NOVE – PREM. FABBRICA CERAMICHE ART. ANTONIO ZEN E FIGLIO

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La manifattura “G.B. Zen & Figlio” viene fondata a Nove (Vicenza) nel 1885 da Gio.Batta (Giovanni Battista) Zen, in società con Demetrio Primon [erede di una grande famiglia di ceramisti bassanesi. Nel 1897 la società verrà sciolta, e il Primon dopo una esperienza in proprio entrerà a far parte delle maestranze della “Zanolli, Sebelin e Zarpellon”] Gio.Batta Zen, nato il 20 maggio 1840, era un ufficiale idraulico e ceramista e sua moglie Maria Zisler era discendente da Giovanni Zisler di Magonza, presente a Nove fin dal 1780.
Il figlio Antonio nasce il 16 dicembre del 1871. Compie gli studi presso la Regia Scuola di Disegno di Nove e poi a Venezia presso il Regio Istituto delle Belle Arti di Venezia. Nel 1897 è a Roma e frequenta il Corso di Scultura al Regio Istituto delle Belle Arti. Completati gli studi, torna a Nove dove inizia la sua attività di scultore e di ceramista. Si dimostra subito un abile modellatore per la sua grande fantasia e per la sua particolare manualità realizzando una vasta serie di oggetti sia di ispirazione tradizionale-neoclassica sia di ispirazione più moderna (art nuveau). Per tali motivi già negli anni ’20 la sua fabbrica di ceramiche artistiche viene considerata tra le più importanti e grandi di Nove tanto da apparire regolarmente nei cataloghi degli esportatori presso la Camera di Commercio. Il mercato nord-americano era quello più importante, seguito poi da alcuni paesi europei, specie Francia, Germania e Svezia, ed alcuni del Sud-America (Argentina, Brasile, Panama):
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il Grifo di Arzignano
Nel 1901 sulla colonna innalzata sulla Piazza Libertà di Arzignano vi è il suo imponente Grifo in bronzo, simbolo araldico della città, restaurato nel 1999.
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la statua di San Pietro sul campanile
Il 20 maggio 1905 viene collocata sulla sommità del campanile di Nove una sua statua in rame raffigurante San Pietro benedicente, alta 4 metri e 30 cm, su disegno dell’architetto Vincenzo Rinaldo di Venezia, maestro del neo-gotico religioso e insegnante di Scarpa. In questa statua Antonio Zen dimostra la sua conoscenza sulla scultura monumentale, in quanto, se vista da vicino, si notano in alcune zone maggiori proporzioni, che invece da lontano rendono più armoniosa la stessa statua.
Per lo stesso campanile realizza poco dopo 4 statue in cemento, con anima in tondino metallico, degli Evangelisti. Ogni statua è alta 3 metri. Sono poste attualmente di fronte alla vecchia manifattura. Durante la seconda guerra sono state suddivise in tre pezzi e lasciate nel cortile dove divennero gioco per i bambini. Invero portano addosso non solo gli anni ma anche i danneggiamenti delle persone. Si era stabilita anche una guarnigione di militari tedeschi…. mentre la fabbrica andava avanti nel suo lavoro (con qualche difficoltà) e con una certa apprensione per le vicende belliche in corso.
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Tuttavia possiamo ancora adesso identificarle in quanto vicino al basamento lo scultore ha anche scolpito i simboli dei quattro evangelisti: partendo da sx troviamo l’evangelista Luca con il suo simbolo del bue che sporge sia a sx che a dx; quindi l’evangelista Marco viene identificato per differenza dagli altri, in quanto la testa del leone (il suo simbolo) è stata distrutta e rimane a dx solamente la sua parte posteriore un po’ insignificante; quindi l’evangelista Matteo ben identificato dalla presenza a dx di un angelo ben modellato; e infine l’Evangelista Giovanni dove alla sua base troviamo una formazione aggettante che assomiglia ad un becco e al collo di un grande uccello, quale l’aquila.
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Queste statue dovevano essere collocate sul campanile alla base della lanterna ottogonale dove si vedono ancora adesso i relativi piedistalli (immagine sovrastante)

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CIMG0953_-_LAPIDE_MUSEO_ANTONIBON_-_SOLO_VOLTO_-_640X660_-_ok_-__CIMG0954_-_LAPIDE_MUSEO_-_DE_FABRIS_-_VOLTO_-_640X660_-__ok_--_Nel 1907 e nel 1910 realizza due lapidi marmoree commemorative rispettivamente di Pasquale Antonibon e di Giuseppe De Fabris.
(immagini sovrastanti)
[De Fabris Giuseppe (Nove, 19.08.1790 – Roma, 22.08.1860), scultore di grande propria personalità artistica nonostante l’influsso canoviano, ha lasciato sculture marmoree in varie città italiane ed europee, ma soprattutto a Roma. Nel 1837 divenne direttore generale dei Musei e Gallerie Ponteficie. Per il suo paese d’origine ebbe sempre un grande affetto, tanto da lasciare un cospicuo lascito per la creazione di una scuola di disegno applicata alla ceramica, che diverrà poi l’Istituo d’Arte di Nove].
[Antonibon Pasquale (Bassano, 29.10.1828 – Nove, 03.11.1905) magistrato, avvocato, deputato al Parlamento, commendatore e sindaco di Nove. Ha raccolto e attuato la preziosa ereditò lasciata dal suo illustre concittadino Giuseppe De Fabris].
Il 9 luglio del 1912 nasce a Nove il figlio di Antonio, e viene chiamato Giovanni Battista, conosciuto come Titta.

Il 19 settembre del 1914 Giovanni Battista Zen (il capostipite) muore e la direzione della manifattura passa al figlio Antonio che la amplia e ne rafforza la posizione sul mercato. 
Modifica anche la ragione sociale in “A. Zen Ceramiche”.

Nei primi anni del ‘900 collabora con la manifattura Zen il modellatore Pacifico Pianezzola (1875 -1939) [Tale collaborazione durerà fino ai primi anni Trenta del Novecento].


Nel 1914 Antonio Zen assume la carica di Sindaco della città di Nove e copre tale carica fino al 1928, quando viene nominato podestà.
Dopo la prima Guerra Mondiale, amplia e abbellisce la fabbrica, realizzando poi (nel 1924) un grande fregio a bassorilievo dove vengono illustrate le varie fasi del lavoro ceramico attraverso degli operai “putti”, mentre una grande e splendida figura femminile è posta ad angolo come una polena di una nave, a tuttotondo, mentre trattiene tra le sue mani un piccolo vaso. Una splendida opera!
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l’opera come si può vedere dall’esterno. Va letta da sx a dx.
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1. la preparazione del materiale ceramico
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2- le varie lavorazioni
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3. le decorazioni
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4. la lunga cottura e la consegna del prodotto finito
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la bella immagine centrale
Dal 1904 al 1944 è anche presidente della Regia Scuola d’arte e delegato nel biennio 1909-1911 dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio nella stessa scuola.
Intorno alla metà degli anni Venti, con l’ingresso in fabbrica del figlio di Antonio, Giovanni Battista (Titta) la manifattura cambia la ragione sociale in “A. Zen & Figlio”.


Negli anni Trenta la fabbrica, ubicata a Nove in via Alfredo Munari [partigiano caduto in una azione bellica a Valrovina il 12/09/1944], utilizza per la produzione tre forni elettrici e tre a legna e da lavoro a 75 operai. 


In questi anni collabora con la ditta Ruffo Giuntini.
 [Ruffo Giuntini nasce a Pisa nel 1899 e muore ad Empoli nel 1980. Pittore, scultore e decoratore. Inizia la sua esperienza a Perugia, quindi collabora con la manifattura Zen, poi agli inizi degli anni Quaranta ritorna a Perugia e a Deruta (importanti centri della ceramica artistica), poi lo troviamo a Milano, e tempo dopo si stabilisce a Nove collaborando con le manifatture ceramiche “Ancora”, “Barettoni” e “Borsato Antonio Ceramiche”. Nel 1952 si sposta a Empoli con uno studio d’arte e la realizzazione di numerose sculture astratte e informali”]

Nel 1933 cessa la vecchia denominazione con l’entrata del figlio Giovanni Battista (Titta) mutandola in “Antonio Zen & figlio”.
Tra il 1937 e 1941 collabora con la manifattura, con la qualifica di decoratore, Antonio Munari. [E’ un decoratore ceramista. Dopo la collaborazione con la manifattura Zen, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fonda a Nove il laboratorio “Ceramiche A. Munari”].
Il 30 novembre 1940 nasce Antonio Zen, figlio di Giovanni Battista, che dopo aver frequentato il Liceo bivalente di Losanna in Svizzera, ed essersi iscritto alla facoltà di Legge nell’Università di Padova, dovrà lasciare poco dopo i fasti universitari per interessarsi della commercializzazione della manifattura, percorrendo almeno due volte l’anno le vie della gelida Albione e le nuove frontiere commerciali americane.
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Il 5 maggio del 1944 muore il grande Antonio Zen. Giovanni Petucco poco dopo realizzerà una imponente tela in suo onore. (sopra)
[Petucco Giovanni, Nove 29.08.1910 – Nove 30.06.1961, è stato un apprezzato e valente pittore, scultore e ceramista, nonchè appassionato insegnante presso la Scuola d’Arte, e per questo rifiutò il ruolo di docente alla Accademia delle Belle Arti di Roma].
Negli stessi anni, fino al 1946, tra le fila dei collaboratori troviamo anche il decoratore Giovanni Bresolin e il fornaciaio Francesco Venzo.
 [Il Bresolin e il Venzo andranno nel 1946 a creare assieme a Carlo Stringa e Gedeone Mattesco la manifattura l’ANCORA.]

Tra il 1948 e il 1949, l’azienda si avvale della attività del pittore Enrico Cacciaguerra [Loreto 1894 – Nove 1970] che realizza interessanti lavori in stile modernista. [Pittore e ceramista decoratore il Cacciaguerra, dopo aver concluso gli studi d’arte a Loreto e a Urbino, nei primi anni venti collabora con la manifattura veneziana “Bendetelli”, poi verso la fine degli anni Trenta lo troviamo presso la manifattura “Agostinelli-Dal Prà”, e poi nella manifattura Zen. Dopo la seconda guerra mondiale lo troviamo presso la manifattura vicentina “Bressan-Dinale”].
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un piatto decorato da Cacciaguerra
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e un importante vaso “Cacciaguerra”
Dal 1948 la ditta assume un’importante commessa venendo chiamata a realizzare una produzione per la Ardalt di New York.[L’Ardalt, costituita nel 1945, divenne ben presto una importante ditta di importazione e di distribuzione di prodotti ceramici, tra i quali spiccano vari oggetti tra i quali i particolarissimi lavadita, tutti in ceramica bianca, ricoperti di piccoli fiori ognuno fatto a mano, forniti dalla manifattura Zen]
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Dal 1960 al 1980 collabora con la manifattura Zen il pittore Archimede Primon, detto Mede, cui viene concesso un marchio esclusivo ed indicativo dei suoi lavori. Il Primon fu un grande esecutore di opere tipo Delft in blu, sia per la fantasia pittorica sia per la ricercata esecuzione, a quei tempi difficile a realizzare, come si evidenzia nel bellissimo piatto e nel vaso base lampada ad esempio. [Archimede Primon, precedentemente, nel 1935 aveva aperto a Nove una propria manifattura di ceramiche artistiche tradizionali. Tre anni dopo, nel 1938, abbandonata Nove, fondava a Marostica una piccola società che nel 1939 si chiamava “CAM” “Ceramiche Artistiche Marostica” (che poi avrà la denominazione sociale in Ceramiche Le Torri). Presso questa manifattura iniziarono a lavorare anche persone dei dintorni e diventerà poi la “madre” di tutte le successive manifatture ceramiche marosticensi]

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sopra un piatto e sotto vaso base lampada dipinti da Primon secondo la maniera Delft.
Dal 1980 al 1995 realizza una serie di pezzi prodotti in esclusiva per Tiffany, tanto da ottenere l’autorizzazione ad apporre assieme al marchio Tiffany anche quello della Manifattura Zen.
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[esempio di vaso decorato con i rispettivi marchi]
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cartolina anni ’60-70 – mani di fioraie al lavoro
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cartolina anni ’60-70 – mani di decoratori al lavoro
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anni ’70-80 – pubblicità per il mercato americano
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Il 23 agosto del 1984 muore a Nove Giovanni Battista (Titta)[immagine a sx].

Poi per motivi famigliari, a partire dal 1995, il figlio Antonio non riesce più a mantenere vivo il cordone ombelicale tra manifattura e le varie ditte commerciali, e così piano piano non resta altro che chiudere. Questo avviene nel 1997.

FONTI DOCUMENTALI
Ausenda Raffaella. Nove. In Ausenda Raffaella, Bonini Gian Carlo (a cura di) – LA CERAMICA DELL’OTTOCENTO NEL VENETO E IN EMILIA ROMAGNA. Banca Popolare di Verona e Banco S. Geminiano e S. Prospero, 1998.
Comacchio Arturo e Zanolli Piergiusepp (a cura di). NOVE IN BIANCO E NERO. Album fotografico fino al 1970. Comune di Nove, Grafiche Novesi, 2009.
Comitato per la Storia di Bassano. STORIA DI BASSANO. Bassano 1980. Ristampa del 1989 a cura della Libreria Scrimin di Bassano.
Minghetti Aurelio. I CERAMISTI. Artisti Botteghe Simboli dal Medioevo al Novecento. 3^ Edizione, Belriguardo, Ferrara, 2001.
Polloniato Marco Maria. MANIFATTURE CERAMICHE VICENTINE: 1900-1950. Tesi di Laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia. Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali. Anno accademico 2002-2003.
Polloniato Marco Maria. LA CERAMICA DEL ‘900 A BASSANO E NOVE: DALLE MANIFATTURE ALLE FABBRICHE. In “La ceramica a Bassano e Nove dal XIII al XXI secolo a cura di Katia Brugnolo e Giuliana Ericani. 2004.
Stecco Matteo, Tasca Marco. LE NOVE. LE CERAMICHE E PAESANI. Bologna, 1985.
www.archivioceramica.com

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