FABBIAN MICHELINO – SCULTORE – OPERE – MOSTRA-ON-LINE

FABBIAN MICHELINO  E LA SUA ARTE

di Vasco Bordignon 

PER COMPRENDERE

Michelino Fabbian è sicuramente un artista.

L’artista forgia tra le sue mani un’idea, un messaggio e lo trasferisce in una qualsiasi materia per imprimere in essa tale idea. La materia (legno, pietra, ferro, tela, stoffa, cartone, ecc.) soggiace all’idea e diventa “altra” perché diventa “viva”.

Michelino Fabbian trasferisce i suoi messaggi, le sue idee, le sue meditazioni cosmiche e filosofiche in materiali quali il marmo, ad es. nei primi anni di scultura, e poi, soprattutto nel legno docile e amoroso, materializzato in lunghi tronchi di carpino o di altra essenza che va a smussare, forare, bucare ,sbucciare, incidere, strisciare … imprimendo alla materia spazi pieni e vuoti,  che poi va ad arricchire di fili colorati che diventano barriere da superare, oppure superfici da incidere, figure stilizzate come agli albori della scrittura, oppure tridimensionali percorsi tortuosi o lunghi rettilinei ad indicare i percorsi della vita … ogni percorso è a sé, e  può essere largo e ampio ma anche, spesso stretto, tortuoso, come un tragitto di un tarlo, un tunnel, come una trincea …

Ecco le stele svettanti, che nascono da un sostegno nella parte più bassa poi salgono dapprima informi, tutte chiuse nella loro entità, poi salgono ancora e si aprono in varie geometrie di forme tra loro distinte, uniformi, quasi insignificanti … per poi salire ancora , sempre più in alto … è l’altezza della conoscenza, l’altezza del confronto e della condivisione ognuno nel proprio percorso di vita, i fili colorati, spesso intrecciati … che seguono un percorso uno diverso dall’altro come ciascuno di noi. Le stele sono sempre vuote per fare spazio, per lasciar la luce che entri … attraverso rotondi o rettangolari fessure, brecce …  che entri quella luce e rischiari la mente e riscaldi il cuore, … entri quella luce per farci vedere oltre la scorza della nostra materia, la scorza del legno … il buco, il foro hanno il significato di una rottura, il significato di rompere una barriera che toglie ogni orizzonte, significa fare una breccia su un muro uguale a se stesso: e fatto il buco, la breccia,  si apre un passaggio, una visione di ciò che è oltre , è vedere al di là… Il passaggio può però essere difficoltoso, difficile, irto di ostacoli … come può essere la vita di qualsiasi umano … sono le brecce ostruite da fili rossi gialli blu, sono come delle sbarre colorate  che nonostante tutto lasciano intravedere una speranza , vedere qualche cosa oltre…

Questa è la vita – dice Fabbian… E’ un percorso… Questo percorso lo materializza in un altro particolare materiale ligneo che tanti buttano via o ne fanno legna da ardere… I balconi. Emozionanti sono i suoi balconi, datati almeno due secoli, tarlati, fissurati e talora sbrecciati dalle intemperie, segnati a volte dalla muffa … ma ora ripuliti, arricchiti di oggettistica varia colorata o riflettente, che può essere delle perline, fili di ferro, pezzi di latta colorata, rotelle di non misteriosi marchingegni… tra loro uniti da un filo colorato di vario colore, ora giallo, oro rosso, ora nero … Il filo non ha un percorso diritto, ma ad angolo retto, improvviso, perentorio … Il filo della vita spesso ondulato, zizzagante, tortuoso … come quello di un tarlo…

Quei balconi diventano un transito della memoria tra il passato e il presente … balconi che si sono aperti e chiusi, tutti i giorni, per secoli … che hanno impresso le vicissitudini della vita e della morte, delle gioie e dei dolori, degli scontri, delle guerre, ma anche dei recenti progressi … Balconi come significato di frontiera tra lo spazio vitale individuale e il mondo che ti circonda …e tu puoi chiuderti come puoi  aprirti … tu puoi amalgamarti con esso oppure dissociarti e rompere l’equilibrio della natura… Solo l’uomo può fare questo!


OPERE

Illustrerò una serie di opere che ho potuto vedere e fotografare. 

ABBRACCIO  (1990)

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le due figure, dai tratti abbozzati, formano una sola entità con la materia del legno (il bosso) dando origine ad un flusso circolare che può essere solo d’affetto, di amore. 

CREAZIONE  (1992)

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Due grandi mani, tutt’uno col materiale ligneo (il noce) plasmano la materia dando forma a parti anatomiche umane. L’idealizzazione e la sua realizzazione raggiunge davvero un buon risultato.

NUDO DI DONNA (1994)

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Questa grande realizzazione in carpino colorato rappresenta una sintesi formale di grande effetto. Inizia la grande passione per il legno come materiale di espressione di Fabbian. (insieme e dettaglio

TRA I RICCIOLI DI MICHELA (1994/1995)

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Ancora il materiale ligneo, carpino colorato, viene armonizzato dalle mani dell’artista in una forma poliedrica che corre lungo un asse che sale verso una maggiore evidente corporeità (il viso, la testa)  attraverso una serie susseguente di pieni e di vuoti (i riccioli)  che in un certo senso si trovano a giocare  con alcuni sassi colorati dipartenti dall’alto e sospesi da un filo. I sassi possono rappresentate la realtà e i riccioli la finzione, ma potrebbe essere anche il contrario. Talora la realtà e la finzione possono sovrapporsi ed allora è sempre difficile isolare l’una dall’altra. (insieme e dettagli

SPOSA IN ROSA (1997)

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Un’opera interessante non solo per la bellezza del marmo utilizzato (rosa del Portogallo) ma per la composizione. In essa la sposa diventa tutto con il suo sposo, materializzando un donarsi reciproco, in un innestarsi reciproco, dove difficile trovare la sposa e dove trovare lo sposo; vi è solo l’unità.

MASCHERA (1997/1998)

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Materiale utilizzato: legno di maggiociondolo. Il materiale diventa dolore, diventa spasmo, smorfia, grido.

RICORDI MARINARI (2000)

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In questa opera si nota, oltre al richiamo morfologico di realtà marinare, anche la sua grande capacità tecnica di realizzazione. 

TAVOLA TORRI GEMELLI (2001)

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In ricordo del tragico evento della distruzione delle torri gemmelle di New York e delle migliaia innocenti vittime del terrorismo. In questo legno antico Fabbian esprime il suo dolore creando, con vere fiammate di fuoco, una grande superficie bruciata, carbonizzata, con zone di colliquazione del materiale, annullando ogni caratteristica di diversità dei vari materiali. Tutto diventa uguale a se stesso, terribilmente uguale. Ad eccezione di un spazio delimitato da fili colorati entro i quali si ritrovano  materiali ancora normali, ancora se stessi … E’ il segno che la vita continua…

DEDICATO AD UNGARETTI (2002/2003)

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Grande struttura colorata che comprende tutta la materialità di un tronco svuotato, materialità che non è il vuoto, il nulla, ma rappresenta l’essenza delle nostre esistenze che si confrontano nella “scorza” della nostra corporeità e in essa anche le tragedie delle troppe morti, delle troppe disgrazie. L’autore fa riferimento al dramma sociale della guerra 1915 -18 e nel  tronco effettua dei tunnel, dei vuoti, delle “grotte” delle “cavità”, dei tagli … ricuciti  (copiando quello di Fontana?) intorno alle quali si mescolano numerosissime lettere che però non formano nessuna parola… perché nella guerra non si produce nulla, anzi si distrugge tutto… Ma la presenza di tanti bambini stilizzati che si tengono per mano  suggerisce che è ancora possibile una nuova società.

AUTORITRATTO (2003)

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Marmo di Carrara. L’autore sovverte l’idea di ritratto come configurazione identificativa in una movimentata, quasi tormentata, ricerca di volumi ora pieni ora vuoti giocando – a seconda della vista – innumerevoli immagini, intuendo che nella filosofia dell’autore non è come appare, ma è un insieme di cose, in un equilibrio materico, talora sfuggente, talora presenti a seconda del nostro intimo. 

LA STELE DI ROSETTA (2003/2004)

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Fabbian utilizza i suoi strumenti di dialogo, di espressione, di “scrittura” per aprire una pagina importantissima nella vita dell’Uomo, passando dalla scoperta della scrittura antica attraverso il ritrovamento di questa pietra che ha permesso la conoscenza delle scritture dei popoli antichi e la scoperta del DNA: come ogni lettera di un qualsiasi alfabeto costruisce una parola e dalla parola alla frase, così dalle basi del DNA nascono tutte quelle reazioni cellulari che conducono alla vita e alla persona.

LA STELE FORATA (2005)

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E’ un tronco di carpino lungo e sottile, dove domina la lavorazione delle continue sovrapposte aperture rettangolari che occupano tutta la circonferenza. Vi sono delle aperture pure e semplici che consentono di vedere una piccola zona contrapposta, di osservare qualcosa altrimenti non visibile dalla continuità del legno, e poi ci sono delle aperture sbarrate da fili colorati intrecciati come fossero delle sbarre … Sono sbarre di filo colorato … Sbarrare può sembrare risolvere il problema ma non è così… 

LA STELE A DOPPIA LAVORAZIONE (2006)

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Anch’essa stele molto alta, lunga e sottile. Nella parte inferiore, lungo tutta la circonferenza, presenta numerose strutture geometriche, addossate le une alle altre, talora molto simili.  Più in alto la stele è formata da una sola lamina, che presenta una serie di formazioni arcuate, realizzando varie figure geometriche, aggraziate dai vari colori di fili intrecciati che corrono lungo le sagomature dando luogo sia anteriormente che posteriormente ad una specie di pinnacolo traforato, di grande effetto.

UTOPIA (2007)

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Tavola antica  – Come,  in un puzzle, le varie tessere costruiscono il viso di un bambino che tiene il dito in bocca in un atteggiamento di uno che sta pensando, che si pone tante domande, tanti argomenti … Varie aree tematiche vengono delimitate da percorsi di filo colorato… Vi sono elementi del tempo attuale con pezzi di telefono, pezzi di altra strumentazione elettronica … e viene una domanda: resterà ancora un cervello a creare un mondo non tecnologico?

PRESEPE (2007)

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Argilla – La composizione delimita nettamente i due mondi: il mondo del bue e dell’asinello nella stalla con Gesù nella mangiatoia riscaldato dall’affetto di Maria e Giuseppe,  e un altro mondo fatto di costruzioni colorate , come tante finestre, finestre aperte completamente, quasi a significare il messaggio natalizio di pace e di povertà deve essere diffuso in tutto il mondo …

TORRE DI BABELE (2007/2008)

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Un alto fusto di carpino, in alto svasato.  Ha due superfici, quella esterna dove vi sono serie di aperture rettangolari ben delimitate, numerose zone scalfite da segni incisi di mutevoli forme, a volte ben identificabili,  accompagnati da lunghi percorsi di filo colorato, e di macchie prive di corteccia, quasi scavate o strappate (tutte metafore della vita…) , e una zona interna dove una serie di specchi ricevono la luce e le immagini lasciate filtrare dalle  serie di aperture suddette … Gli specchi della conoscenza , gli specchi della riflessione, … ma anche specchi rotti … della rottura, dell’ira, del conflitto … E’ l’interno che elabora e sublima l’esterno… l’interno e l’esterno dell’uomo, così fin dai tempi dei graffiti e così un filo (colorato) unisce il passato e il presente …

ZEN (2010)

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Struttura composita con tre stele e innesti di vario tipo, a doppio ambito di  valutazione a seconda della sua visione. Si rifà alla filosofia zen della vita vista come un  percorso interno, dello spirito che coglie e interpreta le varie vicende della vita: le vediamo nell’ampio quadrato che raccogliere vari pezzi lignei di varie sfumature interrotti centralmente da un grosso filo rosso tortuoso e al di sopra di questa un altro pezzo squadrato ligneo occupato da una serie di bambini tra loro uniti, quasi ad indicare che nel percorso interiore è necessario scrollarsi di dosso tutte le sedimentazioni, tutte le incrostazioni per diventare come i bambini, e sopra ancora un altro pezzo tutto forato che suggerisce la presenza nell’altra faccia di qualcosa di diverso. Infatti l’altra faccia è rappresentata da due formazioni allungate tutte lavorate, tutte segnate da rugosità più o meno pronunciate, con altre zone di formazioni di buchi, di affossamenti … la strada della conoscenza deve essere umile, deve essere tortuosa, deve essere costante… In questo contesto si immedesima l’autore stesso. Opera molto intensa.

MOSAICO (2012)

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Tavola antica lavorata con un mosaico di legni antichi e moderni circondati da grosso filo intrecciato. L’antico e il moderno devono trovare, come lo trovano nell’opera, dei lati di congiunzione, dei lati di combaciamento, e allora la diversità diventa ordine, diventa equilibrio. 

SOCIETA’ (2012)

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Antico balcone – Fabbian ama molto il simbolismo di questa “tavola” che apre o che chiude, che apre alla luce o che chiude alla luce. Metafora della società, anche attuale, quando invece di affrontare i problemi nella conoscenza, nella valutazione delle risoluzioni, decide solo l’eliminazione del problema stesso, chiude tutto, generando le tenebre. Come in altre composizioni, anche in questa Fabbian inserisce nel tessuto ligneo antico presenze attuali, oggetti contemporanei, come pure la catena di bambini stilizzati che rappresentano sempre il trait d’unione tra le generazioni.

LA PIPA DI BORSO (2013)

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Fabbian con questo lavoro ha voluto rivivere e riscoprire  quei gesti, quei colori e  quelle sensazioni ed emozioni della sua fanciullezza quando le sue mani modellavano e definivano le potenzialità di un pezzo di carpino, che diventava “altro”, diventava immagine, diventava storia.


 OPERE PUBBLICHE


LA CROCIFISSIONE DI CRISTO

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E’ del 1990, periodo del parroco don Bortolo Spiller per il quale questa opera doveva essere la prima di altre, da disporre lungo un tragitto che partendo dalla chiesa avrebbero accompagnato i fedeli al Camposanto.

E’ stata una avventura, mi racconta Fabbian, soprattutto nella sua mettere in posa.  Innanzitutto il lavoro delle lastre di ferro battuto (incudine) e poi unite con una saldatrice.  Tagliate poi a strisce mediante laser … e la difficoltà di posizionarle esattamente a causa del peso molto elevato.  Il tutto d’estate, sotto il sole e il caldo. Si è fatto portare un muletto con il quale riusciva a posizionare le lastre metalliche  e fissarle tra di loro. E’ stato un lavoro immane.

Questa opera di Fabbian racchiude, con grande forza e suggestione attraverso spire, pezzi e strisce di ferro, sia la corporeità che l’immaterialità del Figlio di Dio in croce.  L’autore è riuscito a dare al metallo una grande forza espressiva. 

Può essere ammirato dietro la chiesa di Sant’Eulalia di Borso del Grappa.


LA MADONNA DEL VOLO

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E’ del 1999, in legno di abete. La composizione comprende la Madonna con il divin fanciullo in braccio e sotto la sua protezione un devoto che sta per spiccare il volo con il parapendio. Attorno volti che guardano il cielo come facciamo noi quando vediamo sorvolare il cielo della pedemontana come grandi uccelli questi appassionati qui giunti da molte nazioni. Si può ammirare all’interno della chiesa di Semonzo di Borso del Grappa.


IL DOLORE DI MADRI, MOGLI E FIGLI DEI CADUTI IN GUERRA

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Datata 2015, è in terracotta semirefrattaria. Un commovente gruppo di donne di varie età tra loro unite nel dolore a causa delle guerre (filo spinato). Un doveroso ricordo del lavoro silenzioso, delle sofferenze fisiche e morali di tutte le donne durante i conflitti di tutte le guerre.

Si può ammirare presso il Centro Socio-Ricreativo Culturale per Anziani di Bassano del Grappa.

LA CROCIFISSIONE

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Datata 2015. Legno di rovere . Al limitare di una campagna coltivata, segno ancora di amore alla terra e alle tradizioni contadine, il proprietario ha commissionato una scultura religiosa, come segno della sua devozione, a mo’ di capitello per se e per i passanti.  Fabbian ha dato vita ad un tronco di rovere alto 3 metri creando una commovente monumentale crocifissione: la Madonna dall’espressione triste ma serena e composta guarda, abbracciando il legno, suo figlio crocifisso, Cristo che vede oltre la sua passione e morte, vede con amore ognuno dei redenti.

Si può ammirare a ridosso dell’Agriturismo da Paradiso, a Ca’ Rainati di San Zenone degli Ezzelini.

FABBIAN MICHELINO – SCULTORE – CENNI BIOGRAFICI

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PICCINI ISABELLA, SUOR ISABELLA – INCISORE (1644-1734)

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