VICENTINO – 2015 – I COLLI BERICI

I COLLI BERICI

di Reginaldo Dal Lago e Alberto Girardi

Cierre Edizioni, 2015, 22×28,5, pp. 356, € 39,00

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I COLLI BERICI 

di Reginaldo Dal Lago e Alberto Girardi

Cierre Edizioni, 2015, 22×28,5, pp. 356, € 39,00

 

INDICE

INTRODUZIONE, pag. 3

UN PRIMO SGUARDO

NEL VENTRE  DELLA TERRA

Origine e composizione dei monti, pag. 17

Quando c’era il mare, pag. 17

La scogliera corallina oligocenica, pag. 23

Ramiro Fabiani, pag. 26

Un latte della roccia, pag. 27

Gli apparati eruttivi, pag. 28

Le cavità naturali, pag. 31

Gastone Trevisiol, pag. 32

I depositi delle cavità carsiche, pag. 33

La circolazione interna delle acque, pag. 35

Le sorgenti minerali e i bagni di acque ipotermali, pag. 37

Le miniere di lignite e l’estrazione della torba, pag. 40

La coltivazione dei funghi in grotta, pag. 41

La fauna delle grotte, pag. 42

Cave di pietra e fabbriche di vento, pag. 45

La pietra tenera dei Berici, pag. 45

Orazio Marinali e la sua bottega, pag. 48

L’estrazione e l’uso della pietra, pag. 49

Il presepe di Giacomo Cassetti nell’oratorio degli Zanchi, pag. 50

I ventidotti ovvero l’arte di cavare vento dalla pietra, pag. 52

Galileo Galilei, pendolare tra l’università di Padova e la “specola” di Costozza, pag. 54

Abitazioni e ricoveri in grotta, pag. 57

L’uomo della preistoria, pag. 57

Il sito preistorico del Cuoléto de Nadale a Zovencedo, pag. 58

L’orso delle caverne, pag. 60

L’eremo di San Cassiano e il monastero di San Donato, pag. 63

Le cànipae dei castelli e le cantine; lo Statuto di Costozza del 1292 per l’uso del cóvolo, pag. 66

Le abitazioni recenti, pag. 68

La frequentazione delle grotte, pag. 70

Luoghi di guerra e di pace eterna, pag. 74

Le “prigioni” di Mossano, pag. 74

I rifugi nella grotta di San Bernardino  a Mossano e nel covolo della Guerra a Costozza, pag. 77

La fabbrica sotterranea per aerei tedeschi, pag. 79

Le trincee della prima guerra mondiale, pag. 81

I nascondigli dei partigiani, pag. 72

Giacomo Chilesotti , medaglia d’oro della resistenza, pag. 83

Le tombe rupestri di Barbarano, Alonte e San Cassiano, pag. 86

“Che il mio corpo sia sepolto dove riposano i miei predecessori”, pag. 88

SULLA SCHIENA DEI MONTI

Un rilievo balzano, pag. 94

Introduzione, pag. 94

Un paesaggio da altopiano, pag. 94

Ùvale, doline  e valli sospese, pag. 95

Fiumi di ciottoli e sabbie del paleocarsico, pag. 98

I fianchi rocciosi della costa orientale, pag. 103

Gli scaranti, pag. 104

Il Ponte Marmurio a Costozza, pag. 106

L’alpinismo sulle falesie dei Berici, pag. 111

Renato Casarotto, pag. 112

Quattro passi nel bosco, tra piante relitte, testimoni del passato, pag. 114

Le orchidee spontanee, pag. 116

Gli endemismi vegetali e animali, pag. 118

Gli antichi insediamenti, pag. 122

I villaggi “palafitticoli”, pag. 122

Agglomerati protostorici e venetici, pag. 125

Le piroghe monossili e le trappole a battenti, pag. 126

Paolo Lioy, pag. 127

I resti umani della preistoria, pag. 128

Le villae romane, pag. 130

Le stodegarde longobarde e le curtes nell’età dei Franchi, pag. 132

Castelli per proteggere (secoli X e XI), pag. 135

L’emergenza sicurezza, pag. 135

Un’unica amministrazione del Mons Berice affidata al vescovo (1084), pag. 139

E castelli per dominare (secoli XII e XIV), pag. 143

“Tot erant castella, quot magnates”, pag. 143

I diciotto castelli dei Berici, pag. 143

La croce bianca di Brendola, pag. 155

Un lento declino, pag. 157

Arriva il vescovo conte, duca, marchese e re di Barbarano, pag. 159

La frantumazione amministrativa ed ecclesiastica, pag. 162

Il comune di Vicenza alla conquista dei Berici: il sistema delle colture, la caccia e la pesca al lago, pag. 162

I comuni rurali e le parrocchie, pag. 165

Il recupero del monte all’agricoltura, pag. 174

Dak bosco alle peciae di terra, pag. 174

Dalla frammentazione fondiaria alla ricomposizione in masi, pag. 176

La manodopera maxime teutonicorum, pag. 181

Róncola e zappone per una “terra che nostra i denti”, pag. 183

I trozi di crinale e le vie longhe, pag. 186

Il Tai rosso e la leggenda del marangòn, pag. 188

L’oro verde di Lumignano, pag. 190

Le acque della Serenissima, pag. 194

Gli antichi bacini pedocollinari e le prime bonifiche dei benedettini, pag. 194

I consorzi di bonifica ai tempi della Repubblica Veneta, pag. 198

Il mulino di Lóngara nel 1306, pag. 202

La villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, pag. 206

I mulini per il grano, pag. 208

Le pile per il riso, pag. 214

La peschiere per il pesce, i burchielli per la navigazione e i tezoni per il salnitro. pag. 214

Il lago della Fóntega, pag. 216

Il lago di Fimon, il più antico del Nord Italia, pag. 217

La popolazione, pag. 220

L’andamento demografico, pag. 220

I metalmezzadri, pag. 222

La durata media della vita, pag. 224

Le cause di morte, pag. 225

Sotto i francesi e gli austriaci, con gli italiani, pag. 230

L’eletrizzismo per l’arrivo dei giacobini francesi, pag. 230

Dai Berici gli austriaci bombardano Vicenza, pag. 233

“Io dissi sempre: Viva Litalia”, pag. 236

La Santa Agricoltura e la costruzione del paesaggio, pag. 244

Il De re agraria di Giulio Barbarano, pag. 244

Andrea Palladio e il paesaggio veneto, pag- 247

La villa Pigafetta Arnaldi Camerini a Montruglio di Mossano, pag. 252

I Trento a Costozza. Itinerario archivistico nei palazzi di famiglia, pag. 253

I giardini storici: capricci da signori, pag. 258

Le colombare, pag. 266

I casoni, pag. 268

I muretti a secco e i terrazzamenti, pag. 270

L’architettura rurale, pag. 272

I casotti di pietra, pag. 274

La rappresentazione del territorio, pag. 278

La cartografia antica, pag. 278

Filippo Pigafetta e la Descrizione del Territorio e del Contado di Vicenza (1602-1603), pag. 286

I Colli Berici nella visione dei pittori, pag. 287

L’occhio inedito e curioso di Andrea Lomazzi, pag. 291

La narrazione dei luoghi, pag. 300

Dal Menon al Meneghello, pag. 300

Antonio Faccio, il poeta dei Berici, pag. 303

Un paesaggio di nomi, cognomi ed epiteti, pag. 306

Tra dotti conversari e piaceri della carne, pag. 310

Introduzione, pag. 310

L’Accademia Eolica di Costozza, pag.310

Il circolo culturale di Sant’Agostino e il Cenacolo della Nogarazza, pag. 313

Forme popolari di religiosità e forme estreme di santità, pag. 318

Gli ex voto della dea Reitia, alla Madonna di Monte Berico e alla Madonna dei Miracoli di Lonigo, pag. 318

“Demonio jùtame”, pag. 322

Le santàre di Monte Berico. pag. 323

Gli eremi, luoghi di elevazione dello spirito, pag. 324

Lo striòsso della Rosina, pag. 325

Bartolomeo Bizio e la leggenda della polenta rossa, pag. 326

Le vette della santità, pag. 330

La Madonna col Bambino nella grotta di San Bernardino a Mossano, pag. 333

Bibliografia, pag. 335

Indice dei nomi di luogo, pag. 353

 

DA RISVOLTO DELLA SOVRACCOPERTA

L’altopiano dei Berici, alle porte di Vicenza eppure già lontano dagli spazi compressi e caotici della città, è uno degli angoli d’Italia con la più grande varietà di sfondi naturali: ampie piane assolate e morbidi profili collinari accanto a profonde incisioni vallive , a scaranti tumultuosi, a forre e falesie di asprezza montana. Su questa base naturale multiforme si è svolta per millenni l’attività dell’uomo: le colline beriche sono state percorse, lavorate, fertilizzate dalla fatica di tante comunità. Ovunque i tagli dei boschi, le colture diffuse, le opere di imbrigliamento e canalizzazione delle acque, i casoni in argilla, i muri e i terrazzamenti a secco danno testimonianza della lotta per strappare il sostentamento a un ambiente arido d’estate e spesso soggetto a piogge rovinose d’inverno. Ma il teatro berico ha una meravigliosa varietà e, a scene dove campeggia il travaglio del vivere, ne affianca altre di segno completamente opposto, che sembrano discendere da un mondo ideale e ruotano intorno alle magnifiche ville palladiane dove lo spazio circostante è ripartito in ordinate sezioni  di forma geometrica e disseminato di eleganti manufatti nel giardino all’italiana. Una tale sorprendente ricchezza di forme territoriali è stata del resto costruita da un grandissimo numero di civiltà succedutesi dal Neolitico sino ai giorni nostri, con il contributo di Veneti e Romani,  delle curtes monastiche e vescovili, dei castelli della nobiltà vicentina, del buon governo della Serenissima, dell’aquila asburgica, dello stato unitario  italiano e dal boom economico postbellico che le crisi successive hanno scalfito ma non cancellato. Ma l’uomo, nel plasmare il paesaggio a immagine delle proprie necessità, dei propri piaceri e dei propri ideali, lo ha al tempo stesso anche studiato attraverso scienza e storiografia, lo ha interpretato nei riti e nei culti pagani e cristiani, nelle pratiche di vita, nelle credenze, nelle leggende; lo ha riflesso nella denominazione delle cose e degli individui, lo ha rappresentato nella mappe e nella pittura, lo ha raccontato nei romanzi e nella poesia.

Da questa imponente complessità tematica rende conto il presente volume. Esso è opera di due studiosi profondamente radicati nel territorio, dotati di una ricchissima documentazione e di una scrittura sciolta e accattivante – non priva, quando opportuno, di malizia e ironia – e capaci di alternare con la stessa freschezza di stile l’analisi di trasformazioni epocali e il resoconto di mille dettagli gustosi.

Il volume si avvale inoltre di uno splendido apparato fotografico, in gran parte creato appositamente per corredare il testo e potenziarne il carattere informativo.

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