AGNINI LINO
OPERE
DI NEOFORISMO
di VASCO BORDIGNON
Per entrare in una qualsiasi dimensione sia fisica che psichica per i “non addetti” è necessario avere da qualcuno una specie di iniziazione, qualcuno che già abbia metabolizzato e interpretato i segni, le forme, i colori per fornire poi anche a noi i mezzi perché possiamo sintonizzarci con l’opera e quindi possiamo anche emozionarci. L’emozione infatti è – secondo me – l’elemento individuale o collettivo di sincronizzazione con qualsiasi opera d’arte. A questo scopo – prima di esporre le opere più importanti di Lino Agnini, tra le quali diverse sono presenti nella Associazione Culturale Lino Agnini di San Giorgio Jonico (TA), con grande piacere riporto quanto il Prof. Angelo Scialpi ha scritto in occasione della mostra di neoforismo nella stessa città nel 2008.
LINO AGNINI: UN MAESTRO DEL NEOFORISMO
Abbiamo bisogno dell’Arte, della diversità, per continuare a ricercare la ragione, la presa di coscienza, il confronto, la ricerca della soluzione degli enigmi sempre più complessi dello spirito umano. Lino Agnini è cittadino che conferisce dignità alla sua comunità di appartenenza, come alla nazione stessa...
E’ giusto quindi che la comunità di appartenenza conferisca a quel cittadino illustre l’appropriata collocazione di rispetto e di prestigio. Lo ha fatto l’Associazione Artistico Culturale con la intitolazione al suo nome, testimoniando la stima e la considerazione verso questo artista già in tempi in cui la sua fama non era così ampia come lo è adesso, e questo a riprova che i talenti sono i primi ad emergere in una persona e sono anche i primi valori di una comunità.
Il fatto vero è che Lino è un ragazzo che ha ritagliato su di se il vestito della diversità, imbastito di arte pittorica, scultorea e alta idealità, riuscendo ad essere subito considerato e amato come persona che onora la propria comunità e la intelligenza locale, ma anche come valente protagonista del divenire artistico nazionale.
… Che cosa ha animato questo spirito inquieto nella sua calma infinita? Certamente la voglia del riscatto sociale e del servizio al progresso. Sensibilità sempre in movimento, Lino Agnini ha attraversato la sua storia in compagnia della storia degli altri uomini della sua generazione ed è venuto a contatto con le maggiori problematiche del suo tempo e con le difficoltà che hanno, di volta in volta, investito le famiglie e la società. Se non fosse un artista sarebbe stato uno scrittore, ma le cose non è che cambino di molto perché Lino Agnini è un saggista che riesce ad esprimere anche invettive contro l’inquinamento, la pedofilia, la droga: i primi problemi degli anni 60 e 70. Non piace come vanno le cose per cui arrivano le pittura surrealistiche e quindi approda, manco a dirlo, al neoforismo, stile che esclude ogni visione statica in un divenire continuo così complesso della modernità. Il neoforismo assume in lui un carattere descrittivo e di denuncia, ma anche di collegamento dei tempi; tempi che vedono da un lato la evoluzione dell’uomo e la ricerca del progresso, ma dall’altro una certa involuzione di pensiero e di atteggiamenti, di funzione e di impegno civile.
Lino Agnini rappresenta certamente una luce nel firmamento locale che brilla e illumina quanti credono che oggi la vita debba essere vissuta nella ricerca personale e nella rappresentanza collettiva, a margine di ogni forma questuante e di ogni espressione impropria.
Il percorso artistico di Lino Agnini, in questa personale neoforistica, pone in evidenza la ricerca continua della beltà dello spirito. Il neoforismo, con il suo essere pittura e scultura, impressionismo e ricerca, si pone nell’analisi pura di un divenire che va oltre la semplice fruizione delle cose e suggerisce una osservazione acuta e profonda. Il nostro artista parte dalla realtà contemporanea e svolge una ricerca che va oltre la realtà stessa per impegnarsi di regola e di eternità. La ricerca della realtà, osservata e studiata, parte dalla calda estate del sud e dal devastante TSUNAMI, a riprova del fatto che la natura è dolcezza e tragedia allo stesso tempo. Quasi sempre il VOLO DI GABBIANI riesce ad infondere pace e serenità, bellezza e spensieratezza, indicando la via della rinascita e della resurrezione al nuovo, come avviene nel momento in cui si affida la speranza della nostra felicità alle bollicine di champagne. La reazione dello spirito è condizione indispensabile per aprire le porte alla speranza e alla ripresa.
Dalla natura Lino Agnini passa ad osservare la diversità dell’uomo, la sola in grado di conferire alla vita il senso del divenire e la capacità di trasmettere il suo miglioramento e il suo progresso. Ecco allor la sinuosità del movimento e la bellezza comportamentale dell’OMAGGIO A CARLA FRACCI e OMAGGIO AL CIRCO: una bellezza comportamentale che la si ritrova nella SEDUZIONE FRA VELI E LUCI, dove i veli rappresentano la riservatezza della persona che si esprime attraverso la sua dignità e le luci sono il preludio dell’amore, della continuità, della serenità, della dignità, del decoro e della rispettabilità dell’uomo. AMORE E PSICHE, appunto, quasi a volere deificare o santificare un rapporto, il rapporto umano più prezioso. Come non permettere alle SETTE NOTE di svolgere il proprio ruolo di abbellimento della esistenza umana in coro a più voci, in susseguirsi di creatività che può persino raggiungere la funzione terapeutica dei mali oscuri dell’uomo stesso!
L’uomo ha bisogno di attenzioni, come ha bisogno di formazione, ma ha anche bisogno estremo di pace, definendo quell’ACCORDO DI PACE, prima con se stesso e poi con il mondo che è attorno a lui e vive e opera con lui. Ognuno è parte integrante del divenire dell’altro; a nessuno è permesso di vivere senza considerare l’altro. La SHOAH è la esaltazione del male, la devastazione dell’opera di Dio, lo scempio che una persona può compiere senza il controllo della volontà; ma la Shoah si è trasferita in molte persone, riuscendo a fare scempio e a devastare la vera essenza della vita : la forza generatrice, gli affetti, la dignità e la onorabilità: la vera eredità dell’uomo.
Inizia, a questo punto, il cammino esoterico (nel senso di andare a cercare dentro le cose, il giusto senso della vita) del nostro artista. Ecco allora che la MAGA CIRCE si oppone a PENELOPE , la HERA DI SAMO (in cui è tipicamente ionico l’intrecciarsi di una attenta sensibilità alle variazioni e vibrazioni luminose, alla rigorosa geometria dei grandi volumi) al FIORE DI GIORDANIA. NAUSICAA assurge a dea dell’attrazione e della dispersione del discernimento individuale, omologando, in negativo, una società preda dei rumori e del chiasso, della perdizione e dell’annullamento del valore. Siamo nel luogo che da millenni è origine e fonte di molti mali. Allora il sentiero artistico di Lino Agnini continua a indicarci il suo percorso luminoso che attinge vita e continuità nella MATERNITA’ METAFISICA e nell’ESOGESTAZIONE per incominciare a rivolger lo sguardo ai FRAMMENTI DI LUNA con i quali già nell’infinito dello spazio, tra le NUBI COSMICHE, nell’EXTRAGALATTICO dove tocca solo all’infinito riempire il cuore che è dentro l’uomo e la donna: i soli deputati a trasmettere la luce, la ragione, la vita per continuar il percorso che porta diritto al Dio eterno.
A questo punto l’arte neoforistica di Lino Agnini vede, come in un tempio greco, le forme statuarie nello spazio: materia e spirito si fondono. Assistiamo al passaggio dalla forma curva degli oggetti su cui la luce si gradua in infiniti passaggi, alla volumetria dell’insieme, che offre alla luce i suoi piani geometrici: si passa così dallo stelo cilindrico delle gambe avvolte nella veste pieghettata al busto squadrato, andando a determinare il fatto che la sostanza vive dello spazio, la luce penetra in quella struttura geometrica fino ad identificarsi con quello della materia. KORE: il corpo femminile che rappresenta la perfezione, in opposizione al KOUROS, il corpo maschile, che rappresenta il carattere generale dell’umanità. In entrambe domina però l’idea del giovane uomo cui tutti consegnano il memorial della continuità, della fusione, della immortalità della vita che ha un sono obiettivo: l’orgoglio dell’essere.
Potremmo definite Lino Agnini un maestro di questa corrente artistica, un maestro nel senso nobile del termine in quanto esso stesso depositario di consapevolezza, di luce, di sapienza per un futuro che sia foriero di nuova ricerca e rimanga a perenne consapevolezza dell’aver aperto una porta e fatto entrare un fascio di luce per donare all’esistenza di tutti quel fulgore che l’uomo attende da tempo, da molto tempo, forse da sempre come hanno potuto fare tutti i grandi maestri del passato ponendosi a sicuri riferimenti del passare dei tempi.
Prof. Angelo Scialpi
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