BASSANO DEL GRAPPA – LA PIEVE DI SANT’EUSEBIO

LA PIEVE DI SANT’EUSEBIO

di Vasco Bordignon

SANT’EUSEBIO – biografia

Secondo la tradizione agiografica Eusebio nascee in Sardegna  nel 283 c. e muore a Vercelli il 1° agosto 371.  Arriva in gioventù dalla nativa Sardegna a Roma, segue gli studi ecclesiastici e si fa apprezzare da papa Giulio I, che verso il 345 lo nomina vescovo di Vercelli: è il primo vescovo del Piemonte. Qui stabilisce per sé e per i suoi preti l’obbligo della vita in comune, collegando l’evangelizzazione con lo stile monastico. Ora i cristiani, non più perseguitati, cominciano a litigare tra loro: da una parte, quelli che seguono la dottrina del concilio di Nicea (325) sul Figlio di Dio, “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”; dall’altra, i seguaci dell’arianesimo, che nel Figlio vede una creatura, per quanto eminente. Con l’appoggio della corte imperiale, gli ariani hanno il sopravvento in molte regioni, e faranno esiliare per cinque volte il più energico sostenitore della dottrina nicena: Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto, ammirato da Eusebio che l’ha conosciuto a Roma.
Annullato il secondo suo esilio, un concilio ad Arles (Francia), con decisione illegale, condanna Atanasio per la terza volta. Allora il papa Liberio manda all’imperatore Costanzo (figlio di Costanzo il Grande) appunto Eusebio, già suo compagno di studi, con Lucifero, vescovo di Cagliari. Ed essi ottengono di rimettere la questione a un nuovo concilio, che si riunisce nel 355 a Milano, dove viene anche il sovrano. E subito si riparla di condannare ed esiliare Atanasio. Replica lucidamente Eusebio: prima di esaminare i casi personali, mettiamoci piuttosto tutti d’accordo sui problemi generali di fede, firmando uno per uno il Credo di Nicea. Una proposta ragionevole, che però scatena il tumulto tra i vescovi e un altro tumulto dei fedeli contro i vescovi. Costanzo fa proseguire i lavori nella residenza imperiale (senza i fedeli) e tutti approvano la ri-condanna di Atanasio. Tutti meno tre: Eusebio, Lucifero, e Dionigi, vescovo di Milano. Questi non cedono, e Costanzo li esilia.
Eusebio viene mandato a Scitopoli di Palestina, e di lì scrive ai suoi vercellesi una lettera giunta fino a noi. Poi è trasferito in Cappadocia (Asia Minore) e poi nella Tebaide egiziana. Nel 361, morto l’imperatore Costanzo, si revocano le condanne: Atanasio torna ad Alessandria e indice un concilio, presente anche Eusebio, che poi però non torna subito a Vercelli: lo chiamano ad Antiochia di Siria, dove l’estremismo del vescovo Lucifero fa litigare i cattolici tra di loro. Ritrova infine Vercelli nel 362. Studia, scrive, riprende l’evangelizzazione delle campagne, istituisce la diocesi di Tortona. Ma si spinge anche in Gallia, insediando un vescovo a Embrun. La tradizione lo considera pure fondatore di due illustri santuari: quello di Oropa (Biella) e di Crea (Alessandria). La morte lo coglie nella sua città episcopale, che ne custodisce tuttora le reliquie nel Duomo. (da www.santiebeati.it)

LA PIEVE DI SANT’EUSEBIO – NOTE STORICHE

Ii primo riferimento della Pieve di Sant’Eusebio in hora Colli apud terram ecclesiae Sancti Eusebii   è contenuto nel “ Regestum possesionum” dei beni del Comune di Vicenza” iniziato nel 1260, essendo podestà di questa città Giovanni Gradenigo e terminato nel 1262, essendo podestà Aicardino Litolfi. Tale Registro è un manoscritto pergamenaceo, composto di numerosi fogli scritti sulle due facciate. In esso vengono elencati tutti i beni immobili posseduti dai da Romano nel territorio vicentino, confiscati per ordine del Comune di Vicenza dopo la morte di Ezzelino IV detto il tiranno avvenuta nel 1259 e del fratello Alberico assieme a tutta la sua famiglia avvenuta nel 1260. Nel documento la chiesa è definita “matrice”, da cui dipendevano  quelle di San Michele, di San Giorgio, il romitorio annesso all’ospizio della SS.Trinità.

Nelle “Rationes decimarum” del 1297 Sant’Eusebio è registrata come unica chiesa pievana dell’area.

Nel XV secolo (da 1401 a 1500) la Pieve di Sant’Eusebio iniziò a perdere progressivamente parte della sua comunità verso l’antica chiesa ospitariera della Trinità, tanto che nel 1569 gli uomini di Angarano si riunirono in assemblea per chiedere al vescovo di Vicenza di portare  la chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio alla chiesa della SS. Trinità.

All’inizio del XVI secolo  (1501-1600) la presenza dell’arciprete a Santa Trinità era saltuaria e occasionale, mentre dal XVII secolo divenne pressochè definitiva fino al 1616, suscitanto vari e ripetuti dissapori presso gli abitanti di Sant’Eusebio tanto che intervenne il vescovo Dionisio Dolfin che emanò un decreto con il quale venivano stabiliti i giorni nei quiali il parroco doveva celebrare personalmente nella chiesa parrocchiale, e precisato che egli non poteva amministrare l’eucarestia alla  SS. Trinità se prima non avesse celebrato la Messa e amministrato il SS. Sacramento a S. Eusebio. Questa situazione venne stigmatizzata dalla lapide presente nella facciata sud della chiesa di Sant’Eusebio. (vedi oltre)

Il 25 febbraio 1695 si abbattè anche in questa zona gli effetti del disastroso terremoto detto di Santa Costanza con danneggiamento del campanile della Pieve tanto da doverlo rifabbricare. Ma nel corso dei lavori l’armatura rovinò sul tetto della chiesa creando ulteriori danni accentuando il degrado dell’edificio.

Nel 1739, vista questa situazione, il parroco  della Trinità  responsabile anche della Pieve di Sant’Eusebio, si avvalse probabilmente dell’arch. Giovanni Miazzi, già incaricato dell rifacimento della vecchia chiesa della Trinità,  per ricostruire anche la vecchia chiesa ormai in grave stato .

Nel 1760 i lavori furono terminati e  la nuova chiesa venne consacrata il 27 luglio 1761. Questa chiesa sostanzialmente è quella che oggi vediamo. 

L’ESTERNOla Pieve vista in un autunno

La Pieve si trova sulle pendici della collina dal nome di Privà e di Sisiello. L’attuale costruzione rappresenta la somma di vari pluriennali intertventi di restauro, da quello più significativo terminato nel 1995 a quello recente  del 2014 sulla facciata principale e su quella a sud.

LA FACCIATA e IL SUO RESTAUROLa facciata o prospetto principale, volto ad est, presenta rigorosi canoni geometrici che si ripetono nelle misure dell’aula (vedi oltre). E’ caratterizzata da doppio ordine di colonne, dorico sotto e  ionico sopra,  ed ha un rosone od oculo trilobato. Termina con un leggero timpano.Il sagrato in acciottolato è delimitato da normali muri di contenimento, ed è preceduto da una scala in pietra che lo raccorda al piazzale sottostante.  Questa facciata nel 2014 è stata oggetto di un significativo restauro con una pulizia generale, ripristino degli intonaci e nuova pittura con prodotti protettivi. Le varie lesioni presenti sono state “suturate” con barre di carbonio incrociate e inserite in profondità nella muratura. A metà facciata è stata ripristinata la lunga scritta che era diventata nel tempo assai sfumata e a tratti illeggibile.

LA PARETE MERIDIONALE o A SUD vista nel suo insieme – da notare la presenza della sacrestia, adossata alla parete;  a metà altezza vi è una meridiana Sacrestia,  esterno: a metà circa la meridiana (sottostante)E’ caratterizzata dalla presenza di tre decorazioni al di sopra del portale d’ingresso: due figure di santi, una grande croce e ed uno stemma episcopale. Anch’essa è stata sottoposta a restauro conservativo nel 2014. la medesima ingrandita

Al centro sopra il portale vi è lo stemma secentesco del vescovo Dionisio Dolfin  (dal 1606 al 1626) caratterizzato da accesi toni di rosso, giallo, blu e bianco titanio. Al di sopra dello stemma una grande croce latina di colore giallo ocra e terra bruciata che vuol significare una netta divisione, pur simbolica, tra lo stemma e le due figure a lato: quella di sinistra  rappresenta Sant’Eusebio con mitra e solenne piviale in oro e reliquiario tra le mani, e quella di destra  che rappresenta un giovane San Giovanni con lunghi capelli riccioluti, la veste verde e il Vangelo in mano. Sono proprio i due santi dipinti nella pala d’altare. (da restauro del 2015)

DOM / QUOD SENTENTIAE MDCXVI / ET MDCCLVII. X.JANUARII / CIRCA PAROCHI MINISTERUM / LATAE A Q(UONDA)M VICENTINIS EPISCOPIS / IN SUO ROBORE MANEANT /PENITUS PERPETUO OBSERVANDE / CAUTUM FUIT / SINDICORUM T(ERRAE) F(ERMAE) DECRETO / IN RESIDENTIA BASSANI/ ANNO A PARTU VIRGINIS/ MDCLXXVI. XVIII. MENSIS IANUARII

A DIO OTTIMO E MASSIMO
CHE LE SENTENZE (DEL) 1616, 10 GENNAIO
RELATIVAMENTE AL MINISTERO DEL PARROCO
DEVONO RESTARE IN VIGORE
CIO’ FU COSA PRUDENTE
SECONDO IL DECRETO SUPREMO DEI SINDACI DI TERRAFERMA
1676, 18 GENNAIO

La lapide, con lo stemma del vescovo di Vicenza Dolfin,  assume
particolare importanta nella storia delle comunità di Angarano
(Santissima Trinità) nei riguardi della chiesa matrice di
Sant’Eusebio. i Vescovi hanno sempre riconosciuto questa situazione sebbe, col tempo, la comunità della Santissma Trinità sia cresciuta molto più numerosa di S. Eusebio. La messa principale resta a Sant’Eusebio e i Sindici Inquisitori di Terraferma, giudici civili inviati a Venezia, hanno confermato il privilegio.
Ovviamente si dovette attendere la caduta di Venezia del 1797 per
operare l’aggiramento del decreto con buona pace di tutti e con la
creazione della seconda parrocchia.

(TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEL PROF. GABRIELE FARRONATO)

IL CAMPANILE

E’ addossato al lato nord con cuspide in cotto su basamento ottagonale

L’INTERNO della PIEVE

VISIONE D’INSIEMEinterno lato ovest (grandangolo)interno lato est   (grandangolo) 

CARATTERISTICHE DELL’AULA (la zona compresa tra la facciata e il presbiterio). E’ organizzata secondo il canone di un quadrato di metri sei di lato. Sei sono i quadrati della pianta, a cui si aggiunge un altro quadrato che forma il presbiterio sempre con il lato di metri sei. Se poi osserviamo la facciata interna che evidentemente ripete i motivi della parete su cui si apre il coro, vediamo che la distanza tra i plinti delle lesene corrisponde all’altezza delle lesene: dal cornicione si alza l’arco a tutto sesto che evidentemente avrà un diametro in larghezza di metri sei e un raggio in altezza di metri tre. E’ questa la media armonica proporzionale. (da Remo Sciavo).

IL NOSTRO PERCORSO PARTE DALL’INGRESSO DELLA PIEVE E PROSEGUENDO VERSO IL PRESBITERIO ILLUSTREREMO TUTTO CIO’ CHE INCONTRIAMO

CANTORIA OD ORCHESTRA

A sinistra una scala  metallica consente di raggiungere la cantoria e l’organo. Quattro mensole sostengono la sinuosa cantoria piacevolmente decorata. L’organo è sospeso sotto l’arco permettendo alla volta di realizzare un perfetta cassa di risonanza.la cantoria con le sue decorazioni e le canne dellìorganoin evidenza la decorazione centrale e una delle due decorazioni (uguali)  ai lati della decorazione centrale

L’ORGANO E LA SUA STORIA

Il 17 settembre 2005 vi è stato un concerto che inaugurava il “nuovo “ organo della Pieve di Sant’Eusebio, organo di un anonimo di area veneta del secolo XVII, dopo il restauro eseguito da Barthélémy Formentelli, prestigioso organaro di Verona. Tale restauro è stato vivamente promosso dall’arciprete don Gino Prandina e realizzato con l’ingente contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona.

Barthélemy Formentelli è nato nel 1939 a Courquetaine, nelle vicinanze di Chaumes-en-Brie, da genitori italiani provenienti dalla Valcamonica. Il Parroco del villaggio natale, il Canonico Marcel Thomas gli impartì i primi rudimenti del Canto e della tastiera. All’età di quattordici anni decise di divenire ad ogni costo Organaro. Dopo due anni di apprendistato tradizionale di falegnameria a Parigi, entrò  nell’antica Ditta Gonzalez dove rimase 7 anni a stretto contatto con ultimi maestri organari depositari della tradizione e poi due anni con i Maestri organari Hartmann e Bougarel. In seguito intraprese il Grand Tour italiano alla ricerca delle ricchezze strumentali dimenticate o disconosciute dei grandi strumenti del passato che gli rivelarono le sonorità argentine da lui inconsciamente immaginate e desiderate. Questa ricerca lo portò agli inizi del 1964 ad istallarsi nel cuore della Valpolicella. A tutt’oggi ha restaurato o costruito circa 300 organi, 120 clavicembali, più di 20 fortepiani oltre a virginali, spinette, clavocordi, regali, organetti e piani automatici, organi orologio etc…

Di questo organo si hanno poche notizie a partire dal XIX secolo. I fratelli Giacobbi nel 1874 ampliavano uno strumento più antico che poteva essere nato lì. Ma che con ogni probabilità era stato acquistato d’occasione, non si sa quando né dove. L’intervento dei Giacobbi è documentato da una scritta rinvenuta all’interno dello strumento, che recita così:” Cavallini Bortolo fabbriciere fece fare l’aggiunta nel 1873 – Fabbricatori Giacobbi fratelli di Bassano 20 giugno 1874”. Due ricevute di Lire 12 conservate nell’Archivio parrocchiale, una del 1888 e l’altra del 1899 attestano che gli stessi Giacobbi tennero l’organo accordato ed efficiente per lungo periodo.

Poi negli anni ’30 entrò in questa storia Rodolfo Guerrini: piaceva molto ai preti perché per pochi soldi rimetteva gli “organi veci” in condizione di suonare. Di questo personaggio non si hanno notizie scritte della sua attività, anche se si contano a decine i suoi interventi anche lontano da casa, tutti disastrosi, come successe con il nostro organo. In qualche modo l’organo riprese a suonare e fu collaudato e inaugurato. Continuò ad emettere qualche suono fino ad una ventina di anni fa, quando in occasione dei lavori di restauro della chiesa si riempì di calcinacci e si spense di tutto. (dal libretto della inaugurazione del 2005)

CONFESSIONALI

I CONFESSIONALI  sono situati tra la parete d’ingreso e la parete nord sia a destra che a sinistra, sono in legno e hanno una struttura quasi artistica, come si vede nella immagine sottostantevisione d’insiemeconfessionale di destra, quello di sinistra è identico

REPERTI ARCHEOLOGICI

A breve distanza dai confessionali si apre sia a destra che a sinistra  una grande  vetrata attraverso la quale possiamo vedere vari reperti archeologici ritrovati negli anni 1993-95 ; reperti che riguardano vecchie murature, la presenza di un edificio preesistente caratterizzato da una struttura biabsidata collocata a poca distanza dall’attuale portone d’ingresso; e dall’inversione dell’orientamento della attuale pieve,  e anche di reperti mortuari antichi, ecc.

Alcuni reperti  hanno dato luogo ad ipotesi della presenza della Pieve di Sant’Eusebio già tra il VII secolo (quindi in piena età longobarda) e il X secolo  perchè la costruzione primitiva, trovata dagli scavi, si  situa ad una notevole profondità dall’attuale livello della pavimentazione. Alcuni argomenti religiosi come la conversione al cattolicesimo dei longobardi e la dedicazione di alcune cappelle a Santi o Dogmi  venerati dagli stessi longobardi, come Sant’Eusebio, SS. Trinità e San Giorgio nel territorio di Angarano, sarebbero in sintonia con la datazione del VII – VIII secolo.biabside (da Quaderni di Archeologia del Veneto – XI 1995 – Giunta Reg. Venetaimmagine di strutture archeologiche  presenti in Pieveimmagine di strutture murarie antiche (presente in Pieve)

IL PULPITO

Proseguendo troviamo l’alto pulpito scoperto e cupolato che  si trova, a destra,  esattamente alla metà della navata tra due lesene o semicolonne.

lapide della consacrazione della chiesa

Giunti a metà percorso è opportuno  fermarsi  e alzare lo sguardo verso il soffitto per ammirare il grande affresco.

IL GRANDE AFFRESCO DEL SOFFITTO

Rappresenta l’Assunzione della Madonna. E’ opera del 1768   del veronese Giorgio Anselmi (nato nel 1729 a Badia Calavena provincia di Verona e morto il 30 marzo 1797 a Lendinara, provincia di Rovigo. Remo Schiavo lo descrive così ” dal basso tono degli Apostoli attorno al sepolcro scoperchiato al turbine di Angeli che circondano Maria, fino alla Trinità che si libra alta nei cieli è un continuo schiarirsi della tavolozza nei manti svolazzanti celesti e rosa e nelle nuvole che soffici come cuscini si stendono sul cielo”. Ne parla il Verci nel 1775.

LA PALA DI SANT’EUSEBIO A SINISTRA

proseguendo il nostro percorso a sinistra troviamo una grande pala. E’ la pala della Vergine in gloria tra una corona di angeli e i santi Eusebio  con le insegne vescovili, alla sua sinistra San Francesco d’Assisi e a destra  San Rocco. Non si conosce l’autore. Si ritiene dipinta, olio su tela, tra il 1550 e il 1599

A  DESTRA LA NICCHIA DELLA MADONNA PROCESSIONALE

I DUE ALTARI NELLE PARETI INFLESSE

Questa brillante idea di collocare i due altari nelle pareti inflesse sgombra le pareti della navata da ogni intoppo – lievissimo è il rilievo delle lesene – e lascia solo campeggiare sopra la porta laterale destra l’elegante apparato del pulpito coperto da fastoso baldacchino ligneo, altro elemento indispensabile ad amplificare la voce dell’oratore.( Da Remo Schiavo)

L’ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIO a sinistraQuesto altare è rappresentato dall’insieme della nicchia della Madonna,  dai misteri (gaudiosi, dolorosi, gloriosi) del santo Rosario realizzate in  formelle rameiche,  a loro volta incassate in una “fascia” lignea che corre tutto attorno alla nicchia dell’altare Ai lati dell’altare vi sono due statue : a sinistra San Domenico e a destra Santa Caterina la parte sommitale dell’altare  con putti , foglie d’acanto, colomba dello Spiriro Santo, e al centro uno scudo con la seguente scritta  “REGINA/SACRATISSIMI ROSARI/ORA/ PRONOBIS”Paliotto marmoreo con al centro la Madonna e ai lati due angeli gioiosi

a sinistra dell’altare vi è la statua di San Domenico di Guzman, nato a Caleruega (Spagna) l’8 agosto 1170, e morto a Bologna il 6 agosto 1221.  E’ stato il fondatore dell’ordine dei frati predicatori. E’ di solito accompagnato da un cane  che sta ad indicare il santo e il suo ordine  come un cane che protegge il gregge di Cristo dagli Eretici.

 (Questa statua e le altre presenti nella chiesa hanno nel piedistallo il loro nome mediante applicazione di foglie d’oro eseguite dalla restauratrice Maria Luisa Parolin, permettendo così una immediata identificazione)

a destra dell’altare la statua di Santa Caterina, nata a Siena il 25 marzo 1347 e morta a Roma il 29 aprile 1380. E’ rappresentata con il libro simbolo della dottrina e con il giglio simbolo della purezza.

IL  SANTO ROSARIO 

E’ composto da 15 formelle  (5 per ciascun mistero) che si snodano lungo la nicchia dell’altare. Le 5 formelle dei misteri dolorosi sono state arrotondate in modo d renderle comprensibili in quanto, trovandosi nella parte curvilinea, sono state allungate e ristrette. Alcune formelle sono rovinate e quindi poco comprensibili.

I MISTERI GAUDIOSI

 1° mistero gaudioso:  l’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine 2° mistero gaudioso:  la visita di Maria a Santa Elisabetta3° mistero gaudioso:  la nascita di Gesù4° mistero gaudioso:  la presentazione di Gesù al Tempio 5° mistero gaudioso:  il ritrovamento di Gesù al Tempio

I MISTERI DOLOROSI

1° mistero doloroso: l’orazione di Gesù nell’orto del Getsemani 2° mistero doloroso: la Flagellazione di Gesù 3° mistero doloroso:  l’Incoronazione di spine di Gesù4° mistero doloroso: la salita di Gesù sul Calvario caricato della Croce5° mistero doloroso: la Crocifissione e morte di Gesù

I MISTERI GLORIOSI

1° mistero glorioso: la Resurrezione di Gesù2° mistero glorioso: l’Assunzione al cielo di Gesù3° mistero glorioso: la discesa dello Spirito Santo su Maria Vergine e sugli Apostoli4° mistero glorioso: l’Assunzione di Maria in cielo 5° mistero glorioso:  l’Incoronazione di Maria Vergine nella gloria degli Angeli e dei Santi

L’ALTARE DELLE ANIME PURGANTI a DESTRA

Questo altare marmoreo è caratterizzato dalla presenza della Pala d’altare  e di due statue marmoree una a destra e una a sinistra , quasi di accompagnamento alla Pala. Questa, opera di Perina Mante, viene anche chiamata la tavola dell’altare di San Carlo  con Maria Vergine in alto attorniata da Angeli, due dei quai porgono la corona in capo, inl basso San Sebastiano, San Rocco, San Vito e un altro santo, e sotto i piedi  le anime purganti.  E’ stata eseguita nel 1729. ( Di Perina Mante abbiamo scarne notizie dal Verci: nacque a Venezia, prese marito in Bassano, ebbe dal Volpato più dotti e più chiari insegnamenti, morì verso il 1745).

Il paliotto è molto semplice: foglie di acanto formano una specie di cuore; nel mezzo la croce con sopra un angioletto.

verso la fine, all’interno di un cuore e volute marmoree sormontate da un angioletto vi è  l’iscrizione IHS , attualmente tradotta come Iesus Hominis Salvator. In origine sarebbe JHS, abbreviazione del nome greco di Gesù

ai lati dell’altare a sinistra la statua di San Francesco e a destra la statua di Sant’Antonio

San Francesco d’Assisi nacque nel 1182  ad Assisi ed ivi  morì il 3 ottobre 1226. Fondatore dell’Ordine dei Frati Minori. Nella sua iconografia vi è spesso il Crocefisso.San Francesco – particolare

Sant’Antonio da Padova nacque a Lisbona (Portogallo) il 15 agosto1195 e morì a Padova il 13 giugno 1231. Nella sua iconografia prevale il banbin Gesù tra le sue braccia e un candido giglio.Sant’Antonio dettaglio

LA VIA CRUCIS

Lungo le pareti dell’aula si snoda la Via Crucis con le 14 stazioni. Ogni stazione ha una cornice lignea; dalla  zona  superiore centralmente si erge un semplice crocefisso ligneo. Questa cornice racchiude una incisione che illustra le varie stazioni della Via Crucis. Tutte le stazioni sono dello stesso autore (Berardi Fabio)  eccetto la 12a, la cui incisione dipinta è di un altro autore (Baratti Antonio).

PRIMA STAZIONE: la struttura è uguale per tutte le stazioni eccetto la dodicesima (sottostante) la cui incisione è diversa a tutte le altre. Si dice che quella uguala alle altre sia stata trafugata o rovinata accidentalmente.

L’ATTUALE VIA CRUCIS

PRIMA STAZIONE- Gesù è condannato a morteSECONDA STAZIONE – Gesù è caricato della CroceTERZA STAZIONE – Gesù cade per la prima voltaQUARTA STAZIONE – Gesù incontra sua MadreQUINTA STAZIONE – Simone di Cirene porta la croce di GesùSESTA STAZIONE – Veronica asciuga il volto di GesùSETTIMA STAZIONE – Gesù cade per la seconda voltaOTTAVA STAZIONE – Gesù incontra le donne di GerusalemmeNONA STAZIONE – Gesù cade per la terza voltaDECIMA STAZIONE – Gesù è spogliato delle vestiUNDICESIMA STAZIONE – Gesù è inchiodato sulla croce DODICESIMA STAZIONE – Gesù muore sulla croceTREDICESIMA STAZIONE- Gesù è deposto dalla croceQUATTORDICESIMA STAZIONE – Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro

Berardi Fabio nacque a Siena nel 1728 e già in giovane età si trasferì a Venezia ed entrò nella calcografia di Giuseppe Wagner, dove si specializzò nelle incisioni. Morì  a Venezia nel 1788.

Baratti Antonio nacque a Belluno il 7 gennaio 1724. Ben presto, come il Berardi, entrò nella Calcografia di Giuseppe Wagner per poi creare un proprio suo laboratorio dando luogo a numerose opere per vari importanti clienti. Morì a Venezia il 28 luglio 1787

IL CROCEFISSO PROCESSIONALE

un crocefisso di grande impatto emotivo

IL PRESBITERIO

Il presbiterio  risulta più elevato rispetto all’aula per la presenza di tre gradini ed è separato fisicamente da una balaustra di marmo bianco e centralmente da due ante mobili in legno lavoraro e dipinto assai gradevole

visione d’insiemele ante lignee lavorate nella parte più alta vi è un affresco con Re David in preghiera

più sotto la grande visione della Colomba simbolo dello Spirito Santo cui segue  il baldacchino .

L’ALTARE MAGGIOREl’altare nella sua grandezza e bellezza – sottostante il paliotto non visibile nella immagine precedenteil paliotto marmoro con al centro l’eucarestiala la pala d’altare del XVI secolo, olio su tela realizzata dal cappuccino  Fra Semplice da Verona (al secolo Brogi Alessadro)  nato a Verona 1589, morto a Roma l’11 dicembre 1654). Dimensioni  cm 216,5 x 117,5×2,7 . Sogetto: Madonna in gloria con Bambin Gesù, Angeli, e i santi Eusebio e Giovanni evangelista il grandioso tabernacolo “architettonico”  con a sinistra la statua della Madonna del Rosario e a destra quella del Sacro Cuore di  Gesù

Alle estremità della mensa vi sono due grandi statue marmoree: a sinistra  quella di San Benedetto da Norcia (nato a Norcia nel 480 e morto il 21 marzo 547 a Montecassino (Frosinone); è stato il padre del monachismo d’Occidente ; e a destra quella di Santa Scolastica, sorella gemella di Benedetto, nacque a Norcia nel 480, anche lei fondò un monastero dando origine al ramo femminile dell’Ordine Benedettino, e morì ca. 547, poco prima del fratello. Sono in marmo di Carrara, e sono databili tra 1690 e 1729. L’autore, secondo alcuni,  viene identificato nello scultore Bernardo Tabacco (Venezia 1656 – Bassano 1729)

statua di San Benedetto da Norciadettaglio

statua di Santa Scolasticadettaglio della precedente

Una particolare attenzione merita l’altare maggiore per lo splendido tabernacolo e per le due statue di San Benedetto e di Santa Scolastica  avviluppate in sinuosi panneggi che evidenziano le pose leggermente enfatiche e magniloquenti. L’attribuzione non è uniforme. Comunque sia è certo che si tratta di due mirabili invenzioni decisamente tra le più belle del Settecento.(Remo Schiavo)

 FONTI DOCUMENTALI

Bassano del Grappa  a cura di Gina Fasoli – Atlante storico delle città italiane – Grafis Edizioni, 1988

Bassano del Grappa (Angarano) (VI) Chiesa di S. Eusebio. Da IMAGO ECCLESIAE – MEDIOEVO DI PIETRE E COLORI. Arte e storia di un territorio medievale – VICENZA  tra VIII e XIV secolo. Volume II – Casa editrice Il Prato, marzo 2018

Bassano dedl Grappa. Chiesa di Sant’Eusebio in Angarano. Documentazione delle evidenze archeologiche. Nota priliminare, pp.67-71. In Quaderni di Archeologia del Veneto – XI 1995 – Giunta Regionale Veneta

CEI – Conferenza Episcopale Italiana – Servizio Informatico – Ufficio Nazionale per i Beni culturali Ecclesiastici -Diocesi di Vicenza – S. Eusebio, Bassano del Grappa (VI) – Inventario dei beni culturali mobili – Parrocchia di Sant’Eusebio di Angarano (EBI) , 10 gennaio 2007

COSì SANT’EUSEBIO SI E’ VESTITA DI LUCE, di Roberto Lanaro, Andrea Minchio, Maria Luisa Parolin Patuzzi. In “Bassanonews,” gennaio-febbraio 2015

 La Chiesa settecentesca di sant’Eusebio, di Remo Schiavo, pp,.63-69, in La nuova Chiesa di Sant’Eusecio di Bassano, Parrocchia di Sant’Eusebio, 1975

Note sulla religiosità in Angaran, di Gino Prandina , in La chiesa di San Giorgio alle Acque, Quaderni di San Giorgio, 1°, a cura di Otello Fabris, settembre 2007

Ricerche storiche sulla comunita’ di SS. Trinità di Angarano, di Rino Borin. Bassano del Gappa, Tipolitografia A. Minchio,  1981

Storia di Bassano, Bassano 1980 – a cura del comitato per la storia di Bassano – Bassano del Grappa, Tipografia San Giuseppe G. Rimor , Vicenza  . novembre 1989

Storia di Bassano del Grappa, volume primp – Dalle origini al dominio veneziano  – Comitato per la storia di Bassano – Grafiche Fantinato, ottobre 2013

Un dipinto Un restauro Un nome. La pala di Sant’Eusebio, a cura di Donata Samadelli e Chiara Scardellato – Bozzetto Editore, aprile 2009.

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un ringraziamento al prof. Gabriele Farronato, a Daniela Tesera Peretto, e a Luigi Vettori per la loro collaborazione

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pubbicato il 9 settenbre 2022

 

 

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