STORIA DI UNA PIETRA
DA BALAUSTRA A STELE
PREMESSA a cura di Vasco Bordignon
Nella giornata del 9 agosto 1948 si pose la prima pietra della erigrenda nuova chiesa con la benedizione del vicario Mons. Costante Chimenton. Successivamente con il completamento della nuova chiesa si programmò per il 28 giugno 1959 la sua benedizione da parte del Vescovo Mons. Antonio Mistrorigo, con relativa dedicazione ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Alla chiesa, però, mancava la balaustra, struttura che a quei tempi sanciva una netta separazione tra il presbiterio, luogo in cui si celebrano i sacri misteri, e l’aula, la zona dei fedeli. Per tale divisione vi erano in pratica due opzioni: la balausrata o la balaustra. La balaustrata, in termine tecnico, è l’insieme dei balaustri , vale dire l’insieme delle colonnine disposte a formare un parapetto o una ringhiera. (come da immagine sottostante).
l’immagine del presbierio delimitato da una balaustrata tuttora presente nella antica Pieve di Sant’Eusebio
Nella situazione di Mussolente fu scelta una semplice balausra formata da una unica pietra estratta dalle Cave di Gomarolo di Conco, sempre con la supervisione del parroco mons. Fortunato Marchesan.
Fino a metà del secolo scorso , lo sfruttamento delle cave avveniva con metodi manuali. I cavatori, attraverso l’uso di scalpelli, creavano dei solchi nella roccia, ottenendo una linea di taglio a V che veniva quindi forzata con elementi in metallo (cunei di ferro) o con cunei di legno di rovere che venivano bagnati a lungo ) in modo da ottenere una profonda fenditura che causava il distacco della bancata di marmo.
alcuni strumenti di quel periodoQuesta modalità venne attuata da valenti cavatori di Conco ( i Dalle Nogare genitore e figlio) assieme allo scalpellino Carlo Zanchetta all’interno della cava di Gomarolo di Conco ottenendo un monolite di color ciliegio, di 9 tonnellate, e di metri 8,30x1m40x0,33.
CONTRADA DI GOMAROLO
LA PIETRA per LA BALAUSTRA
29 giugno 1959
scritti e immagini dell’arch. Cesare Busatto
“La storia di questa particolare pietra merita una descrizione dettagliata per mettere in risalto le varie difficoltà incontrate nelle fasi lavorative: dall’affioramento, isolamento da vincoli , estrazione e asporto; a quello di togliere la stratificazione dalla montagna con i mezzi di ricupero idonei , ricorrendo a carotaggi per il distacco dalla roccia madre; la rimozione dal piano cava e al carico su automezzo adeguato al genere di trasporto eccezionale su strada di montagna frequentata per la risalita sull’altipiano dei sette comuni e poi fino alla zona di deposito e poi di scorrimento sopra il solaio del porticato e della cripta, proceduti da sottostante fitta puntellazione. La pietra venne poi condotta nell’ultimo tratto di scorrimento sopra il pavimento verso l’altare dove venne ruotata di 90°, lavorata nel posto prestabilito e secondo le modalità d’uso per balaustra.Tutto il lavoro di preparazione da compiere peraltro con un secondo trasloco più delicato di quello conosciuto dalla montagna e da compiersi per mano del personale, fu preceduto ovviamente da un’organizzazione preliminare sulle metodiche per lo svolgimento dello scarico da automezzo, la rotazione della pietra e lo scorrimento della stessa passando attraversi la strettoia imposta dalla presenza degli stipiti di marmo (le erbe) al lato del foro centrale d’ingresso sopra il solaio della cripta. La preparazione prevedeva, come si poteva immaginare, all’uso controllato dei mezzi rudimentali (rulli, leve e corda) mediante una messa a punto delle ponderate cautele per condurre la pietra ai piedi dell’altare maggiore. La fretta imposta dall’inesorabile tempo concesso dal calendario prestabilito per la visita del Vescovo, non pareva volgesse a beneficio dell’ormai vicino e fatidico 29 giugno 1959. in questa immagine si nota il parroco don Marchesan in piedi sopra la pietra già entrata in chiesa In questa immagine vi sono varie persone a disposizione del parroco, che si può intravvedere in fondo con i volontari a lato della pietra .
Seguono maggiori dettagli — La grossa e soprattutto lunga pietra rinvenuta dalle cave di Conco trovò presto un impiego straordinario, accompagnato con indicibile accoglienza dal popolo entusiasta e ammirato dalla scoperta e dall’impensabile collocazione trasversale davanti all’altare nella nostra nuova chiesa parrocchiale. Si ricordano le ore di preparativi necessari per farla entrare” trionfalmente” in chiesa, trascinata su rulli e corde dallo scivolo apposito allestito per l’occasione. Dal pianale del mezzo di trasporto alla quota del solaio venne formato un piano inclinato dove fare rotolare i rulli con il carico. li suo ingresso fu preceduto da una folta serie di puntelli nel sotterraneo formanti un susseguirsi di formanti un susseguirsi di rompitratte di sostegno attraverso il solaio dove le 9-10 tonnellate di pietra dovevano essere fatte scorrere.
Le sue dimensioni in ml. 8.30×1,40×0.33 circa, erano come da estrazione dalla cava di Gomarolo (Conco). Ma dopo la lavorazione avvenuta in corso di posa in opera di costa (con larghezza verso l’alto), la pietra fu ridotta ad un’altezza di circa 1 ml. Una parte costituì il gradino per l’inginocchiatoio. Il distacco di questa dall’intera pietra trasportata avvenne per mano dagli scalpellini in paricolare i Dalle Nogare (genitore e il figlio Gianni) da Conco, ma il lavoro di riduzione della pietra venne eseguito quasi esclusivamente ad opera di Carlo Zanchetta, scalpellino di Pove del Grappa . Questi specialisti tagliapietre provvidero di lavorare questo masso in tre momenti ben distinti. Dapprima ci fu l’isolamento dal monolito originario introdotto sopra il pavimento chiesa, una parte di questo valutabile in cm. 30 destinata a gradino. L’altra parte in piedi (di coltello) costituente la balaustra vera e propria ed infine tutto il lavoro di rifinitura con spuntature e bocciardatura sui fianchi e insenatura in basso per la regolazione a pavimento. Questo lavoro fu possibile mediante predisposizione di fori abbastanza ravvicinati per l’inserimento di cunei d’acciaio. Fatti penetrare i cunei sugli incavi lasciati sulla pietra e con ritmate e simultanee mazzettate sui cunei stessi, fu possibile il distacco lento dalla pietra madre senza causare fratture longitudinali. Esaurita la prima lavorazione, delicatamente ebbe inizio la seconda cioè quella azione di scolpitura, di spianamento e di formazione del limbello da cm 2×2 sugli spigoli della faccia superiore della pietra verticale; completando con lisciatura e lucidatura previa insenatura ad incastro eseguita con disco per il taglio orizzontale con l’accostamento poi del gradino. Seguì il lavoro di spianamento e di lucidatura sul gradino, già prima della posa in opera . Con la terza fase di lavoro, quella conclusiva, una volta unite e cementate assieme, le parti furono rifinite lasciando al grezzo naturale le sole pareti verticali a vista. Solo dopo varie settimane dalla posa in opera della possente pietra gravante sul solaio per ben oltre 9 tonnellate si poterono togliere le puntellazioni provvisorie e abbandonare il carico sui muri sottostanti costruiti in mattone con malta cementizia sufficientemente indurita Invece le fitte puntellazioni provvisorie in cripta disposte lungo il corridoio che era stato caricato dalla pietra e dagli operai transitati sopra il solaio furono asportate in parte per sgomberare l’aula di chiesa solo qualche giorno dopo l’introduzione della stessa pesante pietra.”
7 maggio 1985
L’ ASPORTAZIONE DELLA PIETRA
scritti e immagini dell’arch. Cesare Busatto
E’ questa la data dell’asportazione dalla chiesa : la pietra è stata adagiata e affiancata provvisoriamente aI contrafforti centrali del lato sudMomenti di riflessione su come fare per non daneggiare la pietra – Nel mezzo dell’immagine vi è il parroco don Emilio Cazzaro socceduto a don Marchesan come sopra la breccia d’uscita dalla chiesa Posizionamento all’esterno della chiesa, in posizione inclinata, tra i due contrafforti della secoda campata dellachiesa
La pietra rimase qui giacente dal 1985 al 1994, fino a quando venne utilizzata come stele
8 maggio 1994 — LA STELE ERETTA
scritti e immagini dell’arch. Cesare Busatto
“La stele eretta all’angolo della piazza si può considerare come una costola estratta dalla chiesa dove a fatica era stata introdotta nell’ormai lontano 1959. All’interno della chiesa aveva la funzione di inginocchiatoio, ora all’esterno raggiunge il suo migliore punto di osservazione dal piazzale e dalla strada — Il pezzo tutto intero, una volta sagomato, era destinato a portare alla sommitá una fiaccola per richiamare pace e concordia tra i popoli — Una pietra di queste dimensioni (molto rara) viene sicuramente percepita dall’occhio anche del piû distratto passante non per la sola altezza, che è pure notevole (dal pavimento piazza si eleva fino a metri 9.00), ma perchè si tratta di un pezzo di pietra con caratteristiche naturali (al grezzo) se pur lavorata in alcune sue parti, di rara bellezza osservabile nella sua interezza e superficie di sfaldameno tettonico-litologico e soprattutto lineare, della roccia ammonitica dalla quale fu estratta intera dalla cava in Gomarolo di Conco sull’Altipiano di Asiago — Il monolito venne trasformato in una stele elegante e di significato consono all’ambiente cristiano: “Stele alla Pace e alla Concordia tra i popoli — Questa pietra benedetta, che accolse i fedeli inginocchiati in atteggiamento di adorazione nel gesto di ricevere la Santa Comunione, reca la data di inaugurazione dell’8 maggio 1994 — Può essere riportato il diario dei lavoni che pone in risalto lo svolgersi dei fatti — Si tralasciano per dovuta riservatezza i nomi degli operi (muratori, carpentieri, manovali, simpatizzanti e volontari in genere) per non ingenerare discriminazioni o dimenticanze”.
Imbracatura, rimozione, aggancio, carico su automezzo e trasporto
Getto della fondazione con cementazione del fulcro di appoggio su cilindro di acciaio sospeso da terra della Stele/monumento
Casserature d’armo dei pilastri (a sinstra) e armo dei pilastri con inserimento delle gabbie (a destra)
Spettacolare montaggio della pietra all’angolo del piazzale (1994) – Qualche giorno prima di questo trasloco della pietra, vi fu la frenetica opera di congiunzione tra pietra madre e pietra figlia , operata con spinotti inclinati di acciaio incorporati nelle pietre poi fatte appoggiare agganciati maternamente l’uno sull’altra
La pietra in opera è l’ultimo atto seguito dalla posa del cubetto bianco ruotolato sulla cima sopra il quale è stata posta a perenne ricordo la fiaccola luminosa
La fase d’infilaggio stele e un momento della messa a punto dei vincoli laterali di raccordo a tenaglia
Particolare a terra con il manufatto e pietra di balaustra rialzate di due gradini, visto da Nord secondo la rotazione planimetrica di 45° rispetto all’asse longitudinale della piazza. Alla base della pietra scolpita con linea curva rivolta verso l’alto e avente tangenza baricentrica sul cilindro uscente da calotta sferica pure dello stesso metallo si nota la pietra caricata su staffa d’acciaio imperniata su polo sferico immerso nell’acqua trattata da corona di mattoni facenti un cerchio concentrico intervallato da tappeto verde a forma di corona circolare.
Il lato bifronte, riferito alla parte inferiore della stele/monumento sul verso strada visto da Nord, esalta l’altezza del monolite che nella opera complessiva perpetua il ricordo della pace e della concordia come un gesto nella posa di una prima pietra per la costruzione ideale che i gruppi di volontari hanno voluto con finalità educative per sè e per le future generazioni .
Il momento della benedizione della Stele. I tre bambini raffiguranti le tre parti vive della bandiera italiana depongono il cestino dei fiori *all’attenti* del cerimoniale della banda alpina Montegrappa, al momento della Benedizione impartita dal Parroco
La benedizione alla Stele, alla pace e concordia tra i popopli. Il parroco don Emilio accompagnato e assistito da un padre del santuario e i chierichetti durante la cerimonia di benedizione della Stele, qualche momento prima di celebrare la S. Messa sul sagrato dall’altare allestito al centro tra i pilastri del peristilio della chiesa alla data 8 maggio 1994. La partecipazione di numerose delegazioni associative locali e provinciali dal mandamento di Bassano del Grappa, è un segno tangibile di collaborazione tra i paesi che hanno a cuore la pace e la concordia.
immagini di Vasco Bordignon
pubblicato il 21 dicembre 2023
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