BASSANO DEL GRAPPA – SANTA CROCE – LE LAPIDI DELLA VECCHIA CHIESA

LE LAPIDI DELLA VECCHIA CHIESA

DI SANTA CROCE

di Giuseppe De Sandre

realizzazione di Vasco Bordignon

Prima che l’uomo o il tempo o altro fenomeno faccia scomparire queste lapidi (quattro a sud e due a nord) che testimoniano nel marmo i loro nomi, la loro vita,  i loro cari abbiamo pensato di riviverle secondo gli scritti di Giuseppe De Sandre pubblicati nel 1997-1998 -1999  nella rivista LA  VOCE DI SANTA CROCE. Alla descrizione di ogni lapide tradotta ove necessario dal latino all’italiano, l’autore (il De Sandre) ha realizzato per ciascuna interessanti approfondimenti esplicativi da  varie significative fonti .

LATO  SUD

In questa immagine di parte del lato sud possiamo vedere la posizione delle quattro lapidi, tre tra di loro vicine e la quarta dopo la porta. Inizieremo dalla prima lapide a sinistra e a seguire le altre tre.

LA LAPIDE DI CATERINA NEGRIA CATERINA NEGRI CONTESSA PERLI REMONDINI / CHE VISSE 28 ANNI/ ALLA PATRIA MODELLO A TUTTI CARISSIMA /SOSTENTATRICE DEI BISOGNOSI AMANTISSIMA DELLO SPOSO E DEI SUOI/ MORI’ IL 1O AGOSTO ANNO 1816/ IL MARITO CONTE FRANCESCO / ABBANDONATO IN LACRIME ALLA CARISSIMA INCOMPARABILE CONIUGE / POSE

Caterina Negri era andata sposa, ventitreenne, nel 1811, a Francesco Perli Remondini. Ce lo ricorda un documento conservato nella Biblioteca civica, “Per le nozze Remondini e Negri sonetto di Giuseppe Baroncelli, diretto allo sposo”. L’amico, ben lontano dall’immaginare che solo cinque anni dopo Caterina non ci sarebbe stata più, celia sulla perdita del celibato, richiamandosi ad alcuni versi di Giovenale. Come mai l’uomo – si chiedeva il poeta latino – in presenza di tante possibilità di suicidio, persiste nello scegliere quella di legarsi ad una donna, in confronto alla quale leopardi e lupi sono miti animali domestici? E’ evidente – conclude il Baroncelli – che “l’aspro vate” non poteva nemmeno prevedere un modello di virtù “a la tua sposa eguale”.  

Mancan serpenti d’atro tosco e l’io? / Mancan ne’ boschi spaventosi e cupi / Fiere selvagge e ruinose rupi / Se veramente hai di perir desio?

Sì dunque ogni tuo ben metti in obblio,/ Che in donna il core ed i pensieri occùpi/ Appo a cui son clementi i pardi e i lupi / E il nomade leon placido e pio?  

Ma l’aspro vate che così scrivea/ A chi trafitto d’amoroso strale/ Stringersi in nodo marita! volea;

Non mai col guardo tenebroso e frale / Una donzella antiveder potéa/ In valor vero a la tua sposa eguale.

LA LAPIDE DI ANGELA BALESTRTA

Angela Maria Balestra è  sposa di Marco Canella, noto come “marcante di Taglia Pietre”. Dell’attività del marito troviamo traccia in un atto del Notaio Ambrogio Lugo, che riportiamo di seguito, ringraziando il prof. don Franco Signori per l’aiuto prestato nella non facile (almeno per noi) lettura di alcuni passi del documento.

Laus Deo 1805: 23 settembre Bassano. Riguardo al conto in Dar ed Aver tratto dal Libro atti con diversi del Signor Marco Canella corso fra la Signora Domenica Zanchetta relitta del quondam Antonio Zanchetta della villa di Pove, ma che da più anni abita in questa Città ed il Signor Marco Canella quondam Benedetto pure esso di questa Città Marcante di Taglia Pietre, resta stabilito ed accordato in casa della detta Zanchetta posta nel borgo del Lione di questa Città, che rapporto alle fatture fatte dal suddetto Antonio marito nella villa di Saletto di Montagnana del territorio di Padova per li due abbassamenti dell’Altare Maggiore nella Chiesa Parrocchiale della detta Villa, li quali per marmi e fatture in erigerli sono stati computati dell’intero valore di Ducati correnti 5.50 correnti che sono L. 3.410 delle quali lire il detto fu marito ha scosso per conto delle medesime L. 2.588: 17: dal detto Comune, come appariscono dalle ricevute, che esistono in mano degli Amministratori del detto Comune, ed inoltre L. 255: contate dal Signor Marco Canella alla suddetta moglie del detto Antonio di Lei marito, che fanno in tutto L. 2843: 77, così che restano L. 566:3, per le quali esso Signor Marco Canella promette e s’obbliga per ed eredi di pagare con tutta puntualità alla detta Domenica, o suoi eredi, L. 80 in capo a questo anno questo giorno e così d’anno in anno sino alla totale estinzione e compito saldo delle dette L. 566:3, sotto obbligazione ecc. essendo venuti perciò li medesimi al predetto accordo ché il detto Canella risulta creditore di L. 8000 correnti dal detto Comune esigendoi per altro ogni anno a conto delle medesime L. 8000, perché in caso di difetto, non dovrà essere soggetto all’annuo obbligo delle antedette L. 80 il detto Canella, e così ambe le parti così accordano in formam ecc. Parimenti la detta Zanchetta dichiara e vuole che seguita lo di lei morte il Signor Marco Canella sempre per altro riscuotendo o suoi eredi faccia celebrare messe N. 8 annue con l’ elemosina di L. 2 per ogni messa, sino al compito saldo delle medesime L. 8000 che lo stesso deve avere sub obligatione a rapporto alle dette L. 566:3 che deve. E finalmente vuole la medesima Zanchetta presente e non altro che seguita che sia la di Lei morte, che dalli suoi eredi non sia molestato né disturbato rapporto alla presente convenzione il suddetto Canella, obbligando li loro stessi a supplire loro medesimi alle suddette messe di tutta quella poca facoltà che alli stessi aspetterà di prendere dal mio testamento rogato negli atti notarili del Signor Ambrogio Lugo Nodaro Publico e Collegiato di questa Città in forma Ambrogio Lugo Nodaro Publico e Collegiato ho esteso il presente accordo, e mi sottoscrivo per la medesima Domenica Zanchetta, che così vuole ed accorda. ecc. Della sesta ed ultima iscrizione diremo nel prossimo numero. E’ continuamente sotto gli occhi di noi tutti, perché è collocata a destra della nuova porta laterale di ingresso alla chiesetta. Riguarda Girolamo Cavalli, notaio in Cittadella, che ha “trasferito il suo domicilio in Bassano”. Numerosi gli atti da lui rogati che si conservono nell’ Archivio di Stato; i quali, tuttavia, proprio perché di sua paternità, non lo possono riguardare. Sarà necessario vedere a quali colleghi si sarà rivolto per le proprie necessità. Se la ricerca sarà fortunata, potremo – forse non senza sollievo di qualcuno – concludere la rassegna.

LA LAPIDE DI CHIARA CALLEGARI

Come le matrone romane, Chiara viene ricordata attraverso i nomi del padre (Pietro Callegari) e dello sposo (Carlo Calderi). Di quest’ultimo si comincia a trovare traccia negli archivi a partire dal 1748. In un atto del notaio Gasparo Groppelli (13 agosto), la madre Cassandra Nosadini, vedova Calderi, intervenendo per sé e quale tutrice testamentaria del minore, riceve il pagamento di un debito “verso l’eredità del Sig. Zuanne Calderi di un capitale livellario di ducati novecento correnti come da instromento 3 Febbraio 1742″. Le formalità testamentarie vengon definite l’anno successivo (20 luglio) dallo stesso notaio, al quale, quindici anni dopo, Carlo Calderi si rivolge per l’acquisto, presumibilmente per sé e Chiara, di una casa al Travettore. Ne riportiamo qualche passo: “In nome di Dio l’anno 1764 Indutione X Il^ Sabato 31 marzo in Bassano nella casa delli Sig. Perli davanti il Nobile Sig. Pietrignazio Perli quondam Sig. Bortolo e Francesco Roberti quondam Sig. Agostino di questa città per titolo di assoluta vendita che per sempre valer debba Messer Giulio quondam Francesco Baggio e Messer Francesco e Piero quondam Zuanne fu fratello di esso Giulio del Francesco qui presenti … vendono et alienano al Sig. Carlo Calderi quondam Zuanne … una pezza di terra di campi due circa a corpo e non a misura a comodo et incomodo posta in quartier del Travettor cui confina a mattina Rev.do Sig. Don Piero Rolandi a mezzodi strada mediante vista capella a sera Rev.do Signor Don Zuanne Borsato (1) a tramontana strada e parimenti una casa murata solevata coperta di coppi con corte e portico davanti posta nel suddetto quartier cui confina a mattina N.H. Capello a mezodi e sera strada a tramontana Rev.do Borsato suddetto salvis (juribus) a diversi e con tutta qual vendita fanno suddetti zio e nipoti Baggio per il prezzo di ducati 550 correnti di piazza fanno L. 3410. A difalco del qual prezzo bonificano li venditori al Sig. Comprator accettante lire 1039 e soldo 1 importar di quattro capitali di Livello parte enfiteutici e parte ipotecari delli quali trovansi essi Baggio debitori verso esso Sig. Calderi … resta il prezzo di L. 2370:19 … Concedono allo stesso della terra venduta il possesso come dato fosse al S.Martin 11 9bre passato; a riflusso del qual immediato possesso bonificò pure e rimise il sig. Carlo ai venditori li frutti e spese di instromenti sopra li di lui capitali come avanti estinti dal principio della corrente annata sino al giorno d’oggi e per quello sia della casa concedono li Baggi al Sig. Calderi il possesso il S. Martino prossimo venturo al quale tempo solamente potrà lo stesso affittare e disponer della casa stessa, quale trattata e resterà ad uso dell’antedetto Messer Piero così tutti daccordo. Promettendo essi Baggi ognuno in solidum al Sig. Calderi per li beni venduti di difesa e manutenzione et ambe le parti il tutto quanto sopra osservar sotto solenne obbligazione. » 3 aprile 1764: E’ stato pagato il dazio con L. 18:4 come da bollata n. 13. (ARCHIVIO di STATO – Bassano – Not. Gasparo Groppelli – Busta n. 373 – Prot. d’instromcnri n. 2. pagg. 256-258.)

LA LAPIDE DI GIUSEPPE LARBER

Sono circa una decina i medici appartenenti alla famiglia Larber che hanno operato, nell’ arco di oltre due secoli, nel bassanese. Il primo di cui si trovi traccia negli archivi parrocchiali è Giacomo-Antonio, che viene qualificato figlio del quondam Giovanni da Parma (ma uno dei discendenti preciserà che il paese di provenienza è Lavis, ” nel Tirolo meridionale”). Medico di Crespano, si sposa due volte (1698 e 1702); dal secondo matrimonio nasce Giovanni (1703-1761), il più celebre della “dinastia”, medico a Frascati, associato alla corte pontificia, in familiarità, oltre che col cardinale veneziano Carlo Rezzonico, poi papa Clemente XIII, con alti prelati, quali il gesuita spagnolo card. Alvarez Cienfuegos e l’arcivescovo di Aux card. Melchior de Polignac. La morte del padre (1737) lo richiama in patria: gli viene offerta illico et immediate la carica di protomedico di Bassano, che Giovanni accetta, interrompendo certamente una brillante carriera, anche extraprofessionale, in particolare diplomatica. Muore relativamente giovane, colpito da una sincope, mentre a cavallo si sta recando a Cavaso. Tre i figli medici: Antonio (1739-1813), Marco Maria (1740-1812) e il nostro Giuseppe (1759-1817). Come si vede quest’ultimo resta orfano a due anni; ma il primogenito sa trarre il massimo profitto dal prestigio del padre, coltivando numerose amicizie, in particolare quella del celebre G.B. Morgagni, del quale cura l’edizione di un’opera fondamentale. Marco e Giuseppe muoiono senza figli, mentre ad Antonio succede Giovanni (1786-1845), a questi Antonio (1816-1887), e a quest’ultimo Giovanni (1849-1925), l’unico che non esercita a Bassano. Medico di Castelcucco, fratello del canonico don Luigi (1870-1933) al quale Bassano ha intitolato una laterale di via mons. Gobbi, muore a Paderno, lasciando un’unica figlia, Maria Petronilla Paolina, che sposa il medico di Crespano Ivan Paladini (non pochi conservano ricordo diretto di entrambi), rientrando così al paese del suo avo Giacomo-Antonio. Tornando a Giuseppe, si può dire che era valente professionista, specializzato in Ostetricia, Oculistica (cateratta per estrazione), Litotomia, Erniotomia, ma che rimase in certo modo all’ ombra di Antonio, da cui lo dividevano ben venti anni di età. Questo rapporto paternalistico si può rilevare in una lettera di quest’ultimo, che riportiamo: “Ill.mo Sig. prof. Leopoldo Caldani, Padova Rendo a V.S. Ill.ma distintissime grazie dell’offerta, che col mezzo del comune nostro amico Sig. Camillo Bonioli, Ella aveva fatto fare a mio Fratello della condotta di Maestro chirurgo in Pirano (d’Istria, n dr). Ma da ciò ch’io rilevo dalla lettera da Lei trasmessami del sig. Tartini, il Dolce (altro candidato, ndr) ha un partito forse che lo vuole sostenere, e dalla rispettabile persona di v.s. Ill.ma si cerca di carpire soltanto uno scritto che avvalori la riputazione del Dolce, ma non una libera elezione di altro soggetto, che da Lei fosse giudicato abile a coprire quel posto con onore di chi lo avesse proposto. Giacché adunque si toglie a V.S. Ill.ma la libera facoltà della scelta, io che aveva persuaso il Fratello ad accettare, lo consiglierei di restarsene nella situazione in cui presentente si trova. Io intanto La rin grazio nuovamente a nome anche del Fratello, della propensione ch’EIla aveva a beneficiarci e mentre La preghiamo tutti e due della continuazione dell’affettuosa Sua padronanza, io pieno di ossequio e di stima passo a protestarmi di V.S. Ill.ma dev. obbl. osseq. servitore Antonio Larber. Bassano, li 4 settembre 1787″.

LATO  NORDposizione delle lapidi a nord : a est quella di Francesco Parolini e a ovest quella di Girolamo Cavalli

LA LAPIDE DI FRANCESCO PAROLINI, PADRE DEL PIU’ NOTO ALBERTO

La tomba di famiglia Parolini si trova lungo la facciata Est del cimitero, vicino a quella dei sacerdoti bassanesi. Alberto, due anni dopo la morte della moglie, la trentatreenne Julia Londonia (1842), “aediculam cum hypogeo fecit coniugi suavissimae et sibi et suis”. Vi sono stati in seguito sepolti lo stesso Alberto, morto settantanovenne il 16 gennaio 1867, la figlia Antonia (1902), il marito di lei, Paolo Nobile Agostinelli (1904) ed il loro figlio Alberto Agostinelli Parolini (1927). L’altra figlia di Alberto, Elisa, moglie del celebre alpinista inglese, meglio irlandese (allora entrambi sudditi del Regno Unito), John Ball, che per primo raggiunse la vetta del Pelmo (19.9.1857), morì a Firenze qualche mese dopo (12 giugno) il padre, a trentasei anni.

“Nella partenza dal reggimento di Bassano di S.E. Angelo Barbaro”, penultimo podestà al servizio della Serenissima Repubblica Veneta (19 gennaio 1795 – giugno 1796), i maggiorenti della città vollero dedicare al suo primo magistrato una raccolta di sonetti (una quarantina) recante sul frontespizio il su indicato titolo.  La raccolta è preceduta da alcune parole di indirizzo:“Questo tenue attestato di vera stima e di perfetta riconoscenza che vi offrono alcuni cittadini nel termine glorioso del vostro reggimento in questa città, o Eccellentissimo Signore, sia da voi accolto con quella gentile benevolenza con cui vi siete compiaciuto di manifestarvi verso chiunque indistintamente “. Tra gli autori (più o meno aiutati da esperti verseggiatori e, in qualche caso, da celebrati poeti, come Jacopo Vittorelli), troviamo – oltre allo stesso Vittorelli a nome proprio – Federico Remondini, Vettor Dalla Riva, Paolo Agostinelli, Giacomo Scudellari, i conti Roberti, Ambrogio Lugo, Leonardo Stecchini, Niccolò Maria Compostella, il conte Giuseppe Perii Remondini, il dottor Giovanni Mimiola, il capitano Giuseppe Baroncelli, il dottor Niccolò Bacchis, Andrea Tattara, Girolamo Capovilla e il nostro Francesco Parolin (sic), che così si esprime:

Almo Signor, mentre di fregi adorno,/ da noi ten parti, e riedi d’Adria in seno,/ ognuno, ahi lasso, di cordoglio pieno,/ segna dolente questo infausto giorno;

E volto al Ciel prega che ancor ritorno/ un dì tu faccia a questo suolo ameno,/ e riedan teco in viso al par sereno/ Giustizia e Fede a far con noi soggiorno.

Gl’inganni furo e l’empie frodi spente/ sotto l’impero tuo; pace gradita/ godette sempre e conservò la gente.  

Ma, oh Dio!, tu prendi ora da noi partita,/ e ci lasci, Signor giusto e clemente,/ che a’ rei fosti terror, a’ buoni aìta.

LA LAPIDE DI GIROLAMO CAVALLI

Sesta ed ultima lapide. E’ posta sulla facciata Nord, a destra della porta laterale e ricorda un cittadino di Cittadella, che, trasferito il domicilio a Bassano, vi ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. All’ Archivio di Stato troviamo spunti per un’illustrazione del personaggio. Girolamo Cavalli, figlio di Marino, è Nodaro Collegiato nella sua città e svolge la professione per quarantun anni, dal 1763 al 1804. Il Protocollo instrumenti, il Protocollo di atti extraordinarij, i Testamenti registrati e le Minutte, contenuti nella Busta n. 19 permettono agli addetti ai lavori interessanti ricostruzioni di vicende cittadellesi riguardanti quel periodo. Il primo atto della raccolta, che è datato 28 marzo 1763, si richiama ad un contratto d’affitto per anni dieci continui, di due pezze di terre arrativa et un cason di Paglia, con ogni sua pertinenzia, stipulato nel 1758 tra Antonio e Lodovico Fratelli Campagnoli del fu Valentino, da una parte, ed Antonio de Mori del fu Domenico di Rossano, dall’altra. I proprietari, volendo soccorrere in qualche parte alle loro presenti indigienze hano deliberato di sollevare come in fatto col tenore della presente sollevano e liberano il Signor De Mori loro affittuale dall’obbligo addossatogli colla sopraaccennata scrittura dalla affrancazione antenominata … per l’effetto di indurlo ad esborsare liberamente nelle loro mani i denari sopraddetti che servir dovevano per essa affrancazione, come egli (De Mori) fece effettivamente esborsando alli suddetti in tante buone monete lire seicento e vinti. Il che stante detti Campagnoli si chiamano interamente paghi e sodisfi delli sei interi affitti antecedenti per gli anni 1759:60: 61:62:63:64 … L’ultimo atto rogato dal Notaio Cavalli è del 20 agosto 1804: è una costituzione di dote. Comparvero negli atti di me infrascritto Nodaro, alla presenza delli sotto nominati testi: Il Nob. Signor Bortolo Bredda del fu Girolamo da una, nec non i N. H. Signor Diego Padre e Francesco Figlio Bortolazzi della Città di Bassano dall’altra  quali unanimi  e concordi acciocché in ogni tempo e logo apparir possa legalmente e individuatamente il quantitativo della dote del detto Signor Bortolo costituita alla Signora Marianna di lui unica Figlia … E’ parte integrante dell’atto il seguente documento: Adì 14 Giugno 1804 Rossan Teritorio Basanese. Stima di dotte di tutto ciò che dà e consegna l’ill.mo Signor Bortolo Bredda alla onesta Signora Marianna Figlia, ora sposa dell’Ill.mo Signor Francesco Bortolazzi del Signor Diego della Città di Bassano, secondo alli Ritti della Santa Chiesa Catolicha Romana, li quali qui la riceve per doverla custodire giusto alli Statuti della Città di Bassano come segue… E’ l’ultima fatica del Notaio, che ha deciso di chiudere con i rogiti e ritirarsi a vita privata. Ha assistito ai grandi avvenimenti a cavallo dei due secoli l’un contro l’altro armati, tra cui l’avvento di Napoleone. Ei fe’ silenzio, ed arbitro si assise in mezzo a lor, sancendo, tra l’altro, la fine della Repubblica Veneta, ceduta all’ Austria nel 1797, e poi ripresa nel 1805 ed incorporata nel Regno d’Italia. Regnando Napoleone I Imperator de’ Francesi e Re d’Italia … Così comincia l’atto 28 luglio 1808 n. 21, rogato nella casa del Notaio Giacomo Antonio Trivellini di Francesco in Bassano, nella Piazza del Santo Monte al Civico Numero 1044, in una camera in secondo piano con due balconi respicienti al mezzo giorno  in cui il Signor Giovanni Maria Artuso del fu Giovanni Battista, domiciliato nella Comune di Bassano, Dipartimento del Bacchiglione… vende ed aliena per cosa franca e libera da ogni debito ed ipoteca … al signor Girolamo Cavalli del fu Marin, domiciliato mella Comune di Cittadella, Dipartimento del Brenta, una pezza di terra arativa vaccua di quantità di Campo uno e quarto uno circa situato nella suddetta Comune di Bassano in Contrà di San Giacomo, a cui confina a mattina Ca’ Mocenigo per prezzo convenuto e stabilito di Lire 639;59 centesimi.  Il notaio sta venendo a Bassano. Qualche anno dopo, nell’atto 19 agosto 1813, n. 401 Notaio Trivellini di Bassano, ancora (ma per poco) regnando Napoleone I, Imperator de’ Francesi e Re d’Italia, il Cavalli,  domiciliato in questo Cosmune, compare come rappresentante la Signora Loredana Tron  Priuli di Venezia in una divisione di campi quindici di terra con casa sopra situati in Comune di Mussolente Casoni e parte sotto Liedolo frazione unita alla Comune di San Zenone …in comproprietà con la Signora Regina Seriman vedova ed erede del fu Signor Paulo Bembo, ora moglie del Signor Gio Batta Bragadin …Prima di morire (4 febbraio 1816) il notaio Cavalli fu in tempo a vedere scomparire anche la stella di Napoleone. L’atto del 27 ottobre 1814 n. 477 not. Trivellini è già In nome di Sua Maestà Francesco Primo Imperator d’Austria Re d’Ungheria e di Boemia, ecc. ecc. Un procuratore dei Signori Girolamo del fu Vincenzo, Zio e Nipote Dolfin, possidenti, domiciliati in Venezia, vende al nostro personaggio Campi quindici circa di terra in collina, parte in banche, ed arativa, parte prativa, e vegra, con casa domenicale, e colonica, posta nella Comune di Bassano in parte Frazione di Roman, e parte nella Comune di  Mussolente Casoni  detta Corovigo per prezzo di L. 2284.13.5 (centesimi tredici, millesimi cinque). Nell’allegata procura a vendere, il notaio veneziano autentica la firma dei Dolfin; il Presidente della Corte di Giustizia Civile e Criminale del Dipartimento Adriatico attesta che il sopradetto è Notaio di questa Comune come si sottoscrive; infine il Regio Procuratire Generale presso la stessa Corte certifica per la soprascritta firma del Luca Valerj della Corte di Giustizia medesima. Il tutto su carta bollata cent. 25 Regno d’Italia. Si respira già aria burocratica che ben conosciamo.

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PUBBLICATO 05-07-2O22

 

 

 

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