LE VICENDE DELLA CHIESA
E DEL CONVENTO
DI SAN BONAVENTURA
di Vasco Bordignon
“Già dal 1553 vi era in Asolo un convento dei frati Minori Osservanti Riformati. Asolo è a pochissimi chilometri da Bassano e la fama era sicuramente notevole in Bassano dei frati di tale convento, fama dovuta soprattutto all’austerità e povertà di vita della comunità francescana. Molti cittadini avevano via via manifestato il desiderio di avere in città un convento di Riformati. Si fece loro interprete il padre guardiano del convento di S. Girolamo di Asolo Giovanni Francesco Bressanini con una supplica presentata nell’anno 1602 al Podestà ed al Capitano oltreché ai nobili di Bassano, il cui testo era il seguente: «Brevemente li Padri Osservanti Riformati di S. Francesco per zelo dell’anime et aumento della Religione, bramano di fabbricare una chiesa, et humil monisterio nella nobil Terra di Bassano, o vicino, con il favor divino, et l’agiuto delle persone pie. E perciò io fra Giovanni Francesco Bressanini al presente guardiano di S. Girolamo di Asolo per nome di tutti li R.R. Padri Riformati humilmente supplico le nobilità vostre amatori dè Religiosi, come tutti ne fan fede, et zelanti della salute delle Anime, a volere prontamente accettare, il che sarà di honorevolezza, et accrescimento di così famosa Terra, utilità dell’ Anime, et ampliatione di sì santa Religione, e cosi prestando detto assenso pregaremo l’eterno Iddio, che si degni remunerare con le sue sante gratie questi suoi affetti, e pij desiderij, con che facendoli riverenza gli preghiamo ogni felice contento”. Il 25 ottobre dello stesso anno la supplica fu accolta ed il 6 gennaio 1603 fu tracciato il luogo e, con una solenne cerimonia, posta la Croce sul posto dove dovevano sorgere chiesa e convento. Ma ecco che l’arciprete Gerolamo Compostella frappone difficoltà, peraltro mai chiarite, alla posa della prima pietra. Talché dovette intervenire il Vicario Generale Marzio Rutilio con sua lettera del l0 aprile 1603. È interessante l’introduzione di tale lettera: «Quoniam pluribus nostris litteris quibus tibi mandavimus, etiam in virtute sanctae obedientiae, ut poneres primum lapidem pro fundamento Ecclesiae, quam construere intendunt RR. Fratres nuncupati Reformati Ordinis S. Francisci de Observantia prope moenia extra dictam Terram Bassani, obtenta iam licentia ab illustrissimo et Rev.mo D. Michele Priolo Episcopo Vincentino … , minime parere curasti in animae tuae periculum, et praeiudicium dictorum Re. Fratrum». Dunque il Compostella aveva già ricevuto molti solleciti e tutti erano rimasti vani, per cui ora il Vicario Generale gli impose, sotto pena di scomunica «latae sententiae ipso facto incurrenda», di porre la prima pietra della chiesa a semplice richiesta dei Frati. Il Compostella questa volta obbedisce e dopo pochi giorni viene solennemente posata la prima pietra e già viene fatta la dedicazione della chiesa al dottore serafico S. Bonaventura da Bagnoreggio.
I lavori iniziarono con l’entusiasmo e l’aiuto generoso dell’intera cittadinanza. I lavori erano giunti alla metà dell’altezza della struttura fondamentale della nuova chiesa quando, inaspettatamente, giunse l’ordine di sospensione dei lavori da parte del Doge di Venezia Marino Grimani. La decisione del Senato era precedente all’inizio dei lavori, ma venne comunicata quando questi si trovavano al punto che abbiamo appena detto. Ricorsero contro tale ordine sia la Comunità che i frati e lo stesso Doge Grimani con sua ducale del l0 luglio 1604 ritirava l’ordine di sospensione e stabilendo che «i RR. Padri Riformati possano dare compimento alla Chiesa e Monastero loro suddetto, che ci hanno supplicato per consolatione di quei fedelissimi Nostri».
La chiesa fu ultimata nel 1610 ed il 19 aprile di tale anno il bassanese Zerbino Lugo, vescovo di Milopotamo (Candia)[vedi in calce] e poi di Feltre, delegato del vescovo di Vicenza Dionisio Dolfin, la consacrava solennemente.
Negli stessi anni sorgeva accanto alla chiesa anche il convento per i frati.
La chiesa di S. Bonaventura era, ed è tuttora, modesta, e rispetta esattamente lo stile di tutte le chiese che i Minori Riformati stavano costruendo in quegli anni per i loro nuovi conventi. Il tutto ispirato alla povertà francescana, senza alcun lusso, senza marmi e senza opere d’arte; una sola navata e tre altari in legno. Questo era il modello stabilito dagli Statuti Provinciali della Riforma e cosi fu quindi anche quella di Bassano; e cosi rimase inalterata fino alla soppressione del 1810. Gli altari erano dedicati il maggiore a S. Bonaventura… i laterali erano successivamente dedicati a S. Daciano ed a S. Pietro d’Alcantara [vedi in calce]. Di San Daciano che fu proclamato compatrono di Bassano, fu portato nella nostra chiesa di S. Bonaventura il corpo, donato ai bassanesi per interessamento del Provinciale P. Eugenio da Bergamo, che proprio qui in Bassano era stato eletto 1’8 ottobre 1677. Il santo corpo del martire vi fu trasportato, giungendo da Roma, il 29 ottobre del 1679. Le festività durarono otto giorni e sul pulpito di S. Bonaventura si alternarono i predicatori più noti dei PP. Riformati veneti, quali il P. Basilio Brollo da Gemona, i PP. Fortunato e Francesco Maria da Verona ed il P. Vincenzo da Castelfranco. L’11 novembre successivo i bassanesi grati al pontefice Benedetto XI, che aveva autorizzato tale dono alla chiesa di Bassano, per mezzo del Consiglio Comunale proclamavano S. Daciano loro comprotettore.
Il convento, come la chiesa, ripeteva lo schema classico dei conventi francescani. Due modesti e luminosi chiostri. Al pian terreno i locali comuni: sala capitolare, refettorio, officine di lavoro, foresteria. Al piano superiore corrispondenti ai chiostri sottostanti, per ognuno quattro corridoi, in cui si affacciavano le celle dei frati, una ventina per ognuno dei due complessi e quindi in totale quaranta celle. Ampia anche la biblioteca che al termine del secolo XVIII, era ricca di 2.012 volumi Accanto alla biblioteca vi era anche la farmacia conventuale.”(da Brogliato B, 1982)
Per raggiungere e consentire l’accesso alla Chiesa e al Convento dei frati Riformati oltre il fossato (attuale Viale delle Fosse) era stato aperto nelle mura cittadine nei primi anni del Seicento una porta secondaria, alla fine della contrada da Ponte (Guida di Bassano del Grappa, 1981).
“In occasione della soppressione, il 10 maggio 1806, l’arciprete don Vittorio Tattara scriveva al Vescovo Zaguri: «Il numero dei padri Riformati di S. Bonaventura tra sacerdoti novizi e laici, è di ventuno». Dopo la soppressione del 1806 la chiesa e convento furono annessi all’ospedale degli Infermi, che in effetti cominciò a trasferirsi qui fin dal 1831. Dal 1806 al 1831 rimasero qui quattro frati Riformati come cappellani dell’ospedale. L’ultima pagina d’amore tutto francescano scritta dai Riformati a favore dei bassanesi fu quella del 1814. A Bassano infieriva il tifo, che mieteva vittime ogni giorno nella città. Ad assistere i colpiti dal male vennero mandati dal P. Arcangelo d’Ampezzo, Ministro Provinciale, cinque frati Minori Riformati. I cinque vennero in Bassano e, incuranti del pericolo, si misero ad entrare casa per casa, ad assistere, ad amministrare i Sacramenti, a consolare i colpiti e le famiglie. Fu così che il male non li risparmiò ed il l0 gennaio moriva il P. Bernardino da Crespano, il 25 dello stesso mese P. Antonio da Rosà, il 10 febbraio il P. Antonio da Venezia, ed il 4 maggio P. Arcangelo da Valdagno e P. Pietro da Romano. Cinque martiri della carità e dell’ amore al prossimo. Al loro posto venne poi, un’altra grande figura di francescano il P. Bernardo da Cavaso, che ne continuò l’opera nel momento in cui il morbo cessava nella città; assistette gli ammalati dell’ospedale per dieci anni continui; fu amico dei poveri; aiutò i giovani poveri aspiranti al sacerdozio, ed, assieme a don Marco Cremona, fondò il primo orfanotrofio di Bassano per i bambini senza genitori.
Crediamo che l’addio dei Riformati alla tanto amata Bassano non poteva essere più francescano di cosi. Perfettamente in sintonia con il carisma che fu proprio di Francesco d’Assisi.” (da Brogliato B, 1982)
Con decreto vicereale 20 giugno 1808 il convento fu donato allo spedale (Brentari O, 1884)
lapide a ricordo dell’azione di Giuseppe de Bombardini
La facciata dell’Ospedale come della Chiesa in onore di S. Bonaventura hanno assunto l’aspetto conseguente ai lavori di restauro e modifica condotti a cominciare dal 1847; pochi anni prima (1831) si era deciso di trasferire qui il nosocomio dal convento di San Francesco.
Il trasferimento avvenne nel novembre del 1831 e fu realizzato dal dott. Pietro Agostinelli, primario medico fin dal 1825, aiutato dal nobile Giuseppe de Bombardini e da pochi volontari, sollevando nelle autorità governative più di una perplessità per le modalità in cui fu realizzato: durante la stagione fredda, nottetempo, e soprattutto senza la necessaria autorizzazione. L’Agostinelli però perdette l’incarico. Tuttavia il consiglio comunale, non potendo più rifare il trasferimento o altro, nel 1832 sancì l’avvenuto insediamento. (Gregoris L, Ronconi G, 2009)
come si presenta oggi la facciata della vecchia chiesa e del vecchio ospedale cittadino
Nell’interno della Chiesa si trovava sull’altare maggiore la pala di San Bonaventura del bassanese Pietro Menegatti (1840); e sull’altare a dx la Mistica visione di S. Pietro d’Alcantara appartenente ad un pittore veneziano del ‘700, (Guida di Bassano del Grappa, 1981) e a sx l’altare dedicato alla Madonna Ausiliatrice (come da verbale della visita del 1895 del vescovo di Vicenza Antonio Feruglio, nota di Ruggero Remonato). Quest’ultimo altare, a vedere l’ultima pala presente (vedi oltre), cambiò poi dedicazione dalla Madonna Ausiliare al Sacro Cuore di Gesù.
Il trasferimento dell’ospedale “vecchio” alla nuova sede di Via dei Lotti, iniziato nel 1993, si è concluso con il trasloco degli ultimi servizi nel 1998.
Nel 2005 il Comune di Bassano del Grappa ha concluso l’iter si acquisizione di tutta l’area dell’ex ospedale dall’Azienda Ulss n. 3 ed è ora in corso un serrato dibattito sul futuro urbanistico e architettonico dell’area. Dal 2010 è utilizzata come teatro.
Dal sito del Comune in data 02-02-2015 trovo “
Interventi di riqualificazione dedicati al portico sud e ai vani posti al piano terra dell’ex ospedale.
L’area d’intervento vede interessata la Chiesa di San Bonaventura denominata anche “Chiesa dell’ospedale”. Il progetto recepisce quanto espresso dalla soprintendenza e prevede lavori di riqualificazione nell’ Ex Chiesa, nel portico a sud e in alcuni vani posti al piano terra dell’area ex ospedale. La particolare posizione logistica rispetto al Centro Storico e rispetto alla stazione dei treni, il buon grado di acustica al suo interno e la mancanza di spazi adeguati per lo svolgimento di attività culturali nella città, ha portato l’Amministrazione Comunale a pensare all’utilizzo dell’ex Chiesa come spazi culturali in considerazione anche della destinazione a sedi di associazioni culturali dell’adiacente edificio (ex portineria pro-Bassano). Il piano terra ospiterà nell’aula dell’ex chiesa una sala polifunzionale di pubblica fruizione, mentre nel restante edificio, lato est, verranno realizzati gli spogliatoi e i servizi igienici. E’ prevista in questa prima fase d’intervento, la ripassatura della copertura della chiesa e del portico a sud, con posa di doppia guaina ardesiata incrociata, la posa di nuove grondaie nonché l’installazione dei sistemi anticaduta. Verrà inoltre riqualificato il campanile per il quale è previsto un rinforzo strutturale. La durata prevista dell’intervento è di 270 giorni con una spesa complessiva di 550.000€ circa.”
Nel 2013 avendo trovato socchiusa la porta d’ingresso ho potuto effettuare le seguenti foto
interno: parete ovest: i resti dei tre altari paliotto marmoreo del grande scultore Danilo Andreose (1922-1987) presente nell’altare maggiore, poco visibile nella immagine precedente; tale opera giovanile del 1948 evidenzia già le grandi capacità dell’artista poi diffusamente espresse
questa è la pala di san Bonaventura che si trovava sopra l’altare centrale
E’ stata recentemente esposta nell’atrio dell’Ospedale San Bassiano e per questo ho potuto fotografarla.
A sx dell’altare maggiore vi era una pala (immagine sopra) rappresentante il Sacro Cuore di Gesù che appare ad una religiosa. Data e autore non trovate. E in dotazione all’Ospedale San Bassiano
Non sono finora riuscito a trovare la tela relativa all’estasi di San Pietro di Alcantara che si trovava sull’altare di dx.
altare realizzato con una certa dovizia architettonica presente nella parete nord;
le due religiose, ai lati della tela con tanti volti di angioletti, sono le fondatrici delle “suore di carità” dette anche “suore di Maria bambina” : la santa Bartolomea Capitanio (13 gennaio 1807 – 28 luglio 1833) e la santa Vincenza Gerosa (29 ottobre 1784 – 20 giugno 1847). Varie persone mi hanno riferito che vi era una nicchia contenente la statuina di Maria bambina.
In mezzo alla parete sud vi è una interessante rappresentazione lignea della crocifissione di Gesù con la Madonna e San Giovanni Battista ai lati della croce, mentre al centro inginocchiata la Maddalena. Una corona di angioletti tra le nuvole conforta Gesù. Questa opera, datata 1933, chiamata il “Calvario” è opera dello scultore Romano Cremasco ( Santorso 23-10-1870 – Schio 29-10-1943) e del figlio Guido ( Schio 20-07-1906 – 07-04-1979).
Qui sotto due immagini di questo stupendo “Calvario”
SOFFITTO
Affresco con Gesù che guarisce gli ammalati, e precisamente guarisce il paralitico , dà la vista ai ciechi, ecc. Il lavoro è del 1943, firmato Dino Menato (Verona 1910 – Vicenza 1985)
Evidenzia già varie zone di degrado pittorico.
NB. se qualcuno ha foto o altro materiale per chiudere le tessere mancanti a questo lavoro, ne sarei veramente grato
Fonti documentali
AA.VV. Guida di Bassano del Grappa, Edizioni Scrimin, Bassano del Grappa, 1981.
Brogliato Bortolo. 750 anni di presenza francescana nel vicentino. Edizioni L.I.E.F., Vicenza, 1982…
Brentari Ottone. Storia di Bassano e del suo territorio. Sante Pozzato, Bassano, 1884.
Gregoris L, Ronconi G. Storia antica e moderna degli Ospedali di Vicenza e Provincia. Editrice Veneta, Vicenza 2009.
it.wikipedia.org
Resentera Gian Paolo (a cura di). Guido Cremasco Scultore (1906-1979). Edizioni Ascledum 1984.
APPROFONDIMENTI
* La diocesi di Milopotamo (in latino: Dioecesis Milopotamensis o Mellipotamensis) è una sede soppressa della Chiesa cattolica. In seguito alla conquista veneziana dell’isola di Creta (1212), furono erette diverse diocesi, tra cui quella di Milopotamo (nell’attuale unità periferica di Retimo), suffraganea dell’arcidiocesi di Candia. La sede fu di fatto soppressa quando gli ottomani conquistarono definitivamente l’isola nel 1669. In seguito Milopotamo divenne per un certo periodo sede vescovile titolare; la sede è stata soppressa nel 1930 a favore di quella di Eleuterna. (da it.wikipedia.org)
* Pietro d’Alcántara, al secolo Juan Garavita (Alcántara, 1499 – Arenas, 18 ottobre 1562), fu un sacerdote spagnolo dell’Ordine dei Frati Minori: da una sua riforma introdotta nella famiglia francescana ebbe origine il ramo degli scalzi. È stato proclamato santo nel 1669 da papa Clemente IX. Suo padre, Pietro Garavita, era il governatore della regione, e sua madre apparteneva alla nobile famiglia dei Sanabia. Dopo aver studiato grammatica e filosofia nella sua città natale, a quattordici anni fu inviato all’Università di Salamanca.
Terminati gli studi, nel 1515 entrò tra i francescani del convento di più Stretta Osservanza a Manxaretes: a ventidue anni fu mandato a fondare una nuova comunità di più Stretta Osservanza a Badajoz. Fu poi ordinato sacerdote nel 1524 e l’anno seguente venne eletto Padre guardiano del convento di Santa Maria degli Angeli a Robredillo.
Divenne un apprezzato predicatore: le sue omelie, ispirate ai libri profetici ed ai libri sapienziali della Bibbia, erano indirizzate preferibilmente alle fasce più umili della popolazione. l ramo riformato dei Frati scalzi possedeva, al tempo in cui Pietro entrò nell’Ordine, oltre ai conventi spagnoli, la Custodia di Santa Maria della Pietà in Portogallo, sottoposta al Generale degli Osservanti.
Dopo essere stato eletto ministro della Provincia di san Gabriele nel 1538, Pietro si mise subito al lavoro. Al capitolo di Plasencia nel 1540, redasse le Costituzioni dei Membri di più Stretta Osservanza, ma l’opposizione ai suoi severi ideali fu tale che egli rinunciò all’incarico di provinciale e si ritirò con Giovanni d’Avila sulle montagne di Arabida, in Portogallo, dove si unì a Padre Martino da Santa Maria che conduceva una vita eremitica in perfetta solitudine. Ben presto, comunque, altri frati si associarono a lui e numerose piccole comunità furono stabilite. Pietro fu scelto come guardiano e maestro dei novizi al convento di Pallais. Nel 1560 queste comunità furono erette nella Provincia di Arabida.
Al suo ritorno in Spagna nel 1553, egli trascorse più di due anni in solitudine, successivamente intraprese un viaggio a piedi nudi fino a Roma ed ottenne il permesso da papa Giulio III di avviare la fondazione di alcuni poveri conventi in Spagna sotto la giurisdizione del Generale dei Conventuali. Conventi furono eretti a Pedrosa, Plasencia ed altrove: nel 1556 questi conventi furono raggruppati in un commissariato e Pietro ne fu il superiore; nel 1561 composero una vera Provincia, con il titolo di San Giuseppe.
Senza essere scoraggiato dall’opposizione e dagli insuccessi che i suoi sforzi di riformatore avevano incontrato nella Provincia di San Gabriele, Pietro redasse le costituzioni della nuova Provincia con una severità persino più rigorosa. La riforma si diffuse con rapidità nelle altre province di Spagna e Portogallo.
Nel 1562 la provincia di San Giuseppe fu posta sotto la giurisdizione del Generale degli Osservanti e due nuove custodie furono formate: quella di San Giovanni Battista a Valencia e quella di San Simone in Galizia. Tra gli ammiratori e i sostenitori dell’opera di Pietro, vanno ricordati anche san Francesco Borgia, san Giovanni d’Avila e il Venerabile Luigi di Granata.
Appoggiò Teresa d’Avila nella sua opera di riforma dell’Ordine Carmelitano. Fu proprio una lettera di Pietro del 14 aprile 1562 ad incoraggiare Teresa a fondare il suo primo convento ad Avila, il 24 agosto di quello stesso anno. L’Autobiografia di Teresa è la fonte di molte informazioni e leggende devozionali concernenti la vita, l’azione, i “doni soprannaturali di miracoli” e profezia di Pietro. Oltre alle Costituzioni dei Membri di più Stretta Osservanza e molte lettere a contenuto spirituale, indirizzate specialmente a Teresa, compose un breve trattato sulla preghiera, tradotto in diverse lingue.
Papa Leone XIII, con la bolla Felicitate quidam (4 ottobre 1897), riunì gli Alcantarini ed altre famiglie francescane nell’Ordine dei Frati Minori (O.F.M.): il ramo femminile della riforma (suore francescane Alcantarine, approvate nel 1874) è tuttora fiorente.
Fu beatificato da papa Gregorio XV il 18 aprile 1622; il 28 aprile 1669 papa Clemente IX lo iscrisse nel numero dei santi: durante la stessa cerimonia venne canonizzata anche santa Maria Maddalena de’ Pazzi.
Nel 1826 Pietro di Alcántara fu nominato patrono del Brasile, e nel 1962 (in occasione del quarto centenario della sua morte), dell’Estremadura.
La sua memoria liturgica era fissata al giorno 19 ottobre, ma dal 1969, con la riforma del calendario dei santi operata da papa Paolo VI, il suo culto è stato limitato ai calendari locali e delle famiglie religiose.
Nell’iconografia il Santo è stato rappresentato, insieme a san Pasquale Baylon, in ginocchio ai piedi della Madonna del Pozzo; questo perché a partire dalla metà del Settecento i frati alcantarini presenti nel sud Italia, nei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie, erano impegnati nella diffusione del culto della Madonna del Pozzo di Capurso. Abbinando i due maggiori Santi dell’ordine alla Vergine del Pozzo, gli alcantarini diffondevano il culto in ogni posto dove erano presenti.(da it.wikipedia.org)