CARRON LUIGI e LA MEDICINA OSPEDALIERA
(GINECOLOGIA E OSTETRICIA – NEURO-PSICHIATRIA – MEDICINA GENERALE – CHIRURGIA GENERALE E MEDICINA VETERINARIA)
di Vasco Bordignon
Questa opera realizzata in semi-refrattario maiolicato, ancorata su un’ampia superficie di tavole di legno, complessivamente lunga 380×100 cm, e del peso di circa nove quintali, porta alla estremità di destra incise due date 1960 e 1972.
Questo lungo tempo è stato determinato da un impegno preciso dell’artista, quello di terminarlo quando l’Amministrazione avrebbe acquistato la culla termica per la neonatologia.
Così fu e nel 1973 fu inaurata ufficialmente e il Prof. Barioli (direttore del Museo Chiericati di Vicenza) disse che quello era il più bel pezzo di ceramica uscito dalle fornaci del Vicentino.
E’ posizionata nella parete est dell’atrio di ingresso della “nuova struttura ospedaliera”, ora sede di poliambulatori e altre attività.
LA OSTETRICIA-GINECOLOGIA CON LA NATIVITA’ DELLA VERGINE MARIA
La nascita della Vergine Maria viene tratta dal Protovangelo di Giacomo, 5,2 : “Si compirono intanto i mesi di lei. Anna partorì e domandò alla levatrice:” Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina”, “in questo giorno – disse Anna, “ è stata magnificata l’anima mia” e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede la poppa alla bambina e le impose il none Maria”.
Carron intesse con grande maestria la nascita di un nuovo essere umano qualsiasi. Infatti non presenta segni di santità, o ambienti illuminati da fonti divine o altri segni di forze misteriose. Tutto avviene come avveniva nelle nostre case alcuni decenni fa. Un letto, la levatrice, le comari del vicinato come aiutanti, parenti che si abbracciano per l’evento, uno sgabello, un gatto. La scena si svolge quando il parto è già avvenuto: la madre aiutata dalla levatrice viene un po’ rialzata per permetterle di guardare la sua creatura e i suoi occhi sono pieni di fierezza e di gioia; il piccolo essere viene amorevolmente asciugato dopo il primo bagnetto, e un’altra donna è pronta con il “paneseo” per iniziare la vestizione del neonato. Tutto è tranquillo, tutto è normale: il gatto riposa. Stupenda questa essenzialità e semplicità, dove parlano solo gli occhi, i volti e piccoli gesti.
LA NEURO-PSICHIATRIA CON SAN PIETRO CHE GUARISCE CON LA SUA OMBRA
Dagli Atti degli Apostoli 5, 12-15: “Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro”.
In questa scena possiamo identificare: a destra i due apostoli, davanti Pietro, e dietro Paolo [somigliante allo stesso Carron] che sembra dire qualcosa all’orecchio di Pietro. Paolo appare angosciato dalla presenza degli ammalati, schiacciati quasi nella parte sinistra: in basso un ragazzo senza arti, posto su un carretto di legno con ruote, implora con la sua manina l’intervento di Pietro, come pure quelle figure, che hanno una espressione allucinata e che si tengono strette tra loro quasi avvinghiate per la loro agitazione. Carron riesce a ricreare in modo del tutto simbolico la situazione della “Casa della Salute Mentale” divenuta poi Psichiatria nell’ambito dell’Ospedale, che come sappiamo dalla sua storia ha avuto verso i malati psichiatrici una grande attenzione. Carron trasforma l’episodio in una sottolineatura delle malattie della mente e come la stessa mente possa, magicamente, guarire le stesse malattie.
LA MEDICINA GENERALE E PEDIATRICA CON SAN ROCCO CHE VIENE CURATO DALLA PESTE DA UN ANGELO
Il Santo viene rappresentato avvolto nel tabarro (mantello a 360°) e relativo tabarrino (mantellina di dimensioni ridotte, posta sopra il lungo tabarro vero e proprio, con funzione protettiva del tronco e delle spalle, con un cappello a larga tesa, un lungo bastone ricurvo al quale è appesa una zucca (per contenere l’acqua), una conchiglia (per attingere l’acqua, se necessario) attorno al collo a mo’ di collana. Un Angelo, in tutto il suo splendore, inginocchiato, ha appena esposta la piaga lineare nella coscia sx, indicatrice della peste. Vi è anche un cane, di nome Noè, (nome del cane di Carron?) tenuto per la coda da un bambino che a sua volta è tenuto per mano dalla mamma che tiene in braccio un altro figlio più piccolo, probabilmente ammalato, visto lo sguardo sperduto e angosciato. Bello il contrasto tra il santo appestato e l’Angelo del Signore.
San Rocco di Montpellier, o de la Croix, universalmente noto come san Rocco, (nato a Montpellier tra il 1348 e il 1350, deceduto a Voghera tra il 1376 e il 1379) è stato un taumaturgo e pellegrino francese. E’ stato il Santo più invocato nell’Europa Medioevale per debellare la peste, e tuttora da parte dei contadini per contrastare le malattie delle colture, da parte dei soccorritori durante i grandi terremoti o altre catastrofi, nochè dai medici in corso di epidemia e malattie molto gravi. Rimane comunque uno dei santi più misteriosi.
LA CHIRURGIA GENERALE CON L’INTERVENTO CHIRURGICO DEI SANTI COSMA E DAMIANO
La scena è incentrata su una sostituzione chirurgica di un arto (un trapianto ante litteram): quello ammalato viene sostituito miracolosamente da un arto sano, ma di colore diverso. Il paziente su una specie di lettino guarda atterrito e doloroso quanto sta avvenendo; un’altra figura volge le spalle all’azione chirurgica, e una mamma con un bambino malato in braccio assiste in attesa, forse di un altro miracolo.
Cosma e Damiano erano due medici, creduti secondo la tradizione fratelli. Questo episodio racconta un miracolo postumo, che ha come protagonista Giustiniano, un diacono della chiesa romana dei Santi Cosma e Damiano. Questi aveva una gamba molto malata ed una notte in sogno gli apparvero i santi Cosma e Damiano che gli sostituirono la gamba malata con quella di un uomo morto poco tempo prima, un vero trapianto ante-litteram. Al risveglio Giustiniano si accorse che tutto era vero, ma che la gamba nuova però era scura, nera, perché il “donatore” era un etiope di pelle scura.
LA VETERINARIA CON SAN GIROLAMO CHE TOGLIE UNA SPINA DALLA ZAMPA DI UN LEONE
La scena di Carron è molto essenziale: il vecchio Santo, pur vecchio e sofferente, con grande attenzione toglie la spina dalla zampa del leone che guarda serenamente verso di noi. A ridosso tre uomini avviluppati nei loro sai e incappucciati esprimono una povera vita di digiuno e di sofferenza, quale si richiedeva a chi voleva seguire le regole del Santo, cioè i Girolimini.
San Girolamo (340-420) , celebre biblista e Dottore della Chiesa latina, polemista implacabile e spesso irruente, per lo spirito penitenziale si stabilì per alcuni anni nel deserto di Calcide. Egli infatti scrive :”Adunque, io, che per timore dell’inferno mi ero condannato a un tal carcere, in compagnia solo di scorpioni e bestie feroci, spesso con la fantasia intervenivo alle danze delle giovinette romane. Il volto era estenuato dal digiuno eppure la mente ardeva per le passioni del corpo gelido”. Fu precisamente durante la sua permanenza nel deserto che, secondo la leggenda, togliendo una spina da una zampa guarì un leone, che per riconoscenza rimase con lui per circa cinque anni e quando il santo morì, il leone per il dolore si lasciò morire sulla tomba del suo benefattore.
Carron è un Artista a tutto tondo in questo capolavoro della ceramica. Riesce a costruire scene di grande impatto emotivo con una essenzialità disarmante. Sicuramente, essendo un innamorato della Storia dell’Arte, avrà attinto spunti da dipinti di uguale argomento che vari autori hanno lasciato nei secoli nelle più importanti città italiane, ma ha saputo trasferire nella modellazione dell’argilla e nell’uso di particolari tonalità cromatiche qualcosa di completamente diverso in quanto ha mondato tutto ciò che poteva essere pleonastico creando l’essenza, il nocciolo, il cuore di ogni argomento. Tale opera dovrebbe trovarsi in un grande Museo, a Marostica. Ma a Marostica non vi è nessun Museo!