MUSSOLENTE – 02 – LA STATUA DELLA MADONNA DELL’ACQUA

LA STATUA DELLA MADONNA DELL’ACQUA

DI VASCO BORDIGNON 

O3TRIS_-ok__madonna_statua_CIMG0582

I dati storici indicano che già nel XVI secolo all’interno della Pieve ad unica navata di forma rettangolare, oltre all’altare maggiore posto alla parete orientale del presbiterio decorato con la Pala di Andrea da Murano (di cui parleremo nel “Santuario”), vi era certamente un altare dedicato alla Vergine e decorato con “la Madona e el bambin in figura”, significando che vi era una statua in legno della Madonna e di Gesù con un corredo di vari vestiti. 

Questo dato ci dice che a Mussolente, ancor prima del miracoloso ritrovamento della statua della Madonna dell’Acqua, vi era una consolidata tradizione di venerazione della Madonna.

Che questo fosse vero, nel 1635, in occasione di una visita pastorale, si trova annotato: “Sta in devozion di queste genti in tempo di arsura dopo esser molto che non habbi piovuto, di portar in processione l’immagine della SS.ma Vergine facendola portare a quattro donzelle non maritate”. Si sottolinea 1635, vale a dire un anno prima della scoperta sul torrente Volon di Mussolente della Statua miracolosa della Madonna dell’Acqua.

Per comprendere il “miracolo” dobbiamo precisare due situazioni: una di tipo religioso nella Valle di Santa Felicita, ed un’altra di tipo idrografico.

Parliamo della Valle di Santa Felicita. Essa prende il nome di una monaca padovana, badessa del monastero di Santa Giustina, morta nel 500 d.C.  In questa località certamente vi era un monastero, ma non si sa da quale anno. Certamente esisteva nel 1404 quando per scarsità di disciplina e incuria della struttura le suore furono costrette ad andarsene e vennero sostituite da eremiti Gerolimini. Ma anche tra i frati nel tempo non mancarono litigi, imbrogli, beghe, insubordinazioni tanto che intervenne sia Roma che Venezia.  Il 1° giugno del 1524 “il NH Angelo Querini, procuratore del monastero di santa Felicita in Romano, diocesi di Padova e territorio di Asolo, faceva commettere dai capi del Consiglio dei Dieci al Podestà, di dar ordini, perché le porte poste preso quel monastero rimangano chiuse”. Questo disordine secondo quanto viene riportato da Bortoli  suscitò la collera del cielo “ il quale, nei suoi giusti giudici, aveva preparato il flagello che doveva far scomparire per sempre l’Abbazia di S. Fidà”. (1)

Per quanto riguarda la situazione delle acque del territorio di Romano e di Mussolente, coinvolto nella storia, è interessante quanto scrive il Prof. Gabriele Farronato. Per quanto riguarda la situazione di Mussolente  l’autore  ricorda come  ci fosse “… un polo produttivo dell’arte della lana, sviluppatasi lungo la valle del Volon… Presso la località Sega c’era una segheria di legname, ma fin dal suo ingresso in territorio di Mussolente il Volon è stato suddiviso in mille rivoli, tali da selezionare poca acqua per tutti gli artigiani. La sua portata è limitata, in grado di muovere le ruote a pala poco a monte della strada Marosticana. Il problema di poneva nel periodo estivo in tempo di siccità, seguito da qualche piena  come avviene periodicamente. Oggi ci sono le esondazioni, ma allora il crescere improvviso del livello dell’acqua oltre un metro mandava in rovina molte ruote idrauliche che dovevano essere tenute a pelo d’acqua.”

Ora il suddetto flagello si verificò il 15 luglio 1636: uno spaventoso ciclone con una eccezionale caduta di pioggia si riversò con grande potenza dai dirupi della montagna spazzando via tutto quanto trovava nel suo percorso: il monastero fu distrutto e gli eremiti messi in fuga. L’effige della Madonna che veniva venerata nella chiesetta del monastero, dopo essere stata travolta alla furia delle acque e del vento, veniva ritrovata poco tempo dopo tra le sabbie del torrente Volon a Mussolente, da un certo Favero Sebastiano, in località Prefil, poco distante a nord del Borgo Faveri.

Si gridò al miracolo! Infatti l’acqua di Santa Felicita (dalla quale ha origine la Lugana) non avrebbe mai potuto  penetrare nel bacino del Volon , che trova la sua alimentazione dalla Fontana Alta di Borso (oggi Molini) e dalle piene tra il Covolo di Crespano e Borso.

La già presente  costante devozione popolare della Madonna  quale unica protettrice dei vari fenomeni atmosferici venne da questo “miracoloso” ritrovamento ancor più cementata nella fede popolare. L’effige della Madonna, battezzata “Madonna dell’Acqua o del Volon o del temporale”,  confermò ancor più la sua provenienza divina  da un successivo miracolo della guarigione di una donna gravemente ammalata e ormai moribonda, miracolo tramandato dalla gente di generazione in generazione.

Nel 1639 la statua della Madonna trovò dimora nella Chiesa parrocchiale sul colle Castellaro.

Nel 1882 vi fu una epidemia di “angina” con numerose morti tra i bambini. La gente si votò alla Madonna e l’epidemia cessò. Il voto della gente si concretizzò nella lampada che pende in mezzo al suo altare. [questa angina chiamata nei testi coevi come “angina maligna” è stata successivamente identificata con l’angina difterica, per la scoperta negli essudati nel 1883 da parte di Edwin Klebs di un batterio chiamato Corybacterium diphtheriae]

Un altro voto durante la guerra 1915-1918  per aver scongiurato alla popolazione il  minacciato sgombero per le vicine battaglie sul Monte Grappa e sul fiume Piave, trovò compimento nella incoronazione della Madonna e di Gesù , compiuta domenica 8 agosto 1920 dal cardinale di Venezia Pietro La Fontaine.

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale si fece un altro voto alla Madonna, quello di realizzare una opera grande in suo onore se li avesse preservati dalla distruzione della guerra. Già nel 1942 si realizzò l’artistico tabernacolo della Madonna con i nomi di tutti i soldati misquilesi in guerra. Finita la guerra si procedette ad un abbellimento della Chiesa : all’esterno si pose la balaustra con le statue, le cui colonnine hanno le stesse misure di quelle in legno presenti nel parapetto del Ponte degli Alpini [questo fu voluto proprio dal parroco Don Fortunato Marchesan che mandò un giorno il signor Mario Baccega a Bassano a prendere le misure esatte]; e all’interno la Chiesa fu arricchita dalle opere dei pittori Rebesco e Bizzotto [da Vita del Popolo del 29/07/1979 riportato in “Ricordando Mons. Fortunato Marchesan..”]. (in realtà con Rebesco si intende Francesco Rebesco scultore di San Zenone degli Ezzelini e con Bizzotto si intende Luigi Bizzotto pittore di Rossano Veneto: ne parlerò più ampiamente nel lavoro sul Santuario)

La Chiesa della Madonna dell’Acqua divenne Santuario con un decreto dell’8-12-1964 del vescovo di Treviso e fu affidata ai sacerdoti del Sacro Cuore.

La festa della Madonna dell’Acqua cade ogni domenica e successivo lunedì di agosto, ogni anno.

MUSSOLENTE_MADONNA_01893

MUSSOLENTE_MADONNA_02894

 

Fonti documentali

AA.VV. Mussolente Casoni Terra di Misquile. Litotipografia Minchio, Bassano del Grappa, 1982.

Ceccato Pietro (a cura di). Ricordando Mons. Fortunato Marchesan a vent’anni dalla morte. TIPSE, Vittorio Veneto, 1989.

Ceccato Pietro. Mussolente e la Madonna dell’Acqua. Cenni storici. Libreria Editrice A. Scrimin, Bassano del Grappa, 1936.

Farronato Gabriele. Mussolente, l’antica terra di Misquile. Bass@no news maggio-giugno 2010, Editrice Artistica Bassano.

Geronazzo Davide, Alberton Vinco da Sesso Livia. La pala di Mussolente. Andrea da Murano e il trevigiano tra XV e XVI secolo. Comune d Mussolente. Editrice Artistica Bassano, 2002.

MUSSOLENTE – 01 – IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELL’ACQUA

Leggi tutto