LUIGI (GIGI) CARRON CERAMISTA PITTORE SCULTORE
UN GRANDE UOMO
Purtroppo non ho conosciuto personalmente Gigi Carron, ma sto conoscendo le sue opere, le sue grandi opere, dove, nei vari materiali utilizzati, ha infuso le sue grandi passioni di uomo e di cittadino. Marostica ne deve essere fiera.
Per approfondire la sua vita e le sue opere ripropongo quanto Aliprando Franceschetti ha pubblicato in Cultura Marostica nel 2006. Anche la foto è ripresa dalla medesima fonte.
RICORDO DEL PROF. LUIGI CARRON.
Il 24 maggio di quest’anno (2006) la nostra città è stata colpita da un grave lutto perché, durante la notte, è morto il prof. Luigi Carron. IL funerale ha avuto luogo il pomeriggio del giorno dopo e la Chiesa di Santa Maria Assunta era gremita di amici e di cittadini marosticensi. Si può veramente dire che l’intera nostra comunità ha voluto rendergli omaggio per ringraziarlo per quanto ha fatto in tanti anni per Marostica.
Gigi Carron è stato unico, un personaggio vero che ha saputo farsi da solo imponendosi per la sua bravura e la sua forte personalità.
Era nato il 6-12-1926 ed aveva trascorso la sua infanzia e la prima giovinezza in zona dei Carmini, allora un rione molto popoloso. La casa della Dottrina in Via Rialto, negli anni Quaranta, era frequentata dalla stragrande maggioranza dei ragazzi e dei giovani della parrocchia di S. Antonio Abate. In questo ambiente egli aveva saputo imporsi con uno stile particolare che gli aveva procurato la stima generale.
Dopo l’8 settembre 1943 fece le sue scelte assieme ad altri amici che gravitavano nell’Azione Cattolica, non poteva sopportare le ingiustizie ed amava nel modo più vero la libertà.
Per questo si avvicinò alla Resistenza e si aggregò alla Brigata Osoppo fondata da Enrico Mattei e di cui era vice-comandante il fratello prof. Giovanni Carron.
Successivamente andò ad operare come staffetta partigiana nella zona delle Langhe in Piemonte . Durante quel periodo conobbe la signora Anna Maria , che poi diverrà sua moglie.
Alla fine della guerra ritonò a casa e e si mise a studiare sotto la guida del Prof. Antonio Marcon di Angarano di Bassano che gli fece prendere coscienza di se stesso e della sua vocazione artistica. Ottenne il diploma di Liceo Artistico e questo gli aprì le porte dell’insegnamento… Incominciò a insegnare al Collegio Graziani di Bassano. In quegli anni lo stipendio degli insegnanti era molto basso. Reagì alla necessità e assieme al Dott. Ferruccio Los , al cognato Visonà di Valdagno, a Mario Pozza ed a Ferruccio Costacurta fondò la fabbrica di ceramiche “Alcyone”.
Successivamente insegnò Educazione artistica nella Scuola Media “Dalle Laste” di Marostica e concluse la sua attività didattica alla Scuola Media di Crosara.
Era un insegnante straordinario che sapeva educare e riusciva a spingere i suoi alunni a dare il meglio di sè, nella sua materia, ottenendo risultati insperati. Ne furono testimonianza le mostre allestite nei primi anni 1960 con più di 300 lavori dei suoi ragazzi.
Successivamente realizzò due saggi con gli aquiloni, il presepio sotto il mercato coperto in Piazza, le mostre al Museo di Vicenza e poi a Verona delle illustrazioni fatte da una sua classe per il “Barone Rampante” di Italo Calvino e la mostra nel Palazzo del Doglione della Via Crucis creata dagli alunni per la cappella del collegio di Crosara.
Mentre insegnava e si dedicava alla sua produzione artistica, continuò a coltivare gli sport che sampre l’hanno appassionato. Via via negli anni praticò il nuoto in Brenta, la corsa, la marcia, la scalata in montagna ed il volo con il deltaplano.
Sembrava un duro, ma sotto la scorza di burbero nascondeva un animo estremamente sensibile che amava il bello e la vita in tutte le sue forme e che aveva una predilezione per gli animali che sapeva guardare con profonda ammirazione e che rappresentava di frequente nelle sue opere. Tutti lo ricordano quando in Piazza dava da mangiare ai colombi che lo conosevano molto bene.
La sua attività artistica spaziò nella pittura e nella scultura, ove usò tecniche diverse operando su una molteplicità di materiali. La maggior parte delle sue opere più importanti le realizzò per varie istituzioni cittadine. Le sue opere plastiche, sempre figurative, hanno l’impronta della scultura impegnata in problemi contenutistici e formali sulle tracce delle espressioni figurali dell’arte medievale e quattrocentesca.
Ricordiamo
. il pannello sulle Opere di Misericordia dell’atrio dell’Ospedale di Marostica;
. le porte in bronzo della Chiesa Arcipretale di S. Maria Assunta realizzata in due tornate : la porta centrale nel 1979, e quelle laterali nel 1985;
. la Via Crucis in ceramica per la Chiesa di San Luca nel 1995;
. il busto in bronzo del Dott. Piazza del 1984;
. il pannello in bronzo commemorativo del riconoscimento di Marostica Cittò della Cultura da parte dellea Regione Veneto;
. il grande pannello sull’Arte del Buon Governo della Banca Popolare di Marostica (collocato nel 2002 nella Sala Riunioni) ed altre, di cui alcune molto significative, si trovano nel cimitero della città;
. ultima nel tempo la Madonna della Rosina per la Chiesetta del Ciclista in Valle San Floriano che riuscì a concludere quando ormai il male lo stava consumando.
Nella pittura, tra l’altro, produsse una serie di acquarelli che intitolò “Omaggio a Marostica” e che espose al Castello Scaligero nel 1983. Nel 1988 presentò nel Palazzo Bonaguro l’opera “Ritratto di una città. Bassano. Cento acquarelli”. Il Catalogo predisposto con grande perizia ottenne pure uno strepitoso successo. Molto apprezzati furono anche i sei personaggi della “Partita a Scacchi” in tecnica mista e riprodotti in litografia.
Numerosi furono anche i manifesti e le medaglie che creò per varie associazioni ed enti cittadini.
La città di Marostica non potrà mai dimenticarsi di Gigi Carron anche perché parleranno di lui le tante straordinarie opere con cui l’ha abbellita.
Chi lo ha conosciuto e soprattutto chi gli è stato amico lo porterà sempre nel cuore e ricordandolo guarderà a lui con ammirazione per la sua bravura, per la sua onestà intellettuale e per la sua coerenza che l’ha fatto essere sempre se stesso e solo se stesso.
Aliprando Franceschetti