NOVE – CITTA’ DELLA CERAMICA – LA CHIESA E I CAMPANILI

 

LA CHIESA E I CAMPANILI

 

DI NOVE 

 

di Vasco Bordignon

 

BREVI CENNI STORICI

 

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Agli inizi del 1800 la popolazione contava ben 1600 abitanti e le precarie condizioni statiche della precedente costruzione determinarono nel 1803 la proposta di fabbricare una nuova chiesa [che sarà quella attuale] le cui fondamenta in parte dovevano poggiare sul vecchio cimitero che dovette trovare una idonea area secondo le vigenti leggi napoleoniche nel Campo Marzo. Anche se non vi sono documenti che accertino il nome del progettista, alcuni autori ne danno la paternità all’architetto-decoratore Luigi De Boni di Villabruna di Feltre. 

Si iniziò la fabbrica nel 1804 e procedette spedita per alcuni anni poi venne la crisi soprattutto delle ceramiche artistiche (a causa della sospensione dei privilegi della Serenissima) e della produzione della seta per cui iniziarono a scarseggiare le offerte.

Nel 1817 intervenne il consiglio comunale a fornire il necessario per completare l’opera.

I lavori di decorazione furono affidati allo stesso Luigi  De Boni.

L’inaugurazione avvenne nel 1818.

Nel 1826 si saldò il conto anche per il nuovo organo fabbricato da Antonio Callido e suo fratello Agostino di Venezia. Sempre nel 1826 furono eseguiti gli affreschi del soffitto e della abside da parte del pittore Sebastiano Santi da Murano. 

Nel 1868 fu eretto l’altare della beata Vergine del Rosario. I vecchi altari di marmo furono venduti alla Chiesa di Fellette di Romano. 

L’altare maggiore è datato 1879; fu rimaneggiato nel 1963 in occasione anche della consacrazione della Chiesa avvenuta il 17 marzo dello stesso anno. Tale consacrazione è documentata e ricordata dalle 12 croci bianche dentro formelle tonde di marmo rosa posizionate attorno alla chiesa.

L’altare di Sant’Antonio è del 1929, quello di San Giuseppe del 1937 e quello del Sacro Cuore del 1942.

Nel 1945 vi è stata l’inaugurazione del Battistero.

Vi era fino alla seconda metà del 1900 un pulpito ligneo nella parete sud e anche le balaustre che delimitavano il presbiterio dall’aula.  Negli anni ’80 vi furono altre modifiche all’interno della chiesa con lo spostamento dell’organo (risalente al 1968, costruito dalla ditta Tamburini di Crema) e della cantoria che si trovava, sostenuta da sei colonne ioniche, a ridosso della parete ovest. L’organo (ricostruito) e la cantoria furono posizionate nel presbiterio, dietro l’altare maggiore, venendo in tal modo ad ostruire il deambulatorio. Nel luogo primitivo, tolte le colonne ioniche, fu realizzata l’attuale grandiosa porta cosiddetta a bussola.  

Nel 1988 è stato realizzato l’altare cosiddetto conciliare, quello dove attualmente viene celebrata la S. Messa con il celebrante rivolto ai fedeli.

 IL VECCHIO CAMPANILE.

chiesa_di_nove_-_esterno_-_campanile_-_il_VECCHIO_da_solo_-__vecchio_campanile_-_INTERNET_-_340X_-_CIMG0218In occasione della visita pastorale il vescovo Ornamento il 2 ottobre del 1571 trovò il campanile bello e con due campane. Questa è la prima volta che viene citato il campanile in oggetto. Questa data contrasta con quella del notaio Viero, che lo dice edificato nel 1605. Difficile trovare il dato certo.

Comunque la sua costruzione, per lo stile architettonico,  viene collocata tra il XV e il XVI secolo. Ha subito nei secoli vari interventi di restauro, tra i quali è da ricordare quello a seguito dei danni provocati nella parte sommitale a causa di un fulmine nel 1790 (targa in maiolica).

 

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IL CAMPANILE NUOVO

chiesa_di_nove_-_esterno__-_campanile_-_il_NUOVO_nuovo_campanile_campanile_-_INTERNET_-_540_X_--__CIMG0219Alla nuova chiesa ultimata rimaneva la soluzione del problema “campanile”. Questo trovò nel nuovo parroco Guglielmo Dalla Gassa, giunto nel 1890, una vigorosa accelerazione, tanto che il 26 novembre del 1893 iniziarono gli scavi, e il 22 aprile dell’anno successivo fu posta la prima pietra a 5 metri di profondità.

Il luogo prescelto fu a destra della chiesa e poco distante dalla roggia Isacchina, la cui forza idraulica permise attraverso un argano il sollevamento del materiale di costruzione.

Il progetto fu redatto dall’architetto Vincenzo Rinaldo di Venezia accompagnato da un modello in legno alto oltre un metro e cinquanta, del quale rimane oggi una piccola parte.

La realizzazione dell’opera impiegò circa 10 anni a causa dell’andamento delle risorse a disposizione, all’inizio più floride poi, per la crisi economica, molto più ridotte.

Si racconta che – in questo periodo di ristrettezze – ogni domenica veniva allestita una tombola con vari umili premi allo scopo di raccogliere del denaro per procedere nella sua realizzazione, dato che nel frattempo, per ridurre i costi, si era cancellata dal progetto la seconda cella campanaria che doveva architettonicamente unire l’attuale cella campanaria e la parte superiore ora esistente.

Nel 1899 si giunse alla base della cella campanaria, quindi venne costruita la cella e l’ottagono, che fu coperto da una cupola in rame sormontata dalla statua di San Pietro, alta 4,30 metri, fusa in rame da Antonio Alecrano di Bassano su modello dello scultore Antonio Zen (1871-1944),  collocata nel 1904 (immagine sottostante).

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Il 13 ottobre 1907 vi fu la solenne inaugurazione (immagine sovrastante).

Per tale avvenimento nel 1954 sul lato sud vi fu murata una lapide di commemorazione.

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L’altezza complessiva del campanile, statua compresa, è di 74,80 metri, in base alle misure effettuate nel 1983. Cinque campane della ditta Cavadini di Verona riempirono la cella campanaria: sono state dedicate a Sant’Antonio, San Giuseppe, San Pietro, San Paolo e a Maria Vergine. Nella loro realizzazione fu utilizzato anche il bronzo delle vecchie campane.

LA CHIESA

LA FACCIATA

La chiesa, vista dal pazziale antistante in acciottolato bianco e nero che forma anche dei disegni formanti alcune date celebrative, si erge su una base rialzata rispetto al piano, e si raggiunge l’imponente porta principale attraverso un’ampia scalinata di cinque gradini di pietra. Tale immagine esprime un senso di grandezza ed equilibrio architettonico. Infatti dalla base detta di tipo attico, partono quattro semicolonne, dette di ordine gigante, che raggiungono con un bel capitello composito la trabeazione con l’iscrizione APOSTOLORUM PRINCIBUS, cui segue un ampio frontone dentellato, nel cui timpano vi è una grande decorazione con lo stemma del potere papale. I capitelli sono tra loro uniti da un festone di foglie di vite e di grandi grappoli d’uva e da corone d’alloro. Sopra il frontone, sui punti acroterali vi sono tre statue che rappresentano San Martino (al centro), Sant’Agata e Sant’Agnese. (immagini sottostanti). 

La chiesa è lunga 56 metri, larga 18 metri e alta 25 metri.

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vista d’insieme della facciata

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il frontone con il timpano decorato con lo stemma papale

e sotto le tre statue acroteriali

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particolare dei capitelli con festone ornamentale con foglie di vite e grappoli d’uva

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il festone tra i due capitelli esterni

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tra i due capitelli centrali la decorazione è rappresentata da corone d’alloro.

Al centro l’immagine simbolo della Trinità

Le semicolonne suddividono la facciata, inferiormente, sia a dx che a sx  in due zone verticali nelle quali sono state ricavate due nicchie dove si sono poste a sx la statua di San Pietro e a dx la statua di San Paolo, cioè i santi patroni opere dello scultore Bruno Vedovato nel 1951, sopra le quali vi è a sx una decorazione di un libro aperto con indicato nei numeri I e II il vecchio e nuovo testamento, e a dx l’immagine delle tavole della legge dei dieci comandamenti. Nel mezzo vi è  il portale d’ingresso; sopra il quale vi è un grande simbolo della Trinità, cioè un occhio all’interno di un triangolo dal quale si dipartono dodici raggi (vedi immagini sopra e sotto).

INTERNO DELLA CHIESA

L’orientamente della chiesa è est-ovest. E’ ad unica navata, con un grande presbiterio absidato. Dodici colonne, che ricordano i 12 apostoli, dividono il presbiterio dal deambulatorio. Un ampio cornicione accompagna tutta la struttura entro il  quale vi è in latino la scritta: “Tu sei Pietro e su di te, come una pietra, io costruirò la mia Chiesa, e la potenza dell’inferno non potrà distruggerla. E a te darò le chiavi del regno dei cieli”.

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visione dalla porta d’ingresso 

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visione dal presbiterio 

La pareti laterali, cioè a nord e a sud, sono intervallate da semicolonne con capitello ionico, che suddividono lo spazio per i due altari: a dx o parete sud dall’ingresso verso il presbiterio troviamo l’altare di San Giuseppe con Gesù Bambino e poi  l’altare del Sacro Cuore di Gesù; mentre a sx  o parete nord troviamo l’altare di Sant’Antonio con Gesù Bambino e poi l’altare della Madonna del Rosario).  Sia a dx che a sx tra un altare e l’altro si trovano le uscite laterali, sopra ognuna di queste vi è un dipinto:  a dx la Discesa dello Spirito Santo e a sx la Madonna del Rosario con Gesù bambino, con Sant’Anna, San Valentino ed un altro santo. Gli autori di questi dipinti non sono conosciuti.

Il PRESBITERIO

E’ absidato, provvisto come detto di deambulatorio, separato da questo dalle 12 colonne. Vi sono due altari. L’altare più a est, caratterizzato dalla presenza del Tabernacolo e da una struttura a tempietto, veniva utilizzato prima del Concilio Vaticano II per la celebrazione della Messa; ha la mensa in marmo rosso di Asiago e il resto in marmo bianco di Carrara, con il quale sono stati creati  anche il tabernacolo e anche le grandi statue dei patroni della chiesa : a sx San Pietro e a dx San Paolo. Il Tabernacolo all’interno è rivestito di metallo dorato  dove si trova la data del 1879 l’anno della sua realizzazione. 

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Il presbiterio nel suo insieme, oltre le colonne si intravedono le canne dell’organo

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tabernacolo con ciborio a forma di tempietto

Interessante anche la copertura del deambulatorio, del presbiterio e l’innesto della navata in sequenza dal basso all’alto (immagine sottostante)

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San Pietro a sx e San Paolo a destra 

L’altare più a ovest è sempre di marmo di Carrara ed è rivolto ai fedeli come indicato dal Concilio suddetto. E’ l’altare della Messa. E’ stato consacrato nel 1988. Il paliotto di questo altare rappresenta una particolare ultima cena: vi è Gesù al centro , Giuda a sx con la borsa dei denari  mentre intinge con una mano il boccone nel piatto e a dx l’apostolo Giovanni con il capo reclinato verso Gesù. E’ in refrattario ricoperto di foglie d’argento e oro brunito,  opera di Lino Agnini (immagine sottostante).

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Al centro della cupola del presbiterio vi è un affresco che raffigura la fede che tiene in mano un calice con la particola raggiante e accanto la croce e il libro della sacra scrittura. 

L’autore è lo stesso del grande affresco del soffitto dell’aula (immagine sottostante)

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Nel presbiterio, a sx, vicino ad una colonna, è presente da alcuni anni e degna di considerazione una statua, MADONNA CON IL BAMBINO, in pietra tenera dei Berici, alta cm 190, opera di Orazio Marinali (Angarano 1643 – Vicenza 1720). Era collocata e custodita da tempo all’interno dell’Oratorio di Santa Romana, dove ben pochi potevano ammirarla.  Sottoposta ad un restauro conservativo,  nel 2003 è stata restituita alla ammirazione e devozione dei novesi. 

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All’inizio del presbiterio, sempre a sx,  vi è un Crocifisso di grande espressione. E’ di legno intagliato e dipinto. Da notare il perizoma a strisce colorate. L’opera viene datata nella seconda metà del XVI secolo.

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A dx e a sx  uno di fronte all’altro, nella parete delimitante il deambulatorio, vi sono due monumenti di marmo (con busto e lapide) , eseguiti dallo scultore novese Giuseppe De Fabris  che rappresentano a dx i genitori dell’artista e a sx il parroco don Ermete Contri fondatore e benefattore di questa chiesa.

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Monumento al parroco don Ermete Contri, datato 1843-1844; marmo venato, la stele; marmo bianco, il busto. Misure complessive 253x128x16 cm.

Iscrizione: ALLA TANTA MEMORIA /DI ERMETE CONTRI / SACERDOTE PIISSIMO / E ZELANTISSIMO PARROCO DI QUESTA CHIESA / IL. POPOLO DI NOVE / DEDICA QUESTO  MARMO / CHE LO INSIGNE SCVLTORE GIUSEPPE FABRIS / LAVORO’ DI SUA. MANO / E  NE FECE DONO ALLA PATRIA CARISSIMA / E TRIBUTO AL BENEMERITO VOMO.

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Monumento ai Genitori,datato 1843-1844; marmo bianco venato, la stele;marmo bianco, cimasa e bassorilievo. Misure complessive 253x130x22 cm.

Iscrizione. AGLI AMATISSIMI SVOI GENITORI/ GIOACCHINO FABRIS BASSANESE/ NATO LI XVII AGOSTO MDCCLV/ MORTO IL I SETTEMBRE MDCCCXXXI/ E DOMENICA MORETTI TREVIGIANA/ NATA LI XIII MARZO MDCCLVI MORTA LI XXVIII DICEMBRE MDCCCXXXVIII/ CONIVGI CONCORDISSIMI DI SPECCHIATA INTEGRITA’ E RELIGIONE/ IL CAVALIERE GIVSEPPE FABRIS SCVLTORE/ QVESTO MONVMENTO DI FILIALE RICONOSCENZA FECE DI SVA MANO/ E POSE IN NOVE DOVE EGLI NACQVE E DOVE ESSI RIPOSANO/ VOI MI DESTE LA VITA E L’ARTE MIA/ FA CHE ETERNA DI VOI L’IMAGO SIA.

LE PARETI SUD E  NORD

 Come detto le pareti a sud e a nord sono scandite da due altari ciascuna. Tra gli altari sia a dx che a sx vi sono come detto le porte d’uscita secondarie, al di sopra di ciascuna vi è un grande dipinto, di autore non conosciuto.

A dx (parete sud), procedendo dall’ingresso verso il presbiterio, troviamo un altare e sopra di esso vi è una nicchia tutta rivestita di tessere dorate con la statua di  San Giuseppe e di Gesù adolescente. Al di sotto vi è l’immagine dipinta su ceramica del venerabile Fra Giochino Stevan, novese,  a cui sono state riconosciute particolari virtù di santità. 

Più avanti vi è un secondo altare e sovra di esso una nicchia rivestita anch’essa di tessere dorate in cui troviamo una statua in legno che rappresenta il Sacro Cuore. E’ stata posta nel 1942.

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l’immagine del venerabile Fra Gioachino Stevan

 Sopra la porta di dx vi è un dipinto ad olio che raffigura la Madonna del Rosario con Gesù Bambino, Sant’Anna, San Valentino e un non precisato santo Vescovo.  

A sx  (parete nord) abbiamo, procedendo come a dx dall’ingresso, vi è un altare con sopra una nicchia ugualmente di tessere dorate con la statua di Sant’Antonio che tiene in braccio Gesù bambino. E’ di legno intagliato e dipinto. Viene considerata la statua più antica presente negli altari laterali, essendo stata presente anche nella chiesa precedente.

Più avanti l’altare della Madonna del Rosario. La nicchia dorata con la statua della Madonna è circondata, come una corona, da 15 medaglioni che rappresentano i 15 misteri del Santo Rosario, sotto forma di piccoli dipinti ad olio con cornici in legno intagliato e dorato.  Su questo altare vi sono inginocchiate due figure: San Domenico e Santa Rosa da Lima, particolarmente attivi nella diffusione di questa pratica di preghiera.

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due misteri del rosario: a sx l’Annunzione dell’Angelo a Maria, e a dx la Flagellazione di Gesù, come esempi di tutta la corona del Rosario

San Domenico e Santa Rosa da Lima  

 Sopra la porta di sx vi è un  dipinto ad olio raffigurante la Pentecoste, cioè la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Madonna radunati nel cenacolo. 

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PARETE OVEST

Nella parete ovest della chiesa, a lato del portale d’ingresso a bussola,  a dx vi è una cappellina del Crocefisso (di cui non ho trovato alcuna notizia) e a sx il Battistero o Fonte Battesimale, inaugurato nel 1945. I busti di Gesù e di San Giovanni Battista sono in terracotta. Sopra vi è la colomba che rappresenta lo Spirito Santo. Tutto attorno ci sono delle formelle che illustrano scene dell’Antico Testamento, simboleggianti il sacramento del Battesimo: Mosè al Mar Rosso, Mosè alla fonte nel deserto; l’arca di Noè e il diluvio Universale, la guarigione di Naatan il siro. In basso una palma e l’albero della vite, e in alto gruppi di angeli osannanti.  Autori di questa preziosa opera sono Giovanni Petucco, Andrea Parini e Gino Cuman docenti del l’Istituto d’Arte di Nove.

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paliotto con decorazioni soprattutto floreali, bellissime. Non ho trovato notizie, ma verosimilmente è di scagliola 

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A ridosso della cappellina vi è una nicchia che racchiude il busto marmoreo dell’Addolorata, opera di Giuseppe De Fabris, mentre a ridosso del Battistero vi è una nicchia con il busto in gesso dello stesso De Fabris.

 A SX : MADONNA ADDOLORATA, datato 1821-1822 – marmo di Carrara, h cm 56, lascito dell’artista. “Un lavoro di raffinata decorazione impreziosisce e contrasta felicemente il tema mesto: i capelli che fanno capolino a ricciolo, la veste che con studiata negligenza è resa sul petto da linee sghembe e mosse, concorrono a testimoniare un dramma interiore, un dolore e un affanno che, però, non sono affatto invincibili…” (da Nico Stringa).

a DX: AUTORITRATTO, datato 1855 –   gesso patinato, 78x5x47 cm, lascito dell’artista. “Impianto frontale, classico, e superiore indifferenza a qualsiasi concessione di tipo decorativo si conciliano in questo autoritratto della maturità, modellato a cinque anni dalla morte, da cui traspare  sia una chiara coscienza del proprio status, sia la essenzialità del volto, intesa anch’essa  come esito estremo e “giusto” del periodo maturo, e finale della vita. Quasi calvo, privo di ornamenti come barba e basette; lo sguardo denota una consapevole fermezza, una “dirittura” che si traduce in un’analoga frontalità compositiva oltreché in sobrietà espressiva …” (da Nico Stringa).

VIA CRUCIS 

Vi sono inoltre le 14 stazioni della Via Crucis. Sono stampe antiche su carta oleosa risalenti al 1860. Per volere del parroco don Guglielmo Dalla Gassa per queste stampe sono state realizzate le cornici in ceramica nei primi anni del ‘900 nella fabbrica Agostinelli e Dal Prà di Nove.

Stazione XII e XIII della Via Crucis.

IL SOFFITTO  

Il soffitto è a volta ribassata e lunettata con finestre termali. E’ arricchita da un grande affresco centrale, e da due ovali ai lati. Sono opere giovanili  del pittore veneziano Sebastiano Santi da Murano nel 1826. Nell’affresco centrale viene raffigurato il trionfo degli Apostoli Pietro e Paolo quando, dopo il loro martirio, vengono portati in cielo da schiere di angeli. Altri Angeli suonatori sono disposti ai lati del loro passaggio. Altri Angeli portano le insegne dei due martiri: la spada, la palma, la croce, le chiavi. I Santi Pietro e e Paolo sono attesi dai Santi del Vecchio e Nuovo  testamento: Davide, Mosè, i profeti, gli Apostoli, San Stefano e più su San Giovanni Battista e la Vergine Maria. Più in alto tra raggi di luce in un trono di gloria appare la SS. Trinità.  Ai lati, come detto, due ovali: in uno  – a dx – si vede Gesù che consegna le chiavi a Pietro pronunciando la frase che come detto corre lungo tutto il cornicione dell’interno della chiesa, e nel secondo ovale – a  sx – vi è raffigurato l’episodio della conversione di San Paolo  mentre si recava a Damasco per perseguitare i cristiani.

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come lo si vede entrando in Chiesa

 l’affresco centrale 

a destra Gesù consegna le chiavi a Pietro

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a sx Paolo sulla via di Damasco

PRINCIPALI FONTI DOCUMENTALI

Azzolin I, Padovan C, Zanolli P-G. NOVE. TERRA DI CERAMICA. Editrice Artistica Bassano, 2003.

Brotto Pastega Agostino. NOVE: TERRA DI ROGGE, OPIFICI E CERAMICHE. Da: Museo Civico della Ceramica di Nove, a cura di Katia Brugnolo. 2004.

De Vincenti Monica, Guerriero Simone, Rigon Fernado (a cura di). ORAZIO MARINALI E LA SCULTURA VENETA TRA SEI E SETTECENTO. Biblos Edizioni, 2002-2003

Parrocchia SS. Pietro e Paolo di NOVE. LA MIA CHIESA ARCIPRETALE, Nove, 2010.

Stecco Matteo, Tasca Marco. LE NOVE. LE CERAMICHE E PAESANI, 1985.

Stringa Nadir. IL MUSEO DELLA CERAMICA. Istituto Statale d’Arte G. De Fabris. Nove, 1989.

Stringa Nico. GIUSEPPE DE FABRIS. Uno scultore dell’Ottocento. Electa, Milano, 1994.

www.comune.nove.vi.it

www.treccani.it

it.wikipedia.org

 

NB. se ci fossero errori o integrazioni da fare, sono sempre a disposizione. (VB)

(Bassano del Grappa, 15 agosto 2016)

 

 

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