BONATO RAFFAELLO “SORIO”
L’ARTE CERAMICA
I CUCHI DELLA “PISSOTTA” dei REMONDINI
PARTE PRIMA
LA PISSOTTA
L’origine della Pissotta non è conosciuta. Di certo l’idea di questo gioco si trova stampata su un foglio ritrovato a Roma datato alla metà del Cinquecento. Sono i Remondini che nel 1700 realizzano in xilografia presso la loro stamperia di Bassano questo antico gioco e lo diffondono in mezzo mondo chiamandolo “Nuovo e dilettevole gioco romano”. La Pissotta precede un altro famoso gioco da tavolo, cioè la “Tombola”. Anzi esso stesso è una tombola con 64 figure al posto dei 90 numeri.
Una volta si giocava alla Pissotta prevalentemente nei “Filò” invernali , cioè quando alla sera ci si trovava nelle stalle o attorno ad un focolare. Ad ogni numero dei 64 corrisponde una figura simbolo, che tutti alla “chiamata” potevano riconoscere facilmente, compresi i bambini e gli analfabeti. Le 64 figure comprendono infatti figure allegoriche, astronomiche, lavorative, figure di attrezzi da lavoro, animali, frutta e altro., facenti parte di quella società prevalentemente agricola.
Sul termine “pissotta” ci sono varie versioni, ma la versione più credibile è quella di “Persona fortunata” o “Culattona”. (Anche oggi chi è fortunato si dice che ha un gran culo!).
Nelle stalle dove si tenevano questi “Filò”, arrivavano i vicini di casa che si portavano dietro la loro carega (sedia) e qualcosa da mangiare assieme (castagne, patate dolci soprattutto) e insieme nel tepore della stalla passavano col gioco le lunghe serate invernali. Le varie figure, ritagliate dalla carta stampata del gioco, venivano incollate con della colla fatta in casa a dei dischi di legno ottenuti segando a fettine un vecchio manico di scopa e quindi messi in un sacco, dal quale il capofamiglia ne estraeva uno alla volta. All’inizio del gioco si “compravano” delle cartelle che contenevano otto figure numerate. Il ricavato delle cartelle (in genere cose semplici e quasi sempre in natura) rappresentava il premio di chi vinceva. Le figure estratte venivano posizionate in un grande cartellone nel loro posto in modo che tutti potevano vederle e controllarle. Quando la figura estratta era presente nella propria cartella si segnalava quel posto con semi di zucca o con grani di mais o altro. Vinceva chi per primo riempiva la cartella con le otto figure presenti.
Le varie figure hanno ciascuna un proprio nome che a seconda dello scorrere del tempo o delle zone geografiche o lo hanno mantenuto oppure lo hanno modificato o specificato. Per questo motivo la descrizione della figura può essere accompagnata da più attribuzioni.
Questo è il tabellone originale elaborato dalla stamperia Editrice Grafiche Tassotti di Bassano del Grappa.
I CUCHI
Per quanto riguarda il cucco riprendo una piacevole disamina da internet : www.ceramics.it/cucchi/racc.html
Il cucco è probabilmente il primo giocattolo sonoro dell’antichità; la sua origine si perde nella notte dei tempi; lo si trova nelle civiltà più remote, in forme di animali e umane; frutto di ingegnosità e fantasia dei primi plasmatori della nostra madre creta, mezzo espressivo universale, che lo stesso Creatore ha usato per modellare padre Adamo.
Più vicino a noi, il cucco era umile, variopinto giocattolo dei bimbi poveri; si comprava nelle bancarelle delle sagre paesane. Bei tempi, quando in queste sagre di paese il “moroso” donava il cucco alla “morosa” come pegno d’amore e la “morosa” era felice di suonarlo!
Il cucco raffigurava normalmente un uccello, il cuculo, del quale imita il canto. Famoso il cucco, con a cavalcioni un napoleonico: ha origine dall’arguto risentimento dei ceramisti novesi verso Napoleone, le cui truppe, nella battaglia di Nove, hanno infierito ai Novesi, violenze, rapine, distruzioni; innocua vendetta ma significativa: I cuccaroli Novesi hanno disarcionato Napoleone dal suo superbo destriero e lo hanno relegato a cavallo di un cucco, quasi profeti del suo destino!
E’ provato che il cucco, oltre che a portafortuna ha poteri magici. Nei momenti di malinconia, convogliando i sospiri attraverso il cucco, ne uscirà un magico suono distensivo che evocherà il canto del cuculo, nei boschi, alla incipiente primavera; richiamo infallibile di amore e di giovinezza! E’ consiglio, pertanto, di tenere il cucco come soprammobile, sul comodino, sempre a portata di mano; il suo suono avrà un potere afrodisiaco tanto spinto che capiterà sovente un alternarsi di reciproche domande: “Amore mio, hai suonato”?!?.
Cucchi e arcicucchi
Un tempo, i piccoli “cucchi” delle Nove emigravano verso le città ed i paesi, nel Veneto e altrove, verso le sagre e le feste popolari quando suonava “l’appello della primavera”. Ne rappresentavano l’antico e moralissimo simbolo: il simbolo del risveglio della natura e delle speranze dell’uomo. Furono il divertimento delle genti semplici e dei bambini, il pretesto per proverbiali, e, qualche volta, pesanti motti di spirito. Sembra quasi certo che il “cucco” tradizionale (quello “del soldato”) sia apparso in epoca napoleonica: l’ornamento a carattere popolaresco steso a pennellate di vivaci colori e la forma di esso (e di altri più semplici) si ripetono fino ai giorni nostri. La stilizzazione dell’uccellino sembra dovuta non solo a ragioni di moda o di gusto, ma anche alla necessità di giungere con il minimo di complicazioni nel lavoro al risultato essenziale. Il lavoro si eseguiva tutto a mano. L'”arcicucco”, in forme, dimensioni e colori appropriati al nostro tempo, riprende il tema per un giusto ed essenziale omaggio alla viva tradizione della nostra Terra Veneta. L'”arcicucco” è invenzione nuova ed ha, fra l’altro, lo scopo di richiamare l’attenzione su queste umili e belle manifestazioni di poesia ceramica. Gli “arcicucchi” partono da un’altezza di 25-30 centimetri e acquistano forma a seconda degli estri e degli umori che svariano nel nostro attuale mondo…
I CUCCHI DI BONATO RAFFAELLO “SORIO”
Bonato Raffaello “Sorio” prendendo spunto dalla suddetta opera remondiniana ha realizzato le varie figure modellandole, in modo straordinario e spettacolare, con la semplice argilla poi cotta a 960 gradi. Tali opere sono di grandi dimensioni con la caratteristica di essere tutte degli oggetti pluri-fischianti, creando in ciascuno dei 64 oggetti un arcicucco.
A ciascuna figura poi l’artista novese ha collegato un detto o un proverbio che imparò dalle stampe “picae nea stala”.
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Mi sono avvalso principalmente delle seguenti pubblicazioni oltre al testo scritto dallo stesso Bonato Raffaello “Sorio” (La Pissota che vive, un zugo poetico tra le vossi dei simboli, edito da Grafiche Novesi, 1992)
Dizionario vicentino-italiano, di Luigi Pajello, Arnaldo Forni Editore, 1979 (Ristampa anastatica del 1896)
Dizionario del dialetto veneziano, di Giuseppe Boerio, Andrea Santini e Figlio, Venezia, 1829
I Remondini. Mostra dei Remondini calcografi stampatori bassanesi, a cura di gino barioli, Stamperia Vicenzi, 1958
La Pissota rivive a Nove, di Mario Bozzetto, Grafiche Novesi, 2005
I libri da risma. Catalogo delle edizioni Remondini a larga diffusione (1650-1850) di Laura Carnelos – Franco Angeli, Milano, 2008
Remondini, Un editore del Settecento, a cura di Mario Infelise e Paola Marini, Electa, Milano, 1990
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01 – EL MONDO – IL MONDO – 27 x22 cm di diametro
Al fin del mondo ogn’un punito sia, con fiamma eterna d’ogni opra ria!
02 – EL SOE – IL SOLE – 22x12x20 cm
El sòe che impissa con la so luce el giorno scaccia la notte e fa contento el mondo!
03 – ‘A LUNA – LA LUNA – 20×15 cm di diametro
La luna congiunge con le sue gran nottate, autunno, inverno, primavera, estate!
04 – E STÈE, LE SETE STEE – LE STELLE – 20x35x20 cm
Ghe xe più stèe in ceo, che oci in tera che varda alto!
05 – L’AMOR, CUPIDO – CUPIDO – 17x 15 cm di diametro
Da amor fuggir non vale, amante ferito da mio strale!
06 – ‘A MORTE – LA MORTE – 26x22x27 cm
La morte xe un punto fermo, dove finisce la superbia umana!
07 – E SPADE – LE SPADE – 24x 27 cm di diametro
Chi de spada ferisce, de spada perisce!
08 – EL MARTÈO – IL MARTELLO – 19x38x17 cm
Ogni martèo ga el so manego, come ogni fiore e frutto!
09 – EL PANETO, EL PAN – IL PANE – 15x29x22 cm
Quando ghe xe pan in credensa, la famèia no cria!
10 – EL PORTAZERLA – INDIVIDUO CON LA ZERLA DIETRO LE SPALLE PER IL TRASPORTO DI MATERIALI O COSE – 26x24x19 cm –
Par el portazèrla, el peso no se stufa mai!
11 – ‘ A BOSSA, EL VASO – LA BOTTIGLIA, IL VASO – 26x21x18 cm
La bocca del vaso non domanda, par chi xe sti fiori!
12 – ‘A CAROSSA – LA CARROZZA – 21x30x20 cm
Anca se ve’ a spasso in carossa, de serto non tornerè migliori!
13 – L’OSEO – L’UCCELLO – 23,5x30x19 cm
I osei bragaroi, se rangia a magnare da soi!
14 – EL PALASSO – IL PALAZZO – 24x29x20 cm
Anca i palassi con le porte de bronzo se verse coa ciave de oro!
15 – EL TEMPO – LA CLESSIDRA – 26,5×23,5×20 cm
Chi ga tempo, non aspete tempo!
16 – EL TAMBURO – IL TAMBURO – 19,5 x 22 cm di diametro
El tamburo dela guerra ciama la morte!
17 – EL CAN – IL CANE – 20x27x20 cm
Can che sbàja no morsega!
18 – EL CAPÈO – IL CAPPELLO – 16x28x32 cm –
El capèo conta, de chi lo porta in testa!
19 – EL FARÀE – IL LUME, IL FANALE, LA LANTERNA – 30x25x19 cm
El faràe no serve ai orbi!
20 – L’OSSO – L’OSSO – 11x25x19 cm
O te magni sto osso, o te salti sto fosso!
21 – L’ANÈO – L’ANELLO – 22x 22 cm di diametro
Chi conseguir desìa anello e palma, si doni al suo ben capo e alma!
22 – L’OCA – L’OCA – 12,5x28x18 cm
L’oca se pela na pena ala volta, come la vita!
23 – EL SALTAFOSSI – IL SALTAFOSSI, SALTA RUSCELLI – 23,5x25x22 cm
El saltafossi corre e salta, ma quando vien sera el se rabalta!
24 – EL GAMBARO – IL GAMBERO – 16x22x25 cm
Quando non ghe xe pì gambari, xe bone anca e sate!
25 – ‘A CAPA, LA CONCHIGLIA – LA CONCHIGLIA – 13,5x27x19 cm
La capa, par quanto che la se lave, la spussa sempre de freschin!
26 – EL GRASPO, EL GRASPO DE UA – IL GRAPPOLO D’UVA- 16x28x17 cm
A ottobre, el graspo nel tino paga e fadighe al contadino!
27 – L’ALBARO – L’ALBERO – 28x26x21 cm
Le bufere grande, rabalta anche i alberi grossi!
28 – ‘A GAÎNA – LA GALLINA – 15x22x19 cm
Gaìna vecia fa bon brodo!
29 – EL PONTE DEI PUGNI – IL PONTE DEI PUGNI DI VENZIA – 20x29x29 cm
Mejo passàr da un ponte streto, che traversar l’acqua in sàte, esser costretto!
30 – EL PESSE, EL PESSEDRAGO – IL PESCE , L’IPPOCAMPO – 20x33x18 cm
Chi dorme, no ciapa el pesse!
31 – ‘A NAVE – IL VASCELLO, LA NAVE – 33x18x28 cm
Quando el bastimento naviga ogni bauco lo para!
32 – LA FORTUNA PISSOTTA – LA FORTUNA , LA SIRENA – 32,5x29x18 cm
A chi nasse fortunà, ghe piove soldi, anca stando sentà!
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