LA CHIESA DEI Ss. SIMONE E GIUDA
di Vasco Bordignon
Cenni storici
1085. Il trasferimento della Pieve di Bassano dalla soppressa diocesi di Asolo a quella di Vicenza (secolo X) e la successiva investitura fatta dal Vescovo di Vicenza in favore dei da Romano spiegherebbero la donazione fatta da Ecelo da Romano (atto notarile del 29 aprile 1085) al monastero trevigiano di Sant’Eufemia di quattro fattorie esistenti in territorio di Cartigliano, una delle quali gestita da un certo pre’ Domenico. E’ pertanto possibile che a questa data ci fosse già a Cartigliano una cappella dedicata a Santi Apostoli Simone e Giuda.
Secoli XII e XIII. E’ certo che nei secoli XII – XIII questa cappella dipendeva dalla Pieve di Santa Maria in Colle di Bassano. A questa cappella vi era collegato un beneficio costituito da 13 campi, che proseguì anche dopo la tragica fine dei da Romano [1259 morte di Ezzelino III, e 1260 il massacro di Alberico e di tutta la sua famiglia], assieme al diritto di percepire a nome del vescovo di Vicenza il quartese, la quarta parte cioè della decima vescovile riscossa in quel territorio (1288).
Secolo XIV. E’ un secolo contrassegnato da continue guerre, carestie terremoti, pestilenze e anche da un profonda crisi religiosa, tanto che le varie cappelle rurali, compresa la nostra, venivano affidate a sacerdoti occasionali di dubbia o carente formazione scesi dal Nord (che poteva essere anche la Valsugana e il Trentino facenti parti della Germania, della Alemagna di allora) per compiere gli studi a Padova e che accettavano questi incarichi per il proprio mantenimento,
Secolo XV. Si viene a conoscere il primo rettore ufficiale della Chiesa di Cartigliano: si chiamava Gerardo di Alemagna, quindi tedesco, cui seguirà un altro prete tedesco di nome Giovanni, e poi ancora Gregorio. Durante il rettorato di quest’ultimo nell’inverno del 1442 un improvviso incendio scoppiato al centro del paese ridurrà in cenere tutte le abitazioni fatte di legno e coperte di paglia. Questo furioso incendio del 30 novembre 1442 colpirà anche la Chiesa sia dal punto di vista murario, in quanto dovrà essere rifabbricata, ma anche dal punto di vista amministrativo perché nell’incendio fu distrutto l’inventario della Chiesa (registro dei beni e delle fittanze parrocchiali) che sarà ricostruito con tanta fatica nel 1464.
La Chiesa venne ricostruita a partire dal 1480, terminata nel 1493, e consacrata il 13 giugno del 1496. Vi era un altare maggiore e un altro altare dedicato a “Santa Maria, San Gottardo e San Lorenzo. Si ritiene che questo sacro edificio occupasse lo spazio oggigiorno occupato dalla Cappella del Rosario e dalla Cappella di Sant’Antonio. Nell’anno della consacrazione, l’altare maggiore venne impreziosito dalla pala del Montagna che rappresenta la Vergine in trono tra i santi Simone e Giovanni Battista.
Secolo XVI. A seguito delle raccomandazioni impartite in occasione delle visita pastorali, il pievano di allora Zuanne Geghi di Alessio (che faceva seguito ad altri pievani di origine albanese in quanto provenienti dalla città di Alessio) decise, nel 1529, di prendere accordi per una serie di decorazioni pittoriche all’interno e all’esterno della Chiesa con il conosciuto e celebre pittore Francesco dal Ponte. Nel 1539 Francesco moriva e la bottega dei dal Ponte passava al figlio Jacopo poco più che trentenne. Nel 1544 don Zuanne commissionò a Jacopo una nuova pala d’altare per la Cappella della Madonna, e dopo due anni questa pala era al suo posto.
La visita del vicario vescovile del 1556 [vi è un nuovo pievano Iseppo Rolandi di origine e famiglia bassanese] ci viene così descritta:” la chiesa è bella e ben tenuta… I tre altari – a quello principale del Santissimo Sacramento – si trovano affiancati gli altari di San Lorenzo [eretto per devozione dai Morosini verso la metà del Cinquecento] e della Madonna – di cui solo il maggiore consacrato, sono eleganti e in ordine”.
Trascorsero alcuni anni durante i quali venne celebrato Il Concilio di Trento [indetto da papa Paolo III nel 1545 e chiuso nel 1563 dopo molte interruzioni] , e le sue conclusioni iniziarono a diffondersi nella Chiesa anche a livello capillare.
E don Iseppo prese contatto con Jacopo dal Ponte per un ciclo pittorico “a fresco” da dare alla cappella principale, quella del Santissimo, seguendo ed esaltando le grandi verità espresse solennemente da quel Concilio. L’accordo fu firmato nel 1575. Jacopo dal Ponte assieme al figlio Francesco portò a compimento la grandiosa opera in pochi mesi destando una grandissima ammirazione.
A don Iseppo, seguirà suo nipote don Cristoforo Rolandi, che caratterizzerà il suo ministero per favorire la devozione della Madonna e la pratica del Rosario, prospettando anche una ristrutturazione della Chiesa e la creazione di un nuovo altare alla Madonna del Rosario… ma passeranno ancora molti anni.
Secolo XVII. Nel 1608 visita pastorale del vescovo e per quanto riguarda la Chiesa: “passa in rassegna i tre altari della chiesa: il maggiore di pietra con la elegante pala del Montagna, chiuso da una cancellata, con i suoi due altari laterali: quello di San Lorenzo dal lato del Vangelo … e l’altro a destra di chi guarda il maggiore, intitolato alla Immacolata …”
Nel 1620 iniziarono (finalmente) i lavori di ricostruzione della nuova chiesa e termineranno nel 1640. Questa nuova chiesa corrisponderà nella sua struttura e nel suo aspetto a quella attuale, sottolineando come il suo primitivo orientamento, da est a ovest, ne risulterà completamente cambiato. Infatti il coro della vecchia chiesa con l’altare del Santissimo in questa nuova è diventato cappella laterale , e il corpo del vecchio edificio l’attuale transetto.
1646 visita pastorale del vescovo: passa in rassegna le varie parti del nuovo edificio, a partire del “bel tabernacolo” in marmo costruito a regola d’arte, all’interno della vecchia cappella della Madonna. Gli altari che prima erano tre adesso sono quattro: oltre al nuovo altare maggiore e i due laterali, quello alla sua sinistra dell’Immacolata dotata della elegante pala di Girolamo dal Ponte e quello alla sua destra già dedicato a San Lorenzo, ora intitolato a San Mercurio, rimane ancora in piedi al suo posto nella vecchia cappella del Santissimo il vecchio altare con la pala del Montagna.
Nel 1666 subentra don Iseppo Castellini, e completa la sistemazione dell’ex-cappella del Santissimo, già iniziata dal suo predecessore, dedicandola alla Madonna del Rosario.
Il 13 giugno 1670 vi sarà la consacrazione della nuova chiesa.
Dopo la sistemazione della nuova cappella del Rosario, don Iseppo inizierà e completerà dal 1679 al 1683 la cappella a Sant’Antonio da Padova con tutti i suoi arredi.
Secolo XVIII. 1718 visita pastorale del Vescovo: la chiesa di San Simone e Giuda, oltre ai quattro altari, del Santissimo, della Immacolata Concezione, del Rosario e di San Lorenzo … ne ha un quinto eretto e dedicato nel 1683 a Sant’Antonio da Padova: è situato nella cappella di fronte a quella del Rosario.
Nel 1755 Pietro Andrea Cappello di ritorno da Roma, recava a Cartigliano dentro un’urna marmorea reliquie del corpo del santo martire Mercurio, scoperto allora di recente nellae catacombe di Santa Ciriaca. Sarà data onorata dimora sotto la mensa dell’altare di famiglia dedicato in passato a San Gottardo, poi a San Lorenzo e infine, dopo la peste del 1631, a Sant’Osvaldo.
Le visite pastorali vescovili del 1768 e del 1787 confermano la situazione dell’inizio del Settecento.
Secolo XIX. Nuova consacrazione della chiesa il 9 dicembre 1894 dopo essere stata allungata verso nord e costruita la nuova facciata.
Secolo XX. Nel marzo 1914 viene inviato a Cartigliano Mons. Tiziano Veggian per esaminare le reliquie di San Mercurio custodite nell’altare di Sant’Osvaldo. I vari frammenti del martire saranno sigillati in un’urna metallica e ricollocati nello stesso posto.
Nel periodo 1911-1928 si ripara l’organo, si restaurano i quadri del soffitto, e Giuseppe Rossi pittore di Cittadella dipinge due tele, Gesù nell’orto degli ulivi ed una pietà, che verranno rimosse nel 1960 e da allora scomparse.
Nel periodo marzo 1954 settembre 1955, viene eseguito il restauro della cappella del Rosario; e nello stesso periodo si porta a compimento il nuovo campanile inaugurato il 2 ottobre 1955, e nel 1971 si effettua il restauro pittorico della chiesa
Nel 1976 viene ristrutturato l’organo dalla ditta Piccinelli.
Nel 1982 viene consacrato un nuovo altare dedicato ai SS. Simone e Giuda.
Nel 1986 rinnovando il pavimento della chiesa per realizzare l’impianto di riscaldamento, negli scavi effettuati si ritrovano le fondamenta della chiesa del quattrocento.
Nel 1995 si effettua un restauro del campanile del 1955.
Nel 1997 restauro delle facciate esterne della chiesa.
Nel 2004 -2005 restauro degli interni e del tetto della chiesa.
ESTERNO DELLA CHIESA E CAMPANILE
la facciata principale della Chiesa
la facciata est con l’esterno della Cappella del Rosario e la facciata nord
alcuni dettagli: la lunetta e il capitello pensile
tempietto centrale con Gesù risorto
a sx la statua di San Pietro e a dx la statua di San Paolo
a sx la statua di San Simone e a dx la statua di San Giuda
La facciata è strutturata in due parti: quella inferiore, a sviluppo verticale suddivisa da quattro pilastri in tre settori. Questi pilastri partono da un alto basamento e terminano con un capitello pensile un po’ al di sotto di un cornicione che segue l’andamento di tutta questa parte, staccando in tal modo la parte superiore. Nello spazio centrale vi è l’ingresso principale della chiesa delimitato da emicolonne marmoree e da una lunetta incorniciata di marmo. Dentro la lunetta un affresco non ben conservato rappresenta verosimilmente Dio Padre.
La parte superiore si sviluppa centralmente in un tempietto che accoglie al suo interno una nicchia con la statua di Cristo Salvatore. Da questa nicchia lateralmente partono due curvilinee ai cui punti superiore e inferiore sono poste d’ambo i lati due statue: a sx San Pietro con le chiavi del Regno e san Simone che tiene una lunga sega, strumento del suo martirio, e a dx San Paolo con la spada di difensore della Chiesa e san Giuda con i testi sacri sul suo petto, che arde di amore. Le statue sono del XIX secolo in pietra di Vicenza.
Sono ben evidenti esternamente i volumi architettonici delle cappelle del Santo Rosario e di Sant’Antonio.
Distaccato dalla chiesa si erge vertiginoso il campanile, assai semplice nella sua struttura, ma molto alto: misura metri 81,80, come dallo scritto del 1955 dell’ingegnere G.B. Boschetti, autore del progetto : ““… e da questo balza la cuspide quadrangolare che raggiunge, nella sfera terminale, l’altezza di m. 77. Ivi spicca il volo la croce a quattro braccia in tubo d’acciaio rivestito di acciaio inossidabile, alta m. 4,80, e poi ancora la punta del parafulmine“.
Una lapide ricorda il parroco don Casto Poletto artefice della sua costruzione.
INTERNO DELLA CHIESA
interno della chiesa da nord verso sud
interno della chiesa da sud verso nord
E’ ad unica navata, con soffitto a superfici piane intonacate e con riquadri a stucchi decorativi che fanno da doppia cornice a tre grandi tele. L’asse della chiesa è nord-sud.
La porta principale fornita di bussola si trova a nord come detto, e subito dopo vi è una specie di soppalco, curvilineo, nel cui spazio inferiore all’estrema dx si trova una cappellina dedicata a Santa Rita, e all’estrema sx sulla superficie perimetrale si trovano delle lapidi storiche, mentre nello spazio superiore ha trovato posto l’organo e la cantoria.
A poca distanza si apre una parete composta da tre archi, il centrale ampio e alto fin quasi il soffitto, e due archi più stretti e più bassi. Questa parete in pratica delimita l’allungamento della chiesa di fine Ottocento.
Da qui si apre l’unica spaziosa navata interrotta da un transetto che sfocia nelle due cappelle contrapposte: a sx la Cappella del Rosario e a dx quella di Sant’Antonio.
Proseguendo si entra nel presbiterio.
IL PRESBITERIO e L’ALTARE MAGGIORE
Ha una struttura architettonica poligonale, non molto ampia, dominato dall’altare maggiore , del 1982, con il suo grandioso tabernacolo (ciborio) a tempietto. Ai suoi lati le due statue lignee dei SS. Simone e Giuda. Dietro all’altare una graziosa vetrata artistica, e ai lati due affreschi sulle pareti laterali. In alto la cupola “a specchio”.
LE STATUE DEI SS. PATRONI SIMONE E GIUDA
A sx la statua di san Simone e a dx la statua di San Giuda
Le due statue dell’altare maggiore appartenevano probabilmente al vecchio altare maggiore della primitiva chiesa seicentesca. Era un altare ligneo e lo possiamo vedere ancora oggi nella cappella a dx dell’abside: lo descriveremo tra poco. Queste statue sono state per tanto tempo credute essere di marmo dal loro colore “marmoreo” risultato di ben sei strati di smalto bianco: con il restauro della Chiesa del 2005 sono state riportate ai loro colori originali che possiamo oggi ammirare. Di queste statue lignee non si conosce l’autore. Rappresentano i santi: a sx San Simone e a dx San Giuda. [Simone era soprannominato Cananeo o Zelota, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo. Nei vangeli i loro nomi figurano agli ultimi posti degli elenchi degli apostoli e le notizie che ci vengono date su di loro sono molto scarse. Di Simone sappiamo che era nato a Cana ed era soprannominato lo zelota, forse perché aveva militato nel gruppo antiromano degli zeloti. Secondo la tradizione, subì un martirio particolarmente cruento. Il suo corpo fu fatto a pezzi con una sega. Per questo è raffigurato con questo attrezzo ed è patrono dei boscaioli e taglialegna.
L’evangelista Luca presenta l’altro apostolo come Giuda di Giacomo. I biblisti sono oggi divisi sul significato di questa precisazione. Alcuni traducono con fratello, altri con figlio di Giacomo. Matteo e Marco lo chiamano invece Taddeo, che non designa un personaggio diverso. È, invece, un soprannome che in aramaico significa magnanimo. Secondo san Giovanni, nell’ultima cena proprio Giuda Taddeo chiede a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gesù non gli risponde direttamente, ma va al cuore della chiamata e della sequela apostolica: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». L’unica via per la quale Dio giunge all’uomo, anzi prende dimora presso di lui è l’amore. Il 28 di ottobre la Chiesa commemora la loro festa liturgica]Dietro l’altare, come detto vi è una vetrata artistica, di cui non si conosce l’autore.
PARETI LATERALI DEL PRESBITERIO
Il Battesimo di Gesù a dx
Gesù nell’Orto degli ulivi a sx
Sono due affreschi realizzati nel 1964 e firmati L. Pesavento [Leandro Pesavento: Bressanvido 1921 – Camisano 2000, pittore, incisore e disegnatore attivo a Camisano Vicentino, con particolari realizzazioni nell’arte sacra]: a sinistra Gesù nell’orto degli Ulivi, e a dx il Battesimo di Gesù, che hanno sostituito due tele di Giuseppe Rossi che sono state trafugate e non più trovate.
SOFFITTO DEL PRESBITERIO
l’Ascensione al cielo di Gesù
La cupola, a specchio, è adornata dal dipinto (olio su tela) dell’”Ascensione al cielo di Gesù” unanimemente attribuita a Giambattista Volpato (1633-1706) [Vedi anche Sezione Biografie…]. Anche l’elaborata cornice lignea del quadro è del XVII secolo.
CAPPELLA DEL ROSARIO
A sx del presbiterio vi è la cappella del Rosario, un’opera straordinaria dove un insieme di affreschi di Jacopo dal Ponte di particolare bellezza racchiudono una pala del Montagna di altrettanta bellezza. Un “unicum” che a mio parere non viene sufficientemente valorizzato e per questo dedicherò un file esclusivo.
CAPPELLA DI SANT’ANTONIO
la cappella nel suo insieme
l’altare attuale nel suo insieme
particolare ligneo dell’altare
particolare ligneo dell’altare
altro particolare
lo straordinario paliotto ligneo
A dx del presbiterio vi è la Cappella di Sant’Antonio. L’attuale altare è in pietra ed è quello originale, ricomparso durante la realizzazione del nuovo pavimento della chiesa quando si smontò il paliotto ligneo che lo ricopriva. Questo paliotto è stato restaurato e posto sulla parete sud della stessa cappella. Tutta la parte lignea dell’altare, sempre del XVII secolo, dopo il restauro, si fa ammirare nella sua bellezza costruttiva e nella sua luminosa doratura.
l’ ultima cena del Bernardoni
Sulla parete nord vi è un grande dipinto rappresentante l’ultima cena. L’autore è Girolamo Bernardoni (1640-1718), allievo di Giambattista Volpato [Vedi anche Sezione Biografie].
l’affresco della Gloria di Sant’Antonio
Nel soffitto un affresco della “Gloria del Santo”, eseguito da un certo “Zuanne Stom pitore” di cui non si sa molto. Ho trovato questo appunto dal Pallucchini (1960) “Il Mauroner (1947) ha richiamato l’attenzione su di una famiglia di paesisti e vedutisti originaria dalla Val Gardena, quella degli Stom (Stoom). Il più anziano, Matteo, morì cieco a Verona nel 1702 (da non confondersi con l’altro Matteo Stom o Stomer , fiammingo operante nella prima metà del Seicento, in Italia): nei vari elenchi delle Fraglie pittoriche veneziane sono citati Zuane (nel “1707 fuori”), Giuseppe (dal 1707 al 1728) e Antonio (nel 1733).”
A. Lino Bordignon avanza una diversa ipotesi “L’affresco del soffitto è attribuito, dai documenti della confraternita del suffragio ad un certo ”Stom pitore”. Gli Stom erano dei pittori olandesi. IL fatto che un olandese avesse potuto dipendere nella nostra chiesa potrebbe incrociarsi con la permanenza a Cartigliano, in quegli anni, di un commerciante olandese, Giovanni Colomb, che aveva affittato il setificio dei nobili Cappello e commercializzava la seta Cartiglianese in tutta Europa e ad Amsterdam in particolare” (da “Restauro della Chiesa Parrocchiale”).
AULA
È una struttura rettangolare semplicissima che si allarga a sud verso le due cappelle a mo’ di transetto e a nord in una parete ad archi e in una successiva struttura architettonica (soppalco) che crea lo spazio per l’organo e la cantoria.
a sx l’altare della Madonna del Rosario e a dx l’altare del Sacro Cuore di Gesù
l’urna di San Mercurio
Nello spazio tra l’inizio delle cappelle e l’inizio del presbiterio vi sono due altari: a sx l’altare votivo alla Madonna del Rosario, e a dx alla cappella di Sant’Antonio, vi è l’altare al Sacro Cuore di Gesù, che conserva sopra la mensa entro una grande teca l’ urna con le già citate reliquie di San Mercurio [Questo San Mercurio, martire romano, non deve essere confuso con San Mercurio di Cappadocia il cui corpo si trova nell’Abbazia di Montevergine (AV), da gradita segnalazione di don Damiano Grenci). L’urna è del 1914, opera di Mario Faggi argentiere di Vicenza.
Gesù caccia i mercanti dal Tempio
affresco in gran parte offuscato dalle canne dell’organo
Nel settore nord, nel soffitto, al di sopra dell’organo, vi è un affresco di Noè Bordignon del 1903 raffigurante Gesù che caccia i mercanti dal tempio, e un altro affresco, purtroppo in grande parte coperto dalla struttura organaria raffigura Santa Cecilia firmato Bizzotto (forse Luigi Bizzotto da Rossano Veneto) [Noè Bordignon, pittore, 1841-1920, vedi anche Sezione Biografie..]
LE PARETI INTERNE
Le pareti della chiesa hanno una fascia superiore attraversata da motivi lineari interrotti nella parete sud e nord da due tondi dipinti e dalla sommità della struttura ad arco presente, e nelle pareti est ed ovest da altri due tondi e da altrettante finestre a vetri colorati di tipo termale. La fascia inferiore, molto più ampia, alterna strutture colonnari ad arco a strutture piane, delimitate da stucchi decorativi. Le strutture piane sono abbellite dai dipinti degli Evangelisti opera del 1894 di Noè Bordignon, mentre le strutture ad arco anteriormente delimitano zone di transito, mentre posteriormente delimitano superfici murarie ingentilite da grandi tondi di ceramica, collocati nel 2005, opera di Lino Agnini di Nove. [Agnini Lino, nato a San Giorgio Jonico (TA) il 21 marzo 1940, dagli anni sessanta risiede a Nove da dove partecipa con passione alla vita artistica locale e italiana. Personaggio di grande fascino per le sue creazioni caratterizzate un particolare dinamismo di linee, forme e colori portando nel 1998 alla nascita del “neoforismo” particolare concezione dell’arte che va ad escludere ogni forma di staticità. Numerose le sue opere in bronzo, terracotta e ceramica, anche in campo religioso.]
Parete est
Evangelista Matteo e l’Annunciazione
Evangelista Marco e la Resurrezione
Nella parete est possiamo vedere, partendo dalla zona della cappella del Rosario, in serie da dx a sx : l’Evangelista Matteo con l’Angelo; l’Annunciazione in ceramica, l’Evangelista Marco con il Leone, e infine la Resurrezione in ceramica.
Parete ovest
Evangelista Luca e la Natività
Evangelista Giovanni e la Deposizione di Gesù nel Sepolcro
Nella parete ovest possiamo vedere, dopo la Cappella di Sant’Antonio, in serie da sx a dx: l’Evangelista Luca con il Bue, la Natività in ceramica, l’Evangelista Giovanni con l’aquila, e Deposizione di Gesù nel sepolcro in ceramica.
In pratica possiamo dire che sono tra loro speculari
l’Evangelista Matteo (a sx) con l’Evangelista Luca ( a dx)
la Annunciazione (a sx) e la Natività (a dx)
l’Evangelista Marco (a sx) con l’Evangelista Giovanni a dx
la Resurrezione (a sx) e la Deposizione di Gesù nel sepolcro
Le Virtù
le virtù teologali: fede, carità e speranza
le virtù cardinali: fortezza, prudenza, temperanza
quindi la giustizia, e la costanza, altra virtù .
Nella fascia superiore delle quattro pareti, come già detto, vi sono in ognuna due tondi ove sono state dipinte, a partire dalla parete sud (al di sopra dell’Altare della
Madonna del Rosario) , poi parete ovest, nord ed est , in progressione le tre virtù teologali (fede, carità e speranza), le quattro virtù cardinali (fortezza, giustizia, temperanza e prudenza), alle quali per completezza pittorica è stata aggiunta una virtù minore la Costanza. (fonte diretta della pittrice). Seguendo i tondi vediamo di seguito una donna che tiene in mano un calice e nell’altra brandisce una croce, ed è la Fede con il suo colore caratteristico bianco, quindi una donna che allatta il suo bambino, ed è la Carità, con il suo caratteristico colore rosso; poi una donna vestita di verde che prega con mani giunte e sguardo rivolto verso l’alto, ed è la Speranza.
Quindi a seguire le virtù cardinali: la Fortezza, come una donna che indossa un’armatura, e come una colonna che sostiene chi vuole essere forte; la Prudenza, come una donna che regge in una mano uno specchio con il quale si guarda alle spalle e nell’altra un serpente seguendo il motto di Gesù “Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16); la Temperanza, come una donna che stempera il vino con l’acqua;
e infine la Giustizia, come una donna che sostiene una bilancia simbolo di equità, e la Costanza, una virtù considerata minore, derivante dalla fortezza e dal coraggio, come una donna in attitudine combattiva che brandisce una lancia appoggiandosi ad una colonna, visibile tra le pieghe delle vesti.
Questi tondi sono stati dipinti con la tecnica del falso affresco da Compostella Marlene (nata a Bassano del Grappa 22-02-1975; dopo vari percorsi formativi ha sviluppato una grande esperienza nel restauro e nella decorazione in ambito privato e pubblico). I tondi ovali erano affrescati anche in passato ma poi erano stati coperti con un restauro della chiesa del 1971. Nel 2005 non è stato possibile ricuperarli per il tipo di prodotti utilizzati precedentemente.
SOFFITTO
il Martirio di Santa Caterina
l’Ascensione al cielo della Vergine Maria
la Santissima Trinità
Entriamo dalla porta principale, quindi da nord, e ci appare davanti la visione di tutta la chiesa che tuttavia non ci distoglie lo sguardo dal soffitto abbellito da tre grandi quadri, che in progressione verso il presbiterio rappresentano il Martirio di Santa Caterina, l’Ascensione al cielo della Madonna, e quindi la Santissima Trinità.
Sono tutti dipinti del XVIII secolo e l’autore è ignoto. Mentre Bordignon Favero Elia, studioso del Volpato, parrebbe propendere come esecutore di queste tre tele lo stesso Volpato, A. Lino Bordignon ravvisa in questi quadri varie analogie formali e pittoriche con la mano che ha eseguito l’affresco nella cappella di Sant’Antonio, cioè lo stesso “Zuane Stom pitore”.
Dopo aver visto e rivisto i tre dipinti e avendo considerato altre tele del Volpato, mi pare che non sia certamente il Volpato l’autore di quei quadri.
Ringrazio per la preziosa collaborazione A. Lino Bordignon.
Fonti documentali
AA.VV. Cartigliano, 21 novembre 1972, 300mo anno della Chiesa Parrochiale; 8 dicembre 1972, 25mo anno di vita Parrocchiale del nostro Arciprete. Tip. G. Rumor, Vicenza, 1972
AA.VV. Cartigliano. Inaugurazione del campanile e di un concerto di sei nuove campane. 2 ottobre 1955.
AA.VV. La diocesi di Vicenza 1981. Panorama storico organizzativo della Diocesi e delle Parrocchie al primo gennaio 1981. Stato personale del Clero al 30 novembre 1981. Curia Vescovile di Vicenza. Tip. G. Rumor, Vicenza, 1981
AA.VV. Parrocchia dei SS. Apostoli Simone e Giuda di Cartigliano (Vi). Restauro della Chiesa Parrocchiale 2004-2005. 6 Marzo 2005
Elia Bordignon Favero. Giovanni Battista Volpato. Critico e pittore. DE’ LONGHI SpA, 1994.
Franco Signori. Cartigliano nella Storia. Comitato per la pubblicazione “Cartigliano nella Storia”. Artegrafica Sociale Cittadella, 1998
Giambatista Verci. Notizie intorno alla vita e alle opere de’ Pittori Scultori e Intagliatori della Città di Bassano. Venezia, 1775.
Rodolfo Pallucchini. La Pittura Veneziana del Settecento. Istituto Per La Collaborazione Culturale, 1960
it.wikipedia.org
www.santiebeati.it
Aggiornato il 26 agosto 2016.