BASSANO DEL GRAPPA – VILLA REZZONICO – C – L’INTERNO: IL SALONE – LE SERLIANE – I DIPINTI E GLI STUCCHI DELLE PARETI

VILLA REZZONICO – L’INTERNO

di Vasco Bordignon

IL SALONE 

Le immagini del salone sottostanti non possono esprimere l’emozione diretta che ogni persona sperimenterà di fronte alla grandezza, alla maestosità delle dimensioni reali, che tendono a dilatarsi, ad ingrandirsi, a sfuggire alla limitatezza dei nostri occhi. Ho letto che qualche scrittore del passato definiva questo spazio come “basilicale”. Ecco quello che vediamo è la “basilica” dei Rezzonico.

In termini reali il salone ha una larghezza di metri 8,40, una altezza di metri 11,75, e una lunghezza di metri 20,65.

visione del salone da est verso ovestvisione del salone da ovest verso est

Questo particolare ambiente viene nella parte inferiore arricchito da due imponenti serliane dalle quali si diparte verso nord e verso sud uno grandioso scalone che conduce lentamente alla grande corona di una balconata  di graziose colonnine che corrono senza fine lungo le pareti arricchite di stucchi straordinari. Ecco dalla balconata possiamo staccarci dalla “terra” e toccare con le mani quasi il cielo, il soffitto impreziosito, come vedremo, da un ovale che cinge un dipinto che viene quasi tenuto insieme, ai quattro lati da altri straordinari stucchi.

LE SERLIANE

La serliana rappresenta un elemento architettonico composto da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da due aperture sormontare da un architrave. Fra l’arco e le due aperture sono collocate due colonne.

Dimensioni: larghezza esterna (da marmo a marmo)  metri 7,0, altezza  (da pavimento a balaustra) metri 7,20.

serliana nord serliana sud 

Come possiamo vedere, queste serliane vengono impreziosite scenograficamente dall’imponente scalone che porta al piano superiore, dalle due alte colonne ingentilite da doppi anelli a bugnato. Parallelamente all’arco sporgono tre mascheroni, mentre negli spazi aperti vi sono delle nicchie (attualmente senza statue), terminanti a conchiglia al di sopra della quale vi sono due teste. Ai lati delle serliane vi sono delle specchiature contenenti frammenti più o meno grandi di antichità romane eccetto la prima a sx della serliana nord che esalta la figura e l’arte del Canova.

serliana nord, mascheroni da sx a dxle sottostanti teste unite alla conchiglia finale della nicchiaspecchiatura sx e dx

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serliana sud, mascheroni da sx a dx le sottostanti teste unite alla conchiglia finale della nicchiaspecchiatura sx e dx

I DIPINTI 

Le grandi dimensioni delle pareti nord e sud erano alleggerite da due grandi dipinti (larghezza  metri 2, 70, altezza metri  3,45 ),  separati dalle strutture architettoniche delle serliane.  Di questi quattro dipinti , quello a sud-est è stato trafugato. Tuttavia in questo mio lavoro è presente per farlo comunque ammirare tramite le mie foto scattate  prima del furto.

“Trionfo della Fede”, dipinto ritenuto abitualmente opera di Antonio Canova, ma attribuibile, recentemente, al suo amico Giovanni Martino de’ Boni (Venezia 1753 – Roma 1831 ca), primo quadro a dx dall’entrata. particolare  sopra e sotto**********“Trionfo della Carità” di Giovanni Busato (Vicenza 3 -12-1806 – Vicenza 10-12-1886), primo quadro a sx dall’entrata. (questo è il quadro attualmente mancante)particolare **********“La notte” di Giovanni Busato (Vicenza 3-12-1806 – Vicenza 10-12 -1886), secondo quadro a dx , dopo la serliana nord.particolare  sopra e sotto**********“L’Aurora” di Domenico Pellegrini (Galliera Veneta 19-03-1759 – Roma 4-03-1840), secondo quadro a sx dopo la serliana sud particolare sopra e sotto

IL SOFFITTO 

Il soffitto del salone è caratterizzato da una grande tela ovalare dalla cui  ampia cornice in stucco si dipartono ai quattro punti di arrivo altrettanti grandiosi stucchi di putti festanti, realizzati da due grandi stuccatori Stazio Abbondio (nacque a Massagno, vicino a Lugano nel 1675 e morì a Venezia nel 1757 e Mazzetti Tencalla Carpoforo (nacque  a Bissone nel 1684 e morì a Venezia nel 1748).

vista d’insieme dal pavimento del saloneIl dipinto di Giovanni Battista Volpato (Bassano 07-03-1633 – Bassano 07-04-1706) ha come soggetto “Giove che fulmina i titani” o “La caduta dei giganti”. Si tratta di un dipinto ovale, olio su tela,  di grandi dimensioni (720 cmx470 cm). E’ rivestito di una retina di protezione per cercare di non peggiorare il suo stato di conservazione già compromesso da cadute di colore in vari punti, da zone offuscate dalla polvere e da alcune lacerazioni. La sua datazione è incerta, comunque dopo il 1683. Per il fatto che le sue dimensioni appaiono inferiori e non proporzionate al soffitto (un anello d’intonaco troppo largo circonda la tela) si può pensare che essa non sia sia sul suo luogo d’origine, ma provenga da altra dimora.

La tela del Volpato è incastonata da quattro pennacchi rivestiti da splenditi stucchi che in questo modo ne mascherano le asimmetrie.  Questi stucchi rappresentano a tutto tondo tre putti impegnati “acrobaticamente” a stendere, superiormente,  lunghi festoni di foglie di quercia in continuità con i grandi fasci di foglie di acanto  stretti tra loro da festone di frutta situati inferiormente. La scena è attraversata da  lunghi nastri ondulati,  e in altri tratti da lunghe sequenze di fiori sbocciati.

stucco a nord-eststucco a nord-oveststucco a sud-eststucco a sud-ovest 

STUCCHI DELLE PARETI  EST e OVEST

PARETE EST 

In questo grandioso stucco al centro risalta l’aquila asburgica ad ali spiegate accanto alla quale vi sono tre putti: uno, in alto, è intento a sistemare, nella parte superiore, lunghi festoni di foglie di quercia davanti all’aquila imperiale e,  gli altri due, nella parte mediana, stanno armeggiando tra fasci di foglie dì acanto  e a lunghi festoni di frutta, e attorno alla scena lunghi nastri ondulati.

PARETE OVEST

In questo  stucco oltre alla centrale presenza dell’aquila asburgica ad ali spiegate vi sono ugualmente tre putti: uno, a destra, che tiene in mano un’asta da cui si dipanano lunghi tratti  ondulati nastriformi  che fluttuano al di sopra dell’aquila assieme ad alcuni festoni di foglie di quercia, e, più sotto, vi sono due putti intenti a sistemare fasci di foglie di acanto  e festoni di frutta.

STUCCHI PARETI NORD E SUD

PARETE NORD

In questo stucco l’aquila “asburgica” ad ali spiegate ha un ramoscello d’olivo tra il suo becco. Questo ramoscello cinge la testa dell’aquila a mo’ di corona. Più sotto ci sono due putti: uno srotola verso il basso  una bandiera e l’altro, vicino all’aquila, sta sistemando un lungo festone di fiori.  Verso la fine dello stucco, ai lati della bandiera, sono inserite immagini d’armi: a destra un elmo con grandi pennacchi e a sinistra  una spada e altri strumenti guerreschi, accompagnati da foglie di acanto..

PARETE SUD

In questo stucco la parte centrale è occupata dall’aquila asburgica ad ali spiegate e con gli artigli tra le pieghe della bandiera che viene srotolata verso il basso dai due putti presenti.  Verso la fine dello stucco troviamo segni guerreschi: una faretra con frecce e spade e altri strumenti di guerra. La parte più interessante si trova sulla superficie della bandiera: a sinistra, verso il bordo, vi è una grande torre simbolo dei Rezzonico, e a destra un po’ più in alto vi è lo stemma degli Asburgo con l’aquila bicefala sormontata dalle corone.  Qua e là troviamo anche foglie di acanto.

Fonti documentali più importanti

Giovanni Battista Volpato, critico e pittore, di Elia Bordignon Favero, De Longhi S.p.A., Offset Invicta, Limena, 1994

Dizionario Storico-Ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino del padre lettore Gian-Alfonso Oldelli di Mendrisio, In Lugano 1807  presso Francesco Veladini e comp. ( è un pdf  google libri dove si trova una breve biografia dei due stuccatori)

Rezzonicorum Cineres, Ricerche sulla collezione Rezzonico, di Noè Enrico.Estratto dalla “Rivista dell’Istituto d’Archeologia e Storia dell’Arte”, Serie III, Anno III, 1980

pubblicato 15-09-2020

******* A  seguire: BASSANO DEL GRAPPA – VILLA REZZONICO – D – LE STANZE DEL PIANOTERRA A NORD-EST E A NORD-OVEST

BASSANO DEL GRAPPA – VILLA REZZONICO – B – L’ESTERNO

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