VISINONI ARMANDO – SCULTORE E PITTORE
autobiografia
BREVE AUTOBIOGRAFIA DELLO SCULTORE-PITTORE ARMANDO VISINONI (dal 1935 al 1986)
“Nacqui a Venezia il 7 maggio 1914. Mia madre, Giuseppina, era una valente maestra ricamatrice e mio padre, Pietro, un attivo panificatore. Avevo appena otto anni quando mi sentii attratto alla pittura. Un mio insegnante volle esporre alcuni miei dipinti in classe sottoponendoli così alla critica degli scolari e all’attenzione di quanti, direttore e insegnanti, venivano a farci visita. Frequentai saltuariamente l’Istituto Statale d’Arte di Venezia, ma dopo essermi recato a Roma nell’inverno del 1939, sportivamente in bicicletta, e dopo avere preso la decisione di stabilirmi nella Capitale, ebbi l’opportunità di essere ammesso in quella Accademia di Belle Arti. Avevo poco più di vent’anni però quando m’iniziai presso un amico (Mario Zennaro) alla scultura. Plasmare l’argilla era per me un vero piacere e presto riuscii ad eseguire figure e ritratti. Il primo ritratto che eseguii fu quello di mia madre – somigliantissimo e fu proprio quello che venne ammesso, insieme ad un mio paesaggio veneziano ad olio, alla Collettiva dell’Opera Bevilacqua la Masa del 1935. Era la prima Collettiva alla quale partecipavo. La scultura divenne, si può dire, la mia principale attività, senza tuttavia tralasciare di dipingere essendo per me il colore parte viva di me stesso. Via via che venivo a conoscenza delle varie tecniche, scoprii l’arte della ceramica che in seguito mi avrebbe dato tante soddisfazioni. I materiali che prediligo sono la terracotta, il legno e il bronzo. lo dunque mi sento scultore e pittore, applicandomi collateralmente alla grafica (puntasecca e acquaforte). Svolgo altresì una certa attività letteraria soprattutto nell’ambito della poesia e della narrativa. Per me l’arte è qualcosa di straordinario che scaturisce dall’anima e la considero un dono prezioso di Dio. Amo il figurativo e dalla realtà colgo in sintesi gli elementi che mi sono congeniali caratterizzando le mie opere di un contenuto poetico ed estetico inconfondibili, mentre le mie ricerche sulla tecnica e sull’espressione, sono sempre state coerenti alla mia personalità. In un articolo a me dedicato nel 1958 così scriveva – tra l’altro – l’On. Prof. Pietro Lizier, noto cultore d’arte: «Armando Visinoni si segnala tra gli artisti veneziani per l’amore sincero e profondo della sua arte, per l’autonomia da ogni formula preconcetta, per l’obbedienza alla propria sensibilità … » E per questo forse, oltre ad essere individualista, posso considerarmi un solitario che ha operato unicamente con le proprie forze senza interventi estranei. Posso anzi ben dire di non essermi mai piegato ai facili e interessati opportunismi, rimanendo fuori delle varie correnti politiche che ho sempre ritenuto incompatibili con gli ideali dell’arte e della cultura. Non mi sono neppure mai affiancato a gruppi o a circoli anche causa del mio «girovagare» da Venezia a Roma, a Milano, poi ancora a Roma e a Venezia e a Città del Messico per ristabilirmi infine nella mia Venezia. Tutto questo mi ha in parte impedito di partecipare alle varie Biennali o Quadriennali. In parte, perché queste Rassegne furono poi aperte soltanto alle correnti d’avanguardia. Debbo anche aggiungere che trovavo di frequente nelle mie manifestazioni qualche ostacolo data la mia libertà di esprimermi. Durante il lungo arco della mia attività artistica ho incontrato celebri artisti, alcuni dei quali non avevano mai partecipato ai suddetti importanti Consessi d’arte, come – ad esempio – il noto scultore Emilio Panciera di Milano, autore di opere monumentali, che gentilmente mi ospitò nel suo studio durante la mia permanenza in quella città. Del resto non è sempre con la presenza in simili grandi rassegne che si rivelano i talenti, né con l’essere introdotti nel mercato. Appassionati e intenditori non dovrebbero lasciarsi influenzare dalla pubblicità, dove talvolta molta pseudo arte viene purtroppo abilmente esaltata e gonfiata. Con questo io non intendo sopravalutarmi, bensì riconfermare i miei principi etici ed estetici, considerando peraltro quanto sia difficile vivere nel mondo dell’arte e quante delusioni e amarezze esso comporti. Tutto ciò non deve far credere ch’io sia deliberatamente ostile a tutti i movimenti d’avanguardia. Talvolta essi servono a impedire il cristallizzarsi dell’arte in formalismi tramontati. In tal caso però debbono essere rispettati i valori fondamentali, poiché arte è sì fantasia ma è anche espressione di sentimenti e non di forme esteriori vuote di ogni contenuto o addirittura banali. L’artista vero ha il diritto-dovere di operare in conformità a quanto sente e ama, onestamente. Non disgiunto dal mio anticonformismo nel mondo dell’arte, non posso non sottolineare quello della mia vita privata. Sono orgoglioso di essere – fin dall’età di 18 anni – un convinto vegetariano. E non soltanto per ragioni dietetiche, quanto per lo sconfinato amore per la natura, quindi per il rispetto verso tutti gli esseri viventi, in coerenza con i miei principi di autentica non violenza. Principi questi spesso espressi nelle mie opere, come – ad esempio – nelle mie varie interpretazioni di S. Francesco, nel mio dipinto «Crudele fine del pio bove», nei miei cavalli, nelle mie composizioni d’arte sacra. È sempre stata una mia ambita aspirazione quella di poter solidarizzare con gli artisti e ciò mi ha spinto a organizzare importanti manifestazioni. Negli anni 1947-48, nell’intento di contribuire alla difesa e alla valorizzazione dei principi fondamentali dell’arte e della cultura italiane, fin da allora compromessi dalle nuove mode d’avanguardia, davo vita al M.A.C.1. (Movimento Artistico Culturale Italiano). In quel biennio ebbero luogo numerose manifestazioni: mostre d’arte, conferenze, serate di poesia e concerti d’archi a Palazzo Volpi, alla Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista, al Conservatorio «Benedetto Marcello», in collaborazione altresì con la Segreteria della Biennale di Venezia e con l’Associazione Italo-Americana. Non mancarono i consensi da parte di artisti e di cultori, ma non vi fu quell’appoggio «ufficiale» che avrebbe potuto dare al M.A.C.I. una opportuna garanzia di continuità. Nel 1961 fui invitato a ricostituire un Sindacato Artisti: l’Unione Sindacale Artisti Italiani Belle Arti (U.S.A.I.B.A.-U.I.L.) del quale rimasi Segretario regionale per il Veneto fino al 1980. Da quel 1961 svolsi una intensa attività a favore della Categoria, promuovendo – tra l’altro – numerose Collettive a Venezia, Mestre, Rovigo. Tra queste sono da ricordare la Mostra Nazionale di Arti Figurative «Omaggio a Venezia» allestita nel 1969 nella Sala Napoleonica, e quella Regionale del 1971 allestita nelle Sale a pianterreno del Palazzo Ducale. Per molti anni fui designato dai Ministeri della P.I., dei LL.PP. e dall’INAIL, in Commissioni d’arte nazionali per OO.PP. Fui pure Consigliere per la Regione Veneto dell’Ente Nazionale Assistenza Previdenza Pittori e Scultori, Roma. Negli anni ’70 feci parte della Commissione Paritetica per la revisione dello Statuto della Fondazione dell’Opera Bevilacqua La Masa e successivamente dal 1974 al 1980 fui Membro del Consiglio di Vigilanza della stessa Fondazione. Posso affermare di non avere avuto la fortuna d’incontrare il gallerista o il mercante coscienzioso ed amico. Anche per questa ragione non sono mai stato tanto entusiasta per partecipare a certo tipo di Collettive o per allestire mostre personali. Di queste ultime ne avrei potuto allestire molte, viceversa le posso contare sulle dita di una mano e questo forse mi ha nuociuto non poco per quanto riguarda il mio inserimento nel mercato, anche se la critica mi è stata sempre favorevole. Nonostante queste mie reticenze ottenni però qualche premio e qualche segnalazione in importanti mostre. Fui inoltre vincitore in due concorsi nazionali per l’abbellimento di Opere pubbliche, (1963 e 1975). La fortuna poi mi fu benigna quando nel 1964, tramite la segnalazione di un mio valente collaboratore mosaicista, il prof. Amedeo Trotta, fui invitato dall’Istituto Italiano di Cultura a introdurre in una nuova Scuola di Arti Plastiche di Città del Messico, l’arte e la tecnica della ceramica italiana. Quindi presentai al pubblico messicano nel Teatro «Indipendencia» il mio programma didattico e una pellicola a lungo metraggio su Michelangelo concessami dall’Istituto Italiano di Cultura. Durante il mio biennio d’insegnamento ebbi modo di allestire, oltre un’importante Mostra personale, tre interessanti Mostre dove figuravano con successo le opere dei miei allievi eseguite sotto la mia guida. Ho eseguito numerose opere di carattere pubblico e sono presente in parecchie collezioni private. Fin qui, in breve, le mie principali note autobiografiche. Debbo però aggiungere per un debito di riconoscenza, quanto fu proficuo fin dall’inizio della mia attività artistica, l’essere stato spronato da mia madre e successivamente, nei momenti più difficili della mia vita d’artista, dall’affettuoso ed appassionato incoraggiamento di mia moglie Lea. E concludo affermando che non ho mai avuto invidia per nessuno; anzi mi sono sempre compiaciuto dei colleghi meritevoli che hanno ottenuto importanti successi. Viceversa non posso negare la mia riprovazione quando i successi sono assolutamente immeritati. La vita mi ha riservato delusioni e dolori, però posso ben dire di avere lavorato per amore dell’arte col desiderio di essere sempre me stesso senza mai coinvolgermi in certi trasformismi d’avanguardia per me inconcludenti e con l’intento di apportare – in proporzione ai miei mezzi – un valido contributo alla gioia dello spirito”.
(dal libro “Armando Visinoni – Scultore – Pittore . Opere, racconti, poesie, aforismi. Presentazione di Paolo Rizzi – Tipolitografia F.lli Liberalato, 1986). L’artista è poi deceduto a Venezia il 9 ottobre 1989.
A SEGUIRE
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