VICENZA DEI MIRACOLI
A cura di Emilio Franzina e Paolo Lanaro
VENETICA rivista degli istituti per la storia della resistenza di Belluno, Treviso, Venezia. Verona e Vicenza.
Cierre Edizioni, 2013, euro 14,00
INDICE (all’Indice ho aggiunto gli Abstract che accompagnano ogni inizio dei vari contributi. Mi è parso utile associarli direttamente all’indice in modo che il lettore possa scegliere ciò che più gli interessa)(vb)
Vicenza: città bellissima?, di Paolo Lanaro, 7
ABSTRACT – Nella sua introduzione Paolo Lanaro mette a confronto la Vicenza più conosciuta e commercializzata con una Vicenza meno nota e meno frequentata, frutto di scelte urbanistiche e politico-economiche che non sempre hanno avuto come obiettivo la coesione sociale e la custodia dell’originalità culturale. Ne esce il ritratto di una città tenacemente attaccata alle proprie tradizioni ma anche pericolosamente inclinata verso quel «nulla» che non è solo un argomento filosofico, ma anche una delle angosciose possibilità offerte dal capitalismo post-industriale.
Metamorfosi vicentine, di Emilio Franzina, 15
ABSTRACT – Attraversamento di gran parte (1915-1975) del secolo breve a Vicenza con un occhio di riguardo per le vicende amministrative e per i comportamenti delle classi dirigenti e di potere del capoluogo berico e del suo territorio anche alla luce di alcune indubbie peculiarità dei luoghi: la vocazione industriale (in piccolo e in grande) della zona, le opzioni politiche e le continuità nella discontinuità delle élites ma anche delle popolazioni di un’area “bianca” e tuttavia chiazzata a volte, qua e là, di rosa o di rosso, le narrazioni e le immagini che anche di ciò (tra vicentinità e vicentinismo) ne hanno saputo raccontare un paio di generazioni di scrittori fra i maggiori che l’Italia del Novecento abbia espresso, da Fogazzaro a Piovene, da Parise a Meneghello ecc. ovvero dalle stagioni d’inizio secolo XX e del fascismo a quelle della Democrazia cristiana (e rumoriana).
Apparizioni mariane e devozioni moderne nel Veneto post-industriale: sul caso di Schio, di Massimiliano Marangon, 67
ABSTRACT – Il saggio affronta il singolare caso di Renato Baron e del suo “Movimento Mariano Regina dell’Amore” nel contesto vicentino e del Veneto negli anni della post-industrializzazione (Schio, 1985 e seguenti). Si tenta qui di falsificare la dicotomia semplicistica che oppone di solito, nell’analisi dei fenomeni visionari e di “culti devianti” di questo genere, la descrizione di una fede miracolistica venata di arcaico magismo, ma dalla forte presa sociale, alla spiegazione, alla fine simmetrica, per cui tutto si riduce a trucco ed a copertura di interessi materiali. I fatti di Schio rivelano all’analisi qualcosa di più e di diverso: un vero e proprio culto filiale liminoide nel Veneto della crisi di fine millennio, una devozione moderna che è un genuino segmento della religione di popolo contemporanea (interclassista, benché dominata da membri dell’élite socioeconomica locale). Date le coloriture apocalittiche e profetiche delle performance visionarie baroniane, che vedono il mistico frequentare lo psicopatologico per superarlo con la forza sublime della sua fede, e i loro esiti sociali tra movimento e istituzioni, se ne esplorano qui le funzioni di superamento del rischio della presenza, con un complesso percorso di antropologia storica (intesa come ricerca interdisciplinare tra etnologia, psicoanalisi, sociologia, storia e altre scienze umane).
“La Ramonda”. Tra interviste e prime ricostruzioni, di Luciano Chilese, a cura di Emilio Franzina, 105
ABSTRACT – L’articolo ripercorre la storia poco conosciuta di un marchio commerciale viceversa assai noto a livello popolare, quello delle “Sorelle Ramonda”, estesosi dall’abbigliamento a vari altri generi e sottogeneri (pelletterie, profumi, sport, giocattoli ecc.) in numerosi outlet e punti vendita che dalla prima sede di Montecchio Maggiore si sono estesi e diramati in maniera prodigiosa – in Italia e anche all’estero – fra il 1954 e i giorni nostri. Le tecniche di conduzione familiare dell’azienda, una fra le molte del Vicentino affermatesi nella seconda metà del ‘900, anche se ricalcano i tratti e le pratiche d’una cultura d’impresa di casa nel Veneto almeno da due secoli, denotano un’indubbia originalità e rappresentano per il successo loro arriso una sorta di miracolo di cui l’autore, Luciano Chilese, si sforza di offrire alcune chiavi interpretative.
Vicenza di carta, di Stefano Strazzabosco, 117
ABSTRACT – Il contributo prende in esame la letteratura secondo-novecentesca degli scrittori di Vicenza e provincia evidenziando perlopiù il rapporto tra parole e cose, e individuando nel secondo conflitto bellico (coi suoi prodromi e postumi) l’origine del potente cambiamento avvenuto in questi come in altri luoghi. Tale stravolgimento dei caratteri tradizionali, di cui il boom economico ha mascherato per anni la portata distruttiva, è stato espresso in letteratura attraverso la rievocazione del periodo fascista, le storie della guerra di liberazione, la ricostruzione postbellica, le contraddizioni degli anni del benessere diffuso, la morte della civiltà contadina o il suo confinamento in spazi residuali e subsidenti, e così via. Particolare rilievo assumono, in questo senso, due aspetti chiave: il rapporto lingua/dialetto e la nozione di vicentinità, definita nei primi anni ’60 da Piovene e Parise, ma risalente almeno a Fogazzaro. Per discutere della vicentinità il lavoro cita ampiamente i passi che i due scrittori hanno dedicato al tema, e si chiede se e come taLe categoria mitopoietica, oggi ridotta a una larva corrusca, possa aver interagito con l’impronta palladiana così tipica di Vicenza.
Diario di uno scrutatore, di Emilio Franzina, 133
ABSTRACT – Resoconto autobiografico e abbastanza amaro di una decennale esperienza di amministratore locale compiuta a Vicenza dal 2003 al 2012, nella veste di consigliere in Comune e in Provincia, dall’autore, storico di mestiere e docente universitario di professione, sull’onda di un (da lui) malinteso impegno politico e civile complicato, a far data dal 2006, dalla battaglia sfortunata e solitaria contro l’impianto della più grande base militare americana in Europa, il cosiddetto Dal Molin oggi pagliaccescamente ribattezzato, dalle autorità nazionali (nazionali) di governo (di governo?), Dal Din.
Il sindacato a Vicenza nell’epoca delle grandi trasformazioni, di Vladimiro Soli, 149
ABSTRACT – L’articolo analizza, a partire dall’esperienza vicentina della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (Flm), Le vicende del sindacato italiano in alcuni passaggi essenziali. Nel testo si avanza la tesi che con La Flm si apra un nuovo ciclo della storia sindacale, e non solo. Ciò ha prodotto condizioni favorevoli al Lavoro che hanno attraversato vari decenni, per esaurirsi solo in tempi recenti. La lettura di queste vicende propone due principali indicazioni: i processi innovativi all’interno del sindacato sono inevitabilmente accompagnati da dialettiche organizzative anche molto aspre; la normalizzazione dell’esperienza della Flm ha lasciato senza risposta domande che oggi si ripropongono con forza. È utile riflettere su queste vicende perché le sfide che affronta oggi il sindacato richiedono risposte convincenti in ordine ai temi delle trasformazioni sociali e al ruolo del lavoro.
Dialogo tra una sindacalista e uno storico su passato e presente dell’economia vicentina, di Marina Bergamin, Giovanni Favero, 175
ABSTRACT – In questo dialogo, gli autori prendono spunto da alcune considerazioni storiche per mettere in luce le continuità e le discontinuità che caratterizzano la situazione economica attuale della provincia di Vicenza, e usano i problemi del presente per rileggere in una prospettiva diversa La sua ben nota storia economica. In particolare, trattano dell’importanza storica del settore manifatturiero; di distretti industriali, del paternalismo e dell’ambiguità del concetto di capitale sociale; dei recenti mutamenti nella partecipazione delle famiglie al Lavoro e al consumo, indotti dallo sviluppo industriale e dall’immigrazione; delle conseguenze per la salute pubblica e per l’ambiente dell’incapacità di fare progetti per il futuro.
Abstract, 186
I collaboratori di questo numero, 190