BERGOZZA ADRIANO – Bassano del Grappa – 15/11/1946 – 01 – CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

BERGOZZA ADRIANO – SCULTORE

CENNI BIOGRAFICI E ARTISTICI

di Vasco Bordignon

1946, 15 novembre è la data di nascita di Adriano, a Bassano del Grappa, figlio di Remo e di Pasqua Moro. – Come tante altre famiglie, anche questa, in quegli anni, viveva nella povertà.  –  Suo padre già a 12 anni lavorava nelle Smalterie Metallurgiche Venete. Poi venne chiamato alle armi per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dopo il 1943 scelse di non arruolarsi preferendo aggregarsi ai gruppi di resistenza dell’Altopiano di Asiago.  –  Finita la guerra rientrò nella Smalterie e qui, memore delle ingiustizie sopportate precedentemente, divenne attivista della FIOM e poi anche segretario della sede locale del PCI, tanto che lo stesso Adriano da piccolo, ricorda che vi era a casa il passaggio frequente dei nomi storici di questo partito, come pure le idee della lotta politica e contro in generale la sopraffazione e le ingiustizie. –  Adriano viveva con la famiglia in due stanze di una casa popolare in Viale Scalabrini, dove vi era anche una società povera, molto variegata (operai, ladri, prostitute, disoccupati, ecc.) che quando c’era bisogno esprimeva una solidarietà d’acciaio. – Adriano amava l’aria aperta, dimenticando volentieri quelle due stanze dove viveva tutta la famiglia senza acqua potabile, senza gabinetto (vi era una turca in comunione con un altra famiglia!). Inoltre, non essendoci automobili, si giocava senza pericoli in strada ai vari giochi allora presenti, dal pindolo alle biglie, alla corsa con un cerchione di bicicletta, oppure con pezzi legno si attivavano battaglie simulate, oppure con una fionda , una spada, ecc. Si andava anche in giro nei dintorni a caccia di ciliegie o di altra frutta … con una precipitosa fuga all’arrivo del padrone armato di forcone. Non vi era solo gioco, vi era anche l’influsso della varietà delle persone, della varia umanità della gente che viveva in questo quartiere.Ogni famiglia sbarcava il lunario tra povertà e ingiustizie… – Quindi a scuola elementare in via Angarano. Vide subito l’ingiustizia dell’insegnante: i figli dei ricchi nei banchi anteriori, i figli dei poveri negli ultimi. Inoltre tra i “ricchi” e i “poveri” vi era anche una separazione fisica determinata da tre pilastri e talora non si sapeva cosa succedeva nella parte anteriore. Non si poteva amare questa scuola! – Terminate le elementari, iniziò la Scuola di Avviamento Professionale con alunni provenienti prevalentemente dalla classe operaia e dai diseredati di tutti gli altri istituti e scuole. Era l’Istituto Bellavitis, posto allora in via Beata Giovanna. – Col passare degli anni Adriano era cresciuto e ciò gli permetteva specie d’estate di andare a giocare al biliardo al Caffè Ausonia in Piazza Libertà, oppure di andare a casa di amici ad ascoltare musica oppure di organizzare festini o balli con le ragazze del posto. – A 14 anni, terminata la Scuola di Avviamento, tramite suo padre, trovò lavoro come disegnatore presso uno studio di architettura.  – Per essere all’altezza di questo nuovo lavoro, alla sera andava a lezioni di disegno geometrico da Ottavio Dinale pittore, compagno di partito e amico del babbo. A volte Adriano restava ore ed ore , come estasiato, ad osservare il Dinale mentre dipingeva. –  Altro momento di stupore avveniva, quando per andare al lavoro in Via Roma attraversava la Piazza degli Zoccoli (l’attuale Piazzotto Montevecchio) e guardava estasiato quel dipinto di Jacopo dal Ponte da secoli sulla facciata della casa di fronte, dipinto successivamente staccato e ora visibile in Museo. –  Ma in Piazzotto vi era anche il ritrovo degli artisti bassanesi: pittori, scultori, incisori, poeti, scrittori, ecc. Quando poteva si fermava ed ascoltava… Era un mondo poetico, variopinto, con discussioni infinite, prive di retorica … E cominciò a insinuarsi nel suo profondo io l’idea di diventare lui stesso uno di loro, affascinato soprattutto dal loro modo di vita. – A 18 anni (1964) , mentre lavorava sempre nello studio di architettura, ebbe l’opportunità di trascorrere una settimana a Marsiglia e ne fu entusiasta, specie delle bellezze della città. – L’idea di una carriera artistica diventava sempre più importante.  – Ma suo padre non era d’accordo, ritenendo gli artisti una specie di persone fallite! Anzi gli impose di scriversi alla scuola di geometri. Ma a Bassano non c’era questa scuola e perciò andò a lezioni private nelle materie più difficili e da solo studiando alla sera. – Fece gli esami di primo e di secondo anno da privatista al Fusinieri di Vicenza. Pur avendo superato gli esami, smise di studiare perché aveva compreso che era l’arte il suo mondo, la sua vita. Infatti cominciò a frequentare il Museo Civico passando ore ed ore a disegnare su carta con carboncino le varie statue del Canova! Assieme ad un amico che per qualche anno aveva frequentato la scuola di Pittura ai Carmini di Venezia affittarono un locale in via Volpato, lo trasformarono in uno studio d’arte e dove vi andavano al sabato e alla domenica. Vi era anche spazio per militare nel PC partecipando alle feste dell’Unità e , se necessario, a fare picchetti davanti alai cancelli di qualche fabbrica in segno di solidarietà. – A 20 anni ebbe un incontro con Andreino Remonato grande artista d’ebanisteria. Adriano gli mostrò tutti i disegni eseguiti al Museo. Andreino gli disse di non mostrarli a nessuno e che doveva fare la scuola d’arte di Nove. Ma suo padre era decisamente contrario. – All’insaputa di tutti partì per Roma, dove visitò le opere più importanti vivendo da bohemien dormendo sulle panchine per qualche giorno… Poi ritornò a casa. Ricevette una grande sberla e da quel momento suo padre non si interesserò più delle scelte del figlio.  – La scuola di Nove diverrà una esperienza esaltante perché era certo che quella era la sua via. – Dopo qualche mese, con dei lavori in gesso e anche in pietra ricavata dalla massicciata del Brenta, lavori eseguiti dopo le ore scolastiche, prese in affitto, modestissimo, con Luciano Pontarollo un locale, al Castello delle Barchette affacciato sul Brenta. In questo castello, suo padre da ragazzo con gli altri componenti della famiglia vissero in affitto in un appartamento di questo “Castello”. Che coincidenza! (immagini  sottostanti:  a sinistra “il Castello” nel 1966, a destra l’attuale Castello delle Barchette, restaurato.  L’atelier era all’ultimo piano.Nel periodo di Nove Adriano seguendo il suo istinto si dedicò alla “materia plastica, alla fisicità delle forme, ai volumi degli oggetti nello spazio, alla loro libertà rispetto alla finalità legata all’uso. – Nel 1968 e nel  1969 (l’ultimo anno della scuola) manifestò il suo impegno politico nelle giornate di sciopero che coinvolse la loro scuola. Duecento studenti a piedi andarono da Nove fino a Bassano allo scopo di sensibilizzare gli studenti delle altre scuole ai problemi della loro scuola. Ma gli studenti bassanesi non ne vollero sapere e li cacciarono… Gli studenti di Nove non sapevano che per queste manifestazioni era necessario il permesso della Questura. Arrivarono a Nove i Carabinieri e i due ragazzi più esposti (Bergozza e Pontarollo) furono portati in Caserma e rilasciati dopo un intero giorno di interrogatorio. – Lo scopo della loro protesta era quello di trasformare la durata del corso di studi dell’Istituto da 3 a 5 anni in modo di equipararli ai licei e quindi di aver anch’essi accesso all’Università. Vi era anche la rivendicazione su contenuti e su metodi d insegnamento, promuovendo una scuola libera senza barriere e aperta alla società. Gli esami finali di Adriano furono superati con il massimo dei voti.

Nel 1969 convolerà a nozze. Nel 1970 arriverà Monica e nel 1971 Federico. La nascita di Monica indusse importanti cambiamenti: interruppe la frequenza all’Accademia di Venezia, e trovò lavoro come decoratore in una fabbrica di ceramiche a Nove. Successivamente trovò lavoro in un importante studio di Architettura, i cui titolari seguirono i lavori di Adriano con molto interesse. – Adriano, da qui in poi, “sposerà la scultura come entità di vita e di ricerca, in una parola sarà per lui totalizzante.

1971, Adriano ritornò in Francia, avendo ancora nostalgia della prima volta a Marsiglia. La meta Parigi. Fu una immersione totale: Louvre (sezione arte antica egizia, la Gioconda di Leonardo, le “Prigioni” di Michelangelo, ecc.  – Al Museo d’Arte Moderna restò una giornata intera nell’atelier ricostruito fedelmente del grandissimo scultore rumeno naturalizzato francese Costantin Brancusi. Poi anche il Musée de l’Homme al Troncadero.

1972. Ricaricato dalla visita parigina ebbe inizio la sua vita artistica.  – Prima esposizione a Marostica presso la Galleria “Alla Meridiana” assieme al pittore Luciano Pontarollo. Vennero esposte una decina di sculture in legno di abete. Alla mostra si presentò anche il direttore del Museo Civico di Bassano d. G., il dott. Bruno Passamani, che guardava con grande interesse l’arte moderna e i vari artisti locali. – Ancor prima della mostra marosticense, Adriano aveva conosciuto il Professor Marco Fraccaro, cattedratico dell’Università di Pavia e direttore del Collegio Universitario Cairoli sempre di Pavia. All’interno di questo collegio aveva creato una Galleria d’Arte Moderna. Il prof. Fraccaro non solo fu il primo acquirente di una opera, ma anche propose ad Adriano una mostra nella Galleria del Collegio.

1973. Mostra nella Galleria di Arte Moderno del Collegio  Universitario Cairoli  di Pavia condivisa con una scultrice di Milano. (immagini sottostanti della mostra)La mostra ebbe un grande successo. Lo stesso professore acquistò anche le sculture rimaste. – Sempre in occasione di questa mostra conobbe il prof. Leoni famoso dermatologo di Vicenza che si trovava a Pavia per un convegno e seppe che sua moglie Sandra gestiva a Padova una Galleria d’arte Moderna, la Chiocciola, e suo tramite conobbe vari gruppi quali “N”, “Arte Cinetica”, “Body Art, ecc.

1974. Personale alla Galleria la Chiocciola di Sandra Leoni. Durante l’esposizione Adriano conobbe una gallerista di Parigi. – Nello stesso anno, su invito del critico Denys Chevalier, partecipò alla mostra dello storico “Salon de la Jeune Sculpture” a Parigi. Le opere saranno pubblicate nel Catalogo facendolo così conoscere in tutta la Francia aprendogli numerose richieste per altre mostre.

1975. Alla “Chiocciola” di Padova Adriano era in esposizione permanente e qui vi fece visita Umbro Apollonio, famoso critico d’arte e docente di Storia dell’Arte Contemporanea nella stessa città. – Invitato alla X^ Biennale Internazionale del Bronzetto e della Piccola Scultura al Palazzo della Ragione di Padova, aperta anche a lavori con materiali diversi del bronzo o di altri metalli. I lavori di Adriano pubblicati in catalogo. In questa occasione conobbe il critico d’arte Giorgio Segato. 1977. – Ancora a Parigi per Musei, con disegni e schizzi ovunque. Visita al Museo delle Arti e Tradizioni Popolari Francesi disegnando continuamente ciò che gli interessava (attrezzi di vita e di lavoro, mobili, costumi, ecc.. ). Quindi al “Centro G. Pompidou” con le opere dei più importanti artisti del ‘900 (Matisse, Picasso, Braque, Duchamp, Calder, Kandisky, Mirò. Giacometti, ecc. ) poi le sculture di Max Ernst. All’esterno dentro una grande vasca d’acqua sculture in movimento di Jean Tinghuely e della sua compagna Niki de Saint Phalle. Quindi museo dell’Uomo al Trocadero, già visto nel ’77, e ancora Louvre e altri musei… avendo ottenuto la “Carte Orange”utilizzata per spostarsi col Metrò. (immagine sottostante)1976. il suo atelier, un po’ strettino, dove abita tuttora(sottostante)1978. Mostra alla Galleria “Bevilacqua La Masa” di Venezia, aperta a tutti gli artisti di pittura, di scultura e grafica del Veneto, di età inferiore ai 35 anni (precedentemente aperta solo ai Veneziani). Una commissione doveva decidere quali opere ammettere alla mostra e quali premiare con un Premio Acquisto. Adriano presentò tre opere, tutte e tre accettate ed esposte. Nel Catalogo fu inserita quella premiata, che entrò nella collezione di Ca’ Pesaro, Museo d’arte Moderna di Venezia ed è presente nel Catalogo delle Sculture. Incontri con varie Personalità.

1979. Invito da parte degli organizzatori alla Biennale di Scultura di Ville Nouvelle, città della periferia parigina. –

1981. A Parigi con Toni Zarpellon e Andrea Meneghini; Mostra di Picasso al Grand Palais com 800 opere, e altri musei tra i quali Museo dell’Africa e dell’Oceania. Interessanti le maschere e le sculture di vari artisti. (immagini sottostanti: Adriano e Toni Zarpellon; Adriano ed una maschera)

Invito alla Mostra-censimento degli artisti operanti nel Veneto. Sede la Galleria Bevilacqua-La Masa a Venezia.

1982. Invitato alla Prima Biennale Europea di Scultura di Normandia, organizzata dal pittore basco Xavier Oriach, con il patrocinio del ministro della cultura francese Jack Lang. In tale occasione conobbe l’artista belga Guy Backelmans, lo scultore Marcel Gili professore delle belle arti di Parigi, e lo scultore spagnolo Pedro Tramullas. à Ritornò poi a Parigi alla ricerca di altre opere scultoree, pittoriche . Visitò il Museo Rodin, uno dei più grandi scultori del Novecento .

1984. Si instaurò una collaborazione artistica con Roberto Lanaro per la realizzazione di due grandi opere, dando la possibilità a quest’ultimo di farsi conoscere anche in Francia. Lanaro a sua volta gli fece conoscere lo scultore Pino Pin, il quale lo introdusse alle Biennali di Scultura di Piazzola sul Brenta (PD). – Partecipò inoltre alla 2^ Biennale Europea di Normandia.  Ritornò poi a Parigi per la grande mostra dell’Impressionismo Europeo. – Partecipò al concorso “Grand Prize Henry Moore, Hakone open air Museum , Tokio. Superò la prima selezione dalla quale venivano poi scelti i 12 finalisti per la realizzazione delle loro opere. Adriano non rientrò nei 12 finalisti, ma comunque era soddisfatto perché la sua opera era stata esposta in uno dei più grandi musei del mondo dedicato alla scultura contemporanea. –  Poi alla mostra “Costruzione e Metafora” al Castello di Marostica (immagini sottostanti), con la partecipazione anche di Lanaro e di due pittori Attilio Taverna e Paolo Lucato. Tale mostra era stata organizzata da Giorgio Segato critico padovano. Segato indicò ad Adriano la Galleria di Ada Zuino a Milano specializzata solo in scultura, ma non poté realizzare questo contatto perché la gallerista voleva una copia delle opere già acquistate dal Prof. Fraccaro.

Venne invitato a Castellanza (Varese) dalla Fondazione Pagani, uno dei più grandi musei di scultura all’aperto con catalogo delle opere esposte. – Successivamente invitato dalla galleria “Il Fioretto” di Padova ad una collettiva. Era questo il periodo delle opere in legno pregiato. – Sempre nel 1984 Adriano fece conoscenza e amicizia con Odino Bacchin grande pittore (che in quel periodo però si occupava di tessitura) artista di grande impatto ma anche di grande fragilità emotiva con una sua tragica fine. – In questo intenso anno cambiò lavoro: lasciò lo studio di architettura essendo stato assunto, per concorso, al Museo di Bassano d. G.. Proseguì a fare mostre, a studiare, a viaggiare ancora a Parigi.

1985. E’ stato il periodo della Toscana per i suoi musei (Firenze, gli Uffici) come pure Volterra (museo etrusco).  – Partecipò per la prima volta al Salon de Mai al Grand Palais di Parigi, (immagine sottostante) (vi parteciperà anche nel 1986, 1987, e 1988).

–  Qui conobbe il pittore cinetico sudamericano Garcia Rossi che lo introdusse al Salone Grand et Jeune d’Aujourd’hui dove esporrà nel 1988.  – A Parigi incontrò amici e amiche e continuò la sua esplorazione culturale (vi soggiornò 15 gg!). – Partecipò poi alla Mostra Internazionale di Scultura e Architettura contemporanea in legno presso l’Art Gallery di Sloveni Gradec, allora in Jugoslavia.  – Conobbe Orfeo Vangelista, un grande personaggio, capo partigiano durante la guerra, amico di suo padre. Vangelista segnalò Adriano al suo grande amico Mario De Micheli, uno dei più grandi storici dell’arte del ‘9oo, il cui libro “Le Avanguardie Artistiche del ‘900” era diventato un testo di studio all’Università.  – De Micheli invitò Adriano alla Prima Biennale di Scultura Contemporanea ad Asti con scultori di fama internazionale, quali Floriano Bodini, Pietro Cascella, Giacomo Manzù, Giò Pomodoro, e Francesco Somaini e altri.  – Invitato al Salone Réalités Nouvelles al Grand Palais di Parigi. Questa manifestazione ai suoi albori era denominata “Abstraction et Creation”. Sarà invitato anche nel 1987, nel 1988, nel 1990 e nel 1991.

1987. Invitato al Salone Réalités Nouvelles al Grand Palais di Parigi. – Invitato poi  a rappresentare l’Italia al Simposio Internazionale di Maubeuge (nord-est della Francia) come gli aveva annunciato l’anno precedente Gregory Anachtov quando si incontrarono in Francia. Lo scopo era quello di realizzare in città un museo diffuso con le opere di vari artisti. Ad Adriano gli venne assegnata una piazza della città. Realizzò un’opera dal titolo “Macchina Immaginaria”. (immagini sottostanti) 

1988. Partecipazione a Salone Réalités Nouvelles al Grand Palais di Parigi

1989. Due grandi sculture per la Neon Bassano dal titolo “Verso il cielo” collocata davanti agli Uffici aziendali; “Sfera imprigionata” presso la Biblos di Cittadella, scultura scambiata con la stampa della sua monografia.

1990. Partecipazione al Salone Réalités Nouvelles al Grand Palais di Parigi.(immagine sottostante Adriano in perfetto stile d’artista, fotografia di Lino Manfrotto)

1991. Partecipazione al Salone Réalité Noouvelles al Grand Palais di Parigi.(immagine sottostante).Mostra Personale alla Galleria 8+1 di Mestre con uno scritto di Paola Marini allora direttore del Museo Civico di Bassano del G.(immagine sottostante).1992. Simposio “La Pietra e il Mare” a Riccione. Progettò una grande scultura di tre metri cubi in marmo travertino di Tivoli, dal titolo “Il sole è entrato nella stanza”. Nell’esecuzione stava quasi per segarsi un braccio!  – Conobbe lo scultore giapponese Minamoto. (immagine sottostante Adriano in lavoro)Presso la fonderia Gomiero di Sant’Eulalia iniziò con l’aiuto del cugino Diego, la costruzione di due grandi sculture in acciaio Corten, aumentando così le opere che dovevano dialogare tra architettura e paesaggio: “Forze Contrapposte” nel giardino di Villa di Gomiero a San Giorgio alle Acque di Bassano d.G.; e “Attraverso” nel piazzale di Barth Italiana a Bassano, unica scultura per esterno trattata con colore in carrozzeria.  –  Su commissione dell’architetto Dante Andretta eseguì un intervento nel Cimitero di Onara di Tombolo con una Croce Tau. –  Alla fine di questo 1992 Adriano ebbe un crollo psico-fisico. Ci volle del tempo per ritornare alle precedenti energie.

1993. Nuovamente a Riccione.  – Poi avrebbe avuto bisogno di un periodo di riposo, ma non fu possibile perché vi era in corso l’allestimento della Mostra Internazionale su Jacopo dal Ponte detto il Bassano. Dovette essere presente in Museo per i tre mesi della mostra.  –  Nonostante il lavoro e annessi, quando poteva, lavorava alla realizzazione della sua opera più importante “Ali sull’Acqua”: una scultura-fontana in movimento realizzata in acciaio e rivestita di lastre di rame, mossa al suo interno da un complesso sistema idraulico. Si trattava di un elemento lungo 9 metri montato sopra una vasca di cemento-plastico rivestito di marmo, lungo a sua volta 20 metri. Si trova anche oggi di fronte ai magazzini FRABO a Carmignano di Brenta. –  Vennero scelti 799 artisti su 1800 che presentarono il loro dossier per la pubblicazione “Storia dell’Arte del ‘9oo per generazioni” curata dal critico d’arte di Roma Giorgio Di Genova, pubblicata dalla casa editrice BORA di Bologna (vedi sotto). Fu inserito nel primo e anche nel secondo tomo con la scultura “Ali sull’acqua” scultura fontana in movimento.

1995. Alla mostra curata da Carla Chiara Frigo presentò “Tra cielo e Terra”, otto elementi, ispirandosi ad un giardino legato alla filosofia Zen, essendosi appassionato a questa “filosofia” seguendo i discepoli di Lao.Tze . –  Questa opera “Otto Elementi” si differenziava dalla maggior parte delle opere precedenti in quanto in questa installazione lo scopo principale era quello di creare uno spazio mistico che invitasse alla meditazione.

1995 – 2000. Adriano e i mobili impossibili, siano essi le sedie impossibili, gli “anti-tavoli” e “i letti del disamore” e “gli armadi incontenibili”. Gli antitavoli presentano facce che negano la continuità e l’intima coerenza di volume e di spazio. –  Questi mobili tuttavia non sono oggetti inutili. Rappresentano piuttosto lo scontro dell’immaginazione con la realtà, cioè l’ironia del quotidiano.

2001. “OBLIO” il libro d’artista, costruito nella fabbrica di carta riciclata “Arbos”. –  Scrive Bergozzza:  “Il mio libro è stato un progetto molto laborioso; ma alla fine sono rimasto soddisfatto del risultato. Come già detto, il titolo era “Oblio”, suggeritomi dalla frase di Cartesio: «Una volta nella vita occorre disfarsi di tutte le opinioni apprese e ricostruire completamente dalle fondamenta il sistema delle proprie conoscenze» Il mio libro aveva un doppio dorso in legno, rivestito di carta nera da un lato e di carta bianca dall’altro. Al centro delle due facce un’anima rigida di cartone. Nelle pagine interne erano stampati una serie di collage che avevo realizzato l’anno prima perché, dovendo, grazie al mio lavoro, fotografare molto materiale del museo di Bassano, avevo scoperto Collaert, un incisore le cui composizioni erano di animali visti in primo piano – pesci, uccelli, coccodrilli –, sullo sfondo di paesaggi fiamminghi. Immagini surreali per il suo tempo, che mi hanno talmente preso e incuriosito, che ho chiesto il permesso di fotografarle anche per me. Una sera, a casa, ho tagliato le foto delle mie sculture in terracotta e le foto delle stampe di Collaert, facendo delle intersecazioni tra il suo lavoro e il mio. A quel tempo io conoscevo solo il suo cognome, ma una sera d’inverno, mentre ero al lavoro nel creare intersecazioni, ho guardato con attenzione, munito di una lente, la sua firma ed ho scoperto con mio grande stupore che anche lui si chiamava Adriano: Adrian Collaert. L’analogia dei nomi mi ha fato pensare che la mia scelta non fosse stata del tutto casuale e che l’inconscio mi aveva guidato verso questo curioso autore.”

2013 – il suo atelier in Terraglio

Adriano Bergozza fotografato da Luciano Svegliado (2015)

2015-2021. Biennale di Scultura all’aperto nella sede di Villa Contarini di Piazzola sul Brenta (2015-2017-2019. Il primo anno espose due sculture sospese sull’acqua di uno dei canali di fronte alla Villa. Negli anni successivi sul prato antistante la Villa, sullo sfondo della sua grandiosa facciata cinquecentesca. L’ultima delle Biennali. – Partecipazione a Mostre di Libri d’artista, l’arte da leggere con “OBLIO”.  2019, giugno-ottobre, al Castello Svevo di Bari;  2019 novembre-dicembre, al Castello Copertino di Lecce ;  2021 giugno–ottobre al Museo Boncompagni Ludovisi di Roma.

****** Prima di chiudere questa biografia, Adriano mi ha inviato una interessante sintesi della sua vita artistica. “Dopo essermi diplomato all’Istituto d’Arte di Nove con i grandi maestri della ceramica,  ho frequentato un anno l’Accademia di Belle Arti di Venezia con lo scultore Alberto Viani e poi , più avanti,  come studente lavoratore, due anni con Gianfranco Tramontin. Poi per vivere ho dovuto fare altri lavori anche se creativi come in uno studio di architettura e poi come fotografo nel museo della mia città. Per restare totalmente  libero, non sono entrato nel mercato dell’arte. Ho  continuato la mia ricerca sulla forma autofinanziandomi e facendo molti scambi,: ad esempio per esporre ai saloni storici al Grand Palais a Parigi davo delle sculture in cambio dei trasporti. Poi, per le grandi sculture all’esterno,  proponevo ad una ditta di costruire nella loro officina due pezzi diversi, uno lo esponevamo nel loro giardino e uno lo usavo per le mostre. L’ultimo scambio l’ho fatto con la mia monografia. Diciamo in sintesi che oltre ad inventare le forme, ho anche dovuto inventarmi una strategia per poter continuare la mia ricerca. La stessa cosa per l’atelier: ne ho uno piccolissimo a casa mia. Gli altri , e sono parecchi,  li ho avuti in cambio dei miei lavori. Per citarli in ordine cronologico: una casa vecchia in centro a Valstagna che dividevo con un pittore e un fotografo; una vecchia casa in centro a Borso del Grappa che era stata del pittore Il Moro;  l’ex fabbrica di biciclette a Bassano del Grappa della  Wilier Triestina; una casa colonica vicino ai Gesuiti dove viveva una cantante lirica della Scala di Milano, e, da ultimo , uno studio di un architetto in Terraglio che aveva chiuso l’attività.”

Termino questa biografia con una frase molto significativa di Adriano:  ” La mia ricerca è stata un modo continuo e insistito, quasi caparbio, di riappropriarmi della magia della vita, volente o nolente”.

Seguono due “”scritti ” del famoso critico d’arte

********pubblicato aggiornato il 06-03-2024

 

 

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