LA NUOVA CHIESA DI SANT’EUSEBIO
di Vasco Bordignon
Alla fine degli anni ’60, all’interno della poplazione della parrocchia di Sant’Eusebio, iniziava a diffondersi l’idea di avere nella zona più popolosa una chiesa nuova, moderna, con strutture di facile accesso, caratteristiche ormai obsolete da parte della Pieve, posizionata certo in una posizione da cartolina, ma raggiungibile con una certa difficoltà e pressochè priva di strutture capaci di soddisfare le nuove esigenze della catechesi, delle nuove norme del Concilio Vaticano II. L’idea di una nuova chiesa si concretizzò nel 1974 con l’iscrizione inserita nella prima pietra delle nuove opere parrocchiali.
Note sulla nuova chiesa da parte del progettista Giuseppe Dalla Massara
Fu una struttura architettonica modellata sulla creta la mia prima proposta per S. Eusebio. Era il 1971 e quel modellino doveva essere scelto tra altri per soddisfare quelle esigenze che la parrocchia da tempo maturava. Le polemiche che seguono, specie nei nostri giorni, la costruzione di una nuova chiesa vanno bene al di là dell’afflato religioso o dell’emotività che la chiesa moderna possa o, meno provocare. La vecchia chiesa di S. Eusebio domina con ragionevole orgoglio la vallata del Brenta in coincidenza dell’imboccatura della Valsugana, ma le nuove esigenze hanno portato i suoi fedeli verso la pianura e la Chiesa evidentemente doveva trovare ancora la forza di rimanere tra loro. A questo vada sommata la fiducia della popolazione stessa che un nuovo centro parrocchiale oltre che divenire finalmente un vero nodo o cardine per tutte quelle varie frazioni e contrade che caratterizzano quest’angolo bassanese, potesse anche essere il via per la realizzazione di un centro comunitario più organico. La soluzione quindi del tema si presentava indubbiamente ardua sin dall’inizio, constatato che l’area prescelta, se da una parte risolveva le problematiche socio-funzionali, dall’altra andava ad intaccare un’area ancora scevra da inurbamenti e per di più caratterizzata da un contesto ambientale tra i più delicati del Bassanese. Le tonde colline di Privà, il Brenta nel suo alveo naturale, l’importante villa Michiel e il suo parco erano e sono le non indifferenti emergenze che circondavano e circondano l’area prescelta. A queste si aggiungano ancora le propaggini del massiccio del Grappa e ancora la piccola area di scavi romani da una parte, la settecentesca Villa Fietta dall’altra e i muretti in ciottolo che qui ti seguono e ti accompagnano dappertutto e il vento che soffia dalla valle e la gente che qui si ferma ancora fuori della porta dell’osteria il giorno di domenica. Queste furono le invarianti che dettero vita alla prima proposta e le stesse sono rimaste valide per il successivo progetto che ora abbiamo completato. Una modestia del volume architettonico, specie in altezza, adagiato sul terreno naturale, la fruizione del verde circostante, il profilo dei monti partecipi dell’architettura e architettura loro stessi, e il muro in ciottolo rubato da quelle vicine recinzioni, questi gli elementi caratterizzanti della nuova fabbrica. Il terreno su cui si è costruito è in leggero ma costante declino dalla strada pedemontana verso il Brenta e infatti si dovrà scendere alla chiesa e si scende ancora una volta dentro. Sopra i muri, le grandi superfici vetrate mettono in evidenza la comunione della natura con l’architettura, bloccata dalle linee tese della copertura. In tanta tensione poi, alcuni momenti di rilassamento, il desiderio di motivi emozionali. Qualcuno ha detto che nelle chiese moderne non si può pregare. Qui a S. Eusebio hanno chiesto una chiesa dove pregare e agire. A questo hanno mirato i nostri intenti.
L’ESTERNO DELLA CHIESAlato ovest
lato ovest parte superiore con ampie aprture e parte inferiore con i sassi del fiume Brenta
dettaglio
zona ingresso della chiesa – la grande croce
la grande croce in ferro battuto dialogante con la vecchia Pieve (opera di Roberto Lanaro), dimensioni 400×150 cm. circa )
dettaglio
lato est in continuità con canonica e altre strutture per le attività pastorali
INTERNO DELLA CHIESAper entrare in chiesa è necessario aprire questa porta del tutto particolare caratterizzata da una marea di dadi lignei della stessa misura
LA PAVIMENTAZIONE
Appena entrati restiamo un po’ perplessi dalla luce proveniente dall’esterno e dalla luminosità della pavimentazione, caratterizzata da un policromatismo del materiale utilizzato (piastrelle ceramiche in gres porcellanato), materiale che segue pari pari sia lo sviluppo dei banchi lignei dei fedeli sia la lenta discesa dall’entrata fino al presbiterio.VISIONE D’INSIEME
appena entrati siamo coinvolti dalla struttura dell’aula: è divisa in tre settori degradanti verso il “presbiterio” uno a sinistra, uno al centro ed uno a destra con una pavimentazione circolare di vari colori. In questa immagine si vede la statua della Madonna e si intravvede il Cristo crocefisso nella parte più bassa a sinistra.
PROSEGUIAMO IL NOSTRO PERCORSO DALL’ALTO VERSO IL BASSO
Dopo qualche secondo di assuefazione, a sinistra si vede il fonte battesimale a forma di vasca in marmo rosso di Verona con incisione del nome dell’allora parroco, don Gino Prandina, autore egli stesso del disegno; mentre nella parte posteriore vi è inciso Josepho Dalla Massara, autore altresì , su disegno, di tutte le opere di arredo e di finitura. Dimensioni : altezza 99 cm, diametro maggiore 95 cm.
NB. Nella narrazione di questa Chiesa incontreremo più volte l’arciprete Gino Prandina, dove ha svolto la sua missione sacertotale dal 1996 al 2005. Don Gino ha avuto sempre un “debole” per l’arte, soprattutto religiosa arricchendo di significative opere anche questa chiesa.Dipinto “La Sacra Famiglia”, opera di Sonia Petri (pittrice dilettante), posizionata dietro il fonte battesimale. Dimensioni: 100 x 70 cm
Confessionali posizionati obliquamente
questa immagine, oltre a vedere una piccola zona pavimentaria tra le due file di banchi, vuole sottolineare la presenza delle numerose vetrate che permettono un legame visivo con la vecchia Pieve.
vi è quindi certamente un cordone ombellicaie
UN LAMPADARIO DEL TUTTO PARTICOLAREguardando verso l’alto vediamo un reticolo di tubicini di ferro cotto (5 mm di diametro) che si diramano su tutte le parti portando “in grembo” i fili elettrici
come sopra
che poi sbocciano in una bianca lampadina. Questo “lampadario” è opera dello scultore Roberto Lanaro di Molvena
LE STATUE DELLA CHIESA
LA STATUA DI GESU’ RISORTO “REDEMPTOR
AUTORE dell’opera è Paul Moroder. Questa scultura è stata progettata e scolpita nel 1995 da un blocco di legno di tiglio, rifinita poi con pigmenti naturali a secco, nel 1995 L’opera è stata esposta alla Biennale Nazionale di Torre del Greco (Napoli) e le è stata conferita la Medaglia del Vaticano del Papa Giovanni Paolo II. L’opera venne vista e poi prosposta al consiglio pastorale dall’allora parroco Don Gino Prandina, e quindi acquistata. La troviamo nella parete del presbiterio. Dimensioni 185x100x30 cm.
LA STATUA DELLA MADONNA ASSUNTA IN CIELONel 1998 sempre il parroco don Gino Prandina e la comunità parrocchiale di Sant’Eusebio diedero l’incarico a Paul Moroder per una scultura della Vergine Maria Assunta. Lo scultore ha utilizzato un blocco di legno di tiglio e rifinito con pigmenti naturali a secco. Dimensioni: 179x80x30 cm. E’ esposta appena entrati in chiesa
IL PRESBITERIO
Il presbiterio lo troviamo alla fine della nostra discesa sulla destra. E’ caratterizzato da sinisttra verso destra da una grande croce bianca cui fa seguito il tabernacolo posto all’interno di un “muro” di pietre del fiume Brenta, quindi la scultura di Gesù risorto. In una posizione più avanzata, centralmente, vi è l’altare e a breve distanza l’ambone.
questo altare è un blocco di marmo lavorato (verosimilmente Biancone di Pove) con queste dimensioni: 90x235x80 cm .
Questo è l’ambone, da dove viene letta la parola di Dio. E’ sempre in Biancone di Pove. Dimensioni: 105x30x35 cm. Sia l’ambone che l’altare sono opera dei fratelli Todesco di Solagna
IL TABERNACOLO
dettaglio della parte centrale
LA VETRATA ARTISTICA nella parete estE’ opera dell’artista Angiolo Montagna di Cornedo (Vi)
Lungo questa parete est, sotto la grande vetrata artistica, si snodano due lunghe righe (in latino) sulla storia religiosa di questa chiesa: dapprima sulla sua dedicazione alla Madonna Maria Assunta in Cielo da parte del Vescovo vicentino Onisto Arnoldo ((1971-1988) e nella seconda riga sulla sua solenne consacrazione del 7 dicembre 1988 da partel Vesovo vicentino Pietro Nonis (1988-2003).
LA VIA CRUCIS
Prima stazione – Gesù condannato a morte
Seconda stazione – Gesù è caricato della Croce Terza stazione – Gesù cade la prima volta
Quarta stazione – Gesù incontra Maria sua madre
Quinta stazione – Gesù aiutato dal Cireneo
Sesta stazione – Veronica asciuga il volto di Gesù
Settima stazione: Gesù cade la seconda volta
Ottava stazione – Gesù incontra le pie donne
Nona stazione – Gesù cade la terza volta
Decima stazione – Gesù spogliato delle vesti
Undicesima stazione – Gesù inchiodato in croce
Dodicesima stazione: Gesù muore in croce
Tredicesima stazione: Gesù deposto dalla croce
Quattordicesima stazione – Gesù posto nel sepolcro
Questa Via Crucis è copia cartonata, su supporto metallico, di quella originale olio su tela di Fratel Venzo realizzata nel 1967 per la Chiesa dei SS Nazareno e Celso di Prospiano, frazione di Gorla Minore, provincia di Varese. Si deve sottolineare anche come Fratel Venzo utilizzi formati di vari grandezza.
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Alcune note biografiche degli artisti citati
Lanaro Roberto è nato a Molvena (Vicenza), dove tuttora risiede, il 26 settembre 1946. Nell’officina paterna – dove si sono succedute intere generazioni della medesima famiglia di fabbri fin dal 1706, data che egli ricorda incisa su una grande forgia a mantice – apprende tutti i segreti del mestiere, tanto da riuscire a portare l’arte della scultura del ferro ad una delle sue espressioni più alte. Dopo la Scuola Professionale d’Arte, per quattro anni seguì i corsi di scultura presso l’Accademia d’Arte di Salisburgo conseguendo il primo premio alle prove finali dei corsi del 1974 e del 1976. Frequentò poi all’Accademia di Venezia lo scultore Alberto Viani. Dagli anni ’70 in poi ha realizzato numerose esposizioni sia personali che collettive in Italia e all’estero: Firenze, Roma, Venezia, Padova, Vicenza, Gubbio, Milano, Brescia, Verona, Torino, Salisburgo, Vienna, Tokio, Parigi e altre città della Francia. Nel 1986 iniziò un profondo sodalizio con il filosofo Dino Formaggio, attraverso il quale riuscì a superare la pura materia per elevarla ad una formulazione poetica. Nel 2011 è stata pubblicata dall’editore Giorgio Mondadori una sua monografia con saggi di vari importanti critici d’Arte.
Montagna Angiolo nacque a Cornedo Vicentino il 22 febbraio 1920 da Patrizio, agente di commercio, e da Rosina, veronese di San Bonifacio. Fin da piccolo manifestò una spiccata attitudine per il disegno. Incoraggiato dalla madre e dalla sorella Iride, che ne comprendevano le forti motivazioni, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove insegnavano Giorgio Morandi e Virgilio Guidi. Poi passò a Venezia dove si diplomò nel 1947 sotto la guida di Bruno Saetti. Alla fine degli anni Quaranta, in omaggio alla tradizione toscana, corresse il nome di battesimo Angelo in Angiolo. Nel 1945 espose per la prima volta a Vicenza. Nel 1951 è tra i fondatori del Calibano, il circolo vicentino che riuniva giovani intellettuali che si proponevano di rinnovare l’asfittico ambiente vicentino. Nel 1959 venne premiato alla Biennale di Verona. Nel 1964 ottenne ad Ancona il Premio RAI-TV. Nel 1983 realizzò una personale alla 6^ Biennale Triveneta delle Arti a Villa Siemens Contarini di Piazzola sul Brenta. Negli anni Settanta e Ottanta realizzò mosaici, vetrate, decorazioni murali per edifici pubblici e di culto in Italia e all’estero. Abilitato all’insegnamento del Disegno insegnò all’Istituto Statale V. E. Marzotto, alla Scuola Media e al Liceo Artistico di Valdagno Morì a Cornedo il 25 gennaio 1998.
Moroder Paul è nato il 13 giugno 1964 ad Ortisei, dove attualmente vive e lavora. Ha iniziato a scolpire a 15 anni nella bottega di suo padre, lo scultore accademico Enrico Moroder Doss, mentre frequentava l’istituto d’Arte di Ortisei, perfezionandosi poi a Chicago negli Stati Uniti …. L’ideazione plastica riceve valore cromatico e ritmo chiaroscuro: Moroder accosta i timbri rilucenti del bronzo e quelli garbati e silenti della pietra; il risultato è una creazione armoniosa d’inaspettata vivezza, ma rispettosa sempre e comunque dell’originaria tradizione iconografica. (D. Serafini). Per ogni nucleo plastico l’attenzione di Paul Moroder è sempre volta a non impadronirsi di troppo spazio, a non governare di senso artificioso e retorico le proprie opere, per non sottrarre l’importanza al compito per il quale attendono, ovvero di compendiare e chiarire la lettura degli assunti per cui sono preposte. Paul Moroder ne onora l’uso, le sigilla di convenienza e decoro, le sostanzia di lirica compostezza e di sincero sentimento e le incorona, in perfetta tecnica e superba fattura, di bellezza assoluta. (G. Prandina). Le sue opere sono collocate in diversi luoghi sacri e in ambienti di ciclo urbano, piazze, parchi e ambienti privati. I materiali da lui più usati sono legno, bronzo, pietra e vetro cristallo. Ultimamente si dedica anche alla pittura. Nella sua attività artistica ha acquisito diversi premi e onoranze di riconoscimento tra cui la medaglia del Papa Giovanni Paolo II e del Presidente della Repubblica Italiana. Numerose sono le sue realizzazioni.
VENZO Mario ( poi FRATEL VENZO) nacque a Rossano Veneto il 14 febbraio 1900 e morì a Gallarate il 1° settembre 198. Figlio di Alfonso Venzo (proprietario di una filanda di seta) e di Teresa Sartori, rimase a Rossano Veneto (VI) fino al 1920, poi si trasferì a Venezia , per frequentare i corsi della Scuola Libera di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1925 si recò a Parigi per vivere l’atmosfera di grande fermento artistico della capitale francese. Nei primi anni visse da bohemien a Montparnasse, e conobbe la fame, la fatica e la povertà, ma anche alcuni pittori italiani come Tozzi, De Pisis, Garry Moro, con i quali allestì alcune mostre collettive. Nel 1939 iniziò ad essere apprezzato e realizzò alcune mostre personali (alla galleria Adam, alla galleria Carmine ed al Salon des Artists Indipendendants. Ogni estate tornava a Rossano Veneto per ritrovare amici e parenti, nonché per continuare gli studi presso l’Accademia. Nel luglio 1937 un sacerdote scalabriniano lo incontrò nel suo studio a Parigi per consegnagli una lettera dei suoi famigliari. Iniziò a frequentare la Missione Italiana e l’Opera di San Vincenzo De Paoli. Nel 1940 tornò in Italia spinto da una vocazione religiosa che lo indusse ad entrate nella Compagnia di Gesù. Trascorse gli anni del Noviziato a Lonigo (VI) e nel gennaio del 1941 divenne “Fratello Coadiutore”. Gli venne proposto il compito di copiare con fedeltà vecchie immagini religiose, senza margini di creattività, ma lui preferì deporre colori e pennelli e svolgere le mansioni più umili, tra le quali quelle di aiuto-refettoriere. A seguito di una grave crisi (1945) gli fu permesso di riprendere a dipingere. Dal 1948 ricominciò a partecipare alla vita artistica, esponendo in Italia,Francia, Germania, Svizzera, Principato di Monaco. Nel 1951 emise i 4 voti della Compagnia e divenne Fratello Gesuita fino alla morte. Nel 1954 riscosse grande successo una sua personale al Museo Nazionale d’Arte diRio de Janeiro. Il viaggio in Brasile impresse una svolta alla sua pittura. Con l’aiuto di Padre Gian Vittorio Cappelletto organizzò numerose personali ed espose, tra l’altro, a Vicenza, Torino, Trieste, Treviso, Gorizia, Brescia, Milano, Trento, Berna, Zurigo, Bolzano eGenova. Nel 1962 lasciò Lonigo e venne trasferito a Gallarate presso l’Aloisianum, dove trovò un ambiente più adatto alla sua ispirazione artistica. Nel 1975 effettuò il suo primo viaggio in Colombia, dove tornerà per diversi anni, anche al fine di curare i dolori al trigemino. Nel 1976 espose a New York . Nel 1986 venne allestita una Personale alla Galleria della Biblioteca di Leone XIII a Milano e nel 1987 a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta. Morì il 1º settembre 1989 a Gallarate, presso l’Aloisianum, ormai autore di oltre 2000 tele, di cui 200 a soggetto religioso.
********** pubblicato il 25 settembre 2022