GIUSEPPE DE FABRIS
UN NOVESE
TRA I GRANDI SCULTORI DELL’OTTOCENTO
1790 — Nasce a Nove (Vicenza) il 19 agosto da Gioacchino Fabris (fu Girolamo) e da Domenica Moretti, di Treviso. Il “de” anteposto al cognome, conseguenza di una onorevolenza commendatizia o cavalierato, è attestato solo a partire dall’inizio degli anni trenta. Il padre, nativo di Bassano, si è trasferito a Nove ed è uno dei direttori della Manifattura di ceramiche degli Antonibon. Dimostra fin da piccolo doti artistiche non comuni ma viene ostacolato in ciò dal padre. Giuseppe ha tre fratelli: Girolamo, Marco e Caterina.
1806 — La famiglia si trasferisce a Vicenza dove Gioacchino va a dirigere una manifattura di ceramiche. Qui Giuseppe frequenta lo studio del pittore Giacomo Ciesa (1733-1820), specialista in “pitture di statue” e di interni, approfondendo lo studio della figura. Modella per conto proprio, ispirandosi a un’incisione, il Toro Farnese, il celebre gruppo scultoreo antico conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (come da immagine sopra).
1808 — Nuovo trasferimento del padre, questa volta a Milano, dove è chiamato a dirigere un’altra manifattura di ceramiche. Mentre il resto della famiglia fa ritorno a Nove, Giuseppe rimane a Milano dove si inserisce nell’ambiente artistico, anche quando il padre rientrerà a Nove. Lavora, per mantenersi, nello studio dello scultore Gaetano Monti (1750-1827), che però abbandonerà non molto tempo dopo, non solo per poter frequentare l’Accademia di Brera ma soprattutto perché si era accorto che il Monti si attribuiva le sue opere.
Svolge un’intensa attività di disegni a colori dell’anatomia del corpo umano.
Modella dei ritratti in cera come pure esegue figurine per vari argentieri milanesi, nonché modelli in creta per degli scalpellini che poi li eseguivano in marmo per la fabbrica del Duomo.
1810 — Ventenne, comincia un’importante attività nel grande “cantiere” del duomo, dove per ordine di Napoleone si lavorava al completamento delle guglie ancora prive delle statue. Sono documentati molti suoi bozzetti per statue poi realizzate da altri scultori.
1811 — Inizia a scolpire in marmo il San Napoleone martire, la statua dedicata al martire cristiano Neapolis che Napoleone (Ajaccio 15-08-1769 – Isola di Sant’Elena 05-05-1821) aveva voluto a suo nome. All’Accademia di Brera, dove il De Fabris frequenta il corso di scultura, viene a conoscenza di un programma di pittura che proponeva “L’incontro di Ettore e Andromaca alle porte di Troja”. Questo argomento lo affascinerà in modo particolare, e sarà oggetto negli anni successivi della sua creatività.
1812 — A giugno termina la grande statua del San Napoleone, che, collocata sulla guglia n. 65, è rivolta verso Palazzo Reale, la dimora del viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais.
Accademia di Brera, cortile interno
L’11 agosto gli viene conferito il premio per “l’azione semplice” dal presidente dell’Accademia Luigi Castiglioni (Milano 03-10-1757 – Milano 22-04-1832, alla presidenza dell’Accademia dal 1807 fino alla morte). Partecipa poi al Concorso del Premio Italico sul tema: “Coriolano incontra la madre e la moglie”. Non riceve il primo premio, ma comunque gli viene dato un premio in denaro dal Ministro dell’Interno per i progressi nella sua arte. Prosegue l’attività per il duomo con altre statue. In tre anni ha lavorato, senza sospendere gli studi accademici, a 14 sculture per il duomo, di varie dimensioni e in materiali diversi, dalla terracotta al marmo, dalle piccole dimensioni dei modelli fino al marmo di circa due metri del San Napoleone martire.
1813 — L’Accademia di Brera gli consegna il premio per la scultura “a norma del programma dello scorso anno 1812”. La scultura premiata è Sansone che sbrana il leone. In data 11 agosto gli viene conferito il “gran premio” della scultura a cui se ne aggiunge un altro “per la sua invenzione” presentata nei concorsi di seconda classe (“Gruppo del nudo in plastica). Il conseguimento del primo premio gli garantisce, oltrechè una particolare segnalazione nell’ambito degli allievi di Brera, la garanzia dell’esenzione del servizio militare.
1814 — Sposa Camilla Piantanida (Milano 1790 – Roma 1847) figlia di un intagliatore in legno e decide di trasferirsi a Roma, perla possibilità di conoscerne direttamente sia l’enorme patrimonio artistico, sia l’illustre e famosissimo scultore Antonio Canova. La lettera di presentazione al Canova è firmata dal Conte Giacomo Mellerio (Domodossola 09-01-1777 – Milano 10-12-1847, grande figura nel contesto politico-ecomomico e sociale di Milano di quel periodo), che oltre ad essere assai vicino al Canova, segue con grande passione l’evoluzione del giovane artista, tanto da sostenerlo economicamente con un sostanzioso assegno triennale. Anche l’Accademia di Milano stimola il De Fabris con una pensione mensile perché a Roma si dedichi allo studio dei grandi maestri del passato.
Prima di partire consegna al Mellerio il bassorilievo Pietà, appositamente commissionato all’artista ormai in partenza per Roma e un Crocifisso (in terracotta,) e altre piccole opere, oggi disperse.
Gli eventi politici segnano la fine dell’età napoleonica: con la sconfitta di Lipsia, e il trionfale ritorno a Roma di Pio VII (Chiaromonti Barnaba, Cesena 14-08-1742 – Roma 20-08-1823 – Papa dal 21-03-1800) e l’occupazione austriaca del Lombardo-Veneto la storia europea è ad una svolta decisiva. Il viaggio a Roma subisce rinvii fino alla fine del 1814. Poco prima del De Fabris a Roma arrivano altri due giovani scultori destinati a diventare, con il nostro, i tre più importanti della seconda generazione” neoclassica”: Adamo Tadolini (Bologna 21-12-1788 – Roma 16-02-1868) e Pietro Tenerani (Torano di Carrara 11-11-1789 – Roma 14-12-1869). Anche il padovano Rinaldo Rinaldi (Padova 1793 – Roma 1873) era ormai stabile a Roma dove aveva lo studio – che era stato di Canova – in via delle Colonnette.
1815 — Arriva a Roma il primo giorno dell’anno con la moglie Camilla Piantanida e si stabilisce provvisoriamente nel convento di Trinità dei Monti. Inizia a frequentare la Scuola del Nudo a Palazzo Venezia. Si origina anche una intensa competizione artistica con Tenerani e Tadolini: Tadolini è più vicino a Canova, Tenerani a Thorvaldsen, mentre De Fabris è più intenzionato a rendersi autonomo, anche per la sua completa indipendenza economica.
[Bertel Thorvaldsen o Alberto o Albrecht T. , Copenaghen 19-11-1770 – Copenaghen 24-03-1844. E’ stato un grande scultore neoclassico. Ha lavorato in Italia in vari periodi (dal 1805 al 1818 – dal 1830 al 1838 – dal 1841 al 1842) lasciando varie importanti opere]
De Fabris assiste poco dopo il suo arrivo all’assegnazione dei premi dell’Anonimo, istituito da Canova, per i lavori eseguiti nel semestre precedente dagli allievi dell’Accademia di Palazzo Venezia: Tenerani si aggiudica il premio della scultura con l’opera Il Redentore risorto, mentre il pittore romano Giuseppe Della Valle (senza dati) vince il concorso per la pittura, che aveva come soggetto “Milone crotoniate con ambedue le mani incastrate nell’albero e da un leone investito”, soggetto questo che lo impressiona molto, tanto che ne farà oggetto alcuni anni dopo del suo colossale Milone crotoniate.
1816 — De Fabris si aggiudica il primo premio al “Premio dell’Anonimo”, bandito dalla Pontificia Accademia di San Luca. Il premio, una medaglia d’oro del valore di 60 zecchini, era stato istituito da Antonio Canova a beneficio dei giovani artisti. La premiazione dell’Anonimo avviene in una cornice eccezionale, l’11 giugno in Campidoglio, alla presenza delle massime autorità pontificie in coincidenza con la restituzione ufficiale allo Stato Pontificio delle opere d’arte che erano state sottratte da Napoleone a seguito del trattato di Tolentino, e recentemente recuperate da Canova nel suo viaggio a Parigi. Ai primi di giugno invia in dono all’Accademia di Milano una copia in gesso del Nettuno, come aveva fatto lo scorso anno con una copia de il Polluce, dando così prova del suo costante progresso nella scultura.
1817 — E’ un anno di grande lavoro: per Giacomo Mellerio porta a termine il marmo dell’Ettore e Andromaca, precedentemente realizzato in gesso, e per il conte Giuseppe Archinto (Cremona 14-09-1783 – Milano 16-01-1861) il marmo di Venere che scherza con Amore, come pure il Busto di Gian Giorgio Trissino (Vicenza 08-07-1478 – Roma 08-12-1550, uno dei letterati più importanti della prima metà del Cinquecento) per la raccolta della Protomoteca Capitolina commissionatogli, tramite Canova, dai conti Trissino di Vicenza. Oltre ai buoni rapporti con Canova, si consolidano le conoscenze con artisti come il pittore Vincenzo Camuccini (Roma 22-02-1771 – Roma 02-09-1844) , di cui frequenta lo studio, con il pittore Filippo Agricola (Roma 12-04-1795 – Roma 02-12-1857) e con l’incisore e pittore Bartolomeo Pinelli (Roma 20-11-1781 – Roma 01-04-1835).
da sinistra a destra, Camuccini, Agricola e Pinelli
1818 — Termina e consegna per la spedizione il grande Vaso con il bassorilievo delle Nozze di Alessandro e Rossane, commissionatogli lo scorso anno da Antonio Canova nell’ambito dell’Omaggio delle Provincie Venete. L’opera arriva a Venezia – via mare – nella prima metà di maggio e viene esposta all’Accademia di Venezia assieme alle opere di Canova, Zandomeneghi, Hayez, Roberti, Borsato.
1819 — L’imperatore d’Austria Francesco I d’Austria (Firenze 12-02-1768 – Vienna 02-03-1835), accompagnato dal principe di Metternich, visita Roma. Forse è da collocare in questa data la modellazione del busto dell’Imperatore.
Il gruppo Ettore e Andromaca, in marmo, arriva a Milano dove viene ammirato prima del trasferimento in villa Gernetto a Gerno di Lesmo (Provincia di Monza e Brianza) (sopra), dove si trova tuttora. De Fabris – accompagnato dalla moglie – intraprende un lungo viaggio che lo porta dapprima a Milano, dove il conte Mellerio lo ricompensa generosamente per il gruppo marmoreo. Lo scultore e la moglie si recano poi a Nove e quindi a Venezia, dove incontrano Leopoldo Cicognara (Ferrara 26-11-1767 – Venezia 05-03-1834, storico e critico d’arte), per fare quindi ritorno a Roma ai primi di novembre.
1820 — In settembre De Fabris viene annoverato fra gli Accademici di merito dalla “insigne Romana Accademia di Belle Arti detta di San Luca”. Riceve la visita del conte Mellerio che posa per un ritratto, oggi disperso e che commissiona allo scultore il ritratto della figlia Giovannina.
Una delle opere più importanti di questo momento, per ora dispersa, è “il gruppo raffigurante Amore che ha ferito Venere, commissionatogli dal principe Esterhazy Nicola II (1794 – 1833), una delle ultime opere a soggetto mitologico realizzate dall’artista, sulla scia della precedente Venere che scherza con Amore.
1821 — Modella in creta e “getta” in gesso la grandiosa scultura Milone crotoniate che espone in un padiglione di legno appositamente eretto nei pressi del suo studio al n. 130 di via Felice: la scultura, che verrà ammirata da un numeroso pubblico anche per le dimensioni colossali fino allora insuperate, vi rimase per oltre trent’anni.. L’artista lavora nel contempo alla sua prima stele funeraria, quella per monsignor Ugolino Mannelli Galilei, già uditore della Sacra Rota per la Toscana, collocata nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini: un’opera di notevole qualità e impegno alla quale ne faranno seguito molte altre nelle chiese di Roma, sempre di committenza ecclesiastica.
1822 — L’Accademia di Belle Arti di Milano lo nomina socio corrispondente.
Il 16 febbraio muore Giovannina Mellerio, primogenita del conte Giacomo, al quale erano già mancati tre figli e la moglie Elisabetta di Castelbarco. Viene sepolta nella chiesetta della Colombara, dove è stata collocata laPietà che De Fabris ha modellato nel 1814.
Il Mellerio si reca a Roma alcuni mesi dopo allo scopo di predisporre, assieme allo scultore, il progetto di un mausoleo dedicato alla moglie e ai quattro figli.
Da fine marzo a giugno il celebre letterato abate Antonio Cesari (Verona 1760 – Ravenna 1828, membro della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo. E’ stato un linguista ed uno scrittore), è a Roma e vi conosce, tramite Canova, anche De Fabris di cui visita lo studio e ammira il Milone e le opere a carattere religioso, comel’Addolorata e il Divin Salvatore. Il 24 maggio De Fabris gli modella dal vivo un efficace ritratto dal quale in seguito ricaverà l’erma in marmo per la Protomoteca Capitolina.
Il 13 ottobre muore, a Venezia, Antonio Canova, per il quale si inizia a predisporre un adeguato omaggio scultoreo.
1823 — Il 31 gennaio si svolgono i solenni funerali in onore di Canova nella chiesa dei Santi Apostoli.
La Congregazione Accademica [di San Luca] elegge il 23 marzo a pluralità di voti il De Fabris in membro del Consiglio. Nella primavera si trova a Venezia per lavorarvi “il Genio” per il monumento da erigere a Canova, nella chiesa dei Frari. Vi resta per alcuni mesi nella città lagunare dove Leopoldo Cicognara ha fatto allestire un modello in legno, a grandezza reale, della piramide sepolcrale che dovrà fungere da mausoleo ad Antonio Canova. La regia di Cicognara è indispensabile trattandosi di un’opera “collettiva”.
Papa Leone XII (Annibale Sermattei della Genga, Genga (Ancona) 22-08-1760 – Roma 10-02-1829 – Papa dal 5-10-1823)
Il 20 agosto muore il Sommo Pontefice. Il 28 settembre viene eletto il nuovo Papa nella persona del Cardinale della Genga con il nome di Leone XII. Il cardinale della Somaglia è nominato Segretario di Stato.
Mellerio gli commissiona il monumento ai figli da collocare a Gerno di Lesmo nella cappella della villa Gernetto (eretta nel secondo ‘700 da Simone Cantoni e ampliata nel 1815 dall’architetto Gianluca della Somaglia) accanto ai monumenti dello zio Gio Batta e della moglie Elisabetta Castelbarco, opere di Canova.
Attorno a questa data De Fabris lavora anche ai busti di Mellerio stesso, della moglie e della figlia, ora dispersi. Ancora di De Fabris una testa di giovane donna cinta di fiori, Maddalena della Somaglia, morta tisica, scultura posta su un cuscino di pietra dietro l’altare della suddetta cappella .
Nell’autunno di quest’anno esegue altri due busti, ora dispersi, quelli di Maria Luisa di Borbone-Spagna (Madrid 06-07-1782 – Roma 13-03-1824) e di Ludovico I° di Borbone duca di Parma e di Piacenza (Colorno 05-07-1773 – Firenze 27-05-1803). [Si erano uniti in matrimonio nel 1795. Nel 1801 Ludovico fu costretto da Napoleone ad accettare il trono di Toscana con il titolo di re d’Etruria. Morì due anni dopo per crisi epilettica. Maria Luisa, dopo le varie vicende napoleoniche e conseguenti trattati tra le parti, accettò solo nel 1817 di divenire la duchessa del piccolo ducato di Lucca].
1824 — Modella una serie di busti delle Eminenze i cardinali Giulio Maria Della Somaglia (Piacenza 27-07-1744 – Roma 02-04-1834) decano del sacro Collegio e segretario di Stato, e Placido Zurla (Legnago 02-04-1769 – Palermo 29-10-1834) vicario generale della medesima Sua Santità; e anche il busto di Monsignor Giovanni Ladislao Pyrker, di origine ungherese, patriarca di Venezia (Nagyláng 02-11-1772 – Vienna 02-12-1847).
1825 — Con il nome di “Mirone Srnirneo” viene ammesso a far parte, a Roma, del “Saggio Collegio di Arcadia”.
De Fabris esegue il ritratto di papa Leone XII, e lavora inoltre al grandioso Monumento alla contssa Maria Elisabetta Prassede Tomatis-Robilant (Nacque nel 1764 dal Conte Francesco Antonio Maria Ottavio e fu l’ultima discendente della nobile famiglia Tomatis. Sposò nel 1780 il cavaliere Benedetto Nicolis dei conti di Robilant in seconde nozze (era nato nel 1724) che morì nel 1801. La contessa morì nel 1824 senza eredi) e al Monumento al Cardinale Lorenzo Litta (Milano 23-02-1756 – Monteflavio 01-05-1820).
Partecipa con alcune incisioni (tra cui quella del Milone) alla “Mostra degli artisti bassanesi”, organizzata a Bassano in occasione della visita dell’imperatore Francesco I.
1826 — Lo scultore sta lavorando, in questa fase, al grande Genio per il Monumento a Canova da collocare ai Frari: il marmo viene ultimato tra settembre e ottobre, e spedito via mare a Venezia.
1827 — Il 2 giugno viene inaugurato a Venezia, nella chiesa dei Frari, il Monumento a Canova: per l’occasione esce a stampa un importante volume esplicativo dell’impresa.
Bartolomeo Malacarne (Vicenza 27-12-1782 – Venezia 07-01-1842, architetto e urbanista) si reca a Roma e fa visita a De Fabris: probabile che il tramite di questo incontro sia il conte Girolamo Egidio di Velo (1792 – 1831, nobile vicentino, archeologo dilettante e appassionato collezionista di antichità greche e romane), allora impegnato negli scavi archeologici alle Terme di Caracalla (non è da escludere che in questa occasione si siano gettate le basi del progetto per un monumento a Palladio).
1828 — Ha l’incarico da papa Leone XII di erigere il monumento a Canova da collocare in Campidoglio. L’artista si impegna alla consegna entro quattro anni.
Muore a Ravenna l’abate Cesari.
1829 — Il 10 febbraio muore Leone XII.
Il 31 marzo viene eletto il nuovo papa, Pio VIII (Castiglioni Francesco Saverio, Cingoli, località del maceratese 20-11-1761 – Roma 30-11-1830 – Papa dal 5-04-1829). Nel marzo è al lavoro per tradurre in marmo il Busto dell’abate Cesari che il De Fabris aveva modellato nel 1822. In settembre porta a termine il Busto del cardinale Giuseppe Albani (Roma 13-09-1750 – Pesaro 03-12-1834), segretario di Stato di Pio VIII. Porta a termine, dopo alcuni anni di lavoro, il grande monumento dedicato alla contessa Prassede Tomati, in Sant’Andrea della Valle.
Il 13 dicembre è eletto reggente per il 1830 alla Congregazione dei Virtuosi del Pantheon.
ln data 22 dicembre viene nominato, assieme ad Antonio Minardi, sovrintendente della Galleria dell’Accademia di San Luca dove sono conservate importanti opere d’arte, tra cui i ritratti degli accademici e un importante nucleo di terrecotte seicentesche.
1830 — Il 20 novembre, dopo un pontificato di un anno e mezzo, muore papa Pio VIII.
Vincenzo Camuccini dipinge il ritratto di De Fabris e lo scultore ricambia scolpendo in marmo il ritratto dell’amico pittore. Il poeta Angelo Maria Ricci (Mopolino, L’Aquila 24-09-1776 – Rieti 01-04-1850) pubblica le sestine scritte per la Najade di De Fabris, una scultura attualmente dispersa: a sua volta la scultore scolpisce i ritratti del letterato e della moglie Isabella, morta l’anno prima, oggi al Museo Civico di Rieti.
Lavora al monumento per la sorella di monsignor Nicola Maria Nicolai (Roma 14-09-1756 – Roma 1833, letterato, archeologo, economista), Maria Nicolai, da collocare nella chiesa di Frascati, dove appare una delle prime immagini dell’Angelo custode, in sostituzione del Genio di derivazione neoclassica.
1831 — Il 2 febbraio, dopo un lunghissima conclave, il bellunese Bartolomeo Alberto Cappellari è eletto a papa con il nome di Gregorio XVI (Belluno 18-09-1765 – Roma 01-06-1846, Papa dal 6-02-1831). Il giorno dopo la sua nomina scoppiano i moti rivoluzionari di Modena e il giorno 5 è la volta dei moti di Bologna, che saranno soffocati con l’intervento austriaco il 26 maggio.
Proprio in quel frangente, De Fabris esegue il primo dei molti ritratti del pontefice.
È nominato da Gregorio XVI coadiuvante di Antonio D’Este (Burano, Venezia1754 – Roma 1837, scultore, restauratore, allievo e aiuto del Canova, direttore dei Musei Vaticani dal 1822 fino alla morte). Il 28 maggio l’erma di Antonio Cesari è posta in Campidoglio, in seguito al permesso concesso dal papa. Il primo di settembre muore all’età di 76 anni a Nove il padre dello scultore, Gioacchino Fabris (Bassano 17-08-1755 -Nove 01-09-1831).
1832 — È nominato – in conseguenza del ruolo dirigente ai Musei Vaticani – consigliere nella Commissione Camerale Consultiva di Belle Arti e Antichità. Nei giorni 16, 17 e 18 ottobre, in occasione della festa di San Luca, patrono degli artisti, espone all’Accademia di San Luca il Ritratto di Gregorio XVI entrato a far parte della collezione.
1833 — Ai primi dell’anno si reca a Napoli chiamatovi dall’architetto Pietro Bianchi (Lugano 26-03-1787 – Napoli 06-12-1849, anche ingegnere e archeologo) che lo incarica di realizzare la statua di San Marco Evangelista da collocare nella chiesa ormai ultimata di San Francesco di Paola.
Nella sua veste di Reggente alla Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, De Fabris diventa protagonista di uno degli “eventi” più eclatanti di quel tempo: il ritrovamento delle spoglie di Raffaello Sanzio (Urbino 06-04-1483 – Roma 06-04-1520, genio dell’arte rinascimentale), sepolto all’interno di Santa Maria ad Martyres (il Pantheon) ma della cui collocazione precisa si erano perse le tracce. Dopo 5 giorni di lavori iniziati il 9 settembre le ricerche ebbero esito positivo. Il l5 si apre la cassa e De Fabris invita Vincenzo Camuccini, lì presente, a “ritrarre in disegno le spoglie dell’immortale Raffaello”. Il 18 ottobre lo scheletro viene ricomposto entro un sarcofago donato da Gregorio XVI.
1834 — II 28 ottobre il cardinale Placido Zurla muore a Palermo durante una visita pastorale. II papa incarica De Fabris di eseguirne il monumento funebre.
1835 — II 2 di aprile muore il suo amico Bartolomeo Pinelli, che aveva inciso per De Fabris sia il progetto per il Monumento a Canova sia il Monumento Tomati Robilant. De Fabris porta a termine il Monumento al cardinale Placido Zurla.
1836 — Lavora al Monumento di Leone XII voluto da Gregorio XVI in segno di riconoscenza per averlo fatto cardinale. L’opera viene solennemente inaugurata il 22 dicembre alla presenza di Gregorio XVI.
1837 — Il 2 febbraio ha luogo l’inaugurazione del Museo Vaticano Etrusco voluto da Gregorio XVI, dove il De Fabris vi ha svolto un ruolo non secondario. Per l’occasione viene collocato nell’emiciclo del Museo il busto di Gregorio XVI scolpito da De Fabris con alcune varianti rispetto a quello del 1831.
Riceve l’incarico dal conte Rudolf von Lützow (Salzburg, Austria 04-06-1779 – Monza 28-10-1858, ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede dal 1826 al 1848), di scolpire il Busto dell’imperatore d’Austria Ferdinando I.
In giugno viene incaricato di dirigere le operazioni di organizzazione del “nuovo Museo Gregoriano Egizio”.
Il colera provoca migliaia di morti in città: il 13 di settembre muore, a causa dell’epidemia, il direttore dei Musei Vaticani Antonio D’Este.
Il 14 settembre riceve la nomina di Direttore del Museo Vaticano subentrando al defunto Antonio d’Este, godendo del soldo, onori, e privilegi annessi a tal carica.
Riceve l’incarico, da parte del Comune di Vicenza, di scolpire il Monumento ad Andrea Palladio da collocare nel Cimitero Monumentale.
1838 — Il 2 febbraio, ricorrenza dell’elezione a papa, presenta a Gregorio XVI un complesso omaggio in cui il pontefice è raffigurato “assiso in sedia gestatoria e vestito degli abiti pontificali in atto di impartire la benedizione”. Viene nominato direttore dei Musei Vaticani.
De Fabris, dopo l’ultimazione del Museo Etrusco, lavora senza pause al riordino del museo Egizio.
Ultima il modello della statua colossale di San Pietro destinato inizialmente alla basilica di San Paolo.
Fa dono alla Congregazione dei Virtuosi al Pantheon del Ritratto che Vincenzo Camuccini gli aveva fatto nel 1830 e che doveva essere destinato alla collezione dell’Accademia di San Luca, dove invece confluisce la copia eseguita dal pittore Sotta: ai “Virtuosi”, nella stessa occasione, dona anche una copia in gesso del Busto di Gregorio.
In dicembre muore la madre dello scultore, Domenica Moretti, all’età di 82 anni (Treviso 13-03-1756 – Nove 28-12-1838).
1839 — Lo scultore accompagna la regina Maria Cristina di Borbone, regina di Sardegna “colla sua corte” nella visita ai Musei Vaticani. In questa occasione è probabile che abbia avuto l’ultima importante committenza di carattere religioso, la trasposizione in marmo della Deposizione dalla Croce in gesso. [Maria Cristina di Borbone, regina di Sardegna: Reggia di Caserta 17-01-1779 – Aix-les-Baines 11-03-1849. Figlia del re di Napoli Ferdinando IV e di Maria Carolina d’Austria. Nel 1807 sposò a Palermo l’allora Duca di Genova divenuto nel 1821 re di Sardegna con il nome di Carlo Felice. Nei periodi estivi dimoravano principalmente nel Castello Ducale di Agliè,Torino, almeno fino al 1831 anno della morte di Carlo Felice].
In questo periodo ha l’incarico di restaurare uno dei più importanti monumenti antichi d Roma imperiale: il basamento della Colonna Antonina, un lavoro che si protrarrà fino al 1845.
1840-1842 — Si dedica al lavoro di sistemazione del palazzo del Laterano, destinato a raccogliere una parte delle collezioni di scultura antica e di pittura rinascimentale.
1843 — Il Monumento a Palladio è ultimato in marmo entro il 1843.
È impegnato nei lavori di restauro dell’interno della chiesa di Santa Maria dell’Anima.
In vista del viaggio che lo porterà l’anno dopo in Veneto (a Vicenza, a Nove e a Belluno), scolpisce il Monumento ai genitori e il Monumento al parroco Contri, entrambi da collocare nella chiesa parrocchiale del suo paese natale.
1844 — Il 14 gennaio viene eletto vicepresidente dell’Accademia di San Luca.
L’11 aprile, dopo un lungo e complesso lavoro di restauro, diretto dal De Fabris, si ha la riapertura solenne della chiesa nazionale austriaca di Santa Maria dell’Anima. In maggio il Museo Lateranense viene aperto al pubblico.
Il 2 settembre muore a Roma Vincenzo Camuccini , il grande pittore” neoclassico” che era stato in varie occasioni molto vicino a De Fabris.
Il 3 settembre inaugurazione del Busto di Antonio Maria Traversi (Venezia 21-02-1765 – Roma 23-09-1842, studioso di una grande varietà di scienze, in particolare di fisica, fu vescovo di Nazianzio e patriarca di Costantinopoli). L’opera fu donata dal Papa Gregorio XVI al Liceo-Convitto di Santa Caterina di Venezia.
A novembre: il “Palladio” arriva a Vicenza, via mare e poi via Bacchiglione, e viene collocato alla presenza dell’artista nella cappella appositamente predisposta, al cimitero.
A dicembre De Fabris è a Nove, dove vengono inaugurati, con grande solennità, alla presenza dello scultore e della moglie i due monumenti – l’uno dedicato ai genitori di De Fabris e l’altro al parroco Ermete Contri (Foza 1760 – Nove 03-07-1839) – donati dall’ artista e installati per l’occasione rispettivamente a destra e a sinistra della grande navata, all’altezza del transetto. De Fabris poi prosegue il viaggio, per Primolano, fino a Belluno, città natale di Gregorio XVI: nella cattedrale era confluito uno dei busti del papa donato già nel 1840.
1845 — Il 19 agosto si effettua la traslazione delle (presunte) ossa di Palladio e l’inaugurazione del Monumento a Palladio nel Cimitero Monumentale.
Trasferisce in marmo la grande Deposizione dalla Croce commissionatagli da Maria Cristina di Borbone: il 14 luglio Gregorio XVI fa visita allo studio dell’ artista prima della partenza del grande marmo per il castello ducale di Aglié.
L’abate Giuseppe Jacopo Ferrazzi (Cartigliano 19-03-1813 – Bassano 03-05-1887, sacerdote, letterato, dantista e studioso del Tasso), gli fa visita a Roma.
Dal 13 al 17 dicembre è a Roma lo zar di Russia Nicola I (Carskoe Selo 06-07-1796 – San Pietroburgo 02–03-1855, divenne zar alla morte di Alessandro I, nel 1825) che durante questa permanenza ha occasione di conoscere lo scultore e alcune sue opere, tra le quali è particolarmente colpito dal Milone crotoniate.
Muore a Venezia lo scultore Antonio Bosa (Pove del Grappa 23-10-1977 – Venezia 13-07-1849), allievo del Canova, e amico di De Fabris, noto soprattutto per il monumento sepolcrale o Cenotafio a Winckelmann eretto a Trieste.
1846 — Il 2 febbraio, anniversario dell’elezione al soglio pontificio, hanno luogo due importanti cerimonie, una a Roma e l’altra a Venezia. A Roma viene presentato il restauro del piedistallo della Colonna Antonina, e a Venezia, nell’isola di San Lazzaro, viene solennemente inaugurata la scultura Gregorio XVI nella sedia gestatoria, donata dal papa stesso all’inizio dell’anno ai padri mechitaristi [così chiamati perché questo ordine religioso venne fondato nel 1700 da Mechitar un monaco benedettino armeno].
Il 1° di giugno muore, all’età di ottant’anni e dopo 15 anni di pontificato, Gregorio XVI, il papa di origine bellunese che aveva protetto e aiutato l’artista. Il giorno 16 giugno viene eletto papa Giovanni Maria Mastai Ferretti, col nome di Pio IX (Senigallia 13-05-1792 – Roma 07-02-1878, Papa dal 21-06-1846); il nuovo pontefice, rispetto al suo predecessore, avrà solo rapporti di cordialità con il De Fabris e non di “amicizia”. .
Il 21 luglio muore a 57 anni la moglie dello scultore, Camilla Piantanida, dopo breve malattia.
1847 — Il 3 marzo De Fabris viene nominato socio onorario dell’Ateneo di Bassano.
Scolpisce il monumento della consorte con la quale aveva vissuto 32 anni e lo colloca il 21 luglio nel cimitero di Santa Maria in Camposanto, in Vaticano, nel primo anniversario della morte.
In occasione delle festività di Pasqua vengono fatte trasportare in piazza San Pietro le due colossali statue diSan Pietro e San Paolo, opere rispettivamente di De Fabris e di Adamo Tadolini. Le due sculture, del peso di circa 34 tonnellate, erano state lavorate nel cantiere della basilica di San Paolo, in previsione di quella collocazione. Mutata la destinazione, furono trasportate fino al Vaticano “a furia di argani, facendo scorrere le statue sui curri”, cioè su rulli. E ciò perché si ruppe il carro sul quale erano state collocate.
È eletto presidente dell’Accademia di San Luca per il biennio 1847-1849.
Il 10 dicembre si spegne a Milano il suo benefattore il conte Giacomo Mellerio in età di settant’anni.
1848-1849 — Durante il periodo della Repubblica Romana, mentre viene temporaneamente allontanato dalla direzione dei Musei Vaticani, si prodiga in difesa della comunità “tedesca” che faceva riferimento alla chiesa di Santa Maria dell’Anima. Con la fine dell’esperienza della Repubblica viene ricollocato al suo posto di direttore dei Musei Vaticani. Alla data del 2 febbraio 1848 risulta iscritto alla Confraternita di Santa Maria della Pietà in Camposanto, il che indica la sua volontà di essere sepolto accanto alla moglie.
1850 — Riceve da Pio IX , in data 14 maggio, la nomina di cavaliere dell’Ordine Piano di seconda classe.
Dall’imperatore austriaco riceve la “Corona di ferro di seconda classe” per l’impegno dimostrato, durante la Repubblica Romana, per i lavori alla chiesa di Santa Maria dell’Anima.
Il 1° di aprile muore a Rieti il suo amico letterato Angelo Maria Ricci.
1851 — L’incisore bassanese Angelo Balestra (Bassano 04-09-1803 – Roma 05-05-1881) incide a Roma un ritratto dello scultore in litografia.(sopra)
Ultima il monumento per l’amico letterato Angelo Maria Ricci, scomparso l’anno precedente: verrà collocato a Rieti nella chiesa di Sant’Agostino. Porta a termine anche la versione in marmo da quella in gesso dellaDeposizione dalla Croce, che veniva collocata nel castello ducale di Aglié: per il pagamento di questa scultura ci saranno lunghi strascichi.
1852 — Esegue una copia del busto del cardinale Giacomo Antonelli (Sonnino, Latina 02-04-1806 – Roma 06-11-1876, ultimo segretario di Stato dello Stato Pontificio) per conto del conte sig. De Bouteneff, cancelliere e plenipotenziario dello Zar, e ciò documenta le buone relazioni tra la Russia, lo Stato Pontificio e lo stesso De Fabris.
1853 — Scolpisce un “Divin Salvatore” per una chiesa di Vienna.
1854 — Detta, in una forma in seguito modificata, le sue volontà testamentarie. Da questo testamento si evince che aveva sposato la nipote di sua moglie, anch’essa di nome Camilla (figlia di Onofrio Piantanida), e che sua sorella Caterina da vario tempo abitava con lui. Questa sorella sarà l’unica dei fratelli a ricevere una parte dell’eredità. Lo zar di Russia Nicola I visita lo studio dell’artista e mostra di gradire l’omaggio del Milone crotoniate che l’artista intende fargli. Scolpisce il Monumento a Francesco Antonio Guglielmi (1771-1854, già priore della chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso, Roma), anche per riavere, in cambio, il rame originale dell’incisione del Milone crotoniate. Il 9 novembre viene inaugurato da Pio IX, al Laterano, il Museo Pio Cristiano dove confluiscono i monumenti paleocristiani di antica e di recente acquisizione.
1855 — Lavora all’Autoritratto, di cui realizza varie copie (una è donata ai “Virtuosi al Pantheon”).
1857 — Il 25 aprile nella chiesa di Sant’Onofrio le ossa di Torquato Tasso vengono traslate nel monumento scolpito da De Fabris, il quale, contrariamente all’intenzione precedente di essere seppellito accanto alla moglie al Camposanto Teutonico in Vaticano, decide di essere sepolto qui a Sant’Onofrio. Nel frattempo viene trasportato a San Pietroburgo il grande gesso del Milone, donato a S. M. l’Imperatore di Russia. L’artista, per seguire i lavori, parte a giugno e vi rimarrà sei mesi. L’opera viene collocata nel Palazzo di Tauride dell’Hermitage.
1858 — Rientra a Roma all’inizio dell’anno, soddisfatto del buon esito del viaggio in Russia e della collocazione della sua opera prediletta.
1860 —Verso metà agosto non sta bene e decide di fare delle modifiche al testamento. Muore nella sua casa, il 22 agosto, alle quattro del pomeriggio.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
GIUSEPPE DE FABRIS. UNO SCULTORE DELL’OTTOCENTO, di Nico Stringa, Electa, 1994.
LA STORIA DELLE NOVE, di Matteo Stecco, Bassano. Arti Grafiche Bassanesi, 1925
ILLUSTRE BASSANESE, periodico editoriale della EDITRICE ARTISTICA BASSANO
IL MUSEO DELLO SCALPELLINO del Comune di Pove del Grappa
Per le voci riguardanti i numerosi personaggi citati mi sono avvalso di tante fonti internet specifiche e generali tra le quali
– www.santiebeati.it
– www.treccani.it
– it.cathopedia.org
– it.wikipedia.org
– ecc.
– ecc.
– ecc.