RONZANI (GIOVANNI) ULISSE
UN UOMO ED UN ARTISTA DA CONOSCERE
di Vasco Bordignon
Giovanni Ulisse Ronzani, in seguito solo Ulisse, nacque a Lusiana il 3 agosto 1927, da Giovanni e da Maddalena Corradin, secondogenito di tre figli.
Lusiana in una immagine di fine 1800/inizio 1900
Il padre Giovanni era figlio unico e, per quei tempi, si poteva considerare un letterato in quanto aveva studiato fino alla V^ ginnasio. Di animo avventuroso e affascinato fin da giovane dalla figura storica di Ulisse, nella speranza di un facile e rapido guadagno per offrire un futuro migliore alla sua famiglia, emigrò in Australia dove vi erano dei parenti della nonna: voleva far fortuna ma si ritrovò a lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero… Per anni non diede nessuna notizia tanto che si pensò che fosse morto. Invece tornò dopo 20 anni, povero e ammalato di Parkinson. Dopo la scomparsa del padre, Ulisse e i fratelli, vissero con la mamma e i nonni paterni. Ulisse fin da piccolo mostrava grande intelligenza e interessi di vario tipo.
La nonna gli insegnò a pestare mattoni per ottenere una polvere marrone, a pestare tipi di foglie per ottenere vari pigmenti. Poi con la polvere di mattone ed acqua plasmava le varie figure del presepe, le metteva a cuocere nella stufa e poi con le tinte naturali le decorava … Quanta gioia a contemplare con la nonna le sue opere! E che dire della sua passione per l’aereo per il quale sognava una vocazione da designer? Tanta era la sua passione che piano piano se ne costruì uno, tutto di legno, con tanto di elica e di spago per farla girare, della lunghezza di circa 2 metri per 1 di larghezza, all’interno del quale si poneva per pilotarlo lungo le rive non troppo scoscese di Lusiana. La nonna si era accorta che dal solaio sparivano pezzi di legno, ma faceva finta di nulla … E che gioia, che entusiasmo, che grida davanti alle prodezze del giovane Ulisse quando, terminate le lezioni della scuola elementare, si poneva all’interno del ligneo veicolo (che aveva portato con sé da casa) e transvolava percorrendo in discesa la strada che dall’edificio scolastico conduceva alla sua casa!
Terminate le elementari a Lusiana, fu accolto dai Salesiani a Torino dove frequentò il Corso di “Avviamento Professionale” come intagliatore e come scultore presso l’Istituto Salesiano “Conti Rebaudengo”, all’inizio degli anni ’40. Uscì da questa scuola come Maestro d’arte con la qualifica di Scultore. Proseguì nella sua formazione professionale come salesiano prendendo i “Voti” consentendogli un ulteriore periodo di formazione professionale di altri tre anni, chiamato “Magistero”, che si concludeva con la consegna di un diploma di frequenza da parte dell’Istituto stesso. Nel 1947 insegnava disegno al Colle Don Bosco-AT nel corso di “Avviamento Professionale” nella sezione di falegnameria.
Ma da Lusiana venne la richiesta di ritornare a casa: il fratello Pio era caduto in guerra a soli 19 anni, il padre non aveva mai dato notizie, e quindi Ulisse doveva tornare e trovarsi un lavoro per aiutare la famiglia. Nulla valsero le motivazioni del direttore del collegio perché restasse nell’ambito salesiano avendo compreso le sue capacità professionali in particolare come disegnatore. Ulisse comunque nella sua vita, come più avanti accenneremo, ebbe sempre uno spirito di generosità, di altruismo, di profonda religiosità, impronte sicure degli anni vissuti all’ombra di don Bosco.
Ulisse comprese subito che doveva raggiungere due obiettivi: innanzitutto un diploma che gli permettesse di entrare nell’ambito scolastico e – nel contempo – trovare dei lavori consoni ai suoi studi e alle sue inclinazioni artistiche.
Istituto d’Arte Pietro Selvatico
Per il primo obiettivo riprese a studiare privatamente e riuscì a dare e a superare gli esami come privatista all’Istituto d’Arte P. Selvatico di Padova raggiungendo l’obiettivo di poter accedere all’insegnamento statale. Negli anni successivi ricordava come nei giorni degli esami, per andare al Padova in bicicletta, partiva alle prime ore del mattino e spingeva il pesante mezzo con ruote a gomma piena a tutta velocità per non arrivare in ritardo. Ricordava inoltre che all’esame di ginnastica, saltando la cavallina, si sentì staccare in due il “cavallo” delle braghe… Atterrato a terra non si scompose minimamente, anzi si compose come non fosse accaduto nulla. In questo dimostrava di essere fiero di se stesso e non erano certo le braghe rotte o le “sgalmare “ai piedi a renderlo meno fiero o meno sicuro di se stesso. Infatti era stato ben temprato dalle difficoltà, dallo studio in collegio, dai distacchi famigliari, da un ambiente di montagna povero ma fiero e orgoglioso di sé.
immagini di alcuni prodotti della manifattura “Vittorio Carraro”
Per il secondo obiettivo ben presto trovò anche lavoro. Infatti si fece conoscere come modellista, data la sua preparazione di disegnatore e di scultore. In quegli anni Nove rappresentava uno dei centri più importanti, almeno dei Veneto, nel settore ceramico e a Nove vi erano rinomate fabbriche. Chiedendo ad alcune persone del settore, Ulisse lavorò per alcuni anni in varie fabbriche in quanto il modellista era molto ricercato. Infatti la fortuna di una fabbrica dipendeva da ciò che produceva in base alle creazioni del modellista …. E quindi era normale che dopo un po’ di tempo lasciasse l’azienda vecchia per una nuova che gli offriva maggiore libertà e/o miglior stipendio. Per Ulisse – tuttavia – le cause di distacco erano rappresentate più da scontri di tipo produttivo e quindi di modelli, più che non da cause economiche. Infatti verso gli anni ’60 abbandonò anche la manifattura “Porcellane Vecchia Nove” della sua compaesana Maria Villanova di Lusiana, non per motivi economici ma per divergenze stilistiche, restando con la titolare in buoni rapporti personali, tanto che proprio la Villanova nel 1962 lo indirizzò verso la manifattura “Vittorio Carraro” che si trovava in profonda crisi per la morte improvvisa (17 novembre 1959) proprio di Vittorio, il titolare, il fac-totum dai modelli alla commercializzazione. Negli anni successivi la vedova (con i suoi quattro figli, ma in particolare con il figlio Mario) presero in mano l’azienda, ma, soprattutto per la carenza di validi modellisti e quindi di validi prodotti, si trovò in profonda crisi economica. Ulisse si presentò e prese le redini dell’azienda che in poco tempo si sollevò continuando la serie di prodotti già presenti creandone altri mantenendo lo stile moderno iniziato da Vittorio. Tali prodotti quali animali stilizzati, figurine, amorini, salvadanai, ecc. ebbero un grande successo commerciale. Ho incontrato personalmente Mario Carraro che mi ha raccontato quanto sopra descritto e di Ulisse mi disse: “Ulisse entrò in questa famiglia non come un dipendente ma come un amico. E fu lui a risollevare le sorti della fabbrica e della famiglia. Restò legato alla nostra famiglia anche dopo il distacco per motivi professionali, perché si sentiva uno di casa e per questo volle farmi da testimone il giorno delle mie nozze. Ma terminata la cerimonia, Ulisse, amante del silenzio, della natura e schivo dalla “mondanità”, scomparve come – conoscendolo – immaginavo! Ulisse era una persona molto religiosa, caritatevole. Si preoccupava che tutto andasse per il meglio”.
Non solo, avendo sperimentato l’importanza della cultura, alla sera nella sua Lusiana si era offerto di aprire una scuola di disegno tecnico ad alcuni giovani del paese, rendendosi conto che i tempi dell’ignoranza erano finiti e che per riuscire nella vita e nei rapporti con gli altri bisognava emanciparsi dall’ignoranza e dalla povertà. La scuola di disegno di Lusiana venne riconosciuta ufficialmente offrendo così l’opportunità a quei giovani di inserirsi con maggior facilità nel mondo del lavoro, in particolare come “mastri carpentieri”.
Nel 1954 si sposò con Annamaria Sartori, che lo allieterà con la nascita di tre figli. Grazie al diploma della scuola d’arte di Padova, fu possibile conseguire l’abilitazione all’insegnamento ed entrare nel mondo della scuola, dapprima nella scuola media di Lusiana, poi, dal 1968, nella scuola media Bellavitis di Bassano del Grappa e da questa infine dal 1979 al 1989 al Liceo Scientifico ”Da Ponte”.
professore di disegno, anni ’70 – l’edificio centrale del Liceo Scientifico
Ma oltre all’insegnamento coltivava altre passioni.
1985 Ulisse nel suo studio
La pittura anzitutto: dipinse per un certo periodo ad olio, ma poi si innamorò dell’acquarello dove riusciva a trasmettere i suoi valori umani più profondi quali la rettitudine e la disponibilità verso gli altri attraverso numerose composizioni di linee rette o circolari prive di qualsiasi sbavatura, che assieme ai suoi colori fatti di sole e di natura incontaminata creavano atmosfere dell’animo e del cuore (vedi file sulla sua attività pittorica). Si cimentò anche nella scultura realizzando alcune opere di grande fattura e di profondo significato (vedi file sulle sue opere scultoree).
Un’altra passione era quella di mettersi a disposizione della collettività e dei singoli come quello di fornire a livello comunale aiuto nella realizzazione di varie opere, quali la scuola materna, installazioni nel cimitero, in varie chiese…. come pure non disdegnava, su richiesta di geometri o ingegneri, o di comuni persone a progettare edifici, monumenti, ecc. e lo faceva con entusiasmo e senza mai chiedere nulla …
(sopra) alcuni contributi, a vario titolo e in vari anni di Ulisse: l’edificio della scuola di Lusiana – la chiesetta di Velo di Lusiana – il progetto del Centro Manunga Catholic Mission in Kenya
Tale disponibilità si concretizzò anche a Bassano in un settore a quei tempi poco conosciuto: quello del sociale. Qui Ulisse, per vie a noi sconosciute, conobbe don Beppe Gobbo, arrivato nel 1981 a Bassano del Grappa come coadiutore a Santa Maria in Colle. Don Beppe si occupava di minori carcerati presenti nell’allora carcere della Madonnetta. Ulisse, con la sua sensibilità e umanità entrò in questo particolare mondo e non passava settimana che non andasse a trovare i ragazzi del carcere: era convinto che vi fosse anche per il più incallito la possibilità di ricupero… e lui – che era un grande comunicatore – riusciva a far capire molte cose oltre che con la parola soprattutto con l’esempio.Calvene, la casa diroccata che verrà restaurata
Quando poi don Beppe riuscì a costituire una comunità di ricupero di quei poveri ragazzi a Calvene, Ulisse si mise all’opera, individuando e ristrutturando con altre persone generose una vecchia casa. In questa operazione non si risparmiò in nulla: lui c’era per qualsiasi lavoro, la sua gioia era vedere realizzato un sogno per questi ragazzi per i quali riusciva anche ad organizzare escursioni in montagna trasformandosi, grazie alla sua profonda conoscenza storica dei luoghi, in preziosa guida .
Un’altra passione scorreva nelle sue vene: la lettura. La lettura calmava l’arsura della sua curiosità, l’arsura del sapere ciò che non si è ancora svelato. Ulisse non era mai superficiale, approfondiva, scavava all’interno di ogni argomento di suo interesse…Aveva la passione per la Storia, specie antica, e per la Montagna, a cominciare da quella del suo territorio.
Ulisse a Pompei, nel 1993
la grande passione per la montagna, anno 2000
Ed è soprattutto la storia del passato, in particolare quella delle sue montagne, che bruciava nella sue vene e quando poteva andava a cercare, e palmo a palmo esplorava zone incolte o abbandonate ma che potevano nascondere qualcosa del passato … e allora scavava alla ricerca di segni, di tracce di antiche civiltà.. E non era raro che ritornasse a casa con un piccolo bottino di terra frammista a cocci di terracotta o a selci a mo’ di frecce, radioso per aver svelato sicure tracce di antiche popolazioni montane … A volte lo accompagnava nelle sue ricerche anche un ragazzino, figlio dell’allora Direttore didattico di Lusiana , proveniente dal Basso Veronese. Questa nuova famiglia trovò nella famiglia di Ulisse un alter ego e diventarono grandi amici. Il piccolo Armando seguiva con curiosità e passione Ulisse, il quale, durante i suoi scavi, raccontava i miti dei grandi scopritori, i miti della ricerca… lasciando su questo ragazzo una forte impronta tanto che continuerà questa passione e dopo la laurea diventerà uno degli archeologi più affermati…..rinvenendo un sito preistorico anche nella stessa Lusiana. Infatti nel libro “Storia dell’Altipiano dei Sette Comuni, vol. I°, Neri Pozza editore, 1994” il professor Armando De Guio descrive i risultati di ben tre campagne di scavo sul monte Corgnon di Lusiana con il rinvenimento di interessanti reperti ceramici, di bronzo, di ferro, con resti di pasto e una serie di strutture (terrazze, muri, colmate, ecc.) databili dal XV al V secoli a.C.
Nel 1968, con l’insegnamento a Bassano, Ulisse e la famiglia lasciarono Lusiana e si stabilirono nella città del Grappa.
Negli anni ‘90 la moglie di Ulisse, si ammalò gravemente. Aveva bisogno di tante cure, anche di radioterapia. Bisognò andare a Padova e lui la accompagnava ovunque. Ma la malattia non perdonava e nel 1997 morì. Ulisse restò solo nella sua casa di Bassano, ma ogni domenica andava a Lusiana dove la moglie era stata sepolta. Nel 2010 Ulisse ebbe una emorragia cerebrale. Venne operato a Vicenza. L’operazione gli salvò la vita ma lui non fu più presente a se stesso. Nel 2015, il 2 febbraio Ulisse ci lasciò, ma non ci abbandonò: è ancora qui con noi con i suoi monumenti carichi della sua indomita passione, con gli edifici da lui progettati, con i suoi quadri ad olio e con i suoi acquarelli così lindi e precisi, e soprattutto con il suo esempio di rettitudine e della sua grande capacità di comprendere gli altri, anche i più difficili.
Fonti
Ronzani Eugenio. Lusiana. Cenni Storici. Scuola Tipografica Istituto San Gaetano. Vicenza, 1960
L’Istituto d’Arte “Pietro Selvatico” (nel centenario della sua fondazione), Padova 1967 (vedi notizie sottostanti)
Manifatture ceramiche vicentine: 1900-1950. Tesi di Laurea di Marco Maria Polloniato. Anno Accademico 2002-2003
Per il periodo salesiano ho avuto le relative notizie dal coadiutore salesiano Luigi Zonta (vedi biografia sottostante)
Per il periodo novese ho avuto notizie dirette da Mario Carraro, che ringrazio per la sua disponibilità.
Luigi Zonta coadiutore salesiano. Nato a Romano d’Ezzelino (VI) il 25 aprile 1936. Nel 1947 è entrato come allievo nella scuola grafica del Colle Don Bosco. Nel 1952, divenuto salesiano, rimase in quella scuola, come insegnante di progettazione grafica fino al 1990. In questo periodo ebbe modo di approfondire e perfezionare la sua passione per il disegno illustrativo e la pittura, conseguendo il diploma presso l’Istituto d’Arte di Lucca nella sezione pittura decorativa. In seguito ebbe modo di esprimersi nel mondo salesiano e non, in diverse opere pittoriche parietali a tempera: Bardolino, parrocchiale a San Giacomo di Romano, Caselette, Torino, Caserta, Foggia, Cerignola, Soverato, cappelle salesiane di Cogne, Borgomanero, Cumiana, Avigliana e Rivoli. Trasferitosi presso l’editrice salesiana ELLEDICI nel ’90 si occupò, sempre nel settore progettazione, di numerose edizioni della medesima e quindi di illustrazione e pubblicità. La sua forma pittorica preferita è quella decorativa che è anche la più fantasiosa e creativa, nella quale, con libertà compositiva, si possono creare forme e colori con variazioni ritmiche proprie della pittura moderna. Descrizione, e sintesi si possono coniugare e trasmettere messaggi originali di notevole impatto pittorico.
* ISTITUTO D’ARTE PIETRO SELVATICO. Risalendo il corso del Piovego da via Loredan verso il centro di Padova, ci troveremo davanti ad un maestoso “tempio” neoclassico: una struttura la cui facciata, composta da otto colonne di ordine dorico, ricorda lo stile delle Ville palladiane e dell’antico Partenone. Quest’ opera d’arte è stata realizzata tra 1819-21 dall’architetto Giuseppe Jappelli ed è stata utilizzata inizialmente come macello pubblico per poi divenire dal 1910 sede dell’Istituto d’Arte Pietro Selvatico. L’Istituto deve il nome al Marchese Pietro Selvatico, illustre padovano, teorico e critico d’arte, allievo dello stesso architetto. E’ stata una figura illuminata nel panorama internazionale dell‘ ‘800 in quanto si prodigò per la conservazione e la valorizzazione delle opere artistiche della città. Le sue concezioni e la sua volontà portarono alla nascita, nel 1867 a Padova, della prima scuola italiana d’istruzione artistica, dove si realizzò la fusione tra la teoria artistica e il laboratorio/bottega rinascimentale. Un luogo del sapere, dove il binomio arte e artigianato aveva come fine il cambiamento dell’alienante mondo industriale, attraverso lo sviluppo di professionalità capaci di portare l’armonia del bello nella vita di tutti i giorni.