NOVE – IL TESTAMENTO DI GIUSEPPE DE FABRIS

Il Commendatore GIUSEPPE Cav. DE FABRIS con testamento del 2 Agosto 1854 e codicilli 30 Maggio 1857 e 16 Agosto 1860 lasciò tutta la sua sostanza, valutata circa Lire 150 mila, alla Parrocchia ossia al Comune di Nove, allo scopo che i frutti della sua eredità fossero principalmente erogati in opere che risultassero a beneficio di questa popolazione.
Il testamento e i codicilli furono aperti e pubblicati il dì 23 Agosto 1860 (il giorno dopo la morte del testatore) per gli atti Appolloni notaio di Collegio in Roma. Esecutore testamentario fu dal De Fabris nominato l’Em.mo Pietro Cardinale De Silvestri.
Con parte dell’eredità fu fabbricato l’Istituto De Fabris. La Scuola di Disegno è fondazione del medesimo benefattore, e per essa concorre lo Stato, il Comune e la Provincia.
Nel testamento del 2 Agosto 1854 leggesi: “ In tutti e singoli poi miei beni mobili, stabili, semoventi, ori, argenti, tanto monetati, che non monetati, crediti, azioni in qualunque luogo posti ed esistenti veruna cosa esclusa ed eccettuata istituisco e nomino mia erede universale la Chiesa Parrocchiale delle Nove (Stato Veneto) ove fui rigenerato colle Sante Acque Battesimali proibendo sotto qualsiasi rapporto alla medesima di alienare i miei stabili che voglio sempre si conservino in Roma con le seguenti condizioni”.
Dopo avere accennato ad alcuni legati in favore della seconda moglie Camilla nata Piantanida figlia di Onofrio di Milano e della sorella Caterina che conviveva con lui e ad altre beneficenze da farsi alla sua morte alla gente di servizio presenti nella sua casa, e al Curato di Santi Vincenzo e Anastasio per i poveri più bisognosi della sua Parrocchia, così parla dei suoi parenti: “Non essendovi fra i miei Nipoti ed altri parenti, soggetti tali che possano meritare la mia considerazione, mentre che avendo io fatto verso i medesimi quel poco che ho potuto, ed in ricompenso non ho avuto che amarezze, nondimeno come Cristiano ho già perdonato a tutti, e lascio per una sol volta a titolo di legato scudi dieci per cadauno i figli maschi dei miei fratelli Girolamo e Marco di nome il primo Alessandro, ed il secondo Gioachino, non volendo io in questo mio testamento beneficare maggiormente alcuno dei medesimi, ed altri parenti, tanto più che tutto quel poco che io possiedo non è risultato di beni di famiglia, bensì ottenuto coll’ aiuto di Iddio a forza dei miei sudori, anzi avere non solo rinunziato a qualunque eredità paterna, ma avere per quanto mi fu possibile (e qui sia permesso il dirlo) assistito i miei amati genitori, sino agli ultimi momenti di loro vita come tuttora assisto mia sorella. Nondimeno in genere verranno i miei parenti a ricevere indirettamente qualche beneficio mediante le seguenti mie disposizioni” E prosegue: “Pertanto istituisco e nomino come di sopra mia erede universale la Chiesa Parrocchiale delle Nove (Stato Veneto) facendo capo il Rev. Parroco Don Giovanni Prandina e susseguentemente i Parrochi pro tempore di detta Chiesa con la concorrenza dei Capi della medesima Comune delle Nove, onde col fruttato dell’intero mio patrimonio (cessate che siano le sopraindicate mie disposizioni e legati in favore della mia dilettissima moglie e sorella) sia stabilito e piantato un istituto di istruzione per i figli e figlie di abitanti alle Nove e in quel modo che si crederà più opportuno, onde promuovere sempre più negli animi della gioventù l’amore della nostra Santa Religione Cattolica Apostolica Romana (ottenendovi a tal uopo le debite facoltà dalle rispettive Autorità) istruendo la gioventù nella storia principalmente Sacra e nelle arti, a maggiore utilità splendore del paese medesimo, pel quale scopo e per maggiore incoraggiamento della gioventù medesima si stabilirà sei medaglie d’argento all’ anno del valore di scudi due romani per cadauna medaglia per darsi in premio a quei giovani e giovane che si saranno maggiormente distinti dentro l’anno nell’ indicato istituto”.
“Inoltre stabilisco numero sei doti di scudi venti l’una da destinarsi due doti annue in perpetuo alle figlie della famiglia De Fabris miei parenti principiando, etc.“ “Le altre numero quattro doti sono destinate a favore delle figlie degli artisti lavoranti nelle fabbriche di majoliche, terraglie e porcellane nella Comune di Nove (Stato Veneto) e in mancanza di queste alle figlie più povere di tutti gli abitanti della medesima Comune, avvertendo che sì l’une che l’altre di queste si dovrà preferire quelle figlie più povere e che avranno più pronto il partito per maritarsi o monacarsi, ed accadendo che sì di une che dell’altre superassero il numero delle zitelle alle doti destinate in tal caso dovrassi porre i nomi delle concorrenti nel bussolo e si deciderà della sorte. Voglio inoltre che chi avrà ottenuto dette doti debba ciascuna dotata fare la Santa Comunione nel giorno che con apposita funzione gli sarà consegnata la cedola della dote, nella Chiesa Parrocchiale delle Nove in suffragio dell’anima mia e dei miei congiunti; meno le mie parenti etc..” “La dispensa delle cedole delle doti si farà dal R. Parroco pro tempore con apposita funzione nel giorno dedicato al glorioso S. Giuseppe di detta Chiesa delle Nove coll’intervento delle autorità del Comune , e dopo subito che nel medesimo giorno le zitelle avranno fatta la loro Confessione e Comunione. Qualora poi non si effettuasse il matrimonio o la monacazione … entro lo spazio di venticinque anni dalla data cui fu assegnata la dote s’intende d’essere esse decadute da tale beneficio etc… “
“Allora quando sarà concentrata tutta la rendita del mio patrimonio alle più volte nominata Chiesa Parrocchiale delle Nove (Stato Veneto) voglio che sia aperto un concorso
ogni tre anni per un premio di scudi cento ed altro di scudi venti, il primo per quelle fabbriche della Comune di Nove che sapranno meglio, se non superare almeno eguagliare sotto tutti i rapporti le terraglie e porcellane dipinte figurate di Sassonia e di Sévres in Francia, ed il secondo premio a chi saprà, se non superare, almeno eguagliare sotto tutti i rapporti come sopra o modellare le figurine principalmente in soggetti cristiani, il che verrà giudicato da appositi idonei giudici che la superiorità locale crederà a tal uopo destinare. Non riuscendo il primo esperimento allo scopo desiderato, si ripeterà il concorso aumentandone il valore del premio col valore di quello che non sarà dato per difetto di non aver corrisposto a ciò che fu stabilito, e così si seguirà in seguito ogni tre anni, finché non solo siano eguagliate le opere di dette fabbriche, ma bensì superate.Tanto lo stabilimento per l’istruzione della gioventù, che quello delle doti e premi verrà denominato Istituto De Fabris. Oltre alle sei medaglie sopra indicate quali saranno tratte dal conio della medaglia che la mia patria fece fare all’epoca della mia ultima andata alle Nove (che si trova presso di me) dico oltre le dette sei medaglie ne dispongo altre quattro parimenti annue, due delle quali saranno destinate al Rev. parroco pro tempore della Parrocchia delle Nove, una alla prima autorità della Comune delle Nove , e la quarta al Podestà pro tempore della Regia città di Bassano. Rilasciate e regolarmente bene amministrate le rendite del mio patrimonio a norma delle sopraindicate mie disposizioni, che io lascio (dopo che Iddio avrà chiamato a sé tanto me che mia moglie e sorella) intieramente alla nominata Chiesa Parrocchiale delle Nove (Stato Veneto) consistente il mio patrimonio principalmente in uno stabile, come verrà dimostrato dai disegni del medesimo che trovansi presso di me pianta, alzati, posto in Roma alla Via S. Felice Num. 12, 13 14 confinante alla via Zucchelle dal N. 25 al 29, notandosi che nella facciata della casa in via Felice N.14 vi è un’Immagine di Maria SS. Addolorata, opera di mia mano e fu benedetta dalla G. e S.M. di Gregorio XVI che io ho costumato tenervi acceso tutte le sere un lume, perciò voglio che così sia fatto in perpetuo dando l’obbligo a chi prenderà in affitto quel primo piano di detta casa, aggiungendovi una penale nella stessalocazione di affitto. Bilanciata dico che sarà come sopra la rendita dell’intero mio patrimonio, adempiendo nel miglior modo possibile quanto ho sopra disposto, qualora vi fosse un sopravanzo annuo, con questo si potrà parte per aumentare un conveniente assegno annuo dell’onorario al Parroco pro tempore della nostra Parrocchia delle Nove, onde possa esercitare più decorosamente la sua carica ed il rimanente del sopravanzo migliorare sempre di più le mie testamentarie disposizioni in beneficio della mia patria. Inoltre lascio alla lodata Chiesa Parrocchiale delle Nove un busto in marmo operato da me, rappresentante Maria Santissima Addolorata, quale fu sempre mia amorosa Madre, ed efficace protettrice in tutta la mia vita e così spero sarà dopo la mia morte, per cui voglio che detta Immagine sia collocata convenientemente in altare di detta Chiesa Parrocchiale delle Nove e che in ogni anno che ricorrerà il suo SS. Nome si faccia in preparazione della sua festività, un triduo avanti alla lodata Immagine pregando per l’anima mia, e dei miei congiunti, e per la prosperità delle mie istituzioni a maggior gloria della nostra santa religione. Così lascio alla medesima Chiesa il modello originale in gesso del bassorilievo da me eseguito in marmo per commissione di Maria Cristina di Borbone già Regina di Sardegna, quale opera è ora posseduta da S.A.R. il Duca di Genova rappresentante la Deposizione della Croce di N.S.G.C. e voglio sia collocato detto basso rilievo in gesso nella medesima Chiesa al coro, dietro l’Altare maggiore, luogo il più atto per tale lavoro per il cui oggetto, per la maggiore conservazione ebbi l’avvertenza di porre nell’interno del bassorilievo una solida armatura di ferro. Come pure lascio alla medesima Chiesa delle Nove un bassorilievo originale in gesso per un piccolo monumento che non fu eseguito in marmo ove vi è espresso un genio dolente che viene incoraggito dalla religione.

Lascio inoltre alla medesima Chiesa delle Nove da conservarsi rigorosamente nell’Archivio Parrocchiale della medesima tutte le carte di mia famiglia che trovansi presso di me, così tutti i diplomi delle Accademie, diplomi di ordini cavallereschi dei quali sono stato insignito, unitamente le rispettive decorazioni, meno quella della Corona di ferro di Francesco I di Napoli, che dopo la mia morte devonsi restituire ai rispettivi governi (così lascio alla medesima Chiesa tutte le mie uniformi e tutti quei pochi libri e stampe che si troveranno presso di me) che potranno essere utili ai miei patriotti nelle indicate istituzioni unitamente alla descrizione delle mie opere, lettere di corrispondenze. Più lascio alla medesima Chiesa delle Nove il busto originale in gesso rappresentante la effigie fatta da me stesso dal mio ritratto. Il gruppo colossale rappresentante Milone Crotoniate eseguito da me in gesso che mi costò tante fatiche e spese, pensieri, e che fui lusingato dell’esecuzione in marmo dai vari i Sommi Pontefici e fra questi assicurato dai S. M. di Pio VIII e Gregorio XVI si offrisca prima al Governo Pontificio poi ad altre potenze , o particolari onde se possibile venga conservato, ricavando nella circostanza quello che si potrà, bastandomi la sua conservazione, e così togliere quel passivo della pigione che per il lungo spazio di trentaquattro anni dovetti sostenere per conservare detta opera”.
Seguono le norme pel caso fosse trasportato altrove detto gesso.
Viene quindi a parlare del monumento del Tasso, per il quale si mantenevano delle difficoltà finanziarie da parte di chi l’aveva ordinato e non era ancora andato a compimento.
Accenna inoltre alle pendenze di credito verso S.A. il Duca di Genova per il bassorilievo della Deposizione della Croce. Dichiara che “il gruppo in marmo rappresentante Amore e Psiche esistente nel suo studio è di proprietà del Co. Gio. Giorgio Trissino Dal Velo D’oro di Vicenza e che il rame del gruppo di Milone è di proprietà del Sig. Francesco Guglielmo negoziante.”
Nomina quindi esecutore testamentario e amministratore della sua eredità. fino a che vivranno la moglie e la sorella, Mons. Pietro dei Conti De Silvestri, incaricandolo di nominarsi come aiuto ed esattore del patrimonio il signor Alessandro Sigismondi.
Prega inoltre la legazione della S.M.I. e R.A. presso la Santa Sede di prendere sotto la sua protezione le disposizioni testamentarie. Per quel poi che riguarda il buon andamento della formazione ed esecuzione del sovraindicato Istituto premi, dotazioni, prega il Podestà pro tempore della Regia Città di Bassano di sorvegliare onde tali sue disposizioni siano eseguite esattamente dalla Chiesa di Nove, e per ciò ingiunge al R.do Parroco pro tempore di presentare ogni anno al lodato Podestà un esatto rendimento di conti di tutto, perché sia dal medesimo esaminato e trovato regolare vi apponga la sua firma, e nel caso d’una permanente irregolarità e non adempimento alle disposizioni testamentarie viene autorizzato il Podestà di Bassano d’assumere esso e affidare a persone di sua fiducia l’esatto adempimento di quanto fu disposto in vantaggio di questa sua patria, prevenendo contemporaneamente l’esecutore testamentario e amministratore a Roma.Nel pari tempo prega il lodato Podestà ad avere la compiacenza di assistere alla funzione della dispensa delle medaglie di premio e della consegna delle cedole per le doti, per il che e per riconoscenza alla città, che diede i natali a suo padre, lascia in legato alla città di Bassano la grande opera sui monumenti di Ninive composta in cinque grandi volumi, nonché il modello originale in gesso del gruppo rappresentante Ettore e Andromaca eseguito in marmo per il Co. Giacomo Mellerio di Milano (in museo ora a Bassano) che fu suo amorevole protettore.E dopo avere disposto per due altri legati all’Amministratore e all’esattore aggiunge: “ Infine voglio che quante volte (che Iddio non voglia mai permettere) con l’andar dei tempi si sviluppassero anche nella Comune di Nove delle tendenze per sovvertire, alterare nella minima parte, i santi precetti della nostra santa ed infallibile Religione Cattolica, Apostolica, Romana, voglio assolutamente e fermamente in tale disgraziatissimo caso da giudicarsi dalla Santa Sede, che tutto ciò ho disposto a favore della Chiesa parrocchiale delle Nove vada in favore dell’insigne artistica Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon di Roma, della qual Congregazione sono reggente perpetuo”.
Dispone egualmente in questo caso, che siano istituite sei doti di scudi trenta l’una, due della quali in perpetuo alle figlie dei parenti, e le altre quattro alle sole figlie dei virtuosi di merito e componenti della Congregazione, e infine che dalla stessa Congregazione sia stabilita sul suo patrimonio una messa perpetua quotidiana per sé e per i suoi congiunti.Adempiute queste tre disposizioni, la somma sopravanzante andrà a beneficio dei virtuosi di merito residenti in carica, e per la distribuzione di dieci medaglie d’argento all’anno una pel Reggente prò tempore, l’ altre per più assidui virtuosi. E ribadisce ancora la volontà sua testamentaria colle seguenti espressioni: “ Ed appunto per tale scopo resterà invendibile il mio stabile in Roma, non si potrà venderlo per rinvestirlo altrove, e nell’indicata disgraziatissima ipotesi la Chiesa di Nove sarà anche obbligata di restituire e consegnare alla lodata Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon di Roma tutto ciò che io gli ho lasciato niuna cosa esclusa, ed il tutto verrà conservato dalla lodata Congregazione rigorosamente nei suoi archivi, Gallerie e Biblioteche, e per tale effetto imploro l’Autorità Pontificia a volere favorire la piena esecuzione, per cui sarà data alla F.A.C. dei Virtuosi al Pantheon di Roma copia delle presenti disposizioni testamentarie per averne ragione nella eventuale disgraziatissima ipotesi sopra indicata. … E questo intendo e voglio che per mio testamento …. “ ect.
Comm. Giuseppe Cav. De Fabris.
A questo testamento tengon dietro due codicilli, l’uno in data 30 maggio 1857, l’altro del 16 agosto 1860.
Nel primo vengon tolte tutte le disposizioni sul monumento del Tasso ultimato e collocato in sito, e stabilita la sua sepoltura nella camera mortuaria sotto la nuova cappella dedicata a S. Girolamo, dove è posto il monumento. Sono date alcune disposizioni in favore della moglie e della sorella. E’ accennato ad un suo credito riguardante l’imprestito nazionale a Vienna, al dono del gruppo del Milone all’Imperatore di Russia e del rame inciso relativo, mentre il bozzetto in gesso, che servì per il medesimo monumento, è regalato alla Congregazione del Pantheon, perché sia conservato nella Galleria della medesima Congregazione. Dichiara inoltre che tutti i doni ricevuti, quale Direttore Generale dei Musei e Gallerie Pontificie da Sovrani e Principi in scatole d’oro e anelli di brillanti, furono da lui stesso realizzati in contanti per aumentare il suo patrimonio.
Nell’ultimo codicillo, mentre conferma il Cardinal De Silvestri suo esecutore testamentario, lo nomina ancora, ove faccia di bisogno, erede fiduciario, autorizzandolo a interpretare la sua volontà, conciliare e decidere qualunque dubbiezza, specialmente sulla variazione fatta in riguardo al bassorilievo della Deposizione dalla Croce, per il quale attesa la forte spesa calcolata nel trasporto e permessi competenti è disposto diversamente, restando così priva la Chiesa delle Nove del detto ricordo.
Dopo la morte dell’illustre uomo sorse questione presso le autorità allora governanti, se si dovesse eventualmente ritenere erede del De Fabris la Chiesa Parrocchiale o la Parrocchia ossia il Comune. A tal proposito interpellato da Pasquale Antonibon l’Eminentissimo Cardinale Pietro De Silvestri, questi risposte (16 novembre 1868), che la “volontà del Comm. De Fabris fu d’istituire Erede la Parrocchia delle Nove allo scopo che i frutti della sua eredità fossero principalmente erogati in opere che risultassero a beneficio di quella popolazione, e quindi l’Erede è la Parrocchia ossia il Comune di Nove.”

(da Stecco Matteo. LA STORIA DELLE NOVE. Bassano. Arti Grafiche Bassanesi, 1925, pagg. 266 – 276)

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