CASSOLA – LA CHIESA DI SAN ZENO

 

LA CHIESA DI SAN ZENO

di Vasco Bordignon

NOTE STORICHE

1427, 1 ottobre: è documentata la presenza di un rettore della chiesa di San Zeno. E’ quindi plausibile che la devozione al santo sia precedente a tale data. Susseguirono poi con certezza presenze di presbiteri che celebravano la santa messa in questa chiesa per tutto il Quattrocento e in tutto il Cinquecento, ma non vi era ancora l’autorizzazione della conservazione del SS. Sacramento.

1608, 19 luglio, visita pastorale del vescovo di Vicenza Dionisio Dolfin. Seppe che vi abitavano circa 250 fedeli; che vi era un sacerdote Apollonio Mainardo, presente fin da 1596 presso questa comunità che si era tassata per dare un salario a questo sacerdote. Gli uomini di San Zeno chiesero al Vescovo di avere un sacerdote stabile, il SS. Sacramento e il sacro fonte [fonte battesimale] in questa loro chiesa. Nel corso del 1609 l’assemblea dei capifamiglia di San Zeno chiese nuovamente quanto richiesto l’anno precedente aggiungendo la richiesta di un cimitero.

1610, 19 aprile, il vescovo Dolfin decretò l’erezione della parrocchia di San Zeno, separandola dalla Pieve di Bassano. Ci furono delle contrarietà per il beneficio a favore di questo parroco e a favore dell’arciprete di Bassano (per mantenere inalterato il suo beneficio), tra gli abitanti di San Zeno e i possidenti bassanesi, conclusasi negli anni 1641-1643.

1636, 10 dicembre. A San Zeno vi era già un sacerdote stabile, Giovanni Lorenzon che si qualificava “curato di S. Zeno”.

1645, la chiesa venne restaurata, forse in previsione della successiva visita pastorale

1646, 7 maggio, visita pastorale del vescovo Marcantonio Bragadin. Il presule trovò la chiesa restaurata, la presenza di tre altari: il maggiore, il laterale dalla parte del vangelo dedicato alla Vergine e il laterale dalla parte dell’epistola dedicato a San Carlo Borromeo. La devozione al Santo Milanese era molto sentita e sostenuta anche dalla presenza di un ramo, quello padovano, dei Borromeo,  ben inserito in questa zona.

Ogni anno nel giorno del Santo veniva portata in processione questa statuina

Il presule esortò la comunità di ampliare la chiesa, in quanto la popolazione era aumentata e contava 460 abitanti. In quell’epoca la Chiesa occupava, probabilmente, l’attuale cappella retrostante l’altare maggiore. Due statue lignee di San Zeno vescovo e Sant’Antonio da Padova, datate 1650-1750, occupavano probabilmente le due nicchie a pianta semicircolare collocate dietro l’altare Maggiore, ancora presenti nell’attuale cappella.

l’antico tabernacolo l’antico paliotto in tessuto con  al centro un tondo raffigurante Cristo in croce simboleggiato anche dal sottostante l’Agnello immolato. Stupendi poi i decori eseguiti  a mano.le vecchie nicchie ancora presentile due vecchie statue lignee che si trovavano nelle nicchie sovrastanti

Il 6 febbraio 1746 iniziò la prima fase della costruzione della Chiesa come la conosciamo oggi: in questa occasione la chiesetta originale venne trasformata in sacrestia, chiudendo opportunamente la porta d’ingresso e realizzando le due porte di collegamento con il nuovo presbiterio. La nuova navata corrispondeva a circa la metà di quella attuale: originariamente erano quindi presenti tre campate e gli ingressi laterali si trovavano al centro della navata. La chiesa così conformata fu consacrata ad un secolo dall’inizio dei lavori: il 29 giugno 1847, infatti fu Zaccaria Bricito, arciprete di Bassano, che, prima di entrare nella diocesi di Udine come arcivescovo, volle presiedere al rito. L’evento è testimoniato dalla lapide posta sopra l’ingresso laterale sud.

lapide della consacrazione della chiesa

La conformazione dell’edificio e della piazza rimasero invariate fino alla fine del secolo, quando sotto la guida del parroco don Luigi Bressan, vennero apportate numerose modifiche: nel 1894 fu demolita la cella mortuaria, originariamente connessa al cimitero, e nello stesso anno iniziò la costruzione del campanile, ultimato nei primi anni del Novecento. Nel 1906, inoltre, fu riedificata ex novo e contemporaneamente ampliata la canonica.

don Luigi Bressan, olio su tela, autore non conosciuto

Al parroco don Luigi Bressan si deve, inoltre, l’ampliamento della Chiesa, la cui prima pietra fu posta l’11 agosto 1907. Successivamente, nel 1910, completati i lavori di ampliamento, fu dato incarico al pittore Noè Bordignoon di decorare il nuovo tratto di volta con l’immagine di Maria Assunta in cielo; l’affresco così si accostava a quello raffigurante San Zeno in gloria (1850-1899) già presente prima dell’ampliamento della chiesa.

Nella vecchia chiesetta vi è uno scritto incorniciato. E’ il testamento di Don Luigi Bressan, ed è quasi del tutto leggibile.Ad perpetuam rei memoriam (letteralmente “A perenne ricordo del fatto”, in questo caso “a perenne ricordo di ciò che scrivo”). Estratto del testamento olografo in data 18 settembre 1907 del rev.do don Luigi Bressan fu Sebastiano Arciprete di San Zeno, di questo comune di Cassola, morto il 4 aprile 1910 depositato presso il notaio Zarpellon di Bassano col Verbale 1o luglio 1910 no 762 = 56 ivi registrato il 5 mese stesso no 8.XI, finalmente: le Azioni di Lire mille del Banco S. Bassiano inscritte al mio nome, come pure un libretto di risparmio di poche lire pagabile dalla Posta di Bassano li lascio alla Congregazione di Carità del Comune di Cassola coll’obbligo in questa di consegnare ogni anno il frutto delle medesime in mano del Parroco protempore di S. Zeno, il quale avrà l’obbligo di dispensarlo ai più poveri della Parrocchia di San Zeno, domandando una preghiera per l’anima mia. Non lascio niente alla Chiesa perché ho fatto in vita quel poco che ho potuto fare, solo pregherei la fabbriceria di ricordarsi del suo Parroco con qualche suffragio specialmente nel mio anniversario .Bressan Dn Luigi fu Sebastiano. Seguono i nomi dei testimoni e del Notaio.

Nel 1922 fu inaugurato l’altare di S. Antonio e venne ultimata la decorazione della chiesa; seguirono, da quella data, altri interventi di decoro e di manutenzione.

In particolare, don Gianfranco Zonin, parroco dal 1983, fece ritinteggiare l’edificio e sostituire il pavimento con quello attuale.

In seguito don Federico Marcazzan, parroco fino al 2004, decise di trasferire nella posizione attuale la sacrestia, allora posta nella primordiale chiesetta: l’intento era quello di recuperarla quale testimonianza della struttura muraria originale. Tra il 2008 ed 2009, infine, sotto la guida di don Gian Giorgio Cisco, sono stati attuati il rifacimento del manto di copertura, e la sistemazione al piano terra dell’attuale sacrestia, della cappella per le funzioni invernali e del nuovo ingresso dalla piazza. Con questa serie di trasformazioni la chiesa assunse l’organizzazione che conosciamo oggi.

2014-2017. A seguito dell’osservazione di numerose fessure che si estendevano sulla volta della chiesa è stato intrapreso un approfondito piano di restauro sia della struttura sia dei vari decori presenti.

LA CHIESA OGGI

L’ESTERNO 

la chiesa e il campanile; la chiesa è posizionata in direzione est-ovest.La facciata risente della cultura neoclassica che si evince dall’alto basamento dove si innestano quattro lesene a capitello corinzio. Tali lesene sostengono il grande frontone triangolare arricchito da dentelli. Un altro simile frontone più piccolo sopra il portale, ed è sostenuto da due leggere mensole a volute.

Il frontone principale, al centro e ai due lati, è stato arricchito da tre grandi statue che si identificano: al centro San Zeno, a sud San Luigi Gonzaga e a nord Sant’Antonio da Padova.

i tre santi   facciata, parte inferiore come già descritta

Il vicino campanile presenta una interessante lapide (vedi sotto) il cui evento è descritto da Paolo Nosadini nella pagine della Pro Loco di Cassola.

” 31 ottobre 1918: Giorno memorando per San Zeno, al mattino il telefono del Comando dava che le nostre truppe del Grappa avevano travolte le trincee nemiche e che l’esercito avversario era in ritirata. A questa notizia Rigoni don Andrea scrisse al generale comandante il VI Corpo d’Armata in questi termini Illustriss. Signor Comandante formo la presente per chiederLe autorizzazione di far suonare le campane della nostra torre di san Zeno domani festa di tutti i Santi e per salutare la vittoria dell’armi italiana sul Grappa. Sarà inno di risurrezione e di vita per queste terre martoriate dalla guerra e io desidero aver l’onore di essere il primo a farle squillare. Lo merita questa popolazione che seppe anche in questi momenti difficili mantenersi serena sotto il grandinar delle mitraglia sicura dell’immancabile riscossa. A questa lettera fatta pervenire da un motociclista del Comando locale e spedita d’intesa col capitano Plenario dott. Antonio di Ferrara comandante il IV autoreparto con alloggio in canonica, pervenne la seguente risposta che trascrivo: 31 ottobre 1918, Egregio parroco di San Zeno, S. Ecc. il Comandante del 6° Corpo d’Armata autorizza il suono delle campane allo scopo religioso a patriottico per cui detto suono viene richiesto. In possesso di questa il Comando provvide le corde, liberò i prigionieri (il campanile serviva di prigione) e furono suonate le campane fra la commozione dei soldati, del popolo. Mezz’ora dopo tutte le campane dall’Astico al Brenta e dal Brenta al Piave suonavano alla Vittoria. San Zeno ebbe l’onore primo fra i paesi in pena”

L’INTERNO

visione della navata dall’ingresso verso il presbiteriovisione della navata dal presbiterio verso l’uscitavisione dal presbiterio della parete destra con le cappelline, il pulpito, in alto le le vetrate circolari e l’inizio della voltavisione dal presbiterio della parete sinistra con le cappelline, le vetrate e parte del corovisione dal presbiterio della parete ovest, caratterizzata dalla cantoria e dall’organo. L’organo è stato realizzato da Annibale Pugina e figli nella prima metà del Novecento utilizzando materiale del precedente organo dei fratelli Giacobbi del 1877

Pertanto, quando entriamo ci accoglie un’unica navata rettangolare, arricchita ai lati dalle  cappelline delimitate da pilastri. Verso est vediamo un grande arco che si unisce alle sottostanti colonne joniche dividendo così  il settore dei fedeli (l’aula)  dal presbiterio, che è rialzato da tre scalini. Il presbiterio inoltre è a pianta quadrata e la sua copertura è a crociera, la cui base è costituita da una specie di cornice continua  (fregio)  che si snoda poi lungo tutto il perimetro della chiesa. Il soffitto della chiesa (che già vediamo nelle precedenti immagini) è a schifo, detto così quando la curvatura della volta viene interrotta da un piano orizzontale, che accoglie , di solito, degli affreschi religiosi, come in questa chiesa.

Una volta entrati nella chiesa restiamo senza dubbio attratti dagli affreschi della volta, uno rappresenta la gloria di San Zeno (quello più vicino al presbiterio)  e l’altro l’assunzione di Maria in cielo (quello più vicino all’ingresso).

questa immagine ripresa dal “restauro”evidenzia l’insieme della struttura della volta e la posizione degli affreschi  da est verso ovest, cioè dal presbiterio all’uscita/entrata. immagine dei due affreschi visti dall’entrata.immagine dei due affreschi quando li ammiriamo a metà della navata

Dopo aver ammirato gli affreschi del soffitto della navata, iniziamo a documentare ciò che vediamo a destra e a sinistra.

A destra vi è la cappellina di Sant’Antonio, arricchita, sopra l’altare,  da una  grande pala dove nella parte superiore una miriade di angioletti condividono con la Madonna la santità del Santo che vediamo, inginocchiato, nella parte inferiore in un tenero abbraccio con Gesù Bambino posto in piedi sopra un cuscino che copre in parte un sacro  libro aperto, con accanto due gigli fioriti, entrambi simboli della santità del Santo. La pala misura 180×100 cm circa. l’autore è ignoto.

A sinistra la cappellina accoglie il fonte battesimale, e nella parete centrale vi è un delicato, commovente dipinto della Madonna intenta ad allattare il piccolo Gesù, in un atto comune a tutte le mamme verso il proprio neonato. L’atmosfera è di grande umanità e di grande tenerezza. Di questo dipinto, abbastanza “consumato” è di datazione incerta e senza attribuzione.

Proseguendo a destra vi è una cappellina con un confessionale  e al di sopra un dipinto che raffigura la  Sacra Famiglia con Giuseppe e Maria che contemplano estasiati il piccolo Gesù.

A sinistra un altro confessionale e al di sopra un dipinto che raffigura la morte di San Giuseppe assistito a sinistra da Gesù e  a destra da Maria. Toccante anche questa immagine. L’autore è ignoto, datazione incerta.

Più avanti a destra la cappellina dedicata al  Sacro Cuore di Gesù.

e a sinistra  vi è la grotta e l’altare dedicata alla Madonna di Lourdes

Proseguiamo e a destra vi è l’uscita sud, sopra la cui porta vi è la lapide commemorativa della consacrazione della chiesa da parte del nuovo vescovo,  Zaccaria Bricito, già descritta nelle note storiche.

A sinistra vi è organetto e il passaggio per la cappella invernale e  per altre sedi di aggregazione e un vecchio pulpito ligneo in stile barocco con belle decorazioni soprattutto nella parte anteriore con insegne pontificie.

Infine prima del presbiterio a destra l’altare di San Zeno con un paliotto marmoreo  che rappresenta l’immagine di san Carlo Borromeo (era abbastanza frequente nel passato utilizzare altari desueti in tutto o parte per nuove chiese o nuovi altari)

il paliotto marmoreo con al centro la statuina di San Carlo Borromeo

A sinistra  l’altare della Madonna Regina con Gesù incoronato.

IL PRESBITERIO

Il presbiterio è  superficie quadrata e oltre all’altare conciliare, vi è i vecchio altare sacramentale di grande effetto, dal quale si ammira il pregevole dipinto di sicura scuola dapontiana.

particolare marmoreo centrale assai elaborato dell’altare sacramentale 

pala d’altare, 200×180 cm circa, raffigurante l’adorazione dei re Magi a Gesù bambino situato al centro del quadro e sopra di lui i Cieli si aprono per confermare la sua divinità.

due vetrate artistiche narrano episodi della vita di San Zeno

in altro un tondo con putti svolazzanti è opera di Noè Bordignon.

Fonti documentali

Rosà, note per una storia civica e religiosa della comunità nel contesto del Territorio bassanese, di Giovanni Mantese. Opere assistenziali di Rosà, 1977

I lavori di restauro della chiesa di San Zeno. Dal Progetto alla realizzazione, di Silvia Longo. Pubblicato in Internet il 17 aprile 2017.

oltre i testi citati nel file relativo alla storia di Cassola.

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pubblicato il 6 marzo 2020

Se ci sono errori o altro sono a disposizione (VB)

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