BASSANO E LA GUERRA 1915-18
E’ TRATTO FEDELMENTE DA
“Tempio Ossario della Città di Bassano del Grappa”,
XIII maggio, Anno XII, Vicenza,
Tipografia Commerciale, 1934 – XII ” PUBBLICATO
PER L’INAUGURAZIONE DEL TEMPIO OSSARIO
PER I CADUTI IN GUERRA
[l’articolo deve essere inquadrato nel suo giusto valore storico, e non nell’enfasi del movimento politico di allora – VB]
Bombe austriache sull’ospedale civile, Ed. Fauro, 18 e 25-2-18
La vita di guerra della città di Bassano, presa a sé, è indubbiamente simile alla vita di tutte le città poste nell’immediato retrofronte. Particolarmente per Bassano, il massiccio del Grappa che appare lentamente degradante sino ai piedi della città, è si può dire la proiezione guerriera di essa. “ Sul Grappa nacque lo spirito del Fascismo” scrive Trywodar. Se non si può prendere come particolare e unico riflesso nella genesi del Fascismo l’eroica difesa del Grappa, tuttavia questo perspicuo riconoscimento da parte di uno straniero, è motivo di orgoglio per la città che del Grappa ha vissuto le pene e le speranze, che ha sofferto con esso la vita di guerra, avamposto tra le città italiane.
a sx granata austriaca in piazzetta I. da Ponte, Ed. Fauro, 28-9-18 – a dx bomba austriaca in contra’ Campomarzio, Ed. Fauro, 1-1-18
Il primo anno di guerra scorre per Bassano con quella entusiastica partecipazione che vive le ansie con quell’ottimismo iniziale che cambierà poi per la dura e maschia esperienza guerresca, in una consapevolezza virile e feconda. Si incominciano ad organizzare le opere di assistenza civile e religiosa. Sorgono i comitati incaricati della raccolta di offerte, sorgono i laboratori per la lana ai soldati, per gli scaldarancio e per tutte quelle necessità alle quali la guerra veniva educando lo spirito dei cittadini. E’ una gara appoggiata o iniziata dalle autorità per offrire i posti di ristoro, la Casa del soldato, per far partecipare il maggior numero possibile di cittadini allo spirito della guerra. Intanto fin dal 30 maggio del 915 è dichiarato per la città lo stato di guerra; sono emanate le disposizioni di difesa contro gli aereoplani, è limitata la circolazione degli automobili. Incomincia la veste guerresca della città. Alla sera le luci devono essere soppresse; ma indubbiamente la sensazione e la inesperienza del pericolo possibile, non provocano la pronta comprensione da parte dei cittadini, e ciò è dovuto alla certezza che fossero misure appena precauzionali e non erano prese intanto nel senso preciso che d’altronde non sembravano esigere. Ma il 17 settembre avviene la prima incursione aerea nemica. Il vecchio ponte di Bassano, leggendario ponte passato di bocca in bocca nelle note della canzone, viene colpito da una bomba. Si richiese immediatamente misure di difesa e l’osservanza delle disposizioni in proposito.
Si incomincia sui giornali a chiedere che la luce venga spenta all’ora stabilita e che la non si lasci filtrare dalla finestre. E tuttavia lo spirito dei Bassanesi non si lascia scuotere da queste prime avvisaglie. Si protesta infatti perché l’autorità militare ha fatto vietare la tombola in piazza e il mercato del bestiame. Per alcune bombe ed alcuni aereoplani non sembra sia il caso di vietare alla gente i giochi e gli affari. Si provvede a porre sulla torre di Piazza una sirena che avverta i cittadini del pericolo degli aereoplani. La sirena fa il suo dovere ma non in ogni angolo della città essa è sentita con la dovuta potenza. Da ciò lettere ai giornali, voci del pubblico delle contrade che chiedono che sia o più potente o che si usi qualche altro mezzo di segnalazione. Ma anche questo è chiesto con garbo; non c’è il tono della paura e della sollecitudine, ma il tono di uno che chiede un semplice perfezionamento di una cosa che lo preoccupa indirettamente. La calma della città è la calma imperturbabile dei forti.
a sx granata austriaca in via O. Marinali, Ed.Fauro, 3-12-17 – a dx granata austriaca in via G. Bonaguro, Ed.Fauro, 23-12-17
Si trova tempo di scambiare una soubrette di una compagnia di operette, per una spia tedesca, e si provoca l’intervento di un commissario il quale spiega e rassicura sull’equivoco. La città, ad onta delle incursioni austriache abbastanza frequenti presenta una serenità ed una tranquillità encomiabile. La offensiva degli Altopiani fatta dagli austriaci nel maggio del ’16 contribuisce ad avvicinare la guerra alla città. La Val di Brenta era stata considerata dal nemico come via di accesso alla pianura. Secondo il piano nemico era una morsa della tenaglia che aveva per scopo di penetrare a destra per la val Leogra e occupare il massiccio del Grappa che stava alla estrema sinistra di quel settore. Il Grappa avrebbe costituito il pilastro di base per l’invasione e l’occupazione della pianura del Brenta. Il piano scendere per la sua valle era alquanto avversato nello stato maggiore tedesco; la valle era considerata angusta e non permetteva l’infiltrazione di potenti masse di uomini, ma sarà la via tentata sempre fino alla nostra vittoria. Bassano diviene in questi tempi la vera città di guerra; soldfati e armi passano per le sue strade, costituiscono la sua vita, raddoppiano i suoi abitanti. E’ un passaggio incessante, un diffondersi del grigio-verde. E da parte della città un potenziarsi delle iniziative benefiche per i soldati. Il sindaco impone una tassa per l’assistenza civile. Tutte le energie vengono utilizzate ai fini della guerra.
Per ordine del Comando Supremo si incomincia con certa preveggenza intanto a fortificare il Grappa e a costruire le strade d’accesso.
Incomincia l’eroica epopea “del Monte Sacro degli italiani i quali possono andar orgogliosi di averne mantenuto il possesso contro gli eroici sforzi delle migliori truppe austro ungariche” così scrive il gen. Kraft, nelle sue memorie. Ma il nemico è arrestato e la città conserva la sua fisionomia di serenità che è data dalla certezza nei destini della guerra. Le incursioni non si contano, ma l’apprestamento di rifugi e di altre precauzioni, contribuiscono a mantenere la fiducia e la serenità indispensabile.
L’Altopiano è tenuto saldamente e, malgrado la vicinanza del nemico che tenta sempre di forzare la Val di Brenta attraverso la Val Franzela, il senso di sicurezza della città è sempre vivo e serve da efficace stimolo morale ed è a sua volta avvalorato dallo spirito dei soldati e della truppa che vivono e passano nella città. La quale si preoccupa anche, con una polemica sui giornali, del proprio avvenire industriale, da prepararsi senz’altro. Intanto la battaglia di caporetto ha posto la città a contatto col nemico per mezzo delle artiglierie. Non più incursioni soltanto; incominciano le granate. Il Grappa diventa caposaldo e punto di sutura tra la fronte degli Altopiani e del Piave. Conrad fin dal 22 novembre aveva stabilito l’assalto su Bassano. Il nemico è lontano in linea d’aria poco più di 8 o 9 chilometri: i paesi a nord di Bassano sono bersaglio delle artiglierie. Dopo un tiro di avvicinamento come se le artiglierie nemiche gradualmente cercassero il punto, il 21 dicembre la prima granata cade su Bassano.
a sx bomba austriaca in contra’ Campomarzio,Ed. Fauro, 1-1-18 – a dx granata austriaca in via O. Marinali, Ed. Fauro, 2-2-18
E’ incominciata insieme con l’epica battaglia d’arresto del Grappa, la prova più grave e più eroica per Bassano. Il destino di questi due nomi è ora unito: avviene la sintesi di due fortune, il patire e il reagire insieme; è comunque la forza di resistenza, di volontà di vittoria. Il ritmo delle granate cade continuamente sulla città.
Il Grappa vive la grande epopea. Su di esso nei dieci giorni di fine anno vennero meritate 13 medaglie d’oro. Il nemico era in vista di Bassano. Oramai la vita civile della città non poteva conciliarsi con la sua posizione militare. Diventava oramai una città di linea. Il 26 venne deciso lo sgombero e Bassano passa sotto la giurisdizione della IV armata a rendere più intimo e diretto il rapporto di resistenza con i suoi difensori. Ci si incomincia a preoccupare della pianura e Bassano diventa testa di ponte della “linea delle colline”. L’esodo della popolazione è iniziato. Nel centro della città rimangono circa 200 persone a mantenere la vita civica: nei dintorni la popolazione rimane attaccata alla sua terra. Giusta la ordinanza del Comando Supremo, l’amministrazione rimane come pure rimangono le autorità religiose. Più tardi il Municipio si trasferì alla periferia della città, e si incominciano a trasportare gli uffici in località più sicura. Il sindaco di guerra avv. Eugenio Antonibon ogni giorno è in città a compiere il suo dovere. Le granate cadono sempre numerosissime; ogni giorno la città è segnata da nuove rovine, da nuovi squarci nell’armonico tessuto delle sue case. Le incursioni aeree si ripetono con insolita frequenza. Il piano nemico infatti tende a fiaccare la resistenza interna, a sminuire lo spirito di resistenza, a creare uno stato d’animo di panico nel ganglio vitale che era divenuta la città. Queste città che non erano poste assolutamente in prima linea come per esempio Asiago, erano nella condizione di subire nel vivo dei suoi cittadini i pericoli della guerra. Non del tutto sgomberate, ripiene di soldati. di transito o di sosta, esse rappresentavano ancora la posizione di mezzo dell’inerme attaccato. Continuando le incursioni con lancio di bombe e la caduta di granate, venne composta da alcuni volontari una commissione che segnalasse alle famiglie proprietarie i danni occorsi alle loro proprietà, e quanto altro si riferisse a quello che possedevano nella città.
a sx bombe austriache sull’Ospedale Civile, Ed. Fauro, 18 e 25-2-18 – a dx granata austriaca in via Z. Bricito, Ed. Fauro, 2-2-18
Poiché era necessario salvare anche i tesori d’arte e di valore di religione che esistevano numerosi in Bassano, si provvide in quei mesi di tensione e di pericolo al trasporto dei corpi dei Santi, dei quadri e delle opere d’arte dal Museo, delle campane dai campanili. La città venne ridotta alla pura urbs; puro obiettivo di guerra per il nemico che contava senz’altro su di essa e mirava solo ad essa, quale prima città da occupare nella pianura. E tanto più si accaniva in quanto era vicinissimo ad essa; la poteva vedere nella sua tranquilla veste, in una specie di serenità che il paesaggio confortava. Ma il bastone di Maresciallo che doveva essere dato a Carlo d’Asburgo a Bassano o a Vicenza, era sostituita da una sciabola d’onore per Conrad, relato ora nel settore trentino. Tuttavia il comune di Bassano mantenne sempre quella sicurezza nel buon esito della lotta, quella fiducia nelle nostre armi che costituisce l’indispensabile esigenza per la vittoria. Il culto della patria si fonda con quello della religione quando la Madonna del Grappa è colpita da una granata nemica. Questo fatto è compreso in senso pregnante di fede e di amor patrio. Soldati e autorità civili si preoccupano della Madonna del Grappa, che diventa simbolo e segnacolo delle speranze mai abbandonate.
Si saldano ancor meglio i due nomi guerra e paese. L’anima della natura si fonde con quello dell’esercito in lotta; la IV Armata, numero distintivo, è tanto legata alle sorti del monte sacro che assume la denominazione di Armata del Grappa. Ci si prepara alla temuta offensiva del Giugno, chiamata offensiva “Radetzcky” a ricordo di Monte Berico. Ancora l’occupazione del Grappa diventa condizione esclusiva per il nemico per l’invasione della pianura. Le incursioni aeree su Bassano continuano; continuano a cadere le granate.
a sx granate austriache in contra’ Campomarzio, Ed. Fauro, 25-12-17 – a dx granata austriaca in via G. Barbieri, Ed. Fauro, 27-10-18
Il sindaco Antonibon compie ogni giorno il suo dovere di primo cittadino; tenendo presente il ricordo della città ai cittadini lontani, infondendo ai rimasti il coraggio della resistenza. La Camera dei Deputati rivolge un plauso alla città di Bassano per aver mantenuto intrepidamente lo spirito di fiducia e della speranza.
L’offensiva nemica già nota e attesa, si scatena con enorme violenza il 15 giugno. Il nemico arriva a 3 ore di marcia da Bassano. Ma è respinto. La battaglia infuria per cinque, sei, sette giorni senza sosta. Il Grappa è quasi accerchiato, Bassano è preparata alla sua funzione di testa di ponte. Le strade sono sbarrate. Il cannone nemico non cessa di colpirla. Ma il valore italiano resiste palmo a palmo, respinge, contrattacca.
Lo spirito della IV Armata è tanto compatto, tanto sicuro che nessuno può dubitare di esso. Infine l’offensiva nemica è respinta. La città di Bassano che ha vissuto da forte quei giorni di maggior tensione, invia ai difensori un telegramma di gratitudine. La fusione degli animi è perfetta. Il sindaco della città partecipa alle feste dell’armata, alle cerimonie per la consegna delle decorazioni; il monte Grappa ha una sua fiera fisionomia: assume la natura della vittoria. E’ coniata una medaglia con la Madonna ed è distribuita ai soldati . Vincolo ideale e simbolico che unisce la terra allo spirito che la difende. L’unità di animi, del paese, è perfetta.
De Bono presenta al Gen. Giardino “la Canzone del Grappa” , il quale la fa cantare dai soldati con ordine preciso. Il difensore del Grappa ha compreso l’alto significato, la magica poesia di quelle parole, l’intima dolcezza della musica. A Rosà alla presenza del sindaco di Bassano che accorreva dovunque il nome della città doveva essere presente, le note della canzone che doveva più tardi diventare di risonanza nazionale, si alzano lente; i soldati trovavano rispondenza in quelle frasi, in quella canzone, colla propria volontà , col proprio sentimento. La “Canzone del Grappa” era consacrata perché era sentita; si unì a quella del “Ponte di Bassano” che accompagnava il mormorio del Brenta; ed era la canzone della città: il vecchio ponte di Bassano, che venne colpito per primo da una bomba. Ma se sul Grappa il nemico è respinto, la città non cessa il suo tormento. Le granate si susseguono più frequenti.
a sx bomba austriaca in Borgo Angarano, Ed. Fauro, 1-2-18 – a dx granata austriaca in G.B. Verci,Ed. Fauro, 30-12-17
Ogni giorno la città è colpita e i proiettili cadono con una insistenza che dimostra la sete di distruzione del nemico il quale trova conforto in questi tiri, essendogli fallita l’offensiva. Viene colpita con una granata una caserma, nelle sue rovine muoiono un centinaio di soldati. Ma si avvicinano le giornate di ottobre-novembre. Si prepara la nostra battaglia offensiva. La preparazione è accurata. La battaglia si inizia sul Grappa: il nemico resiste più a lungo e accanitamente che non in altri settori. E’ il sacro monte che deve portare ancora sui suoi sassi il segno del più grande sacrificio. L’azione da diversiva si fa attiva. Ma il nemico resiste a lungo.
Quando la dissoluzione interna, derivata dalla vittoria delle armi italiane scompone la resistenza in altri settori, sul Grappa “l’esercito oramai senza patria trova pur sempre numerosi battaglioni, no, non battaglioni, ma cumuli di uomini frammischiati e anelanti che tengono quei baluardi soltanto per l’onore proprio” scrive ne “La Catastrofe” Glaise-Hostenau. Il nemico resiste disperatamente.
Alla fine di ottobre sono catturate le batterie che tiravano su Bassano; il nemico è in fuga, l’Italia vince. Bassano col suo monte guerresco, col suo silenzio, colle sue vie deserte, austeramente assiste la fine della lotta vittoriosa.
Il Sindaco va a portare a Trento con i soldati vittoriosi il saluto della città del Grappa. Bassano venne colpita da 527 bombe che rovinarono 92 case, 124 case furono colpite da 2461 proiettili.
Soffrì 30 incursioni: ebbe 30 morti tra i suoi cittadini, 3 milioni di danni agli immobili, 14 milioni complessivamente di danni di guerra. Il ritmo di vita ha ripreso con maggior alacrità.
a sx bomba austriaca in Borgo Angarano, Ed. Fauro, 3-2-18 – a dx bomba austriaca in via B. Cairoli, Ed. Fauro, 1-1-18
Il maresciallo d’Italia Gaetano Giardino l’eroico comandante dei soldati del Grappa potè giustamente scrivere: “Italo Balbo, l’alpino di Solaroli e del Valderoa, Emilio Bono, il comandante del corpo d’armata di Col Moschin e dell’Asolone, Cesare Maria De Vecchi, il bombardiere, quella volta con bombe a mano, dal Ponte del Corlo in Val Cismon. Tre dei quadrumviri della risurrezione fascista sono scesi dal Grappa. Un’altra predestinazione del Sacro Monte?”.
Bassano guerriera ha dato il primo martire della provincia alla causa del Fascimo: Mario Toniolo.
GIOVANNI CANEVA