LA CHIESA ARCIPRETALE DI SANTA MARIA E DI SAN ZENONE
di Vasco Bordignon
Cenni storici
Da alcuni documenti citati da Celotto Antonio F. appare chiaro che la Chiesa di Borso esisteva già verso la fine del 1200, come cappella della Pieve di Sant’Eulalia. La visita pastorale del vescovo Pietro Barozzi nel 1488 nomina nuovamente la Chiesa di Borso, dedicata a San Zenone [ricordando che è conosciuto anche come San Zeno], ancora dipendente dalla Pieve di Sant’Eulalia.Ugualmente nella relazione della visita pastorale del Vescovo di Padova Federico Corner (nel 1587) si trova la chiesa di S.Maria e Zenone di Borso, cappella della Pieve di Sant’Eulalia. E’ il primo accenno che oltre a San Zenone la Chiesa è dedicata alla Madonna.
Venerdì 25 febbraio 1695, giorno di santa Costanza, “nel levar del sole”, si verificò nell’Asolano un fortissimo terremoto. Studi moderni hanno attribuito al terremoto un’intensità macrosismica prossima all’VIII grado della scala Mercalli, con punte di IX e X grado per l’epicentro tra Cavaso e Castelcucco. In queste località viene stimata una percentuale di distruzione totale a fundamentis (“dalle fondamenta”) pari rispettivamente al 77 e al 67 per cento: il che sta a significare che 7,7-6,7 edifici su 10 furono completamente distrutti. A causa di questo fortissimo terremoto la chiesa di Borso venne in gran parte distrutta e il campanile atterrato. Le campane rimasero illese insieme con “le sacre pietre degli altari della B.V. del Carmine con le di lei statue, l’altare dei S.ti Francesco d’Assisi, et Antonio da Padova benché tutti rotti tra quelle rovine involte”. Venne poi in qualche maniera “rabberciata” e tra la fine dell’ottavo e l’inizio del nono decennio del Settecento, Antonio Gaidon mise mano a questa Chiesa che fu poi demolita quasi totalmente all’inizio del Novecento. (Brotto Pastega, 2010). Di questo lavoro gaidoniano non rimane oggi che il presbiterio.
Con il crescere della popolazione si pensò di ampliarla e nel 1902 ebbero inizio i lavori su progetto dell’Ing. Montini di Bassano. Il progetto fu abbandonato nel 1904, già in via di realizzazione e, dopo sei anni di penose controversie per mettere d’accordo pareri discordi, venne scelta la soluzione di abbattere la vecchia costruzione e di edificare una terza chiesa, su progetto del capomastro signor Beniamino Vendrasco di Castelfranco. L’attuale edificio venne costruito fra il 1910 e il 1929.
1910: 12 aprile: benedizione della prima pietra (Mons. Luigi Pellizzo)
1912: 12 aprile: benedizione della Chiesa
1918: la Chiesa viene adibita a ospedale militare
1928: Il Vescovo Agostini incoraggia la popolazione a riprendere i lavori per completare l’opera: soffitto, pavimento.
Di fronte alla chiesa, è stata collocata una stele con busto in onore di don Italo Girardi, cappellano di Borso dal 1966 al 1970, morto tragicamente in un laghetto alpino, a Castel Tesino, nel tentativo, riuscito, di salvare un giovane che stava annegando. Alla sua memoria il Governo Italiano ha concesso la medaglia d’oro al valore civile.
FACCIATA E CAMPANILE
La Chiesa parrocchiale si trova nella parte più alta del territorio abitato del comune, quasi a protezione delle cose e delle persone. Vi sono giunto a piedi salendo la ripida Via Monte Grappa per guardare anche gli scorci paesaggistici offertimi dalla natura a volte selvaggia del luogo. Giuntovi, la facciata della chiesa appare monumentale, rialzata da una breve scalinata a gradoni concentrici, per la sovrapposizione di spazi tra loro divisi da evidenti cornici, spazi che risalendo si riducono di ampiezza fino a giungere a quelli superiori, più stretti, dove nel mezzo vi è una nicchia con un affresco (ora rovinato in alcune zone) “della B.V. del Carmine opera del 1928 di un pennello bassanese”. (Bernardi Carlo, 1954)
Vicino alla chiesa il vecchio campanile, armonioso nelle proporzioni e nella linea, in pietra viva, tranne la parte terminale conica in cotto.
INTERNO
E’ ad unica navata, assai semplice, forse per non distrarre l’occhio dal presbiterio dove troneggia l’altare e la pala di Jacopo da o dal Ponte. Il soffitto è a cupola ribassata con ampi pennacchi, intervallati da finestre semicircolari abbastanza luminose.
LE PARETI LATERALI sono un po’ ravvivate a nord da un altare e il battistero e a sud da due altari.
A nord, appena entrati, vi è una specie di cappella dove è stato collocato il FONTE BATTESIMALE e risalendo, prima del presbiterio, l’ALTARE DELLA MADONNA DEL CARMINE. L’effige della Madonna è data da una statua in cartapesta dorata; è datata 1880 e la sua provenienza è da Lione.
A sud abbiamo l’ALTARI DEL SACRO CUORE e l’ALTARE DI SANT’ANTONIO: erano già presenti nella Chiesa precedente, provenienti dalla ditta Menin di Pove.
A metà della parete nord, al di sopra dello stipite della porta, vi è la tela del CROCIFISSO, opera del pittore Trivellini Francesco da Bassano (1660 – 1733 circa).
Ha perso purtroppo in parte l’antico splendore descritto dal Verci : “Per la Parrocchiale di Borso dipinse (il Trivellini) la Tavola del Crocifisso di figura al naturale co’ Santi Francesco ed Antonio genuflessi in atto di adorazione, e in aria vi rappresentò una gloria di Angeli e Cherubini con un vago, e natural paese in lontananza. Il nudo del Crocifisso è sì maestrevolmente disegnato, che più non si può, desiderare. Nel colorito pareggia le opere de’ più eccellenti, e tra le altre cose s’ammirano due Angeli di tinta sì bella, e naturali, che pajono vivi; in fatti se il Trivellini non avesse in vita sua operato altro che questa Tavola, ora il nome suo nella Pittoresca Scuola anderebbe a paro con quello de’ migliori Professori. Dipinse questa bell’opera nel 1702. (da Verci Giambatista, 1775)
Guardando verso la porta d’ingresso, quindi verso sud, al di sopra della medesima si è un piccolo quadro “la FUGA IN EGITTO”: è copia di un originale smarrito di Jacopo Dal Ponte (da Arslan Edoardo, 1960)
SOFFITTO : vi è un ampio affresco diviso in tre settori di cui uno molto allungato al centro, gli altri due alle estremità molto più piccoli. Non ho trovato l’autore. Mi pare tuttavia che non sia di gran pregio.
CORO ABSIDATO
ALTARE MAGGIORE: è l’altare della vecchia chiesa opportunamente adattato, Ha un effetto compatto, un po’ pesante, con un ciborio a forma di tempietto sormontato da una statuina che ostacola assieme alle canne dell’organo la piena visione della Pala di Jacopo Bassano.
Ai lati le statue di SAN ZENONE a sx e SAN GIOVANNI BATTISTA a dx, opere di Antonio Bonazza (1698-1763), datate 1736, che è anche l’anno della morte a 82 anni del suo illustre padre Giovanni Battista Bonazza, al quale sono state attribuite erroneamente anche recentemente.
Antonio Bonazza – secondo i recenti lavori (2013) a cura del Museo Diocesano di Padova viene definito “uno dei principali scultori veneti del Settecento. Pur lavorando a lungo con il padre, elabora nel tempo uno stile personale e di grande successo che unisce compostezza classica, naturalismo popolareggiante e sensibilità verso il gusto rococò del secolo”.
Dietro l’altare maggiore, in parte coperta dalla parte terminale del ciborio e dalle canne dell’organo vi è la PALA della MADONNA IN TRONO CON IL BAMBINO E I SANTI GIOVANNI BATTISTA E ZENO, olio su tela, cm 215 x 179,5 con iscrizione MDXXXVIII nel primo gradone del trono. E’opera di Jacopo da o dal Ponte detto il Bassano.
In base ai dati del libro della bottega dapontiana si inserisce questa pala tra il 9 settembre 1537 e il 29 settembre del 1538. La pala venne commissionata dai massari della Chiesa a Francesco il Vecchio con la richiesta che sia simile a quella eseguita dallo stesso Francesco nel 1519 per la Chiesa di San Giovanni a Bassano (ora al Museo Civico). Gli esperti in questa pala evidenziano da una parte degli evidenti riferimenti già espressi come il modello nella distribuzione delle figure ai lati del trono, nel recinto marmoreo che racchiude le sacre figure, la ricca veste in velluto allucciolato d’oro della Madonna, nelle decorazioni dei pilastrini del trono e dall’altra una grande modernità nell’impianto e nella definizione delle figure dove i “brani di colore (sono) ispirati ancora a Tiziano ma portati quasi ai limiti estremi della sperimentazione delle possibilità dei toni. La sinfonia dei rossi della veste di San Zeno, esaltata dall’oro riccio della clamide e dagli inserti azzurri dei ricami dello stolone, pensati “ad imitazione degli smalti dell’oreficeria medievale” è ottenuta sovrapponendo una tunicella in velluto rosso “alchermes” con una clamide in velluto riccio, ove i toni della lacca si stagliano, a tocchi brillanti, sulla base più cupa”. (da Jacopo Bassano, 1992)
“La pala di Borso rappresenta per Jacopo, la prima esperienza di respiro veramente cinquecentesco, dove le nuove forme dilatate, e con perfetto agio, si accampano i bianchi accanto ai verdi e ai rossi-granata, l’oro opaco delle vesti accanto al blu del manto; e le carni, ormai chiare, s’intonano a una gamma che si sta rinnovando”. (da Arslan Edoardo, 1960)
Alle PARETI LATERALI del presbiterio vi sono due dipinti: a sx la NATIVITA’ di Giambattista Volpato e a dx l’ULTIMA CENA, attribuito (senza certezze) allo stesso Volpato, databili inizio 1700.
Di queste opere non si sapeva nulla, fino al 1954 quando vengono nominate nell’opera postuma di Carlo Bernardi nell’Asolano.
Queste due opere non sono nate insieme: nella Natività le figure sono raccolte in una composizione centripeta e la luce è ribassata, condensata in singole zone, la cena ha una composizione più espansa, figure più aperte, anziché serrate tra di loro e una luce circolante in un registro cromatico più chiaro. E’ una luce che proviene dall’esterno, genera effetti di ombra portata e si accende al contatto con la tovaglia bianca della tavola, coi visi degli Apostoli, le vesti, il panno del canestro, concentrandosi sul protagonista. Sotto il suo lampo le note dei colori si fanno vivaci, in sintonia con le figure viste di prospetto, di profilo, di tre quarti, di schiena, in un campionario articolato di pose e di moti. Non sono nate insieme… (da Bordignon Favero Elia,1994)
FONTI DOCUMENTALI
Arslan Edoardo. I Bassano. 2 voll., Casa Editrice Ceschina, Milano, 1960.
Bernardi Carlo. L’Asolano (opera postuma), Vicenzi, Bassano, 1954.
Binotto Roberto. Personaggi illustri della Marca Trevigiana. Dizionario bio.bibliografico. Dalle origini al 1996. Fondazione Cassamarca e Cassamarca SpA, 1996
Bordignon Favero Elia. Giovanni Battista Volpato. Critico e pittore. DE’ LONGHI SpA, 1994.
Brotto Pastega Agostino. Antonio Gaidon 1738-1829. Un professionista ante litteram dal rilievo mappale al boulevard. Editrice Artistica Bassano, 2010.
Celotto Antonio F. Borso ai pie’ del Grappa, 1975.
Guida al versante trevigiano del Massiccio del Grappa . Comunità Montana del Grappa, 1995.
Jacopo Bassano c.1510-1592, a cura di B.L. Brown e P. Marini. Nuova Alfa Editoriale, 1992.
L’anima nella Pietra. Antonio Bonazza scultore del Settecento tra Ville Giardini Chiese. Progetto culturale del Museo Diocesano di Padova. 2 maggio -25 ottobre 2013
Parrocchia di Borso del Grappa (elenco delle opere presenti nella Chiesa)
Ritratto di un Comune Borso del Grappa, a cura di Zordan Ivano e di Tonietto Andrea. Comune di Borso del Grappa, 1987.
Verci Giambatista. Notizie intorno alla vita e alle opere de’ Pittori Scultori e Intagliatori della Città di Bassano. Venezia, 1775.