LA CHIESA DELLA BEATA GIOVANNA
(precedentemente CHIESA di SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA)
Alla fraglia dei Callegari (callegaro significava calzolaio, derivando dal latino caligarius, -ii = calzolaio, da caliga, -ae = scarpa dei soldati) si deve nel 1390 l’erezione della Chiesa intitolata alla Beata Vergine della Misericordia, vicino ad un ospizio per pellegrini e ad un istituto che provvedeva alla raccolta e all’assistenza degli esposti (bambini abbandonati) che era stato costruito fin dal 1282 con il titolo di Santa Maria della Misericordia. Sulla facciata. sopra la porta d’ingresso, possiamo vedere un altorilievo raffigurante la Madonna che accoglie sotto il suo mantello chi a lei si rivolge (come nella immagine della Madonna di Monte Berico).
Tra gli interventi di riassetto alla chiesa è documentato nel 1756 quello di Giovanni Miazzi.
Gli eventi successivi di questa chiesa seguiranno quelli che coinvolgeranno le spoglie mortali della Beata Giovanna, che aveva trascorso il suo percorso mistico-religioso nel vicino convento di San Girolamo, dove erano state trasferite nel 1736 dal cimitero interno del monastero e qui furono oggetto di grande venerazione e gioia per la beatificazione del 9 giugno 1783 (per maggior dettagli vedi Monumenti Bassanesi – Statua delle Beata Giovanna). Ma nel 1810 la città di Bassano, sotto il dominio francese, subì il decreto napoleonico con il quale furono indemaniati sia il monastero che la chiesa di San Girolamo e pertanto si dovette trovare una nuova sede per l’urna della Beata Bonomo.
Venne scelta la vicina Chiesa della Misericordia e qui nel 1812 su progetto di Giuseppe Gaidon, figlio di Antonio, si attuò una risistemazione generale dell’interno con l’aggiunta sulla fiancata meridionale di una cappella ottagonale che ospitò l’arca sepolcrale della beata Giovanna Bonomo.
Da allora ha preso il nome di Chiesa della Beata Giovanna.
All’interno della Chiesa (che purtroppo è aperta solo alla domenica mattina per la celebrazione della S.Messa) sono esposte alcune reliquie appartenute alla Beata Giovanna nonché numerosi ex-voto per le innumerevoli grazie da Lei ricevute. Suggerisco inoltre di soffermarsi ed ammirare i seguenti quadri
Questo dipinto “La Vergine dona il velo della purità alla Beata Giovanna Maria Bonomo” del 1784 è opera del pittore Pietro Antonio Novelli, ordinata dai presidenti delle feste del triduo del maggio 1774.
Si trova in questa chiesa, appena entrati, sulla parete nord.
Pietro Antonio Novelli (Venezia 1729 – Venezia 1804) è stato un pittore, incisore e poeta italiano. Si è basato sui grandi maestri veneti della tradizione, quali Giovanni Antonio Pellegrini, Giovanni Battista Piazzetta e Gaspare Diziani. Nel 1773 soggiornò a Bologna e nel 1779 a Roma, dove i contatti con il neoclassicismo hanno fatto il suo stile più composto ma probabilmente meno fantasioso. Nei numerosi affreschi e pale d’altare si notano anche elementi del Rococò veneziano, su cui ha influito la frequentazione di Jacopo Amigoni. Illustrò inoltre le commedie goldoniane edite da Zatta (1788-95). Si cimentò anche con la poesia encomiastica e dialettale, mentre sono in prosa le Memorie autobiografiche e e le Lettere pittoriche (da Wikipedia)
Parleremo di altre due tele, entrambe del pittore Pietro Menegatti da Molvena. Per illustrarle userò le stesse parole dello scrittore Agostino Brotto-Pastega nella sua interessantissima biografia del pittore “Pietro Menegatti pittore della Beata”, 1995). Questo quadro si trova sempre nella parete nord della Chiesa, più prossimo all’altare centrale.
” Nel 1842 gli venne chiesto di rappresentare il noto episodio miracoloso legato all’infanzia della beata. Un giorno, Giovanni Bonomo, tornando a casa in preda ad una forte gelosia nei confronti della moglie, brandì un pugnale e fece l’atto di ucciderla. La bambina, di non ancora dieci mesi, si rizzò in piedi e con le manine aperte esclamò: oh babbo, babbo! Marito e moglie, folgorati dal miracolo, si abbracciarono commossi… Nel miracolo della beata bambina, che è l’ultimo dipinto importante eseguito per la sua città di adozione, il Menegatti ricorse ai mezzi dell’ambientazione scenica, uniti all’espressività tipica del melodramma, per rendere credibile la scena. L’opera non è priva di un suo fascino e riconduce, questa volta, al nostro Seicento più cupo: quello dei grandi delitti e dei cosiddetti pittori “tenebrosi”. Giovanni Bonomo ha inequivocabilmente tutti gli attributi di un gentiluomo del Seicento, con baffi e barba a punta, colletto di pizzo e calze rigate, mentre la madre della beata, Virginia Ceschi, indossa una veste color rosa antico che accentua la drammaticità della scena e sul collarino porta appesa una spilla. Anche in questo caso l’aspetto più riuscito della scena è da ravvisarsi nel forte elemento chiaroscurale: un raggio di luce divina si posa sul corpicino della beata e va a rischiarare in forma ellittica la coppia e una parte del pavimento, a lastre quadrangolari rosate e bianche, chiaramente ispirato alle pavimentazioni locali in pietra di Asiago.”
Quest’ultima immagine rappresenta la parte centrale del quadro più bello presente nella Chiesa e posto al di sopra dell’urna della Beata.
Lascio anche qui la parola ad Agostino Brotto-Pastega:” L’episodio descritto ricordava che un angelo, ad una Giovanna Maria prostrata e in estasi, porse la sacra particola perché il suo confessore, don Domenico Veggia, si era rifiutato di dargliela, per metterla alla prova. Il Veggia, dopo la messa, riscontrò che dalla pisside mancava un ostia: chiese spiegazione alla Bonomo ed ella rispose candidamente che era stato l’angelo custode del sacerdote “a rubarla” e a portagliela. Don Domenico, a ricordo di tale avvenimento, farà costruire la chiesa dell’Angelo, nell’omonima piazzetta, … aggiunse quel pathos e quella profondità che solo il colore sa dare. La beata, accasciata nel bel mezzo del coro del suo convento, riceve miracolosamente l’agognata eucarestia dalla quale si effonde, in aloni concentrici, una luce incantatrice. La sua è la tipica espressione delle grandi mistiche della chiesa cattolica: da santa Caterina da Siena a santa Rosa da Lima. Le pieghe metalliche del suo fluente abito monacale sembrano vibrare, mentre due bianche mani si intrecciano mirabilmente a mo’ di croce sul bianco pettorale. In tutta la pittura bassanese dell’Ottocento non esiste un simile brano di sublime eleganza. L’angelo che la comunica è anch’egli unico: vi è nella silhouette allungata una tale astrazione che pur presentando tutti i caratteri di una figura umana sembra veramente una creatura celestiale, piombata lì nella sacra rappresentazione da un’altro mondo…Il grande fascino di questo quadro, che rappresenta un unicum nella produzione del Menegatti, è che si scopre lentamente e altrettanto lentamente, attraverso la sua contemplazione, si entra nella sua dimensione… ” E’ datato 1838.
Pietro Menegatti nacque il 2 ottobre 1809 a Molvena , figlio di Giuseppe e di Paolina Bernardi di Nove. Nel 1825 lo troviamo a Bassano in quanto dopo la morte del padre Giuseppe, la madre trovò casa presso un suo fratello, in piazzetta dell’Angelo. Ebbe i primi insegnamenti dell’arte da Francesco Roberti già valente pittore. Quindi per quattro anni studiò all’Accademia delle Belle Arti a Venezia. A Bassano iniziò la sua fama pittorica con il quadro La beata Bonomo comunicata dall’angelo e poi successivamente con altri lavori , ancora riguardante la Beata con La beata, infante, ferma il padre che sta per uccidere la propria madre e per altre Chiese (a Bassano con San Bonaventura, a Mure vicino a Molvena con Santo Stefano protomartire, a Marostica con Cristo nell’orto e con San Carlo Borromeo in contemplazione del crocifisso ). Nel 1840 si stabilì definitivamente a Venezia e qui si sposò nel 1846 con una certa Clementina de Biasi. In quegli anni veneziani vengono ricordati alcuni lavori (ritratti, soggetti religiosi, ed altro) che sono tuttora irreperibili. L’unico dipinto che rende ragione del livello raggiunto nell’ultimo periodo veneziano è una Scena biblica datata 1844, presente al Museo Correr. Morì il 13 dicembre 1848 per tabe polmonare.
PRINCIPALI FONTI DOCUMENTALI
Brentari O. Guida storico-alpina di Bassano-Sette Comuni. Bassano, Sante Pozzato tip., 1885
Bottecchia Dehò ME. Canto dell’amore nascosto. Beata Giovanna maria Bonhomo. La Serenissima, Vicenza, 2006
Brotto-Pastega A. Pietro Menegatti da Molvena, il pittore della Beata. Tipografia Novese, 1995.
Vinco da Sesso G., Alberton L. La Beata Giovanna Maria Bonomo: la gloria e l’Immagine. In: Bollettino del Museo Civico. Museo-Biblioteca-Archivio di Bassano. Bollettino del Centenario, 2004, La Serenessima, 2005.