BASSANO DEL GRAPPA – STORIA DELLA CITTÀ E DEL SUO PONTE DALLE STAMPE DEI CALENDARI DI FULVIO BICEGO

IMMAGINI DELLA CITTA’

 E DEL SUO PONTE 

DALLE STAMPE DEI CALENDARI

DI FULVIO BICEGO

a cura di Vasco Bordignon

Non passa anno che Fulvio Bicego  non continui a stupire per la sua creatività di realizzare qualcosa di bello e di utile per i bassanesi e non. I suoi calendari sempre originali e ricchi di storia della nostra stupenda città  sono anche motivo di una solidarietà effettiva, non a parole ma di fatti, di impegno, di grande passione. Per questi motivi lo ringrazio.

Questo file è suddiviso in tre sezioni

1. CENNI SULLE TECNICHE UTILIZZATE DAGLI AUTORI

2. LE STAMPE PUBBLICATE NEI CALENDARI

3. CENNI BIOGRAFICI DEGLI AUTORI

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CENNI SULLE TECNICHE UTILIZZATE

DAGLI AUTORI

 ACQUAFORTE

I solchi sulla lastra si possono ottenere con un procedimento chimico ottenuto mediante l’azione di un acido capace di corrodere il metallo. Questo procedimento di incisione indiretto è conosciuto con il termine di acquaforte. Per realizzare un’incisione all’acquaforte la lastra metallica deve essere preventivamente ricoperta da un sottile strato di cera e resina applicato a caldo ed in maniera uniforme su tutta la superficie. La lastra viene poi annerita con nerofumo perché la raffigurazione risulti in seguito più evidente all’occhio dell’incisore. Dopo queste operazioni preliminari, l’artista “disegna” con una punta acuminata, asportando la cera e scoprendo così di nuovo il metallo sottostante. La lastra viene quindi esposta all’azione di un acido diluito, generalmente acido nitrico, chiamato un tempo “aqua fortis”. L’acido o mordente penetra nei segni dove la cera è stata tolta e corrode il metallo per un tempo più o meno lungo a seconda che si vogliano ottenere solchi più o meno larghi e profondi. Questa operazione viene chiamata morsura. I segni possono essere sottoposti a tempi di morsura diversi, in modo da ottenere diverse profondità e larghezze, e quindi diverse intensità in fase di stampa. Terminate le morsure, la lastra viene immersa nell’acqua per liberarla dall’acido e infine viene tolta la cera residua. Ultimata l’acquaforte l’artista può rifinirla e completarla con la puntasecca per produrre gli effetti delle barbe. Data l’ampia gamma delle tonalità che si possono ottenere con il giuoco delle morsure, l’acquaforte è stata spesso preferita ad altre tecniche dai pittori-incisori, per la libertà espressiva e per gli effetti luministici, soprattutto nelle stampe d’invenzione.

BULINO

Questa tecnica trae la sua denominazione dallo strumento utilizzato per incidere, che è costituito da un’asta di metallo a sezione quadrangolare o triangolare tagliata trasversalmente a ‘becco’, con un manico di legno tondeggiante facilmente adattabile al cavo della mano. L’azione della punta affilatissima del bulino, spinta sulla lastra, solleva dei sottili e lunghi trucioli di metallo dette “barbe o bave” all’estremità e ai bordi dei solchi incisi. Queste vengono poi asportate con un particolare strumento a lamina, il “raschiatoio”. Il segno del bulino si distingue per la sua nitidezza nella stampa e permette la tiratura di un numero di esemplari elevato prima che i solchi comincino a deteriorarsi rendendo l’immagine meno chiara e nitida

LITOGRAFIA

Il termine litografia deriva dal greco lithos = pietra e ghraphé = scrittura. Il procedimento venne inventato nel 1796, poi perfezionato nel 1798, dal tedesco Aloys Senefelder (Praga 6-11-1771 – Monaco di Baviera 26-2-1834) utilizzando una pietra delle cave di Solenhofen, cittadina nelle vicinanze di Monaco di Baviera, caratterizzato dalla possibilità di stampare con una matrice piana, senza cioè parti ad incavo o a rilievo. Il sistema, prima chiamato “stampa chimica su pietra” e poi litografia, sfrutta uno speciale tipo di pietra ricavata dalle cave di Solnhofen, vicino a Monaco di Baviera, poi anche da altre località ricordando in Sardegna le cave di Baunei e in Veneto le cave di Solagna-Pove). La pietra litografica, opportunamente levigata e quindi disegnata con una matita grassa, ha la proprietà di trattenere nelle parti non disegnate un sottile velo d’acqua, che il segno grasso invece respinge. Se si passa poi un velo d’inchiostro, esso viene respinto dalle parti inumidite e trattenuto nelle parti disegnate. Al torchio, perciò, il foglio di carta riceve solo l’inchiostro che si è depositato sulle parti disegnate. La stampa litografica, in origine ricavata da una matrice di pietra, più tardi verrà ricavata anche da lastre di metalli porosi come lo zinco e l’alluminio.

XILOGRAFIA

Il più antico procedimento di raffigurazione a stampa è la ‘xilografia’, detta anche stampa in rilievo. Uno strumento semplice che può dare l’idea dell’incisione in rilievo è il timbro. Le lettere che devono essere stampate si vedono sul timbro in risalto. Chi vuole ottenere un’impressione batte su un tampone inchiostrato e poi imprime sulla carta la figura e le lettere che sono sul timbro. Con la xilografia, tecnica probabilmente derivata dalle antiche decorazioni dei tessuti, viene utilizzata come matrice una tavola di legno piuttosto duro come melo, pero, ciliegio o bosso. Questa viene incisa usando un coltellino e diversi tipi di sgorbie in modo che il disegno che si vuole ottenere risulti in rilievo e le parti, che resteranno bianche nella stampa, siano scavate rimuovendo il legno in eccesso. Le prime xilografie erano estremamente semplici e usate perlopiù come sigilli o emblemi; via via le impressioni xilografiche hanno acquisito maggior forza espressiva.

I CALENDARI

E LE RELATIVE STAMPE 

1612, Francesco Valesio, VEDUTA DI BASSANO DAL CONVENTO DI SAN FORTUNATO, acquaforte, 92×143 mm. [Copertina calendario 2017]

1737, Francesco Chiuppani, VEDUTA DI BASSANO, bulino, 170×240 mm. [Gennaio calendario 2017]

1776, Marco Stefano Giampiccoli, VEDUTA DI BASSANO, acquaforte, 239×322 mm. [Febbraio calendario 2017]

XIX secolo, William French, MULINI SUL BRENTA E CASTELLO DI BASSANO, acquaforte, 206×272 mm. [Marzo calendario 2017]

1850, William French, DAS SUGANATHAL – BASSANO, acquaforte, 206×272 mm. [Aprile calendario 2017]

1845, Francesco Corsi, IL PONTE VECCHIO DI BASSANO, acquaforte, 300×322 mm. [Maggio calendario 2017]

1852, Marco Moro, BASSANO E PRATO S. CATERINA, litografia, 245×330 cm. [Giugno 2017]

1852, Marco Moro, IL BRENTA A BASSANO DAL BALCONE DELL’ARCIPRETE, litografia, 245×330 mm. [Luglio calendario 2017]

1852, Marco Moro, IL BRENTA A BASSANO, litografia. 245×330 mm. [Agosto calendario 2017]

1852, Marco Moro. PIAZZA MAGGIORE DI BASSANO, litografia, 245×330 mm. [Settembre calendario 2017]

1752, Edward Francis Finden, VEDUTA DI BASSANO DAL CANALE, acquaforte-bulino, 220×276 mm. [Ottobre calendario 2017]

1752, Filippo Ricci, MACCHINA BATTIPALI E MACCHINA IDRAULICA, acquaforte, 198×177 mm. [Novembre calendario 2017]

1754, Filippo Ricci, IL PONTE DI BASSANO, acquaforte, 195×301 mm.[Dicembre calendario 2017]

1937, Antonio Marcon, BASSANO DEL GRAPPA – PONTE SUL BRENTA, xilografia, 266×305 mm. [copertina calendario 2019]

1980, Maurizio D’Agostini, IL PONTE DI BASSANO D LA FIGURA ALLEGORICA DEL BRENTA, bulino, 128×235 mm. [gennaio calendario 2019]

Dopo 1821, Anonimo, BASSANO, acquaforte, 90×105 mm. [Febbraio calendario 2019]

Dopo 1840, Willemore James Tibbits, BASSANO, acquaforte, 152×229 mm. [Marzo calendario 2019]

1826, Sebastiano Luison, VEDUTA DEL PONTE DI BASSANO, bulino, 325×430 mm. [Aprile calendario 2019]

1826, Sebastiano Luison, INTERNO DEL PONTE DI BASSANO, bulino, 325×430 mm. [Maggio calendario 2019]

1827, Sebastiano Luison, IL BRENTA DAL PONTE DI BASSANO, bulino, 330×438 mm. [Giugno calendario 2019]

1827, Sebastiano Luison, BASSANO ED IL PONTE DALL’OSTERIA DELLA COLOMBA, bulino, 330×438 mm. [Luglio calendario 2019]

Ante metà secolo XIX, Francesco Franceschini, IL PONTE DI BASSANO SUL FIUME BRENTA, bulino, 100×135 mm. [Agosto calendario 2019]

1874, Adolf Closs, BASSANO DALLA DISCESA AL MARGNAN, xilografia, 133×186 mm. [Settembre calendario 2019]

Fine XVIII secolo, Gaetano Zancon, VEDUTA DI BELVEDERE E PORTA BASSANO, acquaforte, 205×218 mm. [Ottobre calendario 2019]

1776, Marco Sebastiano Giampiccoli, VEDUTA DI BASSANO, acquaforte, 239×322 mm. [Novembre calendario 2019]

1570, Anonimo, PROSPETTO, SEZIONE E PIANTA DEL PONTE DI BASSANO, xilografia, 170×265 mm. [Dicembre calendario 2019]

CENNI BIOGRAFICI DEGLI AUTORI 

CHIUPPANI FRANCESCO

(Veduta di Bassano, gennaio 2017) – Questa sua stampa a bulino del 1737 è in calce al libro “Bassano” di Lorenzo Marucini unito alla “Vita di San Bassiano” di Giacomo Baseggio. Francesco Chiuppani (4 febbraio 1707- 16 aprile 1742), sacerdote e maestro di grammatica, fu un bassanese animato da grande passione, anche se non da altrettanto senso critico, nel “raccogliere ogni memoria e frammento di antichità “ (Verci) della storia patria. Acquisì tra l’altro la preziosa pianta dapontiana, di cui l’incisione citata costituisce un aggiornamento. Lasciò alcune opere manoscritte, corredate da disegni di piante e monumenti, che sono utilissime per la storia urbanistica di Bassano.

CLOSS ADOLF

(Bassano dalla discesa al Margnan, settembre 2019) – Questo xilografo (1840-1894), considerato uno dei migliori del suo tempo, trasse le sue opere da pittori di architetture e di paesaggio tedeschi, tra cui Gustav Bauernfeind, disegnatore della veduta di Bassano dalla discesa al Margnan, compresa nel libro “Italia, Un’escursione dalle Alpi all’Etna”, Stoccarda 1876. Questo volume, corredato da 856 xilografie del Closs, costituisce uno dei capolavori dell’editoria tedesca.

CORSI FRANCESCO

(Il Ponte Vecchio di Bassano, maggio 2017) – Questa acquaforte è presente nel primo volume dell’”Atlante illustrativo” che correda la “Corografia fisica, storica e statistica dell’Italia e delle sue isole” di Attilio Zuccagno Orlandini, Firenze 1845. Questo incisore, di cui non abbiamo notizie biografiche, fu attivo intorno alla metà dell’Ottocento. Tra le opere a cui collaborò con sue tavole vi sono, la “Galleria Storica dell’Italia”, Firenze 1845; la “Raccolta di viaggi”, Prato 1844); “Pomona italiana”, Pisa 1817-1845.

D’AGOSTINI MAURIZIO

(Il Ponte di Bassano e la figura allegorica del Brenta, gennaio 2019) – Nato a Vicenza il 13 febbraio 1946, Maurizio D’Agostini a quattordici anni abbandonò gli studi per frequentare corsi d’incisione, sbalzo e disegno alla Scuola d’Arte e Mestieri di Vicenza, apprendendo i rudimenti della decorazione per l’oreficeria e approfondendo in particolare il disegno ornato. Di seguito svolse il suo apprendistato di incisore-cesellatore nelle botteghe dei maestri artigiani della tradizione vicentina, perfezionando la tecnica dell’incisione a bulino. Nel 1967-1968 tornò alla Scuola d’Arte e Mestieri per frequentare i corsi di pittura tenuti da Otello De Maria, allargando così i suoi interessi oltre l’arte orafa. D’Agostini aprì il suo primo laboratorio d’incisione e cesello nel 1969: lì continuò la propria ricerca fino ad approdare al mondo della calcografia. Ha inciso a bulino numerose lastre d’argento e, con una serie di calcografie prodotte a tiratura limitata dalla Stamperia d’Arte Busato di Vicenza, ha riscosso i primi successi tra i collezionisti della città. Poco dopo la sua prima personale del 1978 con le opere dei primi dieci anni di attività tra incisioni su argento e calcografie che evidenziavano come il bulino fosse diventato il suo mezzo espressivo, D’Agostini iniziò a realizzare le sue prime sculture (piccoli sassi scolpiti) e a sviluppare ricerche sulla modellazione della terracotta. E da allora il suo percorso artistico si è orientato prepotentemente verso altre forme creative specie nella scultura, attraverso esperienze statunitensi e soprattutto francesi, che lo hanno fatto conoscere e apprezzare a livello internazionale. Vive in una casa/atelier alle pendici dei Monti Berici, a Costozza, un minuscolo paese immerso nel verde.

FINDEN EDWARD FRANCIS

(Veduta di Bassano dal Canale, ottobre 2017) – Edward Francis Finden, londinese (30 aprile 1791 – 9 febbraio 1857), fu avviato all’incisione dal fratello William, del quale diventò anche socio. Fu molto apprezzato come illustratore di opere di vario genere: artistico, letterario e turistico. Per un famoso libro di viaggio “Illustrazioni dei passi delle Alpi” con cui l’Italia comunica con la Francia, la Svizzera e la Germania (1838), il Finden fornì parecchie tavole, tra cui quella di Bassano. Trasse opere da pittori inglesi, tra cui Gainsborough, ritratti e paesaggi.

FRANCESCHINI FRANCESCO

(Il Ponte di Bassano sul fiume Brenta, agosto 2019) – Di questo incisore si conosce molto poco. Fu operoso nella prima metà del XIX secolo, discepolo dell’incisore veneziano Giannantonio Zuliani, come asserisce il Moschini, che lo dice nato a Cologna e trasferito poi a Bologna presso Giuseppe Rosaspina.

FRENCH WILLIAM

(Mulini sul Brenta  e castello di Bassano, marzo 2017 — Das Suganathal  – Bassano, aprile 2017) – William French (1815-1898) è stato un incisore inglese che si dedicò a riprodurre dipinti di maestri antichi e contemporanei. Queste sono le poche notizie riscontrate.

GIAMPICCOLI MARCO SEBASTIANO

(Veduta di Bassano, febbraio 2017 – – Veduta di Bassano, novembre 2019)  – -Questi era fratello del più valente incisore Giuliano, direttore della calcografia dei Remondini, e nipote dei pittori Marco e Sebastiano Ricci, di cui amava usare i due nomi per firmare le proprie incisioni. Nacque a Belluno nel 1706 e ivi morì nel 1782. Per lungo tempo lavorò a Venezia, dove disponeva di una bottega calcografica e si occupava anche della vendita delle stampe. Si racconta che col suo mestiere aveva fatto buoni guadagni, ma non seppe amministrarli e morì in miseria. Dimostrò padronanza tecnica soprattutto nelle vedute, tra le quali spiccano le quaranta di Venezia derivate da Canaletto, Marieschi e altri pittori; la serie di ventiquattro chiese veneziane, tratte dai suoi disegni; la serie di cinquanta vedute di panorami e piazze delle principali città venete e di altre italiane. Il Giampiccoli operò anche nell’illustrazione libraria e nell’intaglio di carte geografiche. A Belluno si fece editore della collezione “Notizie istoriche e geografiche”, di varie province venete e friulane.

LUISON o LOVISON SEBASTIANO

(Veduta dal Ponte di Bassano, aprile 2019 — Interno del Ponte di Bassano, maggio 2019 — Il Brenta dal Ponte di Bassano, giugno 2019 — Bassano ed il Ponte dall’osteria della Colomba, luglio 2019) — D’origine friulana, nato a Udine nel 1775, il Lovison apprese il disegno e l’intaglio presso il Mingardi a Venezia, dove dapprima lavorò. Poi si trasferì a Bressanone alle dipendenze del Visdomini, nella cui calcografia prestava la sua opera anche Gaetano Zancon. Fallita l’azienda, venne a Bassano e vi risiedette fino alla morte avvenuta, lui settuagenario, nel 1845. Negli ultimi anni non poté dedicarsi al proprio lavoro, perché colpito da paralisi alla mano destra. “Esatto disegnatore – dice il Baseggio – fu artista diligente assai nel taglio”. Sapeva ben ritrarre le architetture, la prospettiva e il paesaggio. Sue inspirazioni da Raffaello, dal Reni, dal Canova e altri; incise parecchio anche su suoi disegni. Tra le vedute, spiccano le quattro di Bassano.

MARCON ANTONIO

(Ponte sul Brenta, copertina 2019) — Antonio Marcon nacque a Bassano, il 19 settembre 1898. Dopo le scuole primarie, compì gli studi artistici a Bassano alla Scuola di Disegno Maschile Festiva, quindi, patriota convinto, partì volontario per la prima guerra mondiale; congedato nel 1918 frequentò le Accademie di Belle Arti a Venezia e di Brera a Milano. Rientrato a Bassano nel 1921, aprì uno studio professionale di Pittura, Scultura, Arte Decorativa e assunse moltissime commissioni di vario genere, contemporaneamente iniziò l’attività di docente di disegno in diverse istituzioni scolastiche. L’attività artistica personale nel corso degli anni Venti fu rivolta soprattutto alle pitture, mentre negli anni Trenta fu caratterizzata oltre che dalle pitture e dalle creazioni ceramiche soprattutto dall’incisione xilografica di cui si dichiarava autodidatta: ma straordinari sono stati gli esiti delle xilografie del 1926 (Vedute di Assisi), del 1929-34 (L’Officina di Fabbri, Il Grande Maglio, Il Piccolo Maglio), del 1937 (Le quattro grandi Vedute Romane). Dal richiamo alle armi del 1939 e i successivi primi anni Quaranta visse un triste periodo: la seconda Guerra Mondiale, la caduta del fascismo e quindi dei suoi ideali politici, lo scollamento delle forze armate che venerava, la malattia e la morte della moglie amatissima tante volte ritratta. Nel dopoguerra la sua attività, tra il 1947 e il 1948, ebbe risalto nella documentazione pittorica dello storico Ponte di Bassano distrutto nel 1945 e ricostruito tra il gennaio e il settembre 1948 seguita, il 3 ottobre 1948, dalla storica xilografia del ponte con l’iscrizione “dura volontà alpina ricostruì”. Dagli anni Cinquanta l’attività artistica cambiò di segno: abbandonate xilografia e ceramica, si dedicò al disegno, alla pittura a pastello ed acquarello, a schizzi veloci di paesaggio colti nei numerosissimi viaggi il Italia e all’estero; si risposò nel 1953 e dal 1957 si trasferì definitivamente a Roma, pur continuando a tenere Bassano nel cuore e rivisitandola spesso. Morì a Roma il 13 aprile 1974, ma è stato sepolto nel Cimitero della Santissima Trinità della sua Bassano.

MORO MARCO

(Bassano e Prato S. Caterina, giugno 2017 — Il Brenta a Bassano dal balcone dell’Arciprete, luglio 2017 — Il Brenta a Bassano, agosto 2017 — Piazza Maggiore di Bassano, settembre 2017) — Marco Moro, litografo, vedutista ed editore di stampe in Venezia, nacque a Zenson di Piave (Tv), il 9 dicembre 1817. Dimostrò, fin da ragazzo, una notevole inclinazione per il disegno; frequentò, dal 1834 al 1839, l’Accademia di Belle Arti di Venezia Si distinse ben presto per l’eccellenza del disegno e della prospettiva. Iniziò la propria attività, lavorando per la litografia che Luigi Berletti aveva aperto a Udine. La prima importante opera affidatagli, in collaborazione con Ottavio Codecasa, fu l’”Album Pittorico del Friuli” (edito, a Udine, nel 1841 da Codecasa & C.). L’ esperienza con il Berletti durò, tuttavia, pochi anni. Trascorse il resto della sua vita a Venezia, lavorando molto anche per fronteggiare il tracollo economico subito dalla famiglia, incalzato dalle numerose commissioni che riceveva, a scadenze brevissime, da vari editori veneziani per i quali realizzava tavole di vedute. Marco Moro è stato l’unico che si sia dedicato quasi esclusivamente alla litografia, realizzando un numero enorme di vedute delle località e città del Veneto (ben quindici le vedute del territorio trevigiano). L’opera, per cui è maggiormente famoso, è “Venezia monumentale pittoresca”, in due parti ,“I Palazzi” e “I Templi” iniziata nel 1845 e conclusa nel 1863. Del 1847 sono altre tre sue importanti opere: “Venezia in miniatura”, “Il Teatro di Padova riedificato dall’Architetto Jappelli” e l’ “Album di Gemme architettoniche di Vicenza” (Venezia 1847). Marco Moro fu uno dei pochi artisti ad illustrare Vicenza, città a cui dedicò un’altra opera nel 1850, “Vicenza e suoi dintorni”, edita da lui stesso e da Decio Avogadro. Sono, inoltre, sue le tavole illustrative per la “Nuova guida di Padova e suoi dintorni” di A. De Marchi (Padova, 1855. La produzione di Marco Moro non conta, tuttavia, solo vedute: illustrò anche vari avvenimenti storici, come la “Sconfitta data agli Austriaci in Mestre dai Figli d’Italia, il 27 ottobre 1848” (da lui edita in Venezia) o le nove vedute litografiche dell’album “Assedio di Venezia” (1849, Venezia, Lit. Ripamonti Carpano) e fatti di cronaca come l’ “Arrivo di S.M.I.R.A. Francesco Giuseppe I in Venezia, il 27 marzo 1851″ (Lit. di Pietro Ripamonti Carpano). Su un più alto livello artistico, che dimostra la sua raggiunta maturità, si colloca l’album “Trieste città gentilissima e commerciale figurata in ventiquattro vedute prospettiche disegnate dal Moro e descritte da celebri penne archeologiche artistiche”, pubblicato a Venezia, nel 1854, da Giovanni Brizeghel. Marco Moro realizzò anche alcune incisioni, tratte dagli acquerelli di Cesare Dell’Acqua, sul viaggio dell’Imperatore Ferdinando e di sua moglie a Trieste (“Viaggio di S. M. l’imperatore Ferdinando d’Austria e sua consorte”, Trieste, Lit. Linassi e C., 1844). Morì a Venezia il 25 febbraio 1885.

RICCI FILIPPO

(Macchina battipali e Macchina idraulica, novembre 2017 — Il Ponte di Bassano, dicembre 2017) — Filippo Ricci, figlio dell’incisore Bartolomeo, nacque ad Agordo nel 1727. Lavorò per parecchi anni presso la calcografia Remondini a Bassano, insieme con Ambrogio Orio, Amadio Gabrieli, Antonio Canali e Cristoforo dall’Acqua. A detta del Baseggio, egli era di temperamento irrequieto: “spesso partiva disgustato di Bassano, poi prestissimo pregava, supplicava di ritornarvi”. Per il libro di Francesco Memmo “Vita e macchine di Bartolomeo Ferracino celebre bassanese colla storia del Ponte di Bassano dal medesimo rifabbricato” (Venezia 1754), edito da Remondini, incise la tavola del Ponte e quasi certamente le altre tre. Esercitò la sua attività anche a Venezia, dove collaborò con tredici tavole all’illustrazione delle Opere di Dante edite dallo Zatta nel 1757-1758. Tra le sue cose migliori la riproduzione dei Quattro Elementi dallo Zocchi e di quattro paesaggi dallo Zuccarelli. Sempre secondo il Baseggio, Filippo morì a Venezia poco dopo il 1780.

WILLEMORE JAMES TIBBITS

(Bassano, Marzo 2019) — Nacque il 15 settembre 1800 a Handsworth, un paese vicino a Birminghan. All’età di quattordici anni Willmore fu apprendista presso l’incisore di Birmingham William Radclyffe. Nel 1823 andò a Londra dove lavorò per tre anni per Charles Heath. In seguito realizzò le tavole di William Brockedon “Passi delle Alpi “ e su quelle di Turner “Inghilterra e Galles “. Trasse acqueforti di soggetti mitologici e paesaggistici da dipinti di Chalon, Leitch, Stanfield, Landseer, Eastlake, Creswick e Ansdell, e in particolare da Turner. Willmore incise tredici immagini su rame per la serie ”Inglese e Gallese”di Turner, a partire dal 1828, e otto su acciaio per i suoi “Fiumi di Francia” . Realizzò una serie di grandi lastre singole per Turner, inclusa l’“Antica Italia” nel 1842. L’anno successivo espose questa stampa alla Royal Academy, e fu eletto incisore associato dell’Accademia. Morì a Londra il 12 marzo 1863.

VALESIO FRANCESCO

(Veduta di Bassano dal convento di S. Fortunato, copertina 2017) — Verona ca. 1570 – ca. 1650 – Pittore, disegnatore, incisore e stampatore italiano attivo soprattutto a Venezia dove ha aperto una bottega per la vendita delle stampe ‘in Spadaria al segno della Sorte’. Ebbe un lungo sodalizio con lo stampatore Catarino Doino con il quale ha realizzato edizioni artistiche e ha collaborato per illustrare con incisioni libri di vario genere. Ha lavorato spesso insieme ad altri stampatori pubblicando mappe, carte geografiche, rappresentazioni di Conclavi, paesaggi e soggetti di propria invenzione. L’opera calcografica più impegnativa lasciataci da Francecso Valesio è la ‘Raccolta di le più illustri et famose città di tutto il mondo’ alla quale Francesco ha contribuito con 112 incisioni, mentre altre fino al numero di 322 sono state eseguite da altri incisori, tra cui molte di Martino Rota. I rami incisi dal Valesio ebbero lunga vita e si troveranno stampati ancora nel 1713 nell’opera ‘Universus Terrarum Orbis’ di Raffaello Savonarola (1680 – 1748). Il Valegio rappresenta una figura molto significativa nell’orizzonte editoriale calcografico della città lagunare a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.

ZANCON GAETANO

(Veduta di Belvedere e Porta di Bassano, ottobre 2019) — Nato nel 1770 a Bassano da famiglia povera, dotato di spiccata attitudine al disegno, Gaetano entrò poco più che quindicenne nella calcografia dei Remondini, dove apprese ed esercitò l’arte d’incidere. Dopo la caduta della Serenissima, si trasferì a Padova e qui inventò e intagliò stampe ispirate dalle vicende politiche di quegli anni. Passò poi a Bressanone, chiamato dal Visdomini a lavorare nella calcografia da questo aperta, sotto la direzione del pittore trentino Pietro Marchioretto. Fallita l’azienda, lo Zancon tornò a Bassano, dove intagliò numerosi rami sia per i Remondini sia per il Suntach. Si trasferì quindi a Verona e qui visse alcuni anni dedicandosi all’attività di miniatore. Si recò poi a Milano, ove morì nel 1822. Artista di talento versatile, fu richiesto di molti lavori e guadagnò bene, ma, come dice il Baseggio, condusse una vita in mediocri condizioni, perché “fu sempre tristo massaio”. Incise da propri disegni e da dipinti di Raffaello, Veronese, Tiziano e altri; intagliò ritratti di re e imperatori; illustrò vari libri. Si dedicò con successo anche alle vedute, tra le più famose delle quali le dodici del Tirolo incise e acquarellate.

FONTI DOCUMENTALI

ALBUM BASSANESE. Stampe e disegni di Bassano e dintorni. Città di Bassano del Grappa. Rotary Club di Bassano del Grappa, Bassano del Grappa 1977.

Due secoli di Litografia. Gusmano Alessandro Arti Poligrafiche Europee, 1994

Xilografia Calcografia Litografia. Manuale tecnico. Starita Bruno. Alfredo Guida Editore, 1991

http://www.sitographics.it/

MORO MARCO

http://www.avictorian.com/Willmore_James_Tibbitts.html

Cronologia delle Vedute Bassanesi con Cenni dei loro Incisori

Bassano del Grappa nelle stampe d’arte

http://www.friul.net/dizionario_biografico/index.php?id=2219&x=1

https://www.popsoarte.it/FixedPages/IT/artisti.php/L/IT/ID/96

http://web.tiscali.it/clubrotary/bassano/bollettino13.pdf

http://www.ilgiornaledivicenza.it/home/cultura/la-rinascitadi-d-agostini-1.5433072

http://www.arte.it/calendario-arte/vicenza/mostra-maurizio-d-agostini-sentieri-misteriosi-sculture-dipinti-e-incisioni-a-bulino-35057

https://www.ilisso.it/edward-francis-finden/

https://www.npg.org.uk/collections/search/person/mp11962/edward-francis-finden

http://www.treccani.it/enciclopedia/marco-sebastiano-giampiccoli_(Dizionario-Biografico)

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