IL MONUMENTO AL RE VITTORIO EMANUELE II
di Vasco Bordignon
Verso la fine della Via Roma si erge questo monumento attorniato dai vari simboli della società moderna (bidoni della raccolta differenziata, segni delle attività commerciali, ecc.). A poca distanza si trova la Chiesetta dell’Angelo (immagine a sx) e (a destra) proseguendo verso sud troviamo la Porta Dieda e ciò che resta del Castello Inferiore. l medaglione in bronzo raffigurante Vittorio Emanuele IIl’aquila ad ali spiegate in bronzo
Il 9 gennaio 1878 muore a Roma il re Vittorio Emanuele II di Savoia, considerato “Padre della Patria” per aver lottato e portato a compimento il difficile processo di unificazione italiana.
La città di Bassano decide di onorarne la memoria “ con un monumento alto cm 850, in pietra campaniletto di Pove del Grappa detta “corsoduro’ , costituito da una colonna obeliscata a forma piramidale, di stile lombardo, sorretta da un piedistallo spazioso composto di zoccolo, dado, cimasa sopra tre gradini, con un’aquila ad ali spiegate in bronzo, simbolo della difesa e della vittoria; un medaglione in bronzo con l’effige del “Padre della Patria”, contornato da una ghirlanda di alloro e di quercia parimenti di bronzo. Sconosciute sono le cause di sparizione o rimozione dello Stemma Reale di Casa Savoia nel mezzo del capitello che sormontano il pilastro, dello Stemma araldico della città in bronzo sulla cornice del piedistallo, della risistemazione dell’effige contornata in passato da “otto stanti di pietra circoscritta da una fascia per togliere ogni pericolo'” e della sostituzione delle lettere di bronzo dorate “RESE L’ITALIA LIBERA ED UNA” con l’attuale iscrizione “VITTORIO EMANUELE II 1883“. …. A Bassano l’idea di innalzare una Memoria al Padre dell’Unità d’Italia fu avanzata per la prima volta nel gennaio 1878 dal cavaliere Valentino Berti e dall’avvocato Antonio Favero, con la proposta di una pubblica sottoscrizione e la nomina di una commissione esecutiva che venne deliberata ed approvata all’unanimità il 21 giugno 1878. Furono nominate poi due commissioni di tre membri: una per erigere l’opera monumentale e l’altra per studiare “la convenienza e dazione di beneficenza nella città’. II territorio fu diviso in cinque sezioni e per ciascuna i sottoscrittori furono incaricati di raccogliere in appositi Album l’importo delle offerte degli “uomini di cuore'”. L’adesione di partecipazione allo stanziamento di fondi necessari vide la collaborazione di alcuni Comuni limitrofi quali Mussolente, Cassola, Rossano Veneto, Romano d’Ezzelino, Cartigliano, Valrovina, San Nazario e Pove; il Comune di Valstagna non poté concorrere per la disagiata condizione economica in cui versava a causa dei danni arrecati dalla inondazione dello stesso anno.”
Parteciparono al bando di concorso vari artisti quali Giulio Monteverde (1837 -1917), Vincenzo Vela (1820-1891), Livio Duprè (1817-1882) come pure lo scultore povese Giovanni Fusaro (1848-1912).
Nel 1880 pur essendo stato accolto e presentato alla cittadinanza il bozzetto del Fusaro, per gravi problemi economici fu deciso di abbandonare questo progetto e nel 1881, su richiesta di un nuovo progetto allo stesso Fusaro, questi propose “una colonna obeliscata con bronzi artistici sormontata da un’aquila di bronzo per 4500 lire. Durante i mesi in decisione progettuale, l’oggetto di discussione più vivace fu la sede di collocamento più idonea al Ricordo. Varie furono le proposte: l’importanza e l’ampiezza della Loggia Municipale, sede di pubblica rappresentanza fu ben presto riconsiderata come le pubbliche piazze ed infine lo scultore inviò una lettera al sindaco esprimendosi a favore della sede “decorosa e adatta” della Piazzetta dell’ Angelo”, ove il monumento fu infine collocato. Per la parte architettonica Giovanni Fusaro si affidò al padre Giambattista, noto “tajapiera” povese. L’inaugurazione fu stabilita per domenica 3 giugno 1883, festa nazionale e fu celebrata con “insolita pompa”. (dal Notiziario dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Bassano del Grappa, dicembre 2007).
Aggiungo una curiosa nota di colore tratta da un articolo in merito, pubblicato dal Gazzettino nel 2001, a firma di Ruggero Remonato : “Questo monumento , ed in particolare l’aquila che lo sormonta, diventò per i bassanesi, motivo di uno scherzo che si protrasse per molti anni e che i non più giovani sicuramente ricorderanno. Accanto al monumento esisteva un negozio di alimentari gestito dal signor Margotti il quale esponeva dei secchi all’esterno tanto che egli stesso finiva per essere la prima vittima degli scherzi dei burloni. I secchi venivano, infatti, riempiti o con cenere, o con sabbia oppure, addirittura con acqua, tanto che quando il malcapitato, alla sera andava a toglierli con una lunga pertica, veniva investito dal loro contenuto. Gli scherzi, però, non si limitavano a questi: l’aquila di bronzo a lungo andare, venne chiamata l’osèo de Margoti; così durante il periodo di carnevale, in cui ogni scherzo vale, o al primo di aprile era oggetto di scherzi per tutti i bassanesi. Infatti gli amici mandavano gli amici o i padroni di bottega i garzoni con una gabbietta, dal negoziante per ritirare, appunto l’osèo de Margoti. Immaginiamo l’irritazione del commerciante che si vedeva invadere il negozio per tali richieste e l’imbarazzo dei richiedenti per non aver capito lo scherzo di cui erano stati oggetto. Quelli erano gli anni in cui della televisione non si immaginava nemmeno l’avvento e il teatro di bassano, pur sempre molto attivo, non era alla portata di tutte le tasche, per cui, inventando queste burle, si poteva ridere per lungo tempo sino alla successiva”.