CARTIGLIANO – CENNI STORICI

CARTIGLIANO


CENNI STORICI DALL’EPOCA PRE-ROMANA

ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

di ANGELINO LINO BORDIGNON

Epoca Pre-Romana

3500 anni fa  (1500 anni a.C.)

Primi abitatori del vicentino e del veneto in generale di cui si ha notizia furono gli Euganei.

Secondo l’opinione di Catone tramandataci da Plinio il Vecchio erano popoli di stirpe indoeuropea scesa dai territori nord orientali. La documentazione è scarsa ed è data unicamente dall’archeologia. Vivevano prevalentemente in grotte e stazionamenti situati a ridosso di pareti rocciose costituiti da capanne costruite con pietre accatastate a secco.

(1300 anni a.C.)

3300 anni fa un altro popolo si insediò al posto degli Euganei, i Veneti. Gli storici antichi  (Tito Livio e Erodoto) individuarono nella Paflagonia in Asia Minore la loro Terra d’origine. Secondo Catone i Veneti sono di stirpe troiana mentre Virgilio nell’Eneide riferisce di Antenore, un principe troiano al seguito di Enea, che dopo essere penetrato nell’insenatura dell’Adriatico settentrionale conquistò l’intera regione e fondò Padova.

Secondo gli storici, l’epoca in cui i veneti si insediano va posta dopo la guerra di Troia tra il XIII e XII secolo a.C. (periodo di passaggio tra l’età del bronzo e quella del ferro)

Esempi dei loro insediamenti sono dati dal ritrovamento di necropoli, il culto dei morti era molto sentito, ne è testimonianza nella nostra zona la necropoli di Angarano. Il centro più importante è quello di Este.

Un altro ritrovamento è il piatto ritrovato alcuni anni fa a S. Pietro di Rosà e tuttora presso la soprintendenza per il restauro.

Epoca Romana

Tra i Veneti, popolo mite, e i romani esisteva un patto d’amicizia. I Veneti infatti aiutarono i Romani nel 390 a.C. contribuendo a frenare l’avanzata dei Galli Senoni: una popolazione di origine celtica che proveniva da nord-ovest. E così più tardi nel 225 aiutarono Roma nel fronteggiare i Galli.  Nel 222 Roma vinse sulle popolazioni galliche cisalpine e questa vittoria aprì ai Romani le porte della valle Padana. I Veneti, pur con l’occupazione romana, continuarono a mantenere una certa autonomia.

A protezione dell’area dall’Adige al Livenza  i Romani fondarono nel 181 a.C. la colonia di Aquileia cui seguì a partire dal 148 a.C. la costruzione della strada Postumia che univa Genova ad Aquileia passando per Vicenza.

Cartigliano e il suo territorio

La configurazione del territorio formatosi in epoca remota è legata alle numerose alluvioni del fiume.

Il territorio di Cartigliano faceva parte come tutta la zona, del Municipium di Padova che, in epoca romana, si estendeva dal Brenta al Piave e dall’Adige al Pedemonte Asolano.

E’ evidente, nella nostra zona, la suddivisione dei terreni e dell’assetto stradale della campagna che ci riporta alla centuriazione romana.

Al tempo dell’impero Romano era consuetudine pagare i veterani di ritorno dalle campagne militari assegnando loro delle terre da coltivare.

In seguito a queste spartizioni, che venivano effettuate dagli agrimensori del posto con la supervisione dei sacerdoti, sorsero il fundus Cartilianus insieme al fundus Baxianus e a quello Rossianus. Questi i principali “fundus” della riva sinistra del fiume Brenta o Medoacus  (fu chiamato Brenta durante la dominazione Longobarda).

Il Fundus della centuriazione romana aveva un centro aziendale in cui, intorno ad una corte centrale, si raccoglievano le case in cui abitavano i proprietari, i loro agenti, i loro servi e i locali in cui venivano depositati e lavorati i prodotti agricoli. Tutt’intorno si estendevano i campi coltivati  e anche zone incolte a bosco che servivano come pascolo e fornivano il legname necessario.

Tracce di cippi confinari della centuriazione romana ce ne sono ancora di esistenti nel territorio del Bassanese:

Rosà – giardino privato in via Ca’ Dolfin (sicuramente portato da altro luogo)

Rosà – S. Pietro di fronte la chiesa

Romano d’Ezzelino – Fellette di fronte al cimitero e un’altra, sempre a Fellette, nella via che prosegue a est del cimitero.

Alessio de Bon in “Romanità del territorio Vicentino” cita “un altro cippo confinario romano giace rovesciato nella corte del palazzo già Cappello ora Vanzo Mercante”.

Il nome Cartigliano è riconducibile alla gens Cartilia nominata in parecchie iscrizioni conservate nei musei di Este e di Padova e in particolare una stele funeraria dedicata a Cartilius e Luxonia Terzia

Età medioevale

568 – 774  Longobardi

589 –  L’inondazione più memorabile che la storia ricordi è narrata nella “Historia Longobardorum” di Paolo Diacono.  E’ avvenuta nel 589 durante l’Epoca dell’invasione longobarda (popolazione germanica della Pannonia) che durerà dal 568 al 774 con la discesa dei Franchi nella nostra penisola.

Con questa alluvione il Brenta modificò il suo percorso e si spostò dalla zona di Travettore  all’attuale alveo.

Durante il periodo della dominazione Longobarda i territori prima appartenuti al Municipium di Padova passarono dapprima al Municipium di Asolo e poi dal 969 alla marca e diocesi di Treviso.

 969 – Con il diploma di Ottone I del 969 il Municipium di Asolo, cui sarebbe appartenuto anche Cartigliano, fin dal 602, passa sotto Treviso.  Nel 998 viene citata per la prima volta la chiesa di S. Maria di Bassano da cui dipendevano le cappelle campestri di Cartigliano e di Rossano, appartenute ecclesiasticamente a Vicenza ma ancora sotto la Marca Trevigiana.

1189 – L’aggregazione civile a Vicenza avverrà nel 1189 con il giuramento di fedeltà dei Comuni del territorio Bassanese a Vicenza.

La signoria del Vescovo di Vicenza si estendeva allora, nei primi secoli del millennio, su oltre 20 castelli e Comunità disposti a raggiera rispetto al cuore della diocesi (riscuotevano rendite e decime).

La famiglia degli Ezzelini  era fortemente legata alla Chiesa. Questa signoria si estendeva da Onara a Romano, comprendendo Bassano,  Solagna, Rossano, Cartigliano. A Cartigliano era proprietaria dell’unico mulino cui doveva rivolgersi tutta la gente della zona e obbligava i sudditi a tenere pulite le rogge e ad effettuare la manutenzione del mulino.

 1085 Cartigliano esisteva sicuramente prima dell’anno 1000 ma lo troviamo citato come paese solo nel 1085 con un suo prete e una sua chiesa: “Villa qual dicitur Cartelianum” Atto di donazione di alcuni masi di Cartigliano all’abbazia benedettina di S. Eufemia di Villanova, vicino a Camposampiero, da parte della famiglia degli Ezzelini.

Con la caduta dell’impero di Carlo Magno (888-962) si resero più facili le invasioni barbariche.

Verso la fine del I millennio le popolazioni si difendevano cercando di costruirsi ripari, cinte murarie intorno alle chiese che venivano chiamate comunemente “castelli”.

Sembra che anche Cartigliano avesse il suo castello e che a costruirlo avesse contribuito la famiglia degli Ezzelini.  Questa famiglia infatti già nel 1085 possedeva a Cartigliano  4 fattorie (masi di circa 3 ettari di terra) di cui una affidata in affitto a un “prè” Domenico che, con molta probabilità si curava della chiesa e della comunità di Cartigliano.

In questo periodo, oltre agli Ezzelini, altre famiglie avevano proprietà a Cartigliano: i Da Camposampiero con Ecelo di Arpone e i Da Baone. Queste notizie le apprendiamo dagli atti di donazione che questi signori facevano ai conventi come suffragio per i defunti e per assicurarsi il clero. Nella nostra zona erano presenti tre monasteri benedettini: S. Eufemia di Villanova, S. Lucia di Brenta e S.Croce di Campese.

899 – Verso l’anno 1000 gli Ungari, popolazione seminomade asiatica, invadevano in armi le nostre zone.

Durante la loro prima spedizione (898-900) il re e futuro imperatore del Sacro Romano Impero Berengario I aveva cercato di fermarli dapprima sul Ticino a Pavia e poi sulle sponde del Brenta dove veniva travolto nel 899 ( 24 settembre)  nel guado tra Nove e Cartigliano. Per secoli il luogo conservò il nome di “vadus Ungherorum”.

Ancora oggi in via Rive c’è il tumolo degli Ungheri. Quasi sicuramente parte di più fosse comuni nelle quali vennero sepolti i soldati ungheresi caduti nella battaglia.

 Con la morte di Ezzelino III Vicenza confiscava tutti i beni degli Ezzelini e dal 1259 al 1262 redigeva il registro inventario di questi beni. A Cartigliano figuravano il Mulino di Via Prè, 3 masi con 11 case e 41 appezzamenti di terreno e la famosa terza parte del castello.

Finchè avvenivano queste operazioni il Vescovo di Vicenza concedeva i beni vescovili di Cartigliano  (investitura decimale) alla famiglia dei Da Romano, estinta nel 1260.

In questo periodo verso il 1259-1260 Cartigliano si eresse in libero Comune.     

1278  – Nel 1278  (17 ottobre) viene stipulato un accordo per definire i confini con Bassano  ed è in questo documento che compare citata a riferimento la chiesetta di S. Giorgio, già citata anche nell’inventario dei beni degli Ezzelini (1262).

1320-1339 – Dominio Scaligero

Nel 1312 Cangrande della Scala, signore di Verona entra in guerra con il Comune di Padova.

Dopo anni di devastazioni la guerra si conclude con la sconfitta di Padova e la resa di Bassano agli Scaligeri nel 1320. In questo periodo per Cartigliano continuerà la vita di sempre. Nel 1314 contava circa 19 fuochi per un centinaio di abitanti. Ancora in questo periodo non c’erano i cognomi e gli abitanti si distinguono tra loro con il nome del padre. Vengono citati infatti: Nicolò Fabro fu Gaspare, Ognibene fu Giovanni (il sindaco del documento del 1278) il notaio Belinaso, Domenico fu Lazzaro, Andrea fu Benvenuto ….. La dominazione scaligera sarebbe durata fino al 1339 anno in cui Venezia vinse la guerra con gli scaligeri e permise ai Bassanesi e ai Cartiglianesi di tornare con Padova fino al 1387.

In questo periodo Cartigliano dovette sopportare numerose alluvioni  e la peste bubbonica del 1348 che avrebbe dimezzato la popolazione europea.

Sempre in questo periodo Cartigliano dovette sopportare pure le scorribande di un reparto di Mercenari tedeschi al soldo dei Veneziani che si accamparono lungo il Brenta nella zona dei Ligonzi quei prati per secoli assunsero il nome di “pra Tedeschi”.

Verso il 1365 i Cartiglianesi potenziarono la roggia del Beccato (attuale Bernarda) che azionava il Mulino delle Prè già di Ezzelino e la prolungarono lungo le rive del Brenta fino a raggiungere i confini con Tezze.

 

1387 – 1404 – Dominio dei Visconti

Gian Galeazzo Visconti duca di Milano chiamato in aiuto dai Carraresi, simulando di stare dallo loro parte, li mise in mano a Venezia. In questo periodo di belligeranza tra i Visconti e i Carraresi  l’economia agricola ne soffrirà per la voglia di predominio sulle acque d’irrigazione.

E’ da ricordare il tentativo di deviare il corso del Brenta con lo scopo di lasciare senz’acqua il padovano e allagare le pianure estensi dove i padovani avevano le loro migliori tenute agricole.

Il Brenta veniva deviato verso il vicentino e fatto confluire nell’Astico e nel Bacchiglione.

L’opera faraonica era stata realizzata mediante la costruzione di un ponte con saracinesche all’altezza degli attuali Scalabrini. La chiusura delle saracinesche prevedeva l’innalzamento del livello dell’acqua ben oltre il livello naturale per raggiungere l’imboccatura dell’apposito canale realizzato. La notte dell’inaugurazione una piena improvvisa travolse l’opera.

Il Visconti ordinò che i danni fossero riparati al più presto ma nel 1402 si ammalò di peste e morì lasciando la vedova con due figli minorenni.  Due anni dopo, nel 1404, Venezia riusciva ad ottenere l’intera regione Veneta.

 

1404-1797 – Dominazione Veneziana

Questo fu un periodo discretamente tranquillo per la gente di Cartigliano se lo riferiamo ad assenza di guerre.

Solo nel 1411 Sigismondo re d’Ungheria indispettito da rifiuto dei Veneziani gli impedirono attraversare i loro territori per recarsi a Roma per farsi incoronare, inviò in Italia alla testa di un grosso esercito di cavalleria il condottiero fiorentino Filippo Scolari alias Pippo Spano per investire il Friuli e la Marca Trevigiana. Il condottiero si spinse fin sotto le mura di Bassano ma, respinto, si diresse verso Cartigliano e guadò il fiume per dirigersi verso Marostica.

In questo periodo vengono bonificate le terre con l’apporto di capitali bassanesi e vicentini.

Cartigliano figura attraversato da un’unica strada principale che lo collega con Bassano intersecata da diversi “trozzi”.

Compaiono in questo periodo le prime contrade.

E’ in questo periodo che si insediano a Cartigliano i Morosini con i loro folli per la lana, le segherie, il mulino, il maglio….

Nell’inverno del 1443 scoppia a Cartigliano un incendio che distrugge quasi tutte le case, e rovina anche la chiesa. Con l’incendio vengono distrutti anche tutti i registri contabili e l’inventario dei beni. Sarà forte la solidarietà del territorio tanto che anche il consiglio comunale di Bassano deciderà di aiutare la popolazione. Le case verranno costruite in muratura da maestri murari arrivati appositamente da Como e da Belluno.

La chiesa stessa alla fine del 1493 sarà completamente ricostruita e sarà consacrata il 13 giugno 1496. Per questa consacrazione sarà in chiesa anche la Pala del Montagna.

Nel XV secolo Venezia cercò di incrementare la sparuta popolazione dei villaggi dell’entroterra veneto, decimato nel secolo precedente da guerre, razzie ed epidemie, incoraggiando quegli slavi, da poco assoggettati, a stanziarsi nelle campagne venete per contribuire a dare nuova linfa all’attività agricola.

Nel 1503 (alla morte di papa Alessandro VI) Venezia cercò di impossessarsi delle terre della Romagna, da poco conquistate dal figlio del defunto papa Cesare Borgia. Questo fu il punto di partenza di una nuova guerra  che vede Venezia sconfitta nel 1509 ad Agnadello (CR) dalla “Lega di Cambrai” (Papa Giulio II, Spagna, Francia, Austria, Savoia, Este e Gonzaga).

Bassano  si sottomette all’Austria ma non succede lo stesso per Cartigliano, Solagna, Pove, Rossano che si rivolgono al Doge Leonardo Loredan per informarlo del comportamento di Bassano e del fatto che Bassano aveva addirittura istigato contro di loro Massimiliano Imperatore d’Austria. 

Venezia nel frattempo entra a far parte di una nuova alleanza la “Lega Santa”.

Con la vittoria Veneto-Francese di Melegnano (MI) nel 1515 si concluse un periodo turbolento per nostre zone con il ritorno del dominio Veneto.

Il XVI secolo è famoso per altri eccezionali avvenimenti:

– in campo religioso la riforma protestante e la successiva controriforma cattolica sancita dal Concilio di Trento (1545-1563);

– in campo politico le guerre tra gli stati Europei e la minaccia dei Turchi.

Questi erano riusciti dopo un assedio durato 11 mesi a sconfiggere la resistenza Veneziana a Cipro, territorio della Serenissima. Venezia si alleò con la Spagna e, con una flotta potentissima, il 7 ottobre 1571 distrusse quella Ottomana a Lepanto.

Questa vittoria destò un tale entusiasmo preso le genti venete che dotarono di un altare della madonna del Rosario tutte le chiese che ne erano prive tanto più che il giorno 7 ottobre 1571 distrusse quella Ottomana a Lepanto.

Questa vittoria destò un tale entusiasmo preso le genti venete che dotarono di un altare della madonna del Rosario tutte le chiese che ne erano prive tanto più che il giorno 7 ottobre fu dichiarato da Papa Pio V festa di precetto e di riconoscenza a Dio per lo scampato pericolo.

 Il 30.1.1517 i nobili Morosini da Venezia sono investiti per feudo della metà delle decime di Cartigliano.

Venezia andava ormai verso il declino, il patriziato veneto che fungeva anche da classe dirigente peccava di immobilismo e tirava a campare aggrappandosi alle rendite degli investimenti fondiari della terraferma. Risultava sempre più chiaro che l’unico obiettivo era quello di sopravvivere e sarebbe bastato un turbine politico di una certa consistenza per cancellare uno stato ormai sfinito.

1797 – Napoleone Bonaparte

Le cronache Bassanesi a partire dal novembre 1796 sono piene delle scorribande di truppe austriache scese in fretta da Bassano con i loro cannoni per fronteggiare l’armata napoleonica sulle rive del Brenta.

Lo scontro più memorabile noto come battaglia del Brenta sarà quello del 6 novembre 1796 sulla sponda novese all’altezza di Marchesane, dove i Francesi lasceranno sul terreno qualche migliaio di morti. Sarà un  brutto periodo per le nostre popolazioni; i Francesi pretesero le migliori argenterie delle chiese, i cavalli più belli ma anche panni, coperte, vestiario e tutto ciò che desideravano.

Anche Cartigliano  come gli altri paesi del distretto di Bassano si troverà all’improvviso abbandonato a se stesso vittima esposta alla prepotenza armata delle due parti in conflitto.

Con la pace di Campoformido (UD) del 17 ottobre 1797 e la cessione di Venezia all’Austria anche Cartigliano si troverà parte dell’Impero Austriaco. 

Il paese pensa ad un periodo di pace ma ben presto Austria e Francia entrano in guerra tra di loro  con un nuovo periodo di devastazioni e rapine.

Nel 1805 con la vittoria dei Francesi sugli austriaci, il Veneto viene aggregato al Regno Italico (nuovamente con la Francia).

Nel 1811 il comune viene declassato da autonomo a dipendente di Rosà e questo fino al 1817 anno nel quale viene restituita l’autonomia.

Un periodo di grande miseria dove la gente vende pezzo a pezzo le misere proprietà per campare.

Periodo nel quale si arricchiscono alcune famiglie del paese che acquistano sottoprezzo i terreni in vendita: Albertoni, Bravo,  Pivato, Bertoncello.

07.04.1815 – Aggregazione al Regno Lombardo Veneto e ritorno ad un consiglio di Amministrazione che governa il paese, anche se di fatto composto da pochi possidenti .

1833 – Scalchi e Casaline vengono inserite nel territorio Comunale di Cartigliano con la definizione dei confini con Rosà.

Già nel 1449 troviamo il cognome Scalco. La famiglia abitava in Piazza. Più tardi si sposteranno in contrà del Capitello e poi in  campagna. Ci sarà quindi la distinzione degli Scalco del Capitello e degli Scalco di campagna che daranno origine alla località Scalchi.

Insurrezione del 1848 contro l’Impero d’Austria. L’insurrezione è aiutata dallo stato pontificio ma ben presto dopo l’abbandono da parte di quest’ultimo, gli Austriaci riprendono il comando nei nostri territorio. Tra i numerosi giovani che anche a Cartigliano erano insorti contro l’Austria c’era anche un giovane prete l’abate Jacopo Ferrazzi. Nei quindici anni che seguirono la situazione in paese era tesa e ovunque si respirava un clima poliziesco.

La Brigata Estense a Cartigliano

1860 – 1863

Il Piemonte, appoggiato dalla Francia, il 29 aprile 1859 dichiarava guerra all’Austria. Nella guerra si sentì subito coinvolto il ducato di Modena. Il duca Francesco V, accusato di essersi legato all’Austria, partirà in fuga verso la fortezza di Mantova e dovrà ripiegare poi in esilio con le sue truppe in Veneto. Prima a Padova e poi nel 1860 nel Bassanese (Breganze, Sandrigo, Thiene, Schio e Cartigliano nella Villa messa a disposizione Giambattista Vanzo Mercante.

La Brigata Estense sarà sciolta davanti alla Villa di Cartigliano il 24.9.1863

Il 12 maggio del 1894 gli abitanti di Cartigliano si liberano definitivamente delle decime, che pagavano fin dal medioevo, con un accordo stipulato con gli eredi di  Ca’ Cappello.

24 maggio 1915 – inizio prima guerra mondiale

Dal paese partono circa  400 giovani: chi per le caserme chi per destinazioni ignote.

Cartigliano diventa un vero e proprio retrovia di guerra. Posto di stazionamento e ristoro per chi va e chi viene dal fronte. Vi è passaggio continuo per le strade di soldati di tutte le armi, cavalleria, fanteria artiglieria e di mezzi della croce rossa. I soldati pretendono di tutto, diventano padroni nelle case e nei fienili, nelle cucine e nelle stalle.

La situazione sarà ancora più triste dopo la disfatta di Caporetto nel novembre del 1917. Notte e giorno arrivavano in paese soldati allo sbando che hanno perduto ogni legame con compagnie e reggimenti e chiedono aiuto. Il nemico incombe sulla Linea del Piave, guarda il Grappa e preme per scendere in pianura. Molte famiglie in questo periodo lasciano il paese per dirigersi, profughe, verso diverse destinazioni. Il 4 novembre 1918 con la firma dell’armistizio con l’Austria la guerra è dichiara conclusa.

Durante la guerra la Villa viene utilizzata per l’allestimento del sessantunesimo ospedaletto da campo che opererà  dal 1 maggio al 15 dicembre 1918.

Nel 1919, al ritorno dei profughi, il paese si presenta con i danni evidenti della guerra: strade dissestate e piene di buche per il transito dei mezzi bellici, pozzi resi inservibili, edifici pubblici e abitazioni  con imposte scardinate, casolari incendiati. Solo la chiesa e il campanile non avevano subito danni. Nel gennaio del 1919 aveva contributo a creare ulteriori danni lo scoppio della polveriera di Marsan. Inizia la ricostruzione sia privata che pubblica che sarà portata a compimento dal Genio Militare e dalle due leghe o cooperative esistenti in paese quella “bianca” sostenuta dalla chiesa e quella “rossa” sostenuta dal partito socialista.

Periodo Fascista

Dopo la  I^ guerra mondiale  il paese conta 2600 abitanti. Nuovo periodo di migrazione, fra il 1921 e il 1924 per Francia, Stati Uniti e Messico. Saranno 37 le famiglie che lasceranno il paese.

Il 14 agosto del 1921 viene inaugurato il Monumento per i caduti della prima guerra mondiale.

IL 26 ottobre 1922 Mussolini con la Marcia su Roma ottiene dalla camera pieni poteri in materia economica e amministrativa.

Con le elezioni a lista unica del 1923 anche a Cartigliano, come in tutti gli altri comuni, uscirà Sindaco Borso Luigi ma di fatto in quel periodo la gestione amministrativa dei paesi è in mano al Segretario del partito fascista.

Il 24 maggio del 1924 il Sindaco Borso con un discorso elogiativo conferiva a Mussolini la cittadinanza onoraria di Cartigliano comunicata all’interessato per via telegrafica.

Il sindaco Borso rimarrà in carica fino al 1926 data nella quale verrà insediato dal commissario prefettizio, senza elezioni, il primo Podestà Francesco Toffanin  al quale seguiranno altri podestà fino alla conclusione della seconda guerra mondiale.

Seconda guerra mondiale

Il 10 giugno del 1940 l’Italia entra in guerra i giovani,  gli stessi che fino ad allora erano chiamati a fare gli esercizi ginnici sulle rive del Brenta, riceveranno la cartolina per presentarsi alla più vicina caserma per indossare la divisa e partire per il fronte.

La popolazione rimanente senza le giovani risorse dovrà più che mai lavorare i campi per poi portare la produzione all’ammasso di guerra e ritirare poi con la tessera annonaria il necessario per vivere come: pane, carne, olio e sale nella misura appena sufficiente per il fabbisogno famigliare.

Caduta del fascismo e resistenza

Con la caduta del fascismo 25.7.43 anche Cartigliano vive momenti di incertezza. Dopo l’8 settembre del 1943 con il ritorno del potere fascista che da questo momento diventa nazifascista  l’incertezza si deve dissolvere e, per tutti inevitabilmente, dovrà essere fatta una scelta di campo: fascisti o antifascisti.

A Cartigliano all’indomani del settembre  43 su iniziativa di Ferruccio Caldana comincia a formarsi la prima “banda” partigiana. Verso la fine di ottobre nasce ufficialmente il Comitato di Liberazione Nazionale che entrerà subito in rapporto con quello di Cittadella per organizzare la resistenza contro l’invasore tedesco. Fin dai primi mesi la compagnia di Cartigliano, che aggrega anche giovani dei paesi vicini, conta più di cento uomini. Tramite una radiotrasmittente clandestina piazzata in casa Caldana si riuscirà a mettersi in comunicazione con gli alleati e ottenere le armi necessarie che troveranno ospitalità in alcune tombe del cimitero.

Nell’estate del 44, mentre le SS hanno il loro quartier generale a Villa Dolfin, arrivano da radio Londra i primi messaggi in codice diretti alla compagnia di Cartigliano

I tedeschi continuano a rastrellare la zona con crescente accanimento data la mancata risposta della gioventù di leva ai proclami di arruolamento.

Una domenica mattina del luglio del 44 durante la messa principale del paese una pattuglia di miliziani fascisti  scende a Cartigliano da Bassano con l’ordine di accerchiare la chiesa.

Il parroco avverte i parrocchiani sul controllo che avrebbero subito alla conclusione del rito. I giovani comunque con l’aiuto del parroco e del sacrestano riescono a evitare il controllo.

I partigiani riescono a sottrarre all’ammasso 400 q.li di frumento che nascondono nelle cantine degli Zonta che abitavano nelle barchesse della Villa Morosini Cappello.

I Fascisti lo cercano ma non lo trovano. Minacciano di incendiare il Palazzo e portano via dal paese 12 giovani sette dei quali verranno deportati in Germania e cinque imprigionati a Bassano in attesa di processo.

Arrivano nel frattempo a Cartigliano due sbandati che vogliono contatti con i partigiani; vengono individuati come spie provenienti dal comando di Villa Dolfin, messi al muro ed uccisi.

A seguito della sparizione del grano e delle due spie, all’alba del 26 settembre 44 il paese viene circondato dalle SS di Ca’ Dolfin, da altri reparti fascisti e Tedeschi. Vengono piazzate mitragliatrici pesanti sulle strade d’accesso al paese e un cordone di uomini che non permettesse la fuga a nessuno. Il paese viene perquisito in ogni casa, ogni fienile, ogni stalla e tutte le persone uomini e donne senza distinzione d’età vengono portate in piazza. Tutto il paese è in piazza. I primo interrogatori non danno esito finchè arriva un side-car tedesco con a bordo un uomo incappucciato, un partigiano torturato selvaggiamente qualche giorno prima, che indicherà il luogo delle riunioni segrete dei partigiani e il luogo dove era nascosto il grano. Il grano dovrà essere caricato su camion dagli uomini presenti e trasportato a Ca’ Dolfin. Le SS vogliono sapere anche dove sono sparite le due spie e dove sono nascosti i capi partigiani diversamente minacciano di incendiare il paese. Quella sera stessa dalle famiglie di Cartigliano saranno strappati 200 uomini trasferiti chi verso Bassano chi verso Ca’ Dolfin. Il paese rimarrà deserto e in preda alla rappresaglia tedesca per una settimana. Saranno rubate tutte le 150 biciclette del paese. Dei duecento uomini 40 vennero inviati in Germania come lavoranti grazie all’intercessione da parte di padre Nicolini, altri saranno rinchiusi nei sotterranei di Villa Dolfin e duramente torturati.

Il 22 ottobre del ‘44  i Tedeschi affiggono a Cartigliano un nuovo bando che invita i partigiani a presentarsi al comando di Villa Dolfin con la promessa che sarebbero stati perdonati e avviati al lavoro. Se nessuno si fosse presentato avrebbero bruciato le case dei partigiani e in caso di  resistenza avrebbero raso al suolo il paese.  Nessuno rispose all’invito. La collera dei fascisti e dei tedeschi si riverserà ancora una volta sul paese incendiando 18 case.

Con la liberazione del 25 aprile 1945 finisce la II guerra mondiale. Il 30 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale di Cartigliano che fa capo a Bassano del Grappa in virtù dei poteri che gli derivano dal Governo Nazionale “Alta Italia” nomina una Giunta Comunale presieduta dal Sindaco Caldana Ferruccio. 

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