LA CERAMICA di MARIO POZZA
PER COMPRENDERE
Commento di Piergiuseppe Zanolli, da “ MARIO POZZA. Il mio colore – la pittura, la ceramica, la poesia”– Estrosprint, Belvedere di Tezze, 2011.
“Nell’opera di Mario prevale il suo istinto pittorico, ma pure d’un ceramista d’alto profilo interessato soprattutto all’aspetto cromatico-decorativo che la lavorazione dell’argilla generalmente comprende e che da decenni, grazie anche agli apporti ricevuti da celebri artisti: Picasso, Fontana, Martini, Leoncillo, ecc. è stata sdoganata dalla concezione di arte minore.
Questo artista marosticense, essenzialmente autodidatta, cresciuto nella temperie estetica della ricerca del nuovo, giovane, ha incrociato il clima della palestra professionale ceramistica della nostra zona, allora molto fiorente.
Dapprima ha frequentato la scuola d’Avviamento del suo comune, dove è d’obbligo pensarlo atto al disegno e all’arte, poi ha continuato, in ore serali, la “ Regia Scuola di Disegno “ novese negli anni dei direttori Dazzi, Calò e Parini, dove al ramo ceramico pittorico presiedeva il professor Giovanni Petucco, fresco di studi veneziani.
Nel contempo lavorava anche alla fabbrica“ Le Torri “ sita entro le mura scaligere, con valenti ceramisti, tra cui “Mede” Primon, Renzo Zanini, Domenico Pivato, Alcibiade Gastaldello e , per breve tempo Mario Venzo (Fratel Venzo), tutte figure stimolanti per giovani portati ad operare oltre il senso della routine.
Dal 1948 trascorrerà diversi anni alla Zen di Nove, distinguendosi nella produzione alta e rafforzando rapporti con l’ambiente che sempre l’accompagneranno. Ma il fatto professionalmente centrale sarà in qualità di imprenditore ceramico all’Alcyone di Marostica, dal 1954 al 1987, con Luigi Carron e Ferruccio Costacurta, assumendone all’interno la responsabilità della parte pittorica; comunque pur addentro ad una realtà economico produttiva ha trovato spazi per approfondire una sua ricerca concretizzata in tanti lavori d’elevato livello, non tralasciando particolari intuizioni artistiche a tutto campo con esposizioni, concorsi, leggendo, insegnando, aggiornandosi con passione e tenacia senza mai porsi nell’ottica del ripetitivo.
Da autodidatta impegnato ha continuato ad affinare le sue esperienze passo dopo passo confrontandosi con il mondo dell’arte in modo aggiornato dando ascolto alle sue emozioni vissute anche come esigenza di comunicare.
Entrando nel merito delle sue opere ceramiche, egli ha considerato pure la parte plastica, ma preponderante è il versante del colore calibrato verso un’espressività tesa al lirismo, al superamento dell’oggettivo e direzionata alla stilizzazione “ lirico sintetica “ come osserva il professore Lorenzo Bertolin, fino a pervenire all’astrazione e all’informale.
Non ha però disdegnato le sue radici, che riaffiorano più volte nell’interpretazione della grande stagione dei Viero, dell’Antonibon, della “Barettoni “, della Zen, soprattutto nella produzione di fabbrica, legata ad esigenze di mercato, dove ugualmente dispiegava le sue doti e la sua duttilità, filtrata dalla sua personalità; non poteva non considerare ciò, inoltre riusciva a disimpegnarsi in vari generi, non alieno a confronti che ugualmente lo stimolavano.
In sostanza aveva le capacità del buon maestro antico ma puntava ad espressività moderne dove si orientava con reale interesse perché le percepiva, non come fuga per tema d’affrontare stilemi del passato di cui stanno scemando oggi, a livello generale, ma con la capacità di continuarne i valori.
Persona gentile, mai invadente, dimostrava interesse a scavare anche d’istinto, agiva con aperture proponendo le sue riflessioni con linguaggi diversi: poesia, pittura, grafica, incisione ecc., con contatti che poi gli davano consapevolezze.
Il suo essere stato ceramista, a livello critico è il dato meno conosciuto, anche perché il meno esibito in esposizioni, se non in questi ultimi anni, ma a ben osservare Mario metteva lo stesso impegno e le stesse capacità di quanto fatto con l’olio, l’incisione, l’acquerello, la poesia; l’anima pulsante era sempre quella.
La ceramica gli ha offerto una diversa superficie per dialogare, generalmente con grandi scudi tondi, forme a mandorla, portaombrelli, vasi, piastre, tutto con superfici lisce per dare massimo campo al suo linguaggio che vi apponeva stupende ed eleganti composizioni floreali, nature morte, soggetti marosticensi di cui è stato attento ed ispirato cantore, paesaggi, motivi decorativi, figure umane, animali, allegorie, astrazioni e visioni informali con colori squillanti, tipici del suo linguaggio maturo.
Egli sapeva esprimersi con esattezza controllata o quasi con concitazione e gestualità.
Si intravedono nelle sue scelte echi liberty, dinamismi quasi futuristi, sperimentazioni sceniche, movimenti di piani, contrapposizioni di complementari, tempi artistici vari con ricordi diversi: Carrà, Morandi, Petucco, Fratel Venzo o altri, ma tutto meditato e rifluito secondo il suo particolare stile.
Rammento con lui considerazioni sull’arte, valutazioni su quanto visto nelle mostre o enunciato su libri, su quanto facevamo entrambi, ed era sempre piacevole anche parlare di ceramica che egli dipingeva quasi sempre “ biscotta “ per la maggiore stabilità offerta a linee e colori, ma operava volentieri anche su maiolica o con smalti vari, pur se questi, spesso, presentano variazioni, attraverso l’azione del fuoco, rispetto a quanto atteso, ma sono più idonei a risultati dai toni accesi, mentre le tinte nei colori a gran fuoco, poi ricoperti di verina, sono di gran lunga più controllabili e prevedibili.
Nelle pitture ceramiche più personali ha compiuto un percorso analogo a quello su tela o altre esperienze visive, vi si riscontrano sintonie tematiche, risultati apparentati pur nell’ovvia differenziazione data da medium diversi, e poi sappiamo che il disegno, col quale si fissano le prime intuizioni, sempre appassionatamente da egli curato con competenza, è propedeutico a tutto il campo delle espressioni visive che lasciano tracce plastiche o pittorico-grafiche fatte con qualsiasi mezzo e tecnica, e ciò è particolarmente riscontrabile in Mario”.
ALCUNE OPERE
fiori, 80 cm, 1983
merletto di fiandra, 60 cm, 1984
fiori, 80 cm, 1986
frutta, 80 cm, 1988
omaggio a Tiepolo, 80 cm, 1991
natura morta, 80 cm, 1993
rosone, 60 cm, 1994
pappagallo, 46 cm, 2000
cavaliere con lancia, 80 cm, 2001
scacchi, 80 cm, 2001
separazione, 60 cm, 2002
geometrie, 70 cm, 2002
movimento, 70 cm, 2002
astrazione, 41 cm, 2002
fiori, 40 cm, sd
fiori, vaso a tubo, 80×40 cm, 1998
doppia coppia di piatti ovali decorativi, 68×29 cm , sd