I DISEGNI DI MARIO POZZA
PER COMPRENDERE
Commento di Liliana Contin, da “ IL MIO COLORE” PERCORSI “di Mario Pozza – Estrosprint, Belvedere di Tezze, marzo 2003
“Tutta l’opera di Mario Pozza vibra di profonda commozione e, al contempo, si rivela impregnata di una perfezione tecnica, costantemente inseguita e sperimentata con lucida razionalità. Tuttavia non era tanto il virtuosismo a interessarlo, bensì il preciso desiderio di esprimere, attraverso lo strumento ed il mestiere, l’altrettanto complesso e stratificato afflato interiore. Siano, dunque, disegni o incisioni, il tratto centrale, affiorante dalla sua mano e dalla sua sensibilità risulta quello di un racconto che indaga nel finito l’evocazione dell’infinito.
Ricercatore di poesia, Mario ha scavato nelle cose ed in se stesso per trovarne la chiave segreta, svelata nelle sue pagine da un’eloquenza e da una sonorità visibile.
Nei disegni si riscontra una notevole forza volumetrica, un segno palpabile che esprime passioni e stati emotivi umani. Così anche se non esteriorizzata c’è spesso, sotto sotto, la volontà di richiamare il colore, ma senza tradurlo, perché il colore reale distruggerebbe quel mondo spirituale che il disegno, unico tra le arti, ha in comune con l’arte e con la poesia.
Vista la versatilità e la curiosità sperimentale, la ricerca non poteva limitarsi solo al rigore sintetico del bianco e nero, egli interviene, infatti, in modo che il segno grafico inciso si arricchisca di nuove valenze pittoriche con una materia di alta densità quasi magnetica e tattile.. La contaminazione tra le varie materie continua ad essere una connotazione del suo lavoro, che, nel complesso, va ancora precisato sul piano di una più chiara riconoscibilità.
Nelle sue opere il segno grafico, uno dei più immediati mezzi di comunicazione, esprimeva la fisionomia degli oggetti, l’aspetto delle cose viste o immaginate in modo del tutto personale, sia nella forma essenziale dello schizzo che in quella compiuta ed elaborata del disegno.
Per lui il rapporto tra disegno ed oggetto non era scientifico ed obiettivo, ma soggettivo, e, soprattutto, creativo. Non bisogna dimenticare che il disegno è tutto ciò ed è altro: sia esso tracciato con la matita, con i pastelli, col carboncino, con la penna e gli inchiostri, con il pennello ed i colori, secondo la tecnica suggerita dall’argomento, dal tono, dal momento, l’arte grafica sollecita maggiormente l’immaginazione e fissa anche un solo attimo d’ispirazione.
Più di ogni altra tecnica visiva, il segno degli artisti rivela l’individualità e la genialità dell’autore, ed anche nel disegno Mario Pozza si è espresso con un segno tutto personale, traducendo, ancora una volta, sulla carta le sue emozioni ed il suo modo di vedere la realtà.
Disegnare voleva dire, innanzitutto, “vedere” e “capire” se stesso ed il mondo che era intorno a lui, cioè scoprire il proprio mondo attraverso la realtà esterna o semplicemente “guardare”, guardarsi dentro e riconoscersi.Anche per lui, come per gran parte degli artisti del presente e del passato, “disegnare” non significava tanto “cercare” quanto “trovare” e questo vale non solo per chi disegna, ma anche per chi guarda l’immagine prodotta, partecipando al fatto creativo, al momento dello“ scatto” e nell’immediatezza, elementi propri ed essenziali del disegno.
Il disegno ha sempre rappresentato una condizione fondamentale dell’impulso artistico, è proprio esso a fornirci la chiave di lettura dei grandi cambiamenti avvenuti più di recente nella storia dell’arte: dal modo in cui gli artisti se ne sono serviti, soprattutto all’inizio del Novecento, è possibile cogliere i termini della rivoluzione dell’arte contemporanea. Il disegno, insieme al colore e all’invenzione, serviva, attraverso l’applicazione di specifici canoni compositivi e regole ben codificate, alla piena realizzazione della bellezza ideale. Lo dichiarò Winckelmann nella sua Storia dell’arte nell’antichità (1764), poi è stato precisato da Anton Raphael Mengs ne Le Opere (1787), in cui suggeriva, addirittura, tra i metodi compositivi consigliati agli artisti e agli “intendenti”, l’uso di un disegno definito “geometrico”, basato cioè sulla suddivisione proporzionale della figura da copiare. Accentuando l’aspetto percettivo, il disegno era considerato il mezzo più immediato per rendere visivamente e otticamente, in modo adeguato, il reale:
“Questo termine – scrive il teorico inglese Jonathan Richardson in An Essay of the Theory of Painting (1715) – significa talora esprimere i nostri pensieri sulla carta o sua qualche altra cosa di questa natura, per mezzo di forme ottenute con penna, matita, carboncino o altri media similari. Ma più spesso è usato per dare la giusta forma agli oggetti visibili, come appaiono cioè all’occhio…”.
Ciò che segna il radicale cambiamento avvenuto nell’arte allo scorcio del XX secolo, nel passaggio dalla traduzione “percettiva” della realtà e alla sua “interpretazione”, è proprio un modo diverso di intendere il ruolo del disegno, che passa dalla funzione imitativa a quella di libertà espressiva. In Argomenti del nostro tempo. Cultura e arte nel XX secolo, Ernst Gombrich afferma che il “gesto creativo del XX secolo” supera quello dell’“occhio che osserva”, proprio dell’arte antica, passando attraverso “la mano che controlla” degli impressionisti, fino a esprimersi quale “puro impulso motorio”, che si manifesta, appunto, nel disegno. Così l’artista del XX secolo si è servito del disegno in modo libero e spontaneo senza badare a schemi e consuetudini, al di fuori delle convenzioni, dell’abilità acquisita o dell’esercizio. Ne è un esempio significativo il caso di Picasso, che non solo ha dimostrato che “un’immagine può essere completamente sbagliata e allo stesso tempo indiscutibilmente vera”, così nei documentari che lo ritraevano al lavoro non si risparmiava dal mostrare le sue debolezze e i suoi ripensamenti nel corso dell’esecuzione dell’opera.
I disegni di Mario Pozza possono leggersi come variazioni su un tema unico, sebbene i singoli elementi rappresentati rimandino espressamente a riferimenti specifici, quasi a voler comunicare un segreto, un significato, non contentandosi d’intrattenere con il solo pregio estetico. Questo procedimento di decodificazione è simile proprio a quello che s’innesca davanti ad un testo poetico, e Mario era anche poeta. Nelle sue opere grafiche gli elementi, colti nella loro singolarità, tessono una coesione funzionale all’equilibrio narrativo, in cui si coglie un insieme di dati emozionali che si riallaccia ora alla contemporaneità ora alla memoria, transitando, come in un percorso diagonale, tra diverse esperienze creative.
Con un’intuizione che il poeta-artista poteva realizzare solo dopo averla percepita, Pozza riusciva a coniugare forma, intesa come struttura mentale, ed emozioni cromatiche (il dato irrazionale e creativo) che si formalizzavano in opere concluse, nelle quali il gesto veloce, divenuto spesso scrittura pittorica, era il segno di una volontà a legare sempre più strettamente la mano che agiva ad una mente che pensava.
Dall’interpretazione di Mario Pozza emerge un uso del disegno non più tradizionalmente concepito bensì un primo passo di un progetto più complesso, un abbozzo di un’opera che trovava compiutezza solo successivamente e mediante l’impiego di altre tecniche; si evidenzia chiaramente un intento progettuale che assume una dimensione “altra”, oltrepassando qualsiasi struttura gerarchica ed inserendosi in una realtà in cui ogni linguaggio dialoga con gli altri, valorizzando le proprie peculiarità.Disegno, dunque, usato come materia prima e capace di instaurare con lo spettatore un intimo rapporto dialogico fatto di accenni narrativi, sfide e sensazioni. Immagini suggestive, quelle che emergono, a volte ironiche, a volte provocatorie, ma portatrici di un medesimo significato, fonte di comunicazione diretta e sufficiente all’emanazione di un messaggio dalla forte emotività, un piano creativo che rimarca un coagulo di energie che non gli è mai mancato e di cui si notano i notevoli risultati“.
OPERE SCELTE
Volto, china, 24×30 cm
Volto, china, 24×30 cm
Volti, china, 24×30 cm
Madonna, china, 35×50 cm
Madonna, china, 35×50 cm
Madonna, china, 35×50 cm
Volto, china, 35×50 cm
Fiori, china, 24×30 cm
Rose, china, 35×50 cm
Iris, china, 35×50 cm
Margherite, china, 35×50
Volto, carboncino, 24×32
Volto, carboncino, 35×50
Volto, carboncino, 35×50
Volto, carboncino, 24×32
La gente, disegno a matita
Volto, carboncino, 24×32 cm
Volto, carboncino, 24×32 cm
Volto e natura morta, carboncino, 21×22 cm
Nudo, carboncino, 21×29 cm
Volto, carboncino, 25×32 cm
Cavalli, china, 30×24 cm
Cavalli. china, 30×24 cm
Cavalli, china, 50×35 cm
Cavalli, china, 30×24 cm
Spirali, china, 35×50 cm
Cavalli, china, 30×24 cm
Cavallino, china, 24×30 cm
Gallo, china, 35×50 cm
Gallo, china, 35×50 cm
Uccello, china, 30×40 cm
Uccello, china, 30×40 cm
Uccello, china, 30×40 cm
Cavaliere, china, 35×50 cm
Capriccio, china, 35×50 cm
Capriccio, china, 35×50 cm
Capriccio, china, 35×50 cm
Capriccio, china, 35×50 cm
Capriccio, china 35×50 cm