LA POESIA DI MARIO POZZA
a cura di Vasco Bordignon
La poesia per Mario Pozza è stata un importante mezzo che gli ha permesso di trasferire le varie sensazioni, emozioni, intuizioni dal colore alla parola, con grandi risulati.
PER COMPRENDERE di più propongo alcune note di Tranquillo Bertamini espresse in varie occasioni (mostre, presentazione di testi, ecc.) e il commento di Azzolin Ivonita che spazia nell’insieme del poeta e dell’uomo.
Commenti di Tranquillo Bertamini
(in occasione della pubblicazione di alcune raccolte poetiche)
Mario Pozza è stata una persona ricca di interessi e sempre pronta a fare nuove esperienze all’interno di un ampio ventaglio di attività creative: dall’arte pittorica alla poesia. Le sue opere testimoniano un’assoluta interdipendenza tra produzione artistica e letteraria, entrambe rappresentavano per lui un modo per tradurre il proprio mondo interiore, la sua grande dote era la capacità di plasmare in un solo corpo le virtù dell’arte e la somma dialettica della poesia.
Come egli stesso diceva di sé, Mario Pozza é un ‘pittore d’istinto” ormai affermato oltre che un “poeta che si è fatto da sé “. Combinando intimamente questi due diversi generi di applicazione artistica, egli fa “parlare” le immagini con una gamma di graduati cromatismi resa viva da intensa musicalità e da luminosa pregnanza. E proprio in virtù della sua ricca esperienza interdisciplinare, quasi d’istinto egli riesce a sintetizzare il timbro musicale dei versi con il loro grado di scorrevolezza a seconda della tipicità dei suoi stati d’animo e delle situazioni vissute.
La stessa forma parlata del suo verseggiare s’intreccia sempre con il livello di carica interiore man mano che l’artista tende a trasferirsi dal chiuso del campo privato verso una dimensione a respiro universale. Allora la sua poesia fluisce ininterrotta e vibrante come un torrente in piena dal primo all’ultimo verso. [ … ]
Nella loro densità espressiva, sempre incentrata su grossi temi di vita, le poesie di Mario Pozza portano insite delle connotazioni che facilitano – a parer mio – un immediato incontro con i lettori. E mi sembra che tale incontro tenda a concentrarsi attorno a quel doloroso “stato di solitudine” di quanti, oggi, pur rispecchiando in sé e accogliendo con la loro ipersensibilità tutto il mondo circostante, non riescono di fatto a partecipare realmente a nessuno la propria ricchezza interiore. Ma nonostante la difficile comunicazione con questo “imponderabile presente”, caratterizzato da complessità di eventi, caducità di valori e insicurezza di affetti, notiamo che Mario Pozza, superando la barriera della sua sofferta solitudine, rivela sempre nelle sue poesie il coraggio di guardare avanti anche se “l’avvenire brucia gli occhi’”.
Egli passa attraverso la vicenda della poesia odierna senza preoccuparsi della molteplicità dei linguaggi di cui si veste, perché Pozza cerca la sua verità nell’immediato contatto dell’anima con l’ambiente in cui é infissa e in cui si muove alla ricerca di un’efficace e universale comunicazione pertanto anche il linguaggio figurato che dà spessore e densità al suo dire non ha mai carattere scolastico e dotto; neppure è usato come simbolo che rispecchi e adorni le situazioni esistenziali; assume invece la forma di rinforzo espressivo perché dà luce e vigore alle parole che mirano alla nuda confessione dell’anima.
Ognuna delle sue poesie ci dà una rifrazione delle infinite facce del complesso prisma umano: innumerevoli variazioni sullo stesso tema centrale sullo spessore illuminante di alcune immagini fondamentali che, quasi bengala nella notte, illuminano e mettono a fuoco il quotidiano divenire, quel continuo rotolio nella sofferenza che le parole con la loro immediata semplicità cercano appunto di avvicinare, suggerire, fissare per metafora in maniera sempre più penetrante.
Il linguaggio di Mario Pozza è dunque colloquiale, comunicativo, sempre palpitante e lucido, talvolta invocante, alla ricerca di un ubi consistam su cui fondare la speranza e la sicurezza del vivere. Ma le sue parole non vorrebbero mai consumarsi in puri e semplici effetti emozionali o moraleggianti. Anche la versatilità filologico – letteraria interessa relativamente l’autore che non è solo un “pittore d’istinto” ma anche un “poeta fattosi da sé” e che, pertanto, evita per naturale disposizione mentale, le dottrinali elucubrazioni filosofiche come pure la razionali sofisticazioni a livello di soli “addetti ai lavori” per seguire invece processi intuitivi a breve respiro a larga partecipazione [….].
Nel procedere semplice e nudo delle poesia di Mario Pozza, le parole si fanno difesa, vestito, rispecchiamento dell’io interiore e, nello stesso tempo, sono rilevazione del significato che dovrebbe avere una vita ”nuova”. A piccole schegge esplode, con continui balenii, una ricchezza interiore, una disponibilità infinita che si scontra con l’acidità del deserto che ci circonda nel tempo e nello spazio. Per Mario Pozza lo sforzo di significare la “verità” procede in bilico tra illuminazione interiore (il lampo delle immagini) ed efficacia dei sentimenti (il mendicare amore). Si tratta di messaggi che sono proiettati in tutte le direzioni proprio perché l’autore combatte contro la tentazione di chiudersi in se stesso come le foglie della mimosa, anche quando le sue risposte sono fragili e inadeguate di fronte al tragico muro del “qui finisco io” e ”cominci tu” che caratterizza l’esistenza […].
Nella lettura dell’opera ci sembra di percorrere le tappe di un itinerario che confluisce sempre nello steso centro di richiamo, attorno alle stesse stazioni; né c’è mai la parola conclusiva, perché la speranza sopravvive sempre alle provvisorie sconfitte, e nella confusione del mondo, non ci è mai concesso di essere prigionieri.
POESIE SCELTE DAL LIBRO “PERCORSI “ DEL 2003
Luce
Una luce cercata, attesa, trovata,
una piccola grande storia.
Ogni evento lascia una traccia
e qualcosa in cui credere.
Una lunga parentesi,
la stessa sintonia,
la mia paura
un meccanismo da rivedere.
Ustionato dalla tua carica vitale,
ma non ti porterò malesseri.
Continuerò ad essere
un arlecchino del mio tempo
che cerca costantemente qualcosa,
forse la libertà
e questo Dio che si nasconde.
Ora lo so,
un giorno mi farai del male
quando ti accorgerai
che non sono niente;
quel giorno per me
è già cominciato
nel mio conto alla rovescia.
Parole intrecciate
Siamo andati
con le parole intrecciate
e i sogni nel borsello,
abbiamo spalancato le finestre
una dopo l’altra,
ci siamo riempiti le tasche
di speranza, di campi in salita
di sospiri delle notti
e abbiamo desiderato confini
che non esistono.
Ancora mi chiedi di un passato
tra dubbi e verità mascherate,
e ti ritrovi a cancellare
sorgenti di speranze,
reminescenze e pazzie
desideri di inchiostro.
Chiedi un nuovo cammino
che non so darti,
e sto volando con te
telefonandoti emozioni.
Ideologie e fantasmi
Persone legate, aggrovigliate
a emblemi e simboli
eserciti di uomini appesi
a stendardi fiabeschi,
specchi di situazioni e analogie
che ritornano per decifrare
il misterioso codice dei comportamenti.
Dimensioni che turbano
l’epicentro della coscienza,
ideologie, fucine di fanatismo
fabbriche di soldati pericolosi;
che si inventano i nemici
e programmano carneficine.
Uomini che testimoniano
il loro credere, il loro vivere
in una realtà allucinata.
Uomo
Uomo!
Guardati attorno.
Ascolta la voce del tuo io.
Inquinamento, buco nell’ozono
stai distruggendo tutto; l
a fine di questo pianeta
non sarà perché un giorno
qualcuno ha detto:
“Mille e non più mille”.
Non farti scudo del progresso p
per giustificare il tuo egoismo.
Ti sei mai chiesto
cos’è la coscienza?
La libertà?
Il rispetto del tuo prossimo?
La vita è un grande dono
stupenda, fragile e breve,
ma sembra che tu ti diverta
a renderla ancora più breve.
Aurore
Sono un clown
con le braccia aperte
sui giorni del dopo,
le mani e il ventre
carichi di dolore.
Pensieri adolescenti
tessono le mie contraddizioni,
mi sento vuoto, senza età,
nascono desideri di alabastro
e ricami coraggiosi
sulla trama di lunghi racconti.
Aurore trasudano pensieri
e dentro la fatica delle scelte,
respiro piccoli passi
chiedendomi se ci sarà un domani.
I giorni ritornano
per maledire le illusioni
vendute sottocosto,
e la speranza di andare
per crescere e capire.
Tavolozza
Colline gialle, colline rosse,
bianche betulle svettanti in cielo,
colline in dolci saliscendi di verdi caldi,
corone di viti rosse,
stelle filanti su siepi di palline vermiglio,
strade rosa ondulate
nel vicino crepuscolo,
sisma di colore nell’ultima trasparenza
del cielo lontano.
Vorrei
Vorrei rifugiarmi
all’ombra di una luce,
accanto alle sequenze delle seduzioni,
e nelle traiettorie colorate
dei miei ingenui miraggi;
vorrei andarmene cavalcando
fruscii di velluto contornati
da tenerezze trasfigurate,
vagare sotto un’onda impazzita
al centro di un uragano di gioia,
vorrei legarmi a parabole d’amore
e adagiarmi sopra ritornelli di stelle,
chiuso nel torpore che esprime
un dolce mattino da inventare.
Viaggiatori del tempo
Nella fatalità di pensare
ai dialoghi che sorvolano
le parentele grigie.
Viaggiatori del tempo
camminano sulle trasparenze
nel ventre della notte,
ricercano case bianche lontane
dense di lunghe memorie
e di calligrafie pensate;
vanno per strade colorate di torpori
prendono per mano luci riflesse
e parentesi corrose;
guardano barriere
e preghiere spente
pregano sui crepacci del credere
e sulle porte diafane,
pensano increduli
che sono cresciuti controcorrente,
vibrano su amori solitari,
si proibiscono di pensare,
di volare,
distribuiscono proclami
e siedono pensando
alla verginità del cielo.
Libertà
Vorrei rinascere gabbiano
per poter perforare le candide nuvole
imbevute di sole,
vorrei sposarmi al vento
e volare nelle braccia dell’infinito
per pensare solo di essere libero.
POESIA E NARRATIVA di Ivonita Azzolin
Ho conosciuto l’artista Mario Pozza in occasione della sua partecipazione all’Invito alla poesia e alla narrativa”, un concorso rivolto agli ultrasessantenni della provincia di Vicenza, promosso nel 1991 dai Servizi Sociali del comune di Marostica nell’ambito delle iniziative rivolte alla terza età e che ancora vive con pieno successo.
Mario ha onorato per alcuni anni la nostra manifestazione come concorrente ed è inutile dire che in varie edizioni ha ottenuto il massimo riconoscimento nel settore poesia.
Nel 1992 ha meritato il primo premio con “Ultimo autobus”, una lirica capace di suscitare intuizioni e sensazioni legate allo scorrere delle immagini e al ritmo che le conduce.
Ultimo autobus
L’ultimo autobus per salire e per scendere
incontro al desiderio di credere,
abbandonarsi per incrociare
il miracolo di voler bene
rispolverando i sogni nel letto dei fiori.
Approfondire il cerchio delle parole,
i lunghi silenzi,
e ritrovarsi all’interno di pensieri
inattesi e fugaci,
credere di comprendere il cielo.
Nel canovaccio di molte vite amiche
misteriosi geroglifici bussano prepotenti.
Nelle profonde cavità del vivere
un grande sipario,
e molti indirizzi incollati
ai tasti di una pianola
armonizzano i nostri desideri.
Per ben quattro edizioni ha poi ottenuto il premio speciale della Giuria, per il suo poetare capace di riservare sempre nuove sensazioni, accompagnando il lettore in mondi di quieta bellezza, alla scoperta di pieghe di profondo sentire: nel 1993 con il trittico di poesie “Nella memoria”, “Luce e vento”e “Tempo dello spirito”, nel 1996 con “Nella tua anima”, “Luce” e“Pagine bianche”, nel 1997 con “Nel mistero della sera”, “Attese” e “Prendimi per mano” e nel 1998 con “All’imbrunire”, “Vorrei”, “Sofferenze”.
Ho scelto una poesia per ogni edizione, quella che più mi ha trasmesso sensazioni e emozioni.
Luce e vento
Sei entrata in questa sera
come in un gioco di magia che si rifrange
sul quadrato di mille specchi.
Sei luce dopo il vento
con il dialogo chiuso negli occhi.
Vorrei depositare i miei pensieri
sulle tue mani,
addormentarmi, sperare.
Lo specchio ritorna
nella presa di coscienza,
la paura dietro l‘angolo
e il correre della vita.
Dentro la spirale dell’incertezza
il tuo voler volare.
La mia voce nel vento del perderti
ti grida ancora aspettami
come un tempo.
Nel mistero della sera
Prima di entrare
nel mistero della sera
vorrei regalarti i miei pensieri
ancorati all’ultima tenue luce.
Nei nostro strano universo
tu splendi e volano ceselli
ricami di buona fede ;
vorrei respirare parole nuove
da dedicarti a cavallo di aquiloni
perché nel tuo ritratto eseguito
affiora il ricordo del cielo
e il tuo perdono per questo vivere.
Nei significato di un aspettare
mani vuote circonderanno
le tavolozze del domani,
prima che l’alito di questo attimo
ci metta la sua pausa
nelle foglie gialle
di ogni puntuale autunno.
Nella tua anima
Ci saranno mille ragioni
mille verità,
pioveranno momenti nuovi
presenze-assenze.
Chissà, forse
anche un cerchio di cielo
scenderà sotto l‘arcobaleno,
aldiquà dei sogni ripetuti.
E ci sarà sempre quei desiderare
un tuffo interminabile
nella tua anima infinita
All’imbrunire
Scriverò tra i colori di una pausa
i giochi di un miraggio,
nell‘ansia dei perché attenderò
di volare in alto
tra i respiri delle nubi,
i ritmi della pioggia,
cercando un soffio di silenzio.
Graffiando disegnerò
volti di profili arabescati,
suoni armoniosi
e il palpito profondo delle cose
nella chiusa delle ore
all‘imbrunire.
Nel 1999 l’Amministrazione comunale ha deciso di nominarlo in qualità di esperto nella commissione giudicatrice del Premio e per tutti gli anni successivi Mario ha collaborato con la disponibilità e la competenza che gli erano proprie, testimoniate anche dal suo stretto legame con il mondo della cultura e dell’associazionismo cittadino.
Nel decennale del nostro concorso, l’Assessorato alla cultura e ai servizi sociali ha deciso di raccogliere in un volume tutte le opere premiate con l’obiettivo di conservare un patrimonio di esperienze e di ricordi del mondo passato che rischiava altrimenti di andar perduto. Mario Pozza ha dato un apporto significativo alla pubblicazione realizzando il disegno di copertina, uno scorcio dei castelli marosticensi, e contrassegnando con il suo pennello ogni edizione del Premio, richiamando una delle opere vincitrici.
L’artista ha poi collaborato attivamente ad un’altra importante iniziativa culturale della città, l’Università degli adulti e anziani, nel cui ambito ha condotto per vari anni un laboratorio di pittura particolarmente apprezzato, curando anche, a conclusione di ogni anno accademico, una esposizione dei lavori realizzati dai corsisti.
Pittore d’istinto e poeta che si è fatto da sé, alla costante ricerca di qualcosa in cui credere,. Mario è riuscito a scavare nel profondo dell’animo umano, a mostrare le inquietudini e le ansie dell’uomo d’oggi diviso tra l’apparire e l’essere. Sono pennellate le sue di varia intensità e di vario colore, a volte piene di luce, a volte con qualche ombra perché non è facile cercare la verità, pur in una ricchezza interiore come la sua. Un sottile filo di malinconia accompagna le sue poesie e si intensifica nell’ultimo periodo, insieme alla nostalgia per i momenti felici e al rimpianto per non averli vissuti appieno.
Nella premessa della sua ultima pubblicazione “Talismano” il poeta scriveva infatti, quasi come una premonizione …”così, una mattina come un’altra, uno specchio ti dice che la vita è veramente un piccolo, silenzioso velocissimo flash…è come un alito di vento che ti sfiora, ti scuote e passa, regalandoti un po’ di neve nei capelli, rubandoti la memoria e lasciandoti piccole rughe… nell’anima”. Un flash, un alito di vento che Mario ha saputo riempire di luce e di colore donandoci, in punta di piedi, emozioni, profondità di pensieri e riflessioni sul vivere.
Mi piace poi qui ricordare le notevoli doti umane di Mario, uomo semplice e di profonda sensibilità, che non amava mettersi in mostra, né sbandierare la sua arte. Una persona generosa e disponibile, che sapeva guardare nell’animo umano e far sentire la sua vicinanza con discrezione e delicatezza. Quell’amico insomma che tutti vorrebbero avere, ed è soprattutto in questo modo che desidero ricordarlo.
RICONOSCIMENTI
1991 e 1992
1993 e 1994
1995 e 1996
1997 e 1998
1998 e 1999
2000
Termino con questo nono lavoro i files dedicati a questo grande artista veneto, marosticence