Il Tempio, costruito in stile gotico veneziano con tracce di romanico, ha croce latina e poggia su un basamento di sette gradini che ne abbraccia tre lati. Volge la sua facciata principale a nord verso il Centro Storico della città. Si presenta suddiviso in tre navate con cappelle laterali, dotato di transetti absidati e profondo presbiterio centrale con abside a tutta altezza. Lateralmente al presbiterio, simmetricamente disposti, si trovano due altari minori di ridotta profondità e le scalinate di accesso alla cripta. Il manufatto misura 75 metri di lunghezza e 43 di larghezza in corrispondenza dei transetti con altezze interne di mt. 22,10 nella navata centrale e di mt. 34,50 nel tiburio, con una superficie interna complessiva a livello pavimento di mq. 1970.
L’ESTERNO
La facciata principale del Tempio Ossario guarda a nord verso via Verci, in parte nascosta dai pannelli della mostra della Grande Guerra
La facciata principale a cuspide, in mattone rosso faccia a vista, tripartita da due paraste, mostra tre portali in pietra bianca locale (di Pove) finemente lavorata, sovrastati da rosoni in pietra tenera dei Berici. La sommità è alleggerita da una decorazione ad archetti pensili.
I portali in pietra, lavorati a sguancio con profilature a spirale e fogliame, risultano slanciati con alte cuspidi.
Le lunette sopra l’architrave hanno decorazioni in ceramica.
il portale centrale
Nella porta centrale vi è rappresentato il Redentore con la mano destra benedicente e con la sinistra tiene in mano un libro con le lettere Alfa ed Omega.
Questa porta è alta 13 metri e termina a guglia, in pietra bianca di Pove.
portale di sinistra
Nella lunetta San Bassiano, patrono della Città.
portale di destra
Nella lunetta la Beata Giovanna, co-patrona della Città.
Il rosone principale in pietra distrutto durante i bombardamenti dell’ultimo conflitto, ha un diametro di circa 8 metri con accurata lavorazione a 16 colonnine con crocette terminali e vetrata interna. I rosoni laterali, sempre dello stesso materiale, hanno un diametro di circa mt. 2,50 con 8 colonnine e semi-croci.
In sommità si eleva una grande croce di circa 4 metri anch’essa in pietra tenera.
la facciata est confina con le strutture del Centro Giovanile
In questa immagine è ben visibile le sei bifore che illuminano la navata minore, mentre sopra i sei grandi oculi della navata centrale e al centro, nella parte inferiore, a livello della quarta partitura, vi è la porta di accesso. (vedi più sotto)
qui vediamo in basso alcune bifore dell’esterno della cappella poligonale dedicata alla Madonna Pellegrina, più sopra la facciata est del transetto con il grande rosone, e più sopra, con i ponteggi, il tiburio
lunetta con san Sebastiano sopra la porta di questa facciata
facciata ovest con evidenza il tiburio e le torri campanarie e anche in questa foto nella parte alta i sei grandi oculi che illuminano la navata centrale e sottostante le sei bifore che illuminano la navata minore di destra; alla quarta partitura si apre la porta d’ingresso laterale.(più sotto)
in evidenza il tiburio, una parte del transetto con il rosone, e sotto due lati della cappella poligonale dedicata a Sant’Antonio da Padova.
lunetta di San Daciano sopra la porta di questa facciata
Le facciate laterali scandite da paraste presentano una serie di sei bifore che illuminano l’interno delle navate minori, mentre al di sopra con identica ritmatura, sul volume della navata centrale sono ricavati sei grandi oculi.In corrispondenza della quarta partitura è collocata la porta di accesso laterale con portale in pietra a lavorazione più semplice di quelli della facciata principale e con lunette dedicate a San Sebastiano per la porta ad est e a San Daciano per quella ad ovest.
Più a sud si trovano i due transetti con rosone e absidi poligonali a cinque bifore. Proseguendo si notano tre snelle aperture ad arco, ad illuminare internamente le scalinate che conducono alla cripta, le due torri slanciate ed infine la grande abside poligonale caratterizzata da un doppio ordine di monofore sovrapposte.
Dal lato sud oltre alle due torri campanarie possiamo identificare centralmente la grande abside poligonale caratterizzata da un doppio ordine di monofore sovrapposte; più in alto il tiburio che nasce dall’incontro tra navata centrale con i due transetti, e ai suoi lati gli spazi per gli altari adiacenti al grande presbiterio centrale, e ancora più a lato si può identificare una piaccola parte delle due cappelle absidate che si aprono alla fine delle due navate minori.
LE CAMPANE
Quando il Tempio fu inaugurato, ai due agili campanili che, ai lati dell’abside, si slanciano verso il cielo mancava ancora la voce delle campane.
Venne costituito un comitato per raccogliere i fondi necessari al loro acquisto. Fra coloro che più si adoperarono a questo scopo si devono citare il capitano cav. Armando Del Mestre, presidente della Sezione cittadina del Nastro Azzurro e la signora Maria Romelli Ferrari, grazie al cui interessamento presso il generale Emilio De Bono fu possibile ottenere un notevole contributo dal Governo nazionale.
Nel 1939 le campane furono fuse gratuitamente nella rinomata fonderia del cav. Giovanni Colbacchini, la cui attività fu continuata fino al 1972 dal nipote Matteo Favretti.
LA DITTA COLBACCHINI
La decadenza economica di Bassano, provocata dalle disastrose guerre napoleoniche, si protrasse e si aggravò in epoca asburgica. Tra le aziende che resistettero alla crisi vi fu la fonderia di campane Colbacchini, che in quell’epoca contava cinque operai.
La famiglia Colbacchini era presente in Angarano fin dalla seconda metà del Seicento: nell’archivio parrocchiale della Ss. Trinità si trova, nel registro del 1668, l’atto di battesimo di “ Domenico figlio di Jseppo Colbachin e di Paulina sua moglie”.
La fonderia fu avviata nei primi anni del Settecento da Giuseppe Colbacchini, che alla passione per quell’arte, univa una buona cultura della scienza musicale. Egli stabilì l’officina presso la propria abitazione, situata in borgo Angarano, davanti a quello che oggi è il viale dei cipressi che conduce alla chiesa.
All’inizio dell’Ottocento, Daciano Colbacchini apri a Padova un’altra fonderia, dove mandò i suoi figli. Essa venne poi trasferita a Brentelle di Sotto, in provincia di Padova, e qui ha continuato la sua attività sino ai nostri giorni. Alla fine dell’Ottocento, un Luigi Colbacchini diede vita a Trento ad una fonderia, che oggi non esiste più e che è rimasta famosa perché nel 1924 produsse la monumentale campana di Rovereto, ideata per commemorare ogni sera con i suoi solenni rintocchi i caduti di tutte le guerre e di tutte le nazioni, fusa col bronzo dei cannoni catturati agli austriaci e con l’oro donato dalle vedove della prima guerra mondiale.
Per l’alta qualità sonora e per la finezza delle decorazioni, le campane uscite dalla fonderia bassanese, attiva fino al 1972, erano ritenute tra le migliori del mondo.
Già nel 1779 la ditta Colbacchini fu premiata con « medaglia d’oro dalla basilica di Sant’Antonio di Padova pel grandioso concerto di campane».
Durante la dominazione austriaca nel 1821 ricevette una « medaglia d’oro per la fusione del grandioso concerto del Santuario di Maria Ss. di Monte Berico a Vicenza».
Nel 1830 realizzò le nuove campane per Santa Maria in Colle di Bassano.
La cerimonia della loro benedizione è cosi ricordata: “27 settembre 1830. Questa mattina alle ore 10 ebbe luogo nel nostro duomo la solenne funzione della benedizione del nuovo concerto di tre campane, le quali debbono servire per la parrocchiale medesima. Dopo la messa, esse furono “in chordis et organo” benedette in grande pontifìcale da mons. Canova, vescovo di Mindo, padrini essendo il podestà Jacopo Rizzo e gli assessori municipali nob. conte Giambattista Roberti del fu Guerino e nob. Alberto Parolini. Fonditore delle suddette campane è stato Pietro Colbachini di Bassano. Essendosi rotta una delle due vecchie campane, che prima erano nel duomo, l’abate Jacopo Merlo, sagrestano della detta chiesa parrochiale, s’incaricò di fare la nuova fusione servendosi del vecchio metallo e supplendo al di più del medesimo ed alla spesa del getto mediante una carta soscrizionale di parecchi cittadini, i quali volontariamente concorsero a quest’opera decorosa» (da Cronache Bassanesi di GiambattistaVinco da Sesso).
Le quattro campane maggiori furono consacrate dal Vescovo di Vicenza Mons. Rodolfi il 3 agosto 1939; le altre due minori vennero benedette successivamente dall’ arciprete abate Mons. Angelo Dalla Paola.
Il campanone con alcuni presenti alla fusione, tra cui Mons. Dalla Paola
La campana più grande (il «campanone») è intonata alla nota musicale «sì basso»; pesa 22 quintali ed ha il diametro di circa due metri. È riuscita una vera opera d’arte; sulla sua superficie sono state fuse pregevoli ornamentazioni; vi corre tutto intorno l’invocazione alla Madonna, e vi sono impressi gli stemmi del Pontefice Pio XII, del Vescovo Mons. Rodolfi, della città di Bassano, nonché le effigie del Redentore, di San Bassiano e di Santa Lucia.
Anche le cinque campane minori hanno gran pregio artistico e musicale: pesano complessivamente cinquanta quintali, sono perfettamente intonate alle note musicali ed hanno una voce sonora, omogenea, pastosa, ricca di vibrazioni e di grande capacità diffusiva.
Nella Pasqua del 1940 furono collaudate solennemente con un memorabile concerto dato dai famosi campanari di S. Anastasia di Verona.
Le cinque campane minori furono elettrificate qualche anno fa per interessamento dell’abate Mons. Giulio De Zen; il «campanone» è stato elettrificato il 25 Aprile 1989; ogni sera, fino al 2008 i suoi rintocchi ricordavano alla popolazione i Caduti per la Patria.
L’INTERNO
L’interno del tempio Ossario (foto Ceccon) quando ancora non si aveva delimitato, per notivi di sicurezza, lo spazio della navata principale fino al presbiterio e la struttura era ancora utilizzata per sacre manfestazioni. In evidenza le colonne , le cappelle laterali con i loculi dei caduti e le volte a crociera
Lo spazio interno manifesta il tipico “slancio verso l’alto” caratteristica dell’architettura gotica.Dieci alte colonne marmoree ritmano lo spazio e separano le navate, mentre le cappelle laterali contenenti le cellette dei caduti amplificano la lettura della grande spazialità complessiva.
le cappelle laterali con le celle dei caduti
Il soffitto è strutturato con volte a crociera su diverse altezze con semplici decorazioni a stucco sulle costolonature.
soffitto della navata principale
soffitto di ua navata laterale
Ai lati del transetto vi sono le cappelle absidate dedicate rispettivamente ad est alla Madonna Pellegrina ed ad ovest a Sant’Antonio da Padova( vedi immagini sottostanti).
la cappella absidata ad est, dedicata alla Madonna Pellegrina, nella quale vi riposano i resti di due medagli d’oro.
la statua in legno della Madonna Pellegrina, benedetta il 24 aprile 1949 dal vescodi Vicenza Mons. Zinato e portata a Bassano del Grappa il 28 dello stesso mese. In un lato del basamento è inciso il nome di Ferd. Prinot scultore Ortisei.
La Madonna con Gesù Bambino
a poca distanza da questa cappella vi è la tomba di Mons. Giovanni Battista Gobbi
Cappella absidata ad ovest, dedicata a Sant’Antonio da Padova, nella quale vi riposano i resti di altre due medaglie d’oro
La statua lignea di Sant’Antonio da Padova, probabilmente dello stesso autore della Madonna Pellegrina
Gesù bambino che accarezza il Santo
a poca distanza da questa cappella vi è la tomba di Mons. Angelo Dalla Paola
Un tiburio ottagonale, nell’incrocio tra la navata centrale e il transetto, si eleva per circa 15 metri sopra l’arco trionfale. Otto grandi bifore donano grande luminosità allo spazio sottostante. Le sue pareti interamente decorate sono completate da un soffitto con specchiature “cielo” in azzurro e stelle oro di fattura dell’artista prof. Tito Chini di Firenze.
Il grande presbiterio, sopraelevato di cinque gradini, misura circa mt. 11×26 e si eleva ulteriormente di due gradini in prossimità dell’altare maggiore, a sua volta poggiante su un basamento a tre gradini.Ai lati della gradinata del presbiterio due grandi amboni assorbono l’intero dislivello, mentre in posizione più avanzata trova collocazione l’altare celebrativo come previsto dalle più recenti normative liturgiche.
il presbiterio e le sue vetrate. Da fonti attendibili, queste vetrate eseguite nel 1940 dalla Vetreria Marconi di Bassano del Grappa sono del grande pittore rossanese Luigi Bizzotto
nella parte superiore la beata Giovanna Bonomo, Santa Emerenziana, Cristo risorto, san Bassiano e San Sebastiano
nella parte inferiore San Marco evangelista, san Giovanni evangeslista, Madonna della Pace, san Matteo evangelista e san Luca evangelista
Gli altari laterali minori sono dedicati rispettivamente a San Bassiano quello di sinistra ed alla Madonna del Grappa quello a destra.
Tutte le pareti dell’area presbiteriale risultano decorate con disegni geometrici policromi e grandi drappi.
Il pavimento dell’aula risulta suddiviso in grandi partiture delimitate dalle colonne, con grandi fasce in pietra bianca (verdello) e riquadrature perimetrali in marmo verde serpentino con campiture interne a formelle disposte in diagonale di marmo bianco e rosso locale.
I gradini che conducono al presbiterio ed agli altari laterali sono in marmo rosso di Asiago come anche quelli che scendono alla cripta.
Il pavimento del presbiterio e degli altari laterali è sempre a campiture riquadrate con formelle di marmo locale bianco e rosso disposte in diagonale.
Una cappella laterale con i loculi dei caduti., loculi che sono chiusi con lastre di marmo giallo paglerino d’Istria. Lungo le pareti , sotto i loculi, corre un basamento in marmo nero fiorito del Carso
Anche il pavimento delle nicchie laterali che ospita le celle ossario è in formelle di marmo bianco e rosso disposte in diagonale, mentre il casellario è in marmo paglierino d’Istria con riquadrature in bianco.
Le vetrate ed i serramenti dei numerosi fori sono costituiti prevalentemente da una struttura perimetrale in profilati di ferro, riquadrature principali di sostegno con tondini e/o piatti in ferro, vetrate composite con legature a piombo (monocrome e policrome) ed alcune raffigurazioni di pregio, in particolare nel presbiterio.
In breve sintesi risultano contornate da profilature e/o inserti colorati in “giallo” le bifore ed i tondi delle navate, le bifore ed i rosoni dei transetti, i rosoni del presbiterio, le bifore del tiburio e le finestre laterali esterne del presbiterio.
LA CRIPTA
sia a destra che a sinistra, dopo le cappelle della Madonna Pellegrina e dopo quella di Sant’Antonio si può scendere nella Cripta, costeggiando la zona dedicata a San Bassiano e alla Madonna del Grappa, rispettivamente.
Per due, scalinate, ricavate nei corridoi delle cappelle laterali dell’abside, si scende nella cripta divisa in tre settori, nella quale sono sepolti 1073 Caduti. Ai piedi delle scalinate si elevano due grandi sarcofaghi.
A mattina il sarcofago in marmo rosso porfirico di
Tolmezzo,con il basamento in marmo nero di Carinzia ed una cornice in onice di Chiampo accoglie le la salma di Umberto di Savoia-Aosta, conte di Salemi, figlio del Principe Amedeo Ferdinando, terzogenito del del Re Vittorio Emanuele II, già Re di Spagna, e della sua seconda moglie, la Principessa Maria Letizia Napoleone. Il giovane Principe, decorato con due medaglie d’argento ed una medaglia di bronzo al Valor Militare, morì a Crespano per malattia contratta sul Grappa il 19 ottobre 1918.
Sul muro, di fianco alla sua tomba, è infissa una corona di bronzo offerta dai suoi tre fratelli (figli di primo letto di Amedeo di Savoia-Aosta) Tojo (Vittorio) Conte di Torino, Manolo (Emanuele Filiberto) Duca d’Aosta, comandante della 3a Armata, e Luigi, Duca degli Abruzzi.
Dal lato opposto c’è il sarcofago, in marmo di Chiampo, che racchiude «confuse ossa di prodi – che piombo nemico disperse in terra»: sono i resti gloriosi di 64 soldati – i cui nomi sono inscritti su due lapidi collocate ai lati dell’avello – periti sotto le macerie del palazzo Baggio, situato all’angolodella Via Barbieri, colpito da una granata di grosso calibro il 27 ottobre 1918; i poveri soldati, reduci della licenza ed in attesa di tornare sul Grappa, dormivano al piano terreno del palazzo, diroccato da uno degli ultimi colpi dei cannoni nemici.Quegli stessi cannoni che, fino al 30 ottobre 1918 spararono su Bassano, il 31 ottobre furono catturati in Val Sugana dai fanti della Brigata «Ancona» (69° e 70° reggimento fanteria) e furono poi esposti a lungo – come un glorioso trofeo di guerra – in Piazza Libertà.
Davanti al sarcofago ardono due fiamme perenni, collocate il 21 giugno 1981 dal Gruppo «Generale Cadorna» della Sezione Alpini di Bassano con la scritta: «Due fiammelle di perenne amore per i Fratelli che qui riposano e per i Fratelli che riposano sotto altri cieli».
Al centro della cripta c’è il già ricordato altare in marmo di Chiampo, di fronte al quale dagli aviatori in congedo di Bassano, per ricordare il
25° di costituzione della Sezione dell’Associazione Arma Aeronautica (1952 – 1977), su un basamento di pietra rosa è stata posta la statua della «Virgo Lauretana» cioè della Madonna di Loreto, loro patrona.
Ho la speranza che il Tempio Ossario ritrovi il suo splendore e il suo utilizzo valorizzandolo sopratutto come TEMPIO DELLA PACE.
– FONTI DOCUMENTALI –
sono le stesse del precedente lavoro