BONETTO PAOLO – PITTORE – CENNI BIOGRAFICI – ESPOSIZIONI – CRITICA ESSENZIALE

BONETTO PAOLO – CENNI BIOGRAFICI

CRITICA ESSENZIALE 

ESPOSIZIONI 

di Vasco Bordignon


BONETTO_PAOLO_-_640X-_LARTISTA_-_CIMG6571CENNI BIOGRAFICI

Paolo Bonetto è nato a Lissone, comune lombardo della provincia di Monza e Brianza (MB),  il 27 marzo del 1949. Pittore professionista. Ha studiato presso la Libera Accademia di Pittura di Nova Milanese (MI), la Scuola di Arti e Mestieri di Bovisio Masciago (MI), segnatamente il corso di figura e nudo, la Famiglia Artistica Lissonese “Accademia Gino Meloni” il corso di nudo. Ha partecipato a vario titolo ad oltre 500 manifestazioni artistiche. 
Numerose le mostre personali in ambito nazionale. Sue opere si trovano in vari Paesi esteri grazie alla promozione di galleristi e mercanti. Una nutrita bibliografia testimonia l’iter artistico di Bonetto; citazioni e recensioni appaiono su riviste specializzate, quotidiani e cataloghi di mostre. Diverse sono le monografie curate dall’artista stesso per offrire al collezionismo più sensibile l’esatta dimensione del pittore.

Per contatti: www.paolobonetto.it


CRITICA 

Propongo l’introduzione critica del dr. Giorgio Seveso alla recente monografia di Paolo Bonetto, per la sua raffinata e precisa analisi della pittura di questo artista.


LE STANZE DELLA MERAVIGLIA

Direi che Bonetto è portato a rivelare il conoscibile là dov’è poeticamente lecito. È in questo modo, difatti, che l’artista lombardo, nei lunghi anni del suo lavoro, ha colto la natura più profonda della sua officina lirica: nel “tirare” e trasfigurare, cioè, il senso delle sue fitte composizioni, delle sue dilatazioni significanti, dei gentili enigmi figurativi dei suoi quadri, verso la sonorità di una metafora permanente e diffusa, dove ogni cosa è ciò che sembra ma è anche qualcos’altro. Dove, insomma, ogni soggetto della pittura si mostra in presa diretta con la particolare natura della sua sensibilità pittorica, fatta di impulsi leggeri, di minuziose intuizioni, di vibrazioni sentimentali gelosamente minimali, sontuosamente enunciate però nell’iperdecorativismo sovrabbondante del segno compositivo, negli intonaci velati delle composizioni giocate tra l’incalzare narrativo e una dilatata, quasi concitata fantasticazione descrittiva.

Perché davvero, nella sua opera ormai pluridecennale, Bonetto ha messo a fuoco una declinazione plastica e soprattutto poetica fatta di un irripetibile equilibrio tra figuratività, simbolismi e valenze fortemente liriche di suggestioni poetiche ben pronunciate, capaci di definire le sponde di una espressività che non ha bisogno di racconti o descrizioni puntuali per dire le proprie ragioni, il proprio “messaggio”.

… il “poeticamente lecito” è appunto proprio questo, cioè i tratti della metaforizzazione, dell’intensificazione, della trasfigurazione dei segni del reale, tirati e dilatati fino ad altro da sé, fino appunto agli ambigui, seducenti territori della poesia.

Ma bisognerà anche notare che questa sua miscela lirica ha davvero, già dal primo impatto, la convincente, saporosa attualità di un gusto che appare decisamente postmoderno: privo, diciamo, di ideologie estetiche predeterminate o pregiudiziali.

Perché è certo evidente che questi suoi “paesaggi interiori” sono la traccia fortemente suggestiva di una realtà tutta mentale e fantastica, teatro della mente e dei sensi, evocazione di una dichiarata magia tinta anche di garbati esoterismi, che vanno dalle seduzioni di una Venezia sognata e sognante, consustanziata di voluttà “barocche” e di languori, ai tratti di un oriente fervidamente onirico e favoloso, … mosaico di “racconti” non detti le cui tessere sono attinte da una lunga teoria di figure e figurine, icone e simbologie che, appunto, rimandano e impudentemente e serenamente al magico all’alchemico.

 O, ancora, sono l’evocazione in chiave fantastica di spazi consueti, domestici, riscattati nel banale della loro storia quotidiana dalla “luccicanza” di uno sguardo poetico capace dei più disinvolti eccessi.

Sono gondole, briccole e canali, fiaschette e fiale di preziosi profumi d’oriente, luci e lustrini tanto misteriosi quanto languidi e sensuali, e poi cavalli, gufi, angurie vivaci e merletti di marmo, prospettive di un favoloso evo perduto, scaldato dall’esaltazione rilucente di una memoria barocca, come una sorta di torbida vertigine, di sensuale melanconia.

Ma sono, anche, seggiole e pentolini, vasi e biciclette, conchiglie e finestre, trine e velari di una sorta di “diario” interiore, tanto scandito e articolato quanto dilatato, vago, allusivo …

Ma che siano stanze brulicanti o figure misteriose, evocazioni esotiche o composite nostalgie del ricordo, queste immagini sono soprattutto una sorta di vasta scenografia dell’anima, per un verso incastonate tutte in una sorta di affascinante palcoscenico degli incantesimi come le tessere coloratissime di un mosaico, nell’intrigante rebus di uno spazio-tempo senza confini né gravità, senza le “logiche” alle quali la nostra mente si è ormai impigrita. Mentre, per un altro verso, mostrano un tessuto connettivo tra tutti gli elementi del dipinto che appare di natura quasi epica, percorso da una sommessa energia fervidamente monumentale.

Le loro architetture arditamente prospettiche, le spazialità barocche reinventate, le squillanti visionarietà allegoriche, esaltate dall’accostamento di materiali compositi (impasti materici di oli e di acrilici, tele e tessuti, stoffe, carte e cartoni, colle, oggetti disparati ecc.], rimandano difatti con chiarezza ad una intenzionalità spettacolare vasta, corale, appunto studiatamente scenografica.

Le immagini di Bonetto sono come il rovesciamento di una pittura di pure forme nella pura narrazione, ma sono anche la negazione di un racconto di sola immagine per il “troppo pieno” delle seduzioni, delle allusioni, delle indicibilità. Né cronaca né pura composizione estetica, dunque, queste sue tele evocative sono piuttosto come il ritrovamento nel presente delle Wunderkammer del Cinquecento, le “camere delle meraviglie” che conservavano raccolte sovrabbondanti di oggetti straordinari per le loro caratteristiche intrinseche ed estrinseche, per le loro capacità d’innesco dell’immaginazione e della fantasticazione.

Per questo sono convinto che il tratto più persuasivo del suo talento e della personalità del suo lavoro è per certo l’impatto poetico, soprattutto il tono complessivo che le sue immagini vengono ad assumere. C’è in lui, difatti, qualcosa che trasforma la seduzione della pittura nel senso di una interrogazione costante: qualcosa che va ben al di là della memoria dei suoi luoghi fantastici, topici del suo immaginario, e che invece richiama il vivissimo sentimento di una visione, come il respiro di un sogno. E che, di questa evanescente intuizione in atto, lo rende – lui artista immerso nel presente ma con l’occhio dell’anima infitto nella meraviglia del fantasticare – suggestivo e sibillino testimone.

Ma, dicevo, si tratta di una testimonianza trasfigurata, condotta cioè sul filo ardente di una persistente metafora, poiché questi dipinti, in realtà, sono appunto” solo” il frutto delle sue fantasticazioni, a metà tra la dimensione dell’onirico e l’aggallare casuale della memoria confrontata all’impulso dell’intuizione. Non sono, insomma, brani o frammenti di un racconto compiuto, di una cronaca di accadimenti. E tuttavia, di fronte a loro, non si può non avvertire, proprio per virtù d’intensità e suggestione di pittura e per doti dell’inclinazione poetica, che ogni piega della realtà in atto è comunque lì, vivente, palpitante, concreta in tutte le sue potenzialità, in tutte le sue allusioni.

Con le sue infinite variazioni, torsioni e invenzioni segniche l’arte della pittura non finirà dunque mai di sedurci. Il fantastico territorio dell’immagine e dell’immaginario entra difatti, con lei e soprattutto nella nostra epoca, nel suo stato di più profonda eccitazione e fibrillazione, creando dal nulla un’infinita serie di mondi, di realtà, di racconti straordinari che percuotono i nostri sensi, la nostra ragione, i nostri equilibri consueti, rovesciando ogni baricentro del sapere e del buonsenso comuni verso dimensioni nuove e sconosciute.

E questa pittura di Bonetto è appunto anch’essa tutta intessuta di una tale facoltà di rovesciamento, di estraniazione, di iperbolica e sorprendente affabulazione, perché si muove costantemente sul crinale di un forte spiazzamento linguistico e narrativo, partecipando alla vertigine di una inventiva poetica appassionata, resa talvolta intrigante dal fatto che i riferimenti alla realtà fenomenica sono puramente speculativi, metaforici, in qualche modo anche mitici, emblematici, e come abbiamo visto rispondono ad un illusorio e spiazzante gioco di specchi interiori.

C’è infatti una fascinazione direi fisica in queste tele che gentilmente aggrediscono il riguardante: una magia ambigua, fatta di “effetti speciali” capaci di sedurre l’occhio e di impadronirsene per virtù di sotterranee blandizie, di accarezzamenti, di incantesimi e lusinghe che affondano le loro radici in una sensibilità misteriosamente universale, al punto che lo spettatore, dinnanzi a queste diverse immagini, vibranti di cromatismi esasperati e di allusioni continue, ha come il senso di un insondabile dejà vu capace di ripresentargli inspiegabilmente le pareti e i fondali di un suo sogno dimenticato

Ecco: sorpresa e ambiguità, memoria e travestimento, manualità sapiente. Sono le sponde che definiscono l’immaginario del nostro pittore. E non stupisce, dunque, che alcuni suoi lavori si ispirino, direttamente o lateralmente, anche al teatro, al distacco “artificiale” dei suoi incantesimi, e che le parole importanti attorno all’opera di Bonetto, almeno per me, siano proprio meraviglia,

nel senso dell’incanto e dell’impressione estraniata che le sue atmosfere inducono, e trasfigurazione scenografica, nel senso di uno sguardo appassionato e travolgente rivolto ai valori di una scelta d’arte che ha le sue radici infitte nelle tradizioni della nostra storia espressiva e nell’evocazione continua dell’immaginazione in una dimensione quasi teatrale. Queste sue tele, infatti, sovrabbondanti come soggetto complessivo della tensione poetica, rivelano tutta la felicità e la stupefazione del raccontare per immagini, del figurare attorno all’idea del vivere e dei luoghi del sentimento, vale a dire attorno al profondo, alienante senso di travestimento, di finzione, di virtualità che circonda la nostra vita di uomini e donne di oggi.

L’incalzante efficacia di queste immagini è, insomma, il frutto di una straordinaria mèscola di motivi e ragioni espressive, insieme modernissime e antiche, capaci di richiamare con la potenza evocatrice delle loro suggestioni tutta la fragranza, dicevo, di una ispirazione lirica davvero singolare.

Giorgio Seveso (dalla monografia  “Paolo Bonetto”,  marzo 2014)


ESPOSIZIONI

2015 – Ventimiglia (IM) – Galleria d’arte S. Agostino

2015 – Schio (VI) – Spazio espositivo Palazzo Toaldi Capra

2015 – Rovigo – Sale espositive Pescheria Nuova

2015 – Marostica (VI) – Sale espositive Castello Inferiore

2015 – Cantù (CO) – Sala espositiva Corte San Rocco

2014 – Como – ex Chiesa di S. Francesco (spazio Ratti)

2014 – Artefiera Padova

2014 – Tortona (AL) – Palazzo Guidobono

2014 – Thiene (VI) Galleria d’Arte Moderna

2014 – Diano Marina – Palazzo del Parco

2014 – Cesano Maderno (MB), Palazzo Arese Borromeo

2014 – Cantu’ (CO) – Centro Espositivo Corte San Rocco

2013 – Ivrea (TO), Antica Chiesa Santa Croce

2013 – Lazise (VR), Galleria Civica

2013 – Desenzano (BS), Galleria Civica G.B. Bosio

2013 – Orzinuovi (BS), Rocca San Giorgio

2013 – Canzo (CO), Sala espositiva Società Operaia

2012 – Castellanza (VA), Villa Pomini

2012 – Abbiategrasso (MI), Castello Visconteo

2012 – Chiavenna (SO), Palazzo Pretorio

2012 – Diano Marina (IM), Palazzo Falchi

2012 – Cologno Monzese (MI), Antica Chiesa San Marco e Gregorio

2011 – Ivrea (TO), Antica Chiesa Santa Croce

2011 – San Pellegrino Terme (BG), Palazzo del Casinò Municipale

2011 – Diano Marina (SV), Palazzo del Parco

2011 – Giussano (MB), Sale Espositive Villa Sartirana

2011 – Milano, Galleria d’Arte “Action Space”

2011 – Soresina (CR), Sale Espositive del Podestà

2010 – Meda (MB), Sala Civica Radio

2010 – Mozzate (CO), Antica Chiesa del Crocifisso

2010 – Diano Marina (SV), Palazzo del Parco

2009 – Varazze (SV), Galleria Merighi

2009 – Chiavenna (SO), Palazzo Pretorio

2009 – Sondrio, Palazzo Pretorio

2008 – Bovisio Masciago (MI), Antica Chiesa san Martino

2008 – Varazze (SV), Galleria Merighi

2008 – Montebelluna (TV), Palazzo Manin

2008 – Cesano Maderno (MB), Palazzo Arese Borromeo

2007 – Rovereto (TN)

2006 – Bovisio Masciago (MI), Cappella Iemale

2006 – Treviso, Palazzo Scotti “L’incanto del colore”

2006 – Varazze (SV) – Gallerie Merighi

2005 – Diano Marina (IM), Sala Mostre (Palazzo del Parco)

2005 – Grado (GO), Sala Mostre Ente del Turismo

2004 – Varese, Sala Nicolini “La pittura integrante di Paolo Bonetto”

2004 – Valbondione (BG), Sala Mostre Azienda Autonoma Soggiorno

2004 – Corbetta (MI), Sala delle Colonne, Palazzo Municipale

2003 – Este (PD), Sala S. Rocco

2002 – Monza (MI), Galleria Civica

2002 – Lainate (MI), Villa Litta Borromeo

2002 – Lissone (MI), Galleria “Studio d’Arte Bonetto”

2001 – Parabiago (MI), Sala Gente di Parabiago

2000 – Voghera (PV), Sala “Luisa Pagano”

2000 – Muggiò (MI), Villa Casati – Sala “Pier Paolo Pasolini”

2000 – Camposampiero (PD), Galleria “Artequadri”

2000 – Montebelluna (TV), Villa Pisani

1999 – Lissone (MI), Palazzo Terragni

1999 – Este (PD), Sala S. Rocco

1999 – Villasanta (MI), Villa Camperio

1999 – Carpi (MO), Sala Gialla

1998 – Bovisio Masciago (MI), Galleria Europa

1998 – Firenze, Palazzo degli Affari

1998 – Ivrea (TO), Centro Olivetti

1997 – Voghera (PV), Sala “Luisa Pagano”

1997 – Imperia, Galleria Battifoglio

1996 – Paderno Dugnano (MI), Vialla Gargantini

1996 – Lissone (MI), Palazzo Vittorio Veneto

1995 – Branzi (BG), Galleria Midali

1995 – Parma, Ex refettorio dell’Annunziata

1994 – Muggiò (MI), Villa Casati – Sala “Pier Paolo Pasolini”

1994 – Lecco, Galleria La Nassa

1994 – Lainate (MI), Villa Litta Borromeo

1993 – Paderno Dugnano (MI), Sala don Giulio

1992 – Lecco, Galleria La Nassa

1992 – Erba (CO), Centro Fiere Elmepe

1992 – Giussano (MI), Circolo Endas 84

1991 – Roma, Palazzo Barberini

1991 – Paderno Dugnano (MI), Sala don Giulio

1988 – Pavia, Galleria Cavour

1982 – Paderno Dugnano (MI), Villa Gargantini

1981 – Sovico (MI), Biblioteca Civica

1977 – Nova Milanese (MI), Sede Premio Bugatti


atti


ANDREOSE DANILO (1922-1987) – SCULTORE

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BONETTO PAOLO – PITTORE – MOSTRA ON-LINE

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