età, Lino Agnini dimostra vivo interesse artistico, cimentandosi nel campo della scultura e pittura. Ma la sua non è un’arte statica, bensì in continua evoluzione; la necessità di ricerca, infatti, lo spinge a mettersi sempre in discussione.Le sue opere subiscono evoluzioni a cicli.
– Negli anni ‘60/’70 emergono temi come “inquinamento”, violenze sui bambini e persino argomenti, oggi di grande attualità, ma all’epoca pressoché sconosciuti, coma la “pedofilia”, o addirittura futuristici” quali le “nascite in provetta”.
– Negli anni ‘80 affronta la toccante attualità del periodo esprimendosi con numerose e drammatiche opere sulla droga. Allo stesso tempo nascono innovative creazioni in bronzo come le longilinee “top model” e i particolarissimi e inquietanti “cardinali”.
– Il periodo che va dalla fine degli anni ‘80 all’inizio dei ‘90 è segnato dalle suggestive “galassie”, surreali opere in cui l’immaginazione si fonde con la sacralità.
– Alla fine degli anni ‘90 il suo indirizzo artistico subisce una svolta innovativa: il desiderio di fondere pittura e scultura spinge l’artista a studiare una nuova tecnica che porterà alla nascita del “neoforismo” (le prime opere in questo senso risalgono al 1998). È una nuova concezione artistica: si esclude ogni visione statica; l’opera vive nel dinamismo attraverso linee, forme e colori. Tale concezione porta immediatamente all’abolizione della prospettiva di tipo tradizionale, alla continua fusione e scissione delle forme: è la risultante tra pensiero ed azione, tra realtà ed immaginazione nello spirito. Tuttavia la trascrizione dei concetti fondamentali nel “neoforismo” svela dei frammenti naturalistici non risolti integralmente in immagini plastiche; l’osservatore si trova quindi di fronte ad una sorta di scioccante e allo stesso tempo poetica “esplosione” in cui trova spazi di interpretazione del mistero del passato, presente e futuro (la pergamena simboleggia il passato, lo strappo il presente e infine il dipinto il futuro).” (da “Lino Agnini, Il Neoforismo, Taranto, 2008”).
COMMENTI DELLA CRITICA
Vitulio Margaritelli
Il suo sguardo penetra nel soggetto, scandaglia le profondità dell’intimo, ricerca in esso il punto illuminante, la sede dei sentimenti, si spersonalizza liberandosi di se stesso entrando nel vivo della sua immagine, assumendo forme e aspetti diversi, aderendo ad essi, soffrendo e palpitando; poi osserva la materia informe, fredda, le sue mani la toccano, come a renderla mansueta, remissiva e il tocco delle sue dita mosse da un fremito incidono i primi segni, quelli essenziali, quelli che fissano l’anima e attraverso i quali esprimerà con tratti netti, caratterizzanti, la forza della sua arte e trasmetterà il fluido della sua genialità che rende viva l’opera. Così immaginiamo Lino Agnini nell’intimità del suo studio, nell’attimo in cui dona all’arte il suo appassionato amore. E crediamo di essere stati aderenti alla realtà, perché sul suo volto sono incise, a caratteri ben marcati, queste sue qualità. Avvicinarlo significa entrare immediatamente nel suo mondo , subirne il fascino , entusiasmarsi e alimentarsi della medesima energia che lo muove e lo spinge alla realizzazione di opere scultoree in cui riesce ad esprimere, con naturalezza, la sua ricchezza spirituale, a cogliere nel segno, a descrivere con sorprendente realismo l’uomo, il suo ambiente, le cose che lo riguardano, le sue passioni.
E. Giacopello
Modellato pittorico, rapidità e scioltezza di tocco, fluidità di ombre e di luci, indefinitezza dei contorni servono a Lino Agnini per esprimere una visione della natura in cui figure, ambiente circostante, oggetti e spazio, forme corporee ed atmosfera non sono più distinguibili e rappresentabili separatamente; la natura è per lui unità profonda e vivente in trasformazione e movimento continuo. Lo scultore sembra quasi adottare un fare programmaticamente pittorico, una tecnica dell’abbozzo e della relatività stesse e non presentano per niente di essere qualcosa di definitivo. Le sculture di Lino Agnini smaterializzando il volume, che è quasi rosicchiato dall’esterno, residuo di gesso o di bronzo, dell’oggetto smangiato dallo sguardo. Esse conservano una loro spazialità, come se lo spazio si fosse in qualche modo trasferito in loro; figure smangiate, quasi corrose dallo spazio che le circonda, simboleggianti la solitudine esistenziale, la precarietà dell’uomo d’oggi.
Vincenzo Morra
Agnini sceglie, per esprimersi, una teoria cromatica accesa e fantastica. Protagonista indiscusso del suo narrare è il colore; un colore utilizzato per dar vita e corpo a forme immaginarie, galassie lontane in cui il pensiero lievita in una dimensione onirica. I Bianchi luminosi, i rossi accesi, i verdi brillanti, i blu intensi, vengono stesi seguendo l’andamento emozionale dell’artista che imprime loro un moto continuo. Non c’è stasi, infatti, nel racconto pittorico di Agnini: un racconto che predilige le coordinate surreali dell’immaginazione, in cui sogno e realtà si fondono per creare nuovo “spazi”.
Laura Porcari
La sua pittura ha i tratti dello stato d’animo, in cui si trova in quel determinato momento, i dolci lineamenti di “Grace di Monaco”, il diabolico sguardo di “Paganini”, la leggiadra plasticità della ballerina “Carla Fracci”, la drammatica esplosione di forme astratte “nell’evoluzione della droga”. I colori sono sempre densi e corposi, ma più tenui quando la dolcezza mitiga il pennello, e più accecanti, lividi e aspri quando la tragedia intensifica il suo tocco.
Gino Pistorello
La pittura di Lino Agnini è una pittura decisamente espressionista e come le sue sculture sente profondamente il dramma dell’uomo, iIn una consapevole ricerca di rapporti spazio-ritmo-luce. Il suo controllato lirismo concede talvolta alla sua tavolozza quei toni che possono sembrare perfino esasperati, ma essi si integrano perfettamente in tutto l’insieme dell’opera.
Ernesto Paura
… Lino Agnini si inserisce con la forza di un dettato suggestivo, con opere significative, nel contesto della pittura e scultura contemporanea. Sono impressioni ambientali le sue che si susseguono in una componente piena di luce calda, ma tenera e risposante, per quanto riguarda la pittura e semplicità di linee e raffinata tecnica per quanto riguarda la scultura: l’arte intesa come messaggio sociale prima ancora che come creazione puramente formale. Ed è appunto da questo principio che maggiormente il Nostro viene influenzato dando vita ad una produzione piena e sfolgorante maturità artistica che è poi quella che commuove ed esalta gli autentici intenditori di arte.
Jolanda D’Annibale
Agnini ha offerto al critico e al pubblico una splendida ricchezza di immagini realizzate con grande perizia tecnica nei colori appropriati alla eleganza del soggetto… Le sculture hanno messo in rilievo strutture vibranti, colme di stile e di estro; chiara visione illustrativa la cui sostanza vitale si conclude nello spazio dei piani e prende forma nella corposità della materia. Dal sacro al profano. La natura di Agnini origina una sensibilità viva, partecipe, personalissima.
Elisa Silvatici
Nella sua carismatica Arte si evince la sua abilità e competenza nel concretare una solennità interiore, un tocco magico che lega, come grani di un rosario, le sue opere. Vi è un imprimatur, quello della sua anima, che s’impone e si espone nelle sue creazioni: la materia, nelle sue mani diventa vibrante, umana evidenziando quell’essenza che è inserita in sé, oltre la materia c’è lo spirito.
Le sue “creazioni” dopo un impatto visivo di coinvolgente pathos, sollecitano, nel fruitore, una rispettosa e approfondita meditazione di tematiche e la loro considerazione, coinvolgono e fanno vibrare le più recondite armonie dell’anima del fruitore che non rimane più semplice “spettatore” ma compartecipe emozionale.
Nelle sue opere vi è la completezza artistica di un Maestro che ha saputo esplicitare una grande potenza descrittiva ed esecutiva trasmutando nell’Arte, sua alter ego, la propria ispirazione. Il cromatismo avvolgente e coinvolgente in una mirabile fusione di luce ed ombre con la risultanza di restare in sospensione tra realtà e spiritualità: un mondo emozionale scaturito dalle “mani” di un Maestro e dal suo estro creativo in un archetipo di vitalità.
La sua nuova concezione artistica, il neoforismo è la mirabile forza espressiva della fusione tra scultura e pittura, e le sue “idee” creano, liberano dalla materia e dall’ars pittorica quella magica alchimia che è in attesa di essere “messa allo scoperto”.
Una compagine narrativa che suggerisce profondi valori con una sinuosa plasticità e con un potere catartico racchiudendo messaggi sociali, religiosi, mitologici, ma anche una acuta osservazione e rielaborazione di una realtà da non dimenticare.
L’umanitas, la spiritualità è sempre sottesa e, nell’essemble, sembra profusa una luce divina.
Un mirabile e sapiente ingegno in un cammino esoterico per ricercare oltre l’apparenza, la vera essenza della vita nel contesto di una filosofia esistenziale.
Una forza vitalizzante un “innamoramento seduttivo” che ammalia il fruitore l’identificazione del “Maestro” è nell’audace slancio compositivo che rispecchia la sintesi, l’eleganza, la nobiltà dell’Arte e la luce che accarezza la superficie delle sue opere, quella luce che si scompone in gocce di emozioni. La sua Arte diviene viatico per sanare le ferite del nostro animo ed interlocutrice della nostra interiorità guidandoci alla vita ed elevandoci al “bello”.
Singoli approfondimenti a parte
– le opere in bronzo a carattere non religioso
– le opere in bronzo a carattere religioso
– le opere in terracotta, maiolica, e…
– la pittura ad olio
– il neoforismo
CRONOLOGIA ESSENZIALE
1963 – Treviso – Collettiva alla Galleria “Barbara”
1968 – Corigliano Calabro – Bronzo alle vittime del mare
1973 – Roma – Quinta edizione del premio Internazionale di Pittura e Scultura “Trofeo” “La Stanza Letteraria”: secondo premio internazionale per la scultura con il “Trittico della Maternità”.
1973 – Nove (VI) – Natale. Agnini presenta probabilmente il suo primo presepio.
1974 – Roma – Premio “SAN LUCA “ per la pittura.
1974 – Roma – Trofeo “La Stanza Letteraria” 1974 – 6^ edizione: primo premio con il “Giudizio Universale”.
1975 – Roma – Premio “SAN LUCA “ per la pittura.
1975 – Primo premio Internazionale “Campidoglio d’Oro” per la pittura e la scultura: premio destinato ai pittori italiani distintisi nell’anno precedente.
1975 – Roma – Galleria d’arte “La stanza”, mostra personale.
1975 – Galleria “Cademi” di Ascona (Svizzera) mostra personale con 30 opere tra sculture e pitture.
1975 – Cattedrale di Taranto: Pisside in bronzo e oro, h cm 35.
1975 – San Giorgio Jonico (TA): Porte in bronzo per la Chiesa dell’Immacolata: si tratta di un’opera che comprende 7 pannelli in bronzo.
1977 – Parigi – Premio “Moulin Rouge” (Hommage a Toulouse-Lautrec) con l’opera “Caduta degli Angeli”
1980 – Loreto – Museo della Basilica – L’artista dona l’opera bronzea “Il Cristo” , favorevolmente accolta da Mons. Loris Capovilla
1981 – Romano d’Ezzelino (VI) – Per la Chiesa Arcipretale realizza una particolare Via Crucis, in 18 formelle, quattro in più rispetto al consueto, in bassorilievo di terracotta semirefrattaria con lastra d’argento.
1983 – Bassano del Grappa – Angarano apre “Moulin Rouge” mostra-vendita.
1983 – Pesaro – Palazzo Ducale – mostra personale di olii e sculture in bronzo.
1984 – Stresa – I° Premio Internazionale di Scultura.
1988 – Mantova – I° Premio Mantegna di Scultura.
1988 – Asolo (TV) – Convento dei Cappuccini di Asolo – Altorilievo in refrattario cm 280×130 raffigurante al centro San Pio X , in abiti papali, seduto e in atto di benedire San Leopoldo Mandic in piedi e a dx destra il servo di Dio Mons. Andrea Giacinto Longhin Vescovo di Treviso che tiene tra le mani la chiesa del convento dei cappuccini di Asolo. Sulla destra vi è l’immagine della Madonna dalla quale partono tutt’intorno fasci di luce, a ricordo dell’anno Mariano 1987-1988.
1988 – Nove (VI) – Chiesa parrocchiale – Grandiosa statua in bronzo con bagno d’argento raffigurante Cristo Risorto (Archivio Agnini).
L’opera venne innalzata sopra il tabernacolo. Per tale occasione fu invitato a Nove il borgomastro della cittadina di Welkenraedt (Belgio) gemellata con Nove con un seguito di una cinquantina di concittadini. Ad opera installata, appena prima della solenne celebrazione della S. Messa, un “notabile” del posto dal presbiterio cominciò con veemenza a disapprovare tale collocazione accusando il rischio del crollo del tabernacolo sotto il peso della statua ecc… La cosa non finì lì: ci furono interventi di velate minacce non solo all’artista ma anche al povero parroco, i quali avevano fatto tutte le cose per bene, anche nell’ambito della sicurezza. Tant’è che tutto questo sembrò agli esterni come l’esplosione del coperchio di un pentolone che da tempo ribolliva contro una figura d’artista che non era stata né compresa, né valorizzata, ma neppure sopportata… Il veleno del dubbio e del rancore messo in moto portò pochi mesi dopo alla rimozione della statua e ad una nuova collocazione a dx della facciata, perdendo, secondo me, il grande fascino emozionale che avrebbe dato, come lo dà già in ambito delle vecchie fotografie. Comunque da altri tale opera venne pienamente compresa ed apprezzata tanto che questo Cristo venne posto come simbolo della prima edizione di KOINÉ di Vicenza, che da allora ha rappresentato una delle più importanti rassegne (biennali) per la filiera internazionale di arredi, oggetti liturgia e componenti per l’edilizia del culto. Oltre alla grande statua del Cristo risorto, furono inaugurate in questa circostanza anche due formelle in terracotta argentata per gli amboni dell’altare.
1988 – Marchesane di Bassano del Grappa (VI) – Piazzale della chiesa: statua in bronzo della Madonna Assunta
1988 – Betlemme – Natale : un presepe in terracotta rivestita di lamine d’argento viene collocato nella Grotta della Nascita di Gesù.
1989 – Ignago di Isola Vicentina (VI) Via Crucis con 15 formelle in terracotta brunita per la chiesa di San Leonardo. La 15^ stazione è data dalla Resurrezione.
1991 – Stresa – Premio “Europa” di poesia.
1991 – Vicenza – Viene donato a Giovanni Paolo II , in occasione della sua visita a Vicenza, un Presepio, rappresentato da una scultura in terracotta con lastre d’argento, di circa 65 cm di altezza, di 45 cm di larghezza e del peso di 5 kg .Viene rappresentato la grotta sovrastata da angeli e cherubini e all’interno Maria, Giuseppe e il Bambino.
1992/1993 – Vicenza – “Arte nel Presepe” opere di Lino Agnini in Cattedrale a Vicenza.
1993 – San Giorgio Jonico (TA) – Agnini realizza 15 medaglioni raffiguranti i Misteri del S. Rosario che andranno a contornare il quadro della Madonna di Pompei che il Beato Bartolo Longo aveva donato alla Basilica di Santa Maria Immacolata.
1993 – Roma – Trittico in bronzo-argento raffigurante la Sacra famiglia con i Santi Francesco e Chiara viene consegnato a Giovanni Paolo II in occasione dell’VIII Centenario della Nascita di Santa Chiara (1193-1993)
l’artista sta spiegando al Papa il significato dell’opera (archivio Agnini)
1993 – Roma – Viene donato da Agnini a Madre Teresa di Calcutta un particolare presepe in terracotta: all’interno della grotta vi è stata collocata la Sacra Famiglia, e davanti,prostrati davanti al bambinello, vi è Santa Chiara , San Francesco e la stessa Madre Teresa. L’opera molto apprezzata è stata portata da Madre Teresa a Calcutta.
1993 – Trento – alcuni presepi sono esposti alla Mostra dei Presepi di Palazzo Geremia.
1993 – Verona – altri presepi sono esposti alla decima Rassegna Internazionale del presepio nell’arte e nella tradizione” all’Arena.
1993 – Borgo Sacco di Rovereto (TN) – mostra antologica “Il fascino della terracotta e del bronzo”.
1993 – Bassano del Grappa (VI) – Chiesa di San Francesco: imponente presepe con 23 figure in terracotta anticata a grandezza di 1/3 del naturale. Queste statue riproducono gruppi di pastori e di pecore attorno alla santa capanna. Sopra di essa volano 5 angioletti e davanti si trova inginocchiato San Francesco, richiamando così il miracolo dell’apparizione del Bambinello nella antica chiesa di Greccio durante la Messa di Natale celebrata proprio dal Santo.
1993 – Presepio in Cattedrale a Vicenza.
1994/1995 – Padova – Museo della Basilica di Sant’Antonio
Agnini concepisce un particolare presepe che viene posto non in una grotta o in una stalla ma all’interno d una brocca rotta, sbrecciata, simboleggiante la nostra società sempre più preda del degrado morale e del disfacimento della famiglia, ma anche con il significato di strumento (la brocca) di ricerca nel deserto dell’acqua, cioè della vita. Accanto alla sacra famiglia vi sono tre santi che nel Duecento hanno dato vita ad importanti forme di vita evangelica: San Francesco, al quale Gesù porge la colomba della pace, ricordando che Francesco ha voluto il primo presepe vivente nel Natale del 1223 a Greccio; accanto, a dx, Sant’Antonio di Padova che chiede la benedizione del suo cesto pieno di pane destinato ai poveri di tutto il mondo; e Santa Chiara di cui si è celebrata l’ottavo centenario della sua nascita.
1995 – Greccio (RI) – La chiesa intitolata a Maria Immacolata viene arricchita da un portale in bronzo, realizzato dalla fonderia Briman di Verona. L’opera di Agnini pesa oltre 30 quintali, ha dimensioni di 2,45 metri di altezza e di 1, 55 metri di larghezza. Viene raffigurata la Madonna che dona a San Francesco Gesù bambino, accanto il Beato Giovanni Duns Scoto, teologo del dogma dell’Immacolata, in basso a sx Santa Chiara morente con la bolla papale tra le mani, sorretta da due consorelle, e a dx in basso i volti di Alticama Castelli di Stroncone e Giovanni Velita nobili di Greccio, benefattori del “poverello di Assisi”.
1996 – San Giorgio Jonico (TA) : donazione da parte di Lino Agnini di 31 sue opere per il Centro Culturale cittadino, dove viene costituita l’Associazione “Lino”Agnini” con un suo simbolo che raffigura nella parte destra una pergamena, uno scalpello, un pennello, un compasso e la chiave del pentagramma, che rappresentano rispettivamente le cinque discipline : letteratura, scultura, pittura, disegno e musica. A sinistra è riprodotta una vela, la quale conduce simbolicamente le Arti e le Lettere nel loro affascinante viaggio attrverso i secoli. Sulla vela sono segnati due cerchi interi per indicare i due millenni già trascorsi e una parte di un cerchio per indicare il nuovo millennio da poco iniziato. Accanto ai cerchi si intrecciano gli anelli di una catena che simboleggia i cinque continenti: ma la catena è spezzata esprimendo così la drammaticità della interruzione die rapporti di solidarietà e di amicizia tra i popoli.
1997 – San Giorgio Jonico (TA) – Villa comunale – Monumento alla Pace – bronzo – cm 170.
1997 – Soave (VR) – Rassegna presepi. In questo ambito spazio per presepio d’autore con le opere di Lino Agnini.
1998 – L’artista inizia la realizzazione di “neoforismo” un nuovo concetto di pittura e scultura.
1998 – Inizia la collaborazione con il famoso Presepe degli Scalabrini di Bassano del Grappa, presepe curato da Padre Angelo Bresolin che si è avvalso precedentemente della collaborazione di Giuseppe Lucietti, un altro grande ceramista che ha curato numerosi sfondi delle varie scene, e di Gino Cuman un altro grande maestro ceramista. (Purtroppo con il 2015 si è chiusa questa lunga presenza in Bassano).
1999 – Bassano del Grappa – Chiesa della Beata Giovanna: ai piedi dell’altare della Beata viene posto un emblematico presepe, dove Agnini stigmatizza la sempre crescente violenza e la dilagante corruzione simboleggiate dal vaso rotto, sollecitando poi al dialogo e alla comprensione simboleggiate dal copricapo ebraico sulla testa di San Giuseppe.
1999 – Prato – Gran Premio mondiale “La pietà di Michelangelo”.
2000 – Betlemme. Giovanni Paolo II inaugura Il Museo Mondiale del Presepe: in esso vi è un presepe dell’artista.
2003 – Greccio – Piastra in terracotta a Greccio con la seguente dicitura:” in questo luogo San Francesco d’Assisi 780 fa dava origine alla Sacra rievocazione del primo presepe nel mondo con l’aiuto del nobile signore di Greccio, suo amico, Giovanni Velita”.
2004/2005 – Chiesa della Parrocchia di San Leopoldo – Agnini realizza quattordici formelle in terracotta dipinta e dorata di una Via Crucis Evangelica. I soggetti di questa inconsueta Via Crucis sono stati ideati dall’arch. Suor Michelangela Ballan e da don Ernesto Cabrele allora parroco di San Leopoldo.
2005 – Roma. Città del Vaticano.
A Papa Benedetto XVI viene donata l’opera “Natività” in terracotta, nella quale vi è raffigurato lo stesso Papa Benedetto XVI. (Archivio Agnini)
2005 – Roma – A Madre Teresa di Calcutta viene donato un presepe dove è raffigurata anche l’umile Suora (immagine sottostante, archivio Agnini)
2005 – Verona – 21^ edizione della Mostra Internazionale del Presepio: a Lino Agnini viene dedicata una mostra antologica dei suoi presepi e una sua opera è stata scelta da una commissione internazionale come simbolo della stessa manifestazione veronese. Altre due volte un presepe di Agnini avrà questo onore.
2005 – Marostica: Premio “Artigiano artista” da parte dell’Associazione Artigiani del mandamento di Marostica
2007 – Cartigliano – Chiesa di Cartigliano – Vengono applicati i primi due tondi di Agnini alle pareti della navata rappresentanti l’Annunciazione e la Natività, poi saranno posti in chiesa altri due in via di completamento rappresentanti la Deposizione e la Resurrezione. I tondi hanno un diametro di un metro e mezzo e del peso di circa 80 kg. Nella deposizione si trova anche un Giuseppe d’Arimatea che ha le sembianze dell’allora parroco don Pietro Dalle Rive. Sono realizzati in semirefrattario bianco e, dopo la cottura in forno, sono stati rifiniti con una vernice satinata ed una velatura di verde pompeiano e sottoposti ad una attenta uniforme asciugatura.
immagini
2009 – Agnini dona all’arcivescovo dell’Aquila Mons. Giuseppe Molinari un dipinto in neoforismo raffigurante il volto sofferente di Cristo Crocefisso e ai due lati le immagini in notturno del terremoto e alle spalle la luce di una nuova alba di resurrezione, segno di speranza per la popolazione così provata dal terremoto del 6 aprile.
2010/2011 – Calvario di San Cataldo (Caltanisetta) – Realizza per questo famoso luogo di devozione la XII stazione “Gesù muore sulla croce” in ceramica policromaticacon tecnica a basso rilievo, cm 200×160 .
L’A.I.C.C. (Associazione Italiana Città della Ceramica) ha individuato le città d’arte che avrebbero rappresentato la migliore tradizione italiana dell’arte ceramica e, conseguentemente, le Amministrazioni comunali hanno incaricato, nell’ambito del loro territorio, i migliori artisti ed artigiani per la realizzazione dei pannelli artistici. Alla realizzazione dei pannelli in ceramica sono state coinvolte le seguenti rappresentanze delle varie scuole regionali e nazionali: per la Sicilia: San Cataldo (CL), Santo Stefano di Camastra (ME), Sciacca (AG), Caltagirone (CT); per la Campania: San Lorenzello (BN), Ariano Irpino (AV); per l’Abruzzo: Castelli (TE); per l’Emilia Romagna: Faenza (RA); per il Piemonte: Mondovì (CN); per la Puglia: Grottaglie (TA); per la Sardegna: Oristano (OR); per la Toscana: Impruneta (FI); per le Marche: Tavullia (PU); per l’Umbria: Deruta (PG); per il Veneto: Nove (VI); per la Liguria : Albisola Superiore (SV); per la Lombardia: Lodi (LO). L’opera nel suo complesso è stata inaugurata nel marzo dell’anno 2011 con la partecipazione dei sindaci e amministratori delle città d’arte aderenti all’iniziativa nonché alla presenza delle autorità civili, militari ed ecclesiastiche presenti nel territorio.
2012 – Castellaneta (TA) – Premio Internazionale “Crisalide Città di Valentino” per l’arte
2012 – Quinto di Treviso – Mostra personale
2012 – Treviso – Palazzo Scotti – Mostra personale di pittura – Neoforismo
2013 – Verona – Rassegna internazionale di presepi – serie di presepi
2015 – Verona – Natività in trittico
2015 – Realizza per il Giubileo della Misericordia una importante e imponente opera in maiolica anticata
2016 – altre opere …
2019, aprile – L’instancabile Lino Agnini ha appena terminato una grandiosa opera, un Crocefisso che nel suo insieme misura 4 metri e 30 di altezza, 2 metri di lunghezza e 36 cm di larghezza. Cristo crocefisso è in vetroresina realizzato presso una fonderia di Verona, con un procedimento simile a quello per le opere in bronzo. Poi è stato verniciato con vari passaggi di oro metallizzato. La struttura che sostiene il Crocefisso è in alluminio dello spessore di 3 mm, verniciato a fuoco di color marrone con venature tipo legno.
Come si può notare, l’artista riesce a esprimere una forte componente religiosa ed emozionale
L’opera è stata commissionata da Padre Carlos Gomes della Parrocchia Sagrada Familia, a Cianòrte, Paranà, Brasil, e sarà innalzata proprio al centro del presbiterio della Chiesa.
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