BASSANO DEL GRAPPA – MUSEO CIVICO – CHIOSTRO – IL DANDELION DI ENRICO BENETTA

IL DANDELION DI ENRICO BENETTA

a cura di Vasco Bordignon

Riporto fedelmente lo scritto della dott.ssa Chiara Casarin attraverso il quale è possibile entrare nel mondo dell’artista e nel significato di questa opera. Seguiranno le mie foto.
“Il Dandelion – o soffione di Tarassaco – è quel fiore che, leggenda vuole sia in grado di realizzare ogni desiderio se in un unico soffio si riesce a mandare in volo tutti i suoi minuscoli e piumati pistilli bianchi. Un Dandelion di dimensioni monumentali realizzato in acciaio mirror è ora posto nell’angolo dedicato al contemporaneo del Chiostro di San Francesco, ingresso del Museo Civico di Bassano del Grappa. Presentata per la prima volta nel 2014 in occasione di una sua mostra personale presso la Fondazione Benetton di Treviso ed esposta alla 15ma Biennale di Architettura di Venezia, giunge ora in città la monumentale composizione che ne ha reso celebre l’autore anche oltre oceano.
Questa scultura accoglie il visitatore e rimanda, per il soggetto che rappresenta, alle tematiche della sezione naturalistica del Museo in cui, sono conservate le raccolte storiche esito delle donazioni di Giambattista Brocchi e Alberto Parolin. Dal 1999 il Museo Civico ha istituito una apposita sezione naturalistica per il recupero e la conservazione delle donazioni e da allora ne attua la valorizzazione attraverso ricerche, divulgazione scientifica, attività didattiche e mostre temporanee. Non solo lo stretto legame che Benetta intrattiene con la tradizione tipografica mediante l’uso del carattere di stampa Bodoni con cui sono realizzati tutti gli elementi della composizione scultorea, avvicina quest’opera alle importanti collezioni del museo della stampa Remondini dove il tema dei caratteri mobili e dell’incisione rende Palazzo Sturm tra i più conosciuti musei specializzati d’Italia.
Benetta arricchisce il suo immaginario a partire dal luogo in cui le sue opere troveranno una collocazione e, viceversa, queste trovano una dimora d’elezione nei luoghi che riconoscono la loro valenza. L’esito di tutto il suo procedere creativo conserva sempre forti tracce di indeterminato, di non-spiegabile, di misterioso, tracce che permangono nei temi da lui trattati con predilezione quali il sogno, il tempo, la memoria e l’amore. E in questo senso che possiamo riconoscere una forza concettuale, estremamente contemporanea nei lavori di questo artista pur essendo essi concreti e realizzati con indiscussa perizia tecnica. La piega poetica che Benetta coglie dalla vita e dalle sue occorrenze viene tradotta in uno stile deciso, riconoscibile, determinato e privo di esitazioni espressive. Ciò che nasce dalle sue mani viene vissuto dall’osservatore in maniera fresca, diretta, esteticamente ricca di esiti empatici, senza fraintendimenti. L’apparente caos muta in ordine passando da un vortice di lettere alla linearità di una parola interpretata. E questo rende la sua arte meno ermetica, più democratica di quanto lo sia quell’arte contemporanea a cui ancora non ci siamo completamente abituati. Le lettere dell’alfabeto Bodoni, ritagliate da lastre sottili di acciaio, impongono la loro presenza sia a livello materico che mediante il loro sovradimensionamento. Quei segni nati per essere inchiostro su carta diventano sculture. E’ un alfabeto elegante, leggibile, a portata di tutti. Chi guarda è già entrato in sintonia con l’opera con i suoi elementi, lettere o numeri, e con l’insieme in cui si inseriscono. Si tratta di un’opera, tra le altre, in cui Benetta inserisce, aumentati di scala, degli elementi che siamo abituati a vedere estremamente piccoli come parole sulla pagina di un libro. Natura nei fiori, scrittura nelle lettere sparse che compongono parole di volta in volta diverse, musica nell’ambiente e nelle macro installazioni, poesia in ogni sua realizzazione. Ciò che guida il suo lavoro è la sana ossessione di un artista che ha trovato il suo linguaggio per esprimere la relazione che si trovava nell’antico dittico arte-vita e che oggi lui ci presenta traslato in natura-cultura dove entrambi i fattori conservano le loro radici visive e di senso. Opere come Dandelion agiscono su di noi facendoci diventare piccoli, minuscoli esseri al cospetto di un fiore di cinque metri oppure poco più alti di una lettera maiuscola. E’ evidente, nel lavoro di Enrico Benetta, la relazione tra i linguaggi espressivi propri dell’uomo e del suo istinto creativo. Scrittura e arte si intersecano nei suoi lavori ripercorrendo la storia di ciascuno. Apparentemente formulate come riflessioni talvolta indirette, spesso caotiche, l’artista ci invita ad essere liberi di pensare, di uscire dalla gabbia delle abitudini per librarci nelle possibilità di leggere “quel che si vuole”, guidati dalle nostre intuizioni ma non vincolati dalla direzionalità tipica della scrittura occidentale.
Con l’intervento di Enrico Benetta nel chiostro del Museo Civico, si attua una nuova modalità artistica di valorizzazione del patrimonio esistente. Il riposizionamento di una grande scultura in questo angolo di Chiostro, sancisce l’avvio di una pratica che si consoliderà con l’alternarsi di opere di artisti contemporanei in qualche modo legati al territorio e autori di opere in affinità elettiva con le collezioni del Museo.
SI ringrazia la Galleria Bel-Air Fine Art di Venezia”.

Chiara Casarin

Direttore dei Musei Civici di Bassano del Grappa

L’inaugurazione è avvenuta il 21 gennaio 2017.

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(VB) Guardando l’opera, ho ammirato il grande insieme circolare delle tante lettere bodoniane, leggiadre e lucenti, e in basso sul prato verde altre lettere solitarie, singole e non apparivano né leggiadre né lucenti. Erano queste ultime delle “singole” lettere che in se stesse poco dicevano, poco costruivano… Questo diaframma tra il corpo luminoso, perfetto, rotondo, splendente nel suo insieme in rapporto alle singole, limitate, opache lettere solitarie mi ha suggerito un altro pensiero, quello della “società” e quello del “singolo”. E’ la società, cioè l’insieme di noi stessi, con le nostre prerogative umane e spirituali a creare qualcosa di unico, qualcosa che si riflette attorno, che supera i confini del limite diffondendo il meglio di noi stessi nei vari campi del pensiero, delle scienze, dell’arte, della passione, della solidarietà, ecc. (ho una visione del mondo positiva) rispetto al singolo che in se stesso è limitato, confinato, piccolo, talora insignificante. La società, l’insieme dei singoli, diviene lievito, fermento, forza, energia che si propaga inarrestabile come la luce che si rincorre e si rispecchia nei vari elementi del “Dandelion”.
NOTE SULL’AUTORE (da Internet)

ENRICO BENETTA (Montebelluna (TV) 1977).Diplomato nel 2001 in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, inizia il proprio percorso artistico nell’arte contemporanea.

Nel 2002 partecipa ad un master in comunicazione presso la struttura “INAREA, identity and design network”, nella sede principale di Roma: esperienza che si traduce in una concreta collaborazione artistico-professionale.

Il lavoro di Benetta è caratterizzato da un linguaggio che si muove su diversi registri stilistici, mirabilmente fusi dalla forte personalità dell’artista, traboccante di desiderio di comunicare, in cui si fondono insieme fonti culturali lontane tra di loro. La sua opera è rivolta ad un pubblico vasto ed eterogeneo, dove ciascuno, in base alla propria sensibilità artistica, letteraria e affettiva, può trarre godimento dalla fruizione dell’opera. Tratto distintivo delle sue opere, siano esse tele o installazioni, è il carattere di stampa per eccellenza, il Bodoni, divenuto la cifra stilistica dell’artista, base per la creazione di un’originale e casuale “trama” visiva. È come se la lettera per Benetta non fosse l’elemento primario della parola, ma vada contemplata in sé, come pensiero costitutivo dell’opera stessa. Le lettere infatti cadono dalle pagine creando nuove storie, nuove avventure che l’immaginazione dello spettatore rielabora e conclude, dando ogni volta un diverso significato all’opera. L’acciaio corten, materiale naturale usato per le sculture, trasmette alle opere quella patina di passato che evoca in pieno il fascino dei grandi volumi di storie. Vive a Montebelluna (Treviso). Lavora con importanti gallerie come Galleria Russo di Roma e Galleria Tornabuoni di Firenze.
(In Internet si trovano vari articoli sull’autore e sulle sue opere)

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