LA CHIESA E IL CONVENTO DI SANT’ANTONIO ABATE
di Vasco Bordignon
Appena prima della scalinata che sale alla Chiesa del Carmine e di fronte alla Chiesetta del SS. Sacramento troviamo ciò che rimane dell’antico convento e la Chiesa di S. Antonio Abate.
Il convento dà notizie dal 1383 e forse fu edificato su una struttura di un antico ospizio per pellegrini. Al 1440 risalgono i primi documenti che attestano la presenza dei frati francescani nel piccolo convento costruito presso la chiesa.
Il campanile, originale, ha le fattezze di una torre, le cui tozze proporzioni sono ingentilite dalle bifore a sesto acuto della cella campanaria e slanciate dalla cuspide conica, a segnare nel paesaggio l’unico edificio religioso presente entro le mura cittadine in epoca scaligera.
Nel 1656-58 il convento viene soppresso perché poverissimo e privo di rendite: chiesa e convento passano in mani private e nel XVII in dotazione alla Scuola del Carmine.
Quanto resta oggi del piccolo convento dimostra la sua originaria semplicità: un chiostro con portico a due lati e giardino interno, un piccolo brolo per la sussistenza. Un edificio lineare con pochi vani essenziali alla vita conventuale, in ossequio alla regola francescana.
Sotto il portico sono conservate alcune statue.
Nel 1730 l’intervento di ristrutturazione ha comportato un allungamento dell’aula e un allargamento in due cappelle, consentendo alla facciata una immagine di grande (fittizia) imponenza. A metà circa grande bassorilievo di S. Antonio Abate.
A sud e a est si estendeva il sagrato, oggi restaurato, con il cimitero che verrà spostato fuori dalla città nella prima metà del XIX secolo, in applicazione delle regole di igiene pubblica.
Nel 1930 diviene chiesa parrocchiale.
L’INTERNO DELLA CHIESA La chiesa è ad unica navata. I muri perimetrali attraverso una serie di strutture a pennacchio, aperte a dx da ampi finestroni, si uniscono al soffitto rettangolare dando una piacevole illusione di una volta ribassata.
A destra della porta maggiore, dalla parte interna, vedesi il busto in marmo di Pietro Matteazzi e a sinistra quello in bronzo di Angelo Matteazzi, personaggi importanti del 1600.
Sopra l’entrata vi è l’organo e cantoria. L’organo è opera di Giovanni Battista (o Giobatta) Zordan del 1882. che ingloba un precedente organo del ‘700 di autore ignoto, restaurato dall’organaro Romano Legros. E’ stato restaurato nel 1999. Giovanni Battista Zordan nacque a Cogollo del Cengio il 27-01-1813 e morì il 13-01-1896. E’ stato uno dei più grandi organari del 1800.
Poco più avanti sia a dx che a sx l’aula ecclesiale si apre a dx con due cappelle (già citate) rappresentate a dx da un’area battesimale e confessionale e a sx con un altare della Madonna di Lourdes ed un confessionale.l’altare della Deposizione
la pala della deposizione
Procedendo a dx vi è un altare con l’opera, olio su tela 250 x 140 cm, di Giuseppe Cignaroli detto Fra’ Felice (1727-1796) “Deposizione”. I santi che circondano la croce guardando il dipinto da destra verso sinistra, in base alla iconografia classica, sono identificabili in : San Filippo Neri, San Francesco di Paola, San Luigi Gonzaga; San Simone e San Giuda apostoli. L’opera è stata eseguita dal frate pittore veronese nel periodo di permanenza nel convento di San Sebastiano a Marostica. La struttura architettonica dell’altare è in legno marmorizzato, sul timpano due angeli affiancano uno stemma gentilizio.
Altare e statua del Sacro Cuore di GesùE a sx l’altare con la statua del Sacro Cuore di Gesù. L’altare con marmi policromi intarsiati è del XVIII secolo. Nella nicchia la statua del Cristo è del XX secolo e di autore ignoto.
Nel timpano due angeli indicano un emblema.Pala della SS. Trinità
Più avanti a circa metà dell’aula, a dx sopra la porta vi è un grande dipinto eseguito nel 1617 da Luca Martinelli(? – 1640), dove vi è raffigurata la Santissima Trinità e santi. Con questa opera viene confermata la presenza francescana in questo luogo dalla rappresentazione, ai lati della Trinità, dei santi Ludovico da Tolosa, Bonaventura e Francesco e di Papa Pio V.
Dirimpetto, a sx, vi sono dei resti di un affresco (datato?) e più in alto un grande pulpito ligneo di piacevole fattura.
l’altare di San Francescola pala di San Francesco
Proseguiamo verso il presbiterio. A dx troviamo l’altare di San Francesco con il dipinto olio su tela 250x 130 cm, attribuito a Luca Martinelli (?-1640) “San Francesco riceve le stimmate”. Oltre a San Francesco si nota nel paesaggio un frate con un libro aperto e in alto il Crocefisso alato da cui partono raggi di luce e sangue che formano le stimmate nel corpo del Santo.
La struttura architettonica dell’altare è in legno policromo.
Altare di S.Antonio da Padova e Statua del Santo
Sopra parte centrale del paliotto con immagine del Santo e, sotto, le due parti laterali con sei scene di altrettanti miracoli del Santo.
A sx si trova l’altare con la statua di Sant’Antonio da Padova con il Bambino Gesù. La statua, di autore ignoto, è in pietra dipinta del XVI secolo. L’altare è di marmi policromi intarsiati. Il paliotto è in scagliola ed è di grande bellezza e bravura.
altare del SS.Sacramento con maestoso ciborio marmoreo
A ridosso del presbiterio
– a dx l’altare del SS: Sacramento, imponente struttura marmorea con alto ciborio
altare di Sant’Antonio Abate e sua statua
Paliotto dell’Altare di Sant’Antonio Abate
– a sx l’altare con la statua di Sant’Antonio Abate del 1742 (Autore ignoto). L’altare è in marmi policromi intarsiati ed è dedicato al Patrono della Parrocchia e viene festeggiato il 17 gennaio.
Nel paliotto bombato si vede al centro l’immagine intarsiata di un Vescovo dell’ordine domenicano, ai lati due cherubini. Il timpano in maturo stile barocco è ornato da quattro angeli in pose diverse.)
la Pietà
Sulla parete divisoria tra l’aula e il presbiterio vi è un dipinto, olio su tela 250×190 cm, “La Pietà” che viene attribuita alla bottega del Montagna.La composizione figurativa è formata dalla Vergine col Cristo sulle ginocchia, a destra San Giovanni Battista e sulla sinistra San marco Evangelista con il leone ai piedi, in basso il committente in preghiera
IL PRESBITERIO
Paliotto dell’Altare Maggiore, di straordinaria bellezza e composizione
La pala di Jacopo e Francesco Dal Ponte (bellissima!) e alcuni dettagli sottostanti
Pala di San Paolo che predica all’Areopago di Atene (Atti 17,16-34), eseguita da Jacopo Dal Ponte e dal figlio Francesco nel 1574, come firmato dagli stessi artisti sul secondo scalino in basso a destra. La rappresentazione è densa di figure e di architetture, che suggeriscono tutte una prospettiva diagonale verso destra, le cui linee di fuga vengono interrotte dalla figura del santo intento a portare la fede ad Atene, la città della ragione. La luce divina, da cui è avvolto san Giovanni evangelista che, con l’aquila, campeggia in cielo, lo illumina dall’alto, ma la ragione non può accogliere la novità della fede in Cristo, che parla di “resurrezione di morti”.
affresco iniziale, verso il presbiterio
grande affresco centrale
affresco finale, verso l’organo
I tre scomparti del soffitto dell’aula (Vita e Gloria del Santo) sono stati affrescati da Giuseppe Graziani (1699-post 1760). I due affreschi in tondo che vedono il santo da giovane e da vecchio non rappresentano episodi che vengono riferiti e illustrati in altri affreschi dello stesso santo, in particolare del Cinquecento.
FONTI DOCUMENTALI
Vedasi l’elenco presente nei precedenti articoli pubblicati.
Desidero sottolineare l’importanza delle targhe esplicative che accompagnano il devoto o il turista nella visita alla Chiesa e pertanto anche il sottoscritto. Queste targhe sono opera del Lions Club Marostica.