MAROSTICA – LA CHIESA DI SAN ROCCO – PARTE PRIMA

LA CHIESA DI SAN ROCCO 

di Vasco Bordignon

NOTE STORICHE 

Circa le origini della Chiesa di San Rocco è attendibile che si colleghino alla primordiale presenza di un capitello, già esistente nel 1410, in onore di San Rocco per la protezione avuta nei confronti delle frequenti epidemie di peste che in quei tempi  seminavano numerosi morti anche nel territorio di Marostica e del suo Borgo Panica. Questo capitello per il costante aumento dei devoti venne trasformato nel 1510  in una cappella o chiesuola, presa in custodia dalla Schola di San Rocco. Nel 1517 questa chiesuola venne donata al frate domenicano Angelo da Venezia che riuscì a  “riedificarla” nell’attuale struttura,  consacrata il 3 luglio 1539 dal Vescovo della diocesi latina di Ario (Creta). Alla chiesa venne edificato un convento, che divenne un riferimento non solo come punto d’incontro spirituale , ma anche come centro culturale e sociale con  l’apertura della prima scuola pubblica. I PP. Domenicani gestirono questa chiesa e il convento fino al 1770, anno della loro soppressione. Dopo questa soppressione, nel 1771 furono trasferiti  nelle strutture esistenti i due ospedali della Pieve di Santa Maria (Hospitale di San Gottardo e Hospitale di San Sebastiano), che negli anni successivi costituirono l’ Ospedale Prospero Alpini la cui attività venne sospesa con la legge regionale del 14 settembre 1994 con la quale vennero costituite le 21 Unità Sanitarie Locali (USL) e il complesso ospedaliero venne trasformato in un centro socio-sanitario all’interno della USL. n. 3  Bassano del Grappa, che successivamente con la fusione della USL n.4 Alto Vicentino, divenne dal 1 gennaio 2017 l’Azienda Sanitaria ULSS n.7 Pedemontana, per effetto della Legge Regionale n.9 del 25 ottobre 2016.

PARTE PRIMA

LA  CHIESA ATTUALE

L’edificio è ormai poco visibile nel panorama marosticense a causa delle costruzioni che nel tempo l’hanno accostata, circondata, accerchiata… un po’ troppo. Eppure ha una lunga storia di preghiera e di devozione, specie nei secoli passati,  quando il pericolo di epidemie, in particolare della peste,  significava per tanti morte certa, come anche oggi per altre “epidemie” quali l’AIDS, le droghe, l’alcool, la ludopatia, ecc. ma per queste forse ci vorrebbe uno stuolo di santi per sconfiggerle!

L’ESTERNO

Documentiamo la facciata ad ovest, il lato nord, e il lato est.

La facciata ovest, dal colore chiaro,  è caratterizzata dalla sua semplicità. Un  portone ligneo, con  stipiti di marmo sostenenti  un architrave sempre di marmo, è l’ingresso  della chiesa. Al di sopra una lapide sancisce il privilegio dell’indulgenza,  e , ancora più in alto, un rosone contornato di mattoni. Verso destra, una stretta finestra con inferriata, simile a quella presente nel rosone.la facciata ovestil rosone la lapide su cui è inciso “Ogni giorno indulgenza plenaria” MDCCXLVII (1747).

Le  parti più interessanti sono il lato est e il lato nord, visibili solo percorrendo un tratto all’interno della vecchia struttura ospedaliera.

Il lato est consente di vedere il campanile che si innalza  per circa 15 metri dal tetto della chiesa come una torre  quadrata.  Ci colpisce poi la cella campanaria con quattro finestrature orientate come i 4 punti cardinali, arricchite da una bifora divisa in due da una semplice colonnina. Il campanile termina con una  struttura ottagonale con otto archetti ciechi, e con un tetto ottagonale.

visione del lato est in mezzo ad altre costruzioni campanile che sorge dal tetto della chiesaaltre immagini della struttura campanaria

Il lato nord è caratterizzato dal movimento di un breve  porticato con tre archi, dalla vista del campanile suddetto, e sopra al porticato quattro finestre simili a quelle della chiesa. Nella parte est del porticato vi è l’accesso alla sacrestia e una scala che sale al piano superiore dove si trovava un tempo l’appartamento del Rettore/Cappellano dell’Ospedale.

L’INTERNO

Per raggiungere l’entrata della chiesetta, superato l’ex-ospedale di Marostica, ho imboccato la prima laterale a sinistra e poco dopo mi son trovato davanti alla facciata della chiesetta descritta precedentemente. Entrato ho trovato alcuni  volontari che con passione stavano svolgendo i preziosi lavori di pulizia e di arredo per la festività di domani. Appena entrato mi sono bloccato ad osservare l’insieme che i miei occhi scrutavano: le le tre navate,  gli altari delle navate laterali e  il presbiterio con i due altari (quello conciliare e quello sacramentale), il soffitto,  le lapidi ai lati dell’entrata, il rosone illuminato dalla luce esterna… Grandi emozioni!

La chiesa è divisa da una serie di colonne in tre navate: quella centrale che porta direttamente al presbiterio e quelle laterali che sono delimitate da grandi archi poggianti su semplici colonne (due per quella a nord e tre per quella a sud). Queste navate laterali si arrestano ad una certa distanza dall’inizio del presbiterio. Sia a destra che a sinistra si intravvedono i vari altari presenti.

visione d’insieme navata settentrionalenavata orientaleimmagine di una delle colonne delimitanti le navate

Appena entrati alziamo gli occhi verso il soffitto della navata centrale caratterizzato da un grande affresco “San Rocco in gloria”, opera di T. Lovato nel 1925. La scena a sinistra  evidenzia l’opera del Santo a favore di individui sofferenti in un ambiente scarno e desolato a ridosso un albero capitozzato con un singolo virgulto segno della speranza della vita che continua. Al centro il Santo già con lo sguardo verso la gloria divina  viene portato in cielo tra canti e suoni di una schiera di angeli. Sull’autore dell’affresco non ho trovato notizie.

l’affresco del soffitto la parte inferiore la parte superiore 

Appena entrati, a  destra e a sinistra,  troviamo queste due lapidi.lapide di destra che dice” Con l’elemosina del signor Giuseppe Bovini della magnifica comunità e delle persone pie e il sommo zelo del molto reverendo padre fra Alvise Burletto famoso predicatore di questo convento nel mese di dicembre 1620″ (da Lidia Toniolo Serafini).lapide di sinistra che dice “Questa chiesa fu consacrata da Fra Ludovico Martini Ordine dei predicatori, Vescovo dell’antica diocesi di Ario, dell’isola di Creta, il giorno 3 luglio anno 1539 

Volgendo lo sguardo verso l’uscita, al di sopra del portale d’ingresso, possiamo ammirare il rosone nel segno della croce.

GLI ALTARI

DELLE NAVATE LATERALI 

Superato il portale della chiesa possiamo ammirare a destra l’Altare di San Valentino e a sinistra l’altare della Pentecoste

ALTARE DI SAN VALENTINO

Questo altare del XVIII secolo, di autore ignoto,  si differenzia, come vedremo, dagli altri per il suo stile rococò. All’interno della nicchia vediamo la statua del santo con espressione ascetica. Stupisce la ricchezza di angeli, in vari atteggiamenti, che incoronano tutto l’apparato marmoreo a ridosso della nicchia, come pure le quattro testine di angioletti nella parte centrale, sopra la nicchia. Da sottolineare anche la struttura sopra la mensa : al centro il tabernacolo a forma di stemma rosso con cornice a riccio, chiuso da due bassorilievi di fogliame sempre a riccio. Interessante pure, nella sua realizzazione cromatica,  il  paliotto tripartito: la parte centrale con bassorilievi a grandi volute e le parti laterali con un tralcio floreale pendulo tenuto da un putto.

l’altare nel suo insieme gli angeli e le teste di angiolettiil paliotto

ALTARE DELLA PENTECOSTE

Dirimpetto al precedente altare, possiamo ammirare l’altare della Pentecoste o della Discesa dello Spirito Santo sulla Vergine e sugli Apostoli. L’altare ha un paliotto in marmo. La struttura che vediamo sopra la mensa è in legno. La pala  è olio su tela, opera del pittore vicentino Alessandro Maganza nel 1620 su commissione di un gruppo di  devoti di San Vincenzo cui vollero dedicare un altare impreziosendolo con una grande tela, dedicata alla Discesa dello Spirito Santo con l’inserimento, voluto dai committenti, di Santa Lucia di Siracusa e Santa Apollonia di Alessandria, martiri, a quei tempi di grande devozione.

Questa pala verso la metà del XX secolo venne tolta da questo altare, che,  come detto, nei secoli precedenti era dedicato a San Vincenzo e sostituita con una tela dedicata a Santa Bertilla Boscardin. La pala del Maganza venne messa in una soffitta e lì restò finché don Ottorino Fracasso, nominato nel 1973 cappellano dell’ospedale e animato da una  grande passione per questa chiesa, si accorse in soffitta di questa tela ormai malridotta. Il restauro portò in luce questa splendida opera pittorica riposizionata nel 1978 nel suo posto originario.

l’altare nel suo insieme

Da notare il grazioso  paliotto con le sue semplici forme in movimento di marmo bianco con sfondo di marmo rosso; da notare ancora come sopra la mensa vi è un alto zoccolo dipinto di rosso e come dalle sue estremità ci sono due piedistalli dai quali  si innalzano due colonne scannellate con capitello ionico dorato e come parallelamente a queste scendono all’interno due lesene adornate di tralci di fiori dorati, e l’innalzamento delle colonne suddette con piedistalli che sostengono il timpano. Il timpano pur nella sua semplicità presenta una sua bellezza per il rivestimento in oro zecchino che traspare ancora oggi vedendolo nel fondo delle scannellature.

Questa bellissima tela, dopo le grandi colonne presenti in alto che richiamano un luogo sacro, come un tempio, possiamo dividerla in tre partii: la parte alta che racconta la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba che diffonde la sua luce soprattutto sulla Madonna raccolta e coinvolta in questo mistero;  la parte di mezzo evidenzia due gruppi, uno a destra e uno a sinistra, di  discepoli sui quali scendono lingue di fuoco che li rendono un po’ confusi, meravigliati,  e  tra questi altri due discepoli che stanno  consultando un libro mentre altri due grossi libri giacciono  chiusi sul pavimento, e  infine lateralmente, in primo piano,  ci sono due donne, a sinistra una imponente Santa Lucia martire  che tiene in mano un vassoio con gli occhi che le hanno strappato, e a destra Santa Apollonia che sul suo vassoio mostra i denti che le sono stati strappati.

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Proseguendo verso il presbiterio a destra troviamo l’Altare di San Domenico e a sinistra l’altare dell’Angelo custode o altare di San Giuseppe.

ALTARE DI SAN DOMENICO 

L’altare di san Domenico si trova quindi al centro della navata meridionale. La struttura è in pietra tenera con marmi e stucchi. Il paliotto è tripartito con motivi ovoidali. Il timpano è in marmo bianco.  E’ opera del valtellinese Antonio Bianchi (1620-1678). La pala dell’altare, olio su tela, è opera di Giuseppe Diamantini nel 1672. E’ inserita entro una cornice a tarsie marmoree in rosso e nero, su fondo bianco.

l’altare nel suo complessoIl dipinto presenta il miracolo di Soriano del 15 settembre 1530.  Si racconta come in quella data mentre un frate preparava la cappella per la preghiera mattutina dei confratelli si accorse della presenza di tre donne, una delle quali gli consegnò una tela con la vera immagine di San Domenico pregandolo di collocarla sull’altare al posto di quella esistente.  La notte seguente comparve ad un altro frate in preghiera Santa Caterina che gli rivelò come le tre donne precedenti erano La Madonna, Santa Maria Maddalena  e lei stessa. L’immagine di San Domenico fu esposta alla devozione dei fedeli senza dare importanza a ciò che era accaduto. Ma nel tempo successivo avvennero vari fatti miracolosi che si sparsero nel territorio aumentando così il numero di pellegrini che andarono a pregare davanti a quella immagine.

La tela raffigura in alto la Madonna che sta consegnando il dipinto, assieme a Santa Maria Maddalena alla sua destra e Santa Caterina Martire a sinistra. In basso al centro si vede San Domenico (cioè la tela consegnata), alla sua sinistra Santa Rosa da Lima  terziaria domenicana  e alla destra San Ludovico Bertran domenicano missionario nelle Filippine prima e poi in Giappone.

la lapide sopra la tela dice: “Col Padre Domenico venera anche il figlio viandante. Da una parte c’è Ludovico, dall’altra si vede Rosa. Quindi diffondono i raggi dalla stella del martirio. Perciò se tu preghi, essi daranno chiare luci.” Anno del Signore 1672″ (da Lidia Toniolo Serafini).

ALTARE DELL’ANGELO CUSTODE

ORA DI SAN GIUSEPPE

Questo altare si trova dirimpetto al precedente, ovviamente nella navata settentrionale. E’ simile a quello anche perché l’autore è lo stesso Antonio Bianchi valtellinese. E’ in stile barocco e comprende marmi, pietra tenera e stucchi. Risale al 1672. E’ stato commissionato dalla Confraternita dell’Angelo Custode in San Rocco. Il paliotto utilizza marmi bianchi o neri striati conferendo all’opera una interessante risultato estetico. Sopra la mensa si innalzano le colonne in marmo bianco scannellate con capitello di stile corinzio. Sostengono il timpano a linee curve spezzate dove sono collocati angioletti di stucco, al centro un medaglione vuoto.

La pala d’altare di autore ignoto è racchiusa da una cornice di marmo bianco con tarsie di color rosso, nero e verde scuro. Viene dipinta la morte di San Giuseppe  assistito dalla Vergine Maria e da Gesù. Gli sguardi sono intensi e amorosi nonostante la grave situazione. Gesù in piedi gli sorregge la testa, la Madonna è inginocchiata vicino e prega.  A questa scena assiste un angelo. E’ l’angelo custode di San Giuseppe.

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Procedendo ulteriormente verso il presbiterio, dove le due navate laterali terminano, vi è sia a destra che a sinistra un altare: rispettivamente l’altare della Madonna del Rosario e l’altare di San Rocco.

L’ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIO

L’altare è visualizzato da metà navata per rappresentarlo nella sua totalità (anche se in parte oscurato dall’organetto),  nella quale possiamo distinguere dall’alto al basso il timpano, la struttura dell’altare con la statua lignea della Madonna e Gesù bambino e infine il paliotto di Natale Bianchini.

Il timpano è la parte più alta dell’altare e si presenta ad arco spezzato. Nella parte centrale ci sono motivi geometrici ad intarsio di marmi rossi e bianchi; nelle parti laterali sono collocati quattro angioletti in stucco.

qui vediamo meglio la struttura dell’altare con le colonne che si appoggiano su pilastrini, la nicchia con i tondi dei misteri del Rosario, il tabernacolo, la mensa e il paliotto ( sacrificando un po’ il timpano).La statua lignea della Madonna con Gesù Bambino è all’interno di una nicchia, attorno alla quale, esternamente,  lungo tutto il perimetro,  corrono quindici piccoli tondi dipinti ad olio rappresentanti i Misteri del Santo Rosario. Ad essi segue una cornice ad arco con motivi di tarsie a mosaico, sulla quale in alto vi sono due angioletti. Il tutto è chiuso da due colonne corinzie che si appoggiano alla base di due pilastrini.

La statua della Madonna con la corona del rosario tenendo in braccio il piccolo Gesù.i due pilastriniIn questi pilastrini vi sono due formelle apribili in scagliola incisa, racchiuse in cornici assai movimentate con sopra  due angioletti. Le figure rappresentano a sinistra San Vincenzo Ferrer e a destra Santa Caterina da Siena.Il paliotto è rappresentato da una struttura marmorea in pietra bianca di Asiago con intarsi di marmo nero e roso di Verona. Come si vede, è tripartito: nella parte centrale vi sono tre formelle a forma di rosa stilizzata ad otto lobi con cornici  di pietra bianca di Asiago, rilevate e tra loro unite. Le lastre laterali contengono  lo stesso motivo a formella verticale.Nella parte centrale troviamo lo stesso motivo della rosa ad otto lobi ma con al centro l’immagine della Madonna del Rosario in scagliosa incisa. La Madonna su una piccola nuvola si piega un po’ verso destra tendendo il braccio  sinistro con la mano dalla quale pende la corona del Rosario mentre sostiene col sinistro il Bambin Gesù. E’ un invito a pregare recitando il Santo Rosario.

LA PALA DI SANTA BERTILLA BOSCARDIN

Alla destra di questo altare è stata posizionata la pala della Santa Vicentina

L’ALTARE DI SAN ROCCO

E DI SAN PIETRO MARTIRE

L’immagine comprende l’insieme dell’altare nella sua struttura lignea, nella composizione delle tre opere, di autore ignoto, olio su tela, suddivise da colonne scannellate, nella meraviglia  del paliotto a scagliola incisa di Natale Bianchini e a lato destro la presenza di una statua lignea raffigurante San Rocco.Questa statua in legno, opera dello scultore Müssner di Ortisei, poggia su un elegante piedistallo di legno. Il Santo viene rappresentato vestito con saio e mantellina nell’atto di sollevare con la mano destra la veste per mostrare le piaghe della peste. La mano sinistra stringe il bastone del pellegrino al quale è appeso la zucca per tenere l’acqua. Alla base il cane che nella storia portava il pane ogni giorno durante la malattia.dettaglio  del viso e della conchiglia, usata dai pellegrini per raccogliere l’acqua.Visione d’insieme dell’altare ligneo che si innalza sopra la mensa per terminare con il timpano riccamente decorato.  L’altare viene scandito da colonne con capitello corinzio, scannellate e con decori dorati. Le colonne centrali sono sporgenti e delimitano la pala più importante, mente le colonne laterali sono un po’ rientranti e delimitano uno spazio minore ove si trovano le altre due opere più piccole, ma comunque interessanti.la pala, centralmente,  illustra il martirio di San Pietro di Verona, ucciso dai Catari, eretici, contro i quali il Santo  aveva combattuto in ogni modo. In primo piano è dipinto  a destra San Pietro Martire da Verona che tiene in mano un coltello, strumento con il quale è  stato, probabilmente, ucciso e a sinistra vi è Santo Stefano che tiene in mano un sasso a ricordo della sua lapidazione. In alto La SS. Trinità: il Padre come un anziano barbuto che tende le braccia per accogliere il Martire, il Figlio che mostra la croce della Salvezza, e lo Spirito Santo sotto forma di colomba che irradia la luce dell’amore di Dio.A sinistra della pala centrale, si trova questa piccola pala che rappresenta San Raimondo di Penafort, un domenicano spagnolo, che fu anche Generale dell’Ordine, mentre attraversa un corso d’acqua usando la cappa che tiene in mano e sotto i piedi come fosse una barca. Sopra Gesù  Redentore che lo benedice. Il Santo è’ vissuto tra il 1180 e il 1275.La piccola pala di destra presenta un altro domenicano, San Giacinto, Apostolo della Polonia, vissuto tra il 1185 e il 1257. Il santo è raffigurato mentre invoca la Madonna verso la quale ha avuto grandissima devozione. Sopra l’immagine della Madonna che ha ai suoi piedi un festone che – come è scritto – gradisce la devozione del Santo.Immagine dello straordinario paliotto in scagliola incisa di Natale Bianchini, XVII secolo; un vero capolavoro. Si distinguono le due lastre laterali lievemente sporgenti e la grande lastra centrale, al centro della quale vi è la figura di San Rocco.San Rocco è seduto su un tronco, ha un’aureola gialla. Un angioletto indica la la ferita della coscia. A sinistra vi è il cane con in bocca il pane per il Santo. Il Santo ha con la destra un bastone con una bisaccia vuota. Il tutto all’interno di uno stemma le cui linee si differenziano dalle volute marmoree adiacenti.Alle estremità del paliotto – come detto – ci sono due lastre verticali contenenti ciascuna un bellissimo vaso con un mazzo di fiori e foglie formanti una bellissima composizione, cui fanno seguito le altre composizioni floreali del corpo del paliotto, di cui ne vediamo le principali nelle immagini sottostanti.Come si vede uno stupendo intreccio di volute marmoree e immagini di grande purezza di immagini floreali. E’ uno dei paliotti più belli che ho visto.

IL PRESBITERIO

Siamo giunti nel nostro percorso davanti al presbiterio che è absidato. L’altare conciliare (quello rivolto verso i fedeli) oscura in parte l’altare sacramentale (quello che ospita le particole consacrate) nascondendo soprattutto un altro paliotto di grande effetto. Comunque l’immagine prima che si stampa alla nostra vista è il grande crocefisso sopra il tabernacolo che si staglia all’interno del grande affresco che decora la volta dell’abside, una volta luogo di preghiera e di canto dei monaci domenicani.

il presbiterio nel suo insiemeSi possono vedere in primo piano il paliotto , il crocefisso, i simboli di degli evangelisti e il grande affresco di Luigi Bizzotto.Anche questo altare è stato arricchito da una pregevole opera in scagliosa incisa  di Natale Bianchini che si snoda per tutta la superficie del paliotto. Il paliotto è delimitato da due pilastrini con rispettive lastre illustranti San Domenico di Guzman e San Tommaso d’Aquino.Il paliotto è contornato da una doppia listellatura rettangolare all’interno della quale vi è una concatenazione di ovali marmorizzati. Al centro dell’opera il simbolo della Croce raggiata con il monogramma IHS sormontato da un piccolo bambino.

vari simbolismi si susseguono nella lettura della composizione floreale (fiori in boccioli, mughetti, tulipani racchiusi, la rosa centifoglia al centro), della presenza di cardellini: esprimono simbolicamente la presenza della Vergine Maria patrona dell’Ordine.

Sempre al centro, al disotto del “cuscino floreale”,  vi è questo scritto: “IL PADRE LETTOR LEONORO RAIESTRARI FECE FARE – L’ANNO 1686”.

Come detto, il paliotto confina con due pilastrini uno a sinistra ed uno a destra che contengono una lastra di pasta di scagliola dove sono rappresentati due santi. In questa immagine di sinistra vi è San Domenico di Guzman  che tiene nella sua mano sinistra un ramo di un giglio e nella destra un libro rosso.In questa di destra, vi è San Tommaso d’Aquino che regge nella sua mano sinistra un ostensorio, e nella sua destra uno stilo, simbolo del grande apporto di scritti teologici ispirati alla Divina Eucarestia.

Sulle superfici laterali del presbiterio ci sono due grandi affreschi di Luigi Bizzotto.a  sinistra  (parete nord) San Camillo de Lellis è a contatto con anziani e malati cui porge il suo confortoa destra (parete sud) San Luca sta dipingendo la Madonna; dietro al Santo il bue suo simbolo, mentre in lontananza vicino al mare i discepoli ascoltano Gesù.

Agli angoli nella parte superiore delle pareti presbiteriali sono stati affrescat, sempre da Bizzotto, i simboli dei quattro evangelisti.all’angolo nord-est l’Angelo simbolo dell’evangelista Matteo e all’angolo sud-est il Bue simbolo dell’Evangelista Luca;

all’angolo nord-ovest l’Aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni, all’angolo sud-ovest il Leone, simbolo simbolo dell’evangelista Marco.

In pratica l’Angelo si contrappone al Leone, e Il Bue all’Aquila. Per vederli tutti e quattro bisogna trovarsi a metà del presbiterio guardando in alto verso est, e poi girandosi  guardando in alto ad ovest.

Dall’altare sacramentale si erge nella sua drammaticità il crocefisso e dietro, sulla parete absidale, emerge la figura di Gesù benedicente con alle spalle il segno della Croce. Questo Cristo fa parte del grande affresco di Luigi Bizzotto.l’affresco nella sua totalità. Gesù passa in mezzo agli ammalati, mentre una suora ricorda come fino al 1993 le suore dorotee sono state al servizio dei pazienti dell’annesso ospedale.gruppo di sinistragruppo di destra, dove si vede la suoraal centro Gesù cui si rivolgono con la preghiera  i due gruppi di infermi, per ottenere grazie per lo spirito e/o per il corpo sofferente.

fine della prima parte

MAROSTICA – LA CHIESA DI SAN ROCCO – PARTE SECONDA

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