BASSANO DEL GRAPPA – BASSANO E LA GUERRA 1915-18 – IL BATTAGLIONE BASSANO

 

IL BATTAGLIONE BASSANO


E’ TRATTO FEDELMENTE DA Tempio Ossario della Città di Bassano del Grappa, 


XIII maggio, Anno XII, Vicenza, Tipografia Commerciale, 1934 – XII ”  PUBBLICATO  


PER L’INAUGURAZIONE DEL TEMPIO OSSARIO PER I CADUTI IN GUERRA (vb)


Bassano del Grappa vanta un’antichissima tradizione guerriera. I due rossi leoni coronati che guardano la torre, pure rossa, nel campo d’oro del suo stemma, richiamano la mitica origine di Bassano, dovuta secondo alcuni ai compagni di Ercole, secondo altri allo stesso suo figlio, Brento, da cui il battesimo della plaga, Barentia.

E vi fu chi, in passate età, non senza ragione, diede a Bassano il significato di Basis Imperii.

Ma vi è anche la storia vera, più o meno recente, che fa fede della forza delle sue popolazioni, non meno valorose di quelle Cadorine nell’opporsi alle invasioni straniere e nel favorire la potenza di Venezia, con larghissimi tributi di energie e di sangue, ovunque, sulle Alpi come sui mari d’Oriente.

Né meno note sono le straordinarie prove date dai Bassanesi e dalla gente del Canale durante l’anno dei portenti e nelle prime guerre nazionali; prove che si sono ripetute, ingrandite, moltiplicate nelle recenti lotte.

Nei battaglioni alpini, tipica espressione dell’unità e della ricchezza, dell’integrità dell’anima nazionale, il coraggio, la sobrietà dei gesti, lo spirito di solidarietà, erano doti abituali e, perché un reparto primeggiasse, si richiedevano imprese eccezionali.

Il Battaglione Bassano, denominalo “battaglione da guerra” fin dal tempo di pace, fu in guerra il “ battaglione invincibile”.

Dei suoi Alpini, chiamati, dopo la ripresa del Kukla, i “diavoli del Bassano”, si diceva che “ognuno contava per tre”. Tutti coloro che, in corpi, reparti e tempi diversi, hanno interrogato i combattenti sul contegno del Battaglione Bassano, possono affermare  che alle due medaglie d’argento, le ricompense ufficiali già ottenute, il giudizio dei trinceristi sostituirebbe senza esitazioni il massimo segno di valore.

Dal maggio 1915, a Busa Verle, nelle prime giornate della guerra, quando un battaglione soddisfaceva a compiti che sarebbero già stati gravosi per un reggimento; alle spaventose giornate del Kukla, conquistato a colpi di baionetta e di sassi, facendo 200 prigionieri, largo bottino e meritando dal Re la prima medaglia d’argento; nel 1916, durante l’arginamento della “spedizione punitiva” e nella successiva epica riconquista delle Alpi di Enego fino alle petraie dell’Ortigara, ove giunge vittorioso, ma ridotto a 150 uomini di truppa e tre ufficiali; all’Ortigara, ove il battaglione conosce le maggiori altezze del valore alpino e guadagna la seconda medaglia d’argento; nei giorni di S. Martino, allo sbarramento di Campomulo, quindi al Sisemol, al Badenecche, e poi dal Grappa ad Asiago, al Valbella, il Battaglione Bassano combatte con uguale animo le sue disperate battaglie per l’Italia e per la sua valle, finchè il 27 Ottobre 1918 riesce a passare il Piave, entrando primo in Valdobbiadene.

Le perdite del Battaglione Bassano furono di 35 Ufficiali morti, 56 feriti e 4 dispersi; di 493 morti, 1245 feriti e 105 dispersi, fra gli uomini di truppa.

Le due medaglie d’argento al valor militare son così motivate:

“ Il Battaglione Bassano, con eroico ardire, concorse alla conquista di forti trinceramenti nemici sul monte Kukla, di cui rafforzò subito intensamente il possesso, noncurante del violento fuoco di artiglieria nemica e delle perdite subite (10 maggio 1916)”.

“ Per le prove innumerevoli di fulgido valore e di incrollabile tenacia date dai Battaglioni Verona, Monte Baldo, 7 Comuni ed in special modo del Battaglione Bassano, nella conquista di posizioni formidabili per la natura del terreno e per la potente organizzazione difensiva dell’accanito avversario (Monte Ortigara, 10-20 giugno 1917)”.

Alle glorie del Battaglione Bassano fanno riscontro quelle degli altri due battaglioni dalla verde nappina, da esso nati: il Battaglione Sette Comuni (primavera 1916) e il Battaglione Val Brenta (inverno 1916).

Il primo formato per lo più dai magnifici alpini dell’Altopiano, combattè aspramente sul Kukla, ai Castelloni di S. Marco, a Cima Caldiera, all’Ortigara, ove si meritò la medaglia d’argento (v. sopra) e dove morì il suo Tenente Giovanni Cecchin, medaglia d’oro; e poi alla difesa delle Melette, al Monte Longara, ove s’immolò; quindi sui burroni del S. Francesco e infine al passaggio del Piave oltre Pederobba, il mattino del 23 ottobre .

Ebbe 27 ufficiali morti, 43 feriti, 1 disperso; e, tra gli uomini di truppa, 409 morti, 1196 feriti e 91 dispersi.

Il Battaglione Val Brenta fu impiegato in durissime azioni, dove gareggiò in valore con reparti provati alla guerra d’alta montagna. Lasciate le posizione di Cima Vezzena, i suoi alpini passarono a  Cima Lunella e parteciparono alle memorabili conquiste di Cima Cece e del Cauriol, ove “si prodigarono fino all’inverosimile”.

Nel novembre e dicembre del 1917, le loro baionette fermarono il nemico al Col della Beretta e nel maggio 1918 lo fugarono nella famosa “battaglia bianca” del Tonale.

Il Battaglione Val Brenta ebbe 20 ufficiali morti e 40 feriti; nella truppa, 325 morti, 724 feriti e 61 dispersi.

La medaglia d’argento, conquistata sul Cauriol, venne così motivata:

“Con indomita tenacia e mirabile valore, il Battaglione Val Brenta resistette sul Monte Cauriol imperterrito ad un terrificante bombardamento eseguito dal nemico con pezzi di ogni calibro e a contrattacchi violentissimi che respinse con la baionetta in epiche gare di individuale ardimento (1, 2, 3 settembre 1916)”.

Purtroppo non ancora fu scritta la storia di questi reparti, degni di riallacciare le loro gesta a quelle degli antichi padri, i difensori del Restello e del Passo della Corda.

E poco noti sono alcuni fatti prodigiosi, come l’episodio degli Alpini del Battaglione Bassano all’Ortigara, che Guido Mazzoni, in una sua poesia, pone all’altezza dei maggiori eroismi d’ogni luogo e tempo.

Là cento petti, alle avvinghiate canne

mitragliatrici, di sé fèro intoppo

sanguinolento: Avanti, Italia, avanti!

Libero è il suo varco.

Di sé fecero intoppo, affinchè i compagni potessero procedere.


NB. non è firmato.


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