SOLAGNA – LA CHIESA DI SANTA GIUSTINA VERGINE E MARTIRE


CHIESA DI SANTA GIUSTINA DI SOLAGNA

di Vasco Bordignon

con la collaborazione di Mario Carraro

 

NOTIZIE STORICHE 

Vari autori fra cui il Brentari, il Verci, e la Guida per la Diocesi fanno risalire le origini della Chiesa di Santa Giustina Vergine e Martire ai primi secoli del Cristianesimo e forse dedicata dallo stesso San Prosdocimo alla sua Figlia spirituale, martirizzata nel 304, come aveva già fatto in altri luoghi da Lui evangelizzati nelle sue missioni apostoliche dall’Asolano alla Feltria, nome dell’antico “municipium” romano di Feltre

L’epoca della fondazione della Chiesa di S. Giustina in Solagna non è determinabile, in quanto nel 1525 un incendio distrusse tutto l’archivio parrocchiale. Tuttavia questa Chiesa è citata nella famosa Donazione dell’Imperatore Berengario nell’anno 917 (circa) “juxta Beatissimae Iustinae virginis ecclesiam non longe a flumine Brentae valle noncupatae Solanae ”…] con la quale il vescovo di Padova Sibicone riceveva la giurisdizione sul Canale di Brenta e i territori circostanti con il diritto e l’obbligo di costruire castelli e opere di difesa allo scopo di mantenere agibile la via del Canale di Brenta, in particolare contro le incursioni degli Ungheri. La sua giurisdizione si estendeva da Cassola a Cismon e, probabilmente, all’epoca della prima cristianizzazione, anche su tutta o gran parte della sponda destra del fiume Brenta.

Varie sono state nei secoli  le distruzioni e le ricostruzioni di questa Chiesa.

Nel 1509 fu saccheggiata e quasi distrutta dalle truppe di Massimiliano d’Austria, ma poi rifabbricata.

Nel 1646 fu del tutto restaurata. L’8 settembre 1796 fu spogliata di tutti gli arredi sacri dai soldati Francesi.

Fu pure saccheggiata e danneggiata dalle soldatesche qui azzuffatesi nel 1813. Fra il 1830 e il 1862 fu restaurata e trasformata radicalmente.Nel 1883 si rifece più largo lo scalone dinanzi alla porta maggiore.

Il 1 marzo 1886 la Chiesa venne consacrata dal Cardinale Giuseppe Callegari, Vescovo di Padova, in quanto non vi era né segno né notizia che fosse già stata consacrata. Sopra la porta dirimpetto al pulpito è stata posta una lapide a memoria di questa consacrazione. La scalinata e cornice della Chiesa furono nuovamente rifatte nel 1919 a spese del Governo. L’ultima riparazione fu fatta dall’Arciprete Don Secondo Spada nel 1926 e 1927. Furono rimossi tanti stucchi settecenteschi che deturpavano e rendevano pesanti le linee semplici ed architettoniche della Chiesa. Fece ritoccare tutto l’interno con tinta leggermente gialla spendendo Lire 12.000.

Nel 1930 il pavimento della Chiesa era in disordine; parecchi lastroni di marmo erano stati spezzati durante la guerra e molti altri durante la decorazione della Chiesa e la rimozione di vari stucchi barocchi. L’opera fu affidata ai fratelli Cavallini di Pove che ripassarono una buona parte del pavimento mutando n. 85 lastre di marmo nel Novembre 1930 con la spesa di Lire 1700.

Risale alla stessa epoca il Battistero di pietra rossa con coperchio di noce colorata.

Nuovo rifacimento completo della gradinata davanti alla Chiesa, con l’approvazione della Commissione Diocesana. Lavoro eseguito nel periodo luglio-ottobre 1945, con una spesa complessiva di Lire 243.500.

Altri lavori non ordinari: rinnovati i vetri a tutte le finestre della Chiesa, distrutti per cause belliche; e ripulitura del vecchio organo già molto scosso dallo scoppio di un deposito di polvere. Spese per l’organo Lire 31.000.

Gli ultimi lavori del 1981: ripassatura del tetto e tinteggiatura della Chiesa nonché rifacimento della scalinata esterna.

 

LA CHIESA 

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a sx bella immagine dalla dx Brenta (immagine da Signori,1995) e a dx come si vede oggi dall’inizio della scalinata)

La Chiesa, di stile classico, è semplice nella sua architettura. E’ lunga 25 metri e larga 12,50 metri.

La sua struttura è orientata in senso ovest-est. La facciata è  adornata da due statue raffiguranti San Pietro e San Paolo. Si raggiunge il sacro edificio, costruito su una piccola collina, salendo una grande scalinata, ricostruita nel 1883 e risistemata nel 1981, che parte a ridosso del fiume Brenta, dando quasi un valore simbolico che per salire al cielo (verso la montagna)  è necessaria la mediazione della Chiesa.

Le case a ridosso della parte a Nord-Ovest della scalinata e del terrapieno della chiesa sono le vecchie case dei Ferracina, su una di queste è ancora visibile una meridiana. 

Accostato alla Chiesa, vi è il campanile, alto 52 metri,  iniziato nel 1760 sotto la direzione del celebre Bartolomeo Ferracina e finito nel 1776.

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Interessante è stata la scoperta (immagine sopra) al di sotto la scalinata, in occasione della risistemazione del 1981, di una struttura simile ad un canale interpretata come il canale della rosta che alimentava gli opifici lungo la parte meridionale dell’attuale Riviera Secco (Signori, 1995)) o, forse più realisticamente, come una struttura in grado di far defluire l’acqua senza dare la possibilità di smottamenti quindi per rendere più solida la struttura del sacro edificio (Kobe Todesco, da me interpellato).

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All’esterno della chiesa sulla parete Sud è murata la lapide con l’epigrafe in onore di Bartolomeo Ferracina (1692-1777: vedi sezione personaggi, biografie) dettata dal celebre latinista vicentino Natale Dalle Laste (Marostica 1707- Marsan 1792)

INTERNO DELLA CHIESA

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L’interno della chiesa, assai piacevole, è a navata unica, con tetto a volta ribassata e con un buona illuminazione.  Il presbiterio misura 8 x 7 metri.

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L’antica Chiesa aveva grandi sotterranei per le sepolture: questi correvano in forma di croce dall’Altare Maggiore alla Porta Maggiore e da una all’altra porta ora laterale. Nel presbiterio si aveva la sepoltura per i sacerdoti, della quale è testimone ancor oggi la pietra tombale (vedi immagine) addossata alla chiesa, murata sull’edificio di Nord-Est. La leggenda la attribuisce a Ezzelino il Monaco, ma forse probabilmente è più antica in quanto porta l’effigie di un sacerdote coi guanti, e colla infula* lavorata come si usava tra il III° ed VIII° secolo. Negli spazi tra i lati della crociera sotterranea vi erano altre quattro sepolture: una dinanzi all’attuale Altare di Sant’Anna si diceva delle Monache, forse addette all’Ospitale della Frangia dello Spirito Santo, e le altre o dei confratelli delle Fraglie, o di privata famiglia. Le lapidi ed iscrizioni vennero disperse utilizzandole nel piano medio dell’antica scala anteriore, nella base del Campanile e nelle finestre della Canonica.

* “infula era propriamente una fascia o benda della testa, di lana bianca, che ne copriva quella parte dove crescono i capelli fino alle tempie, donde, di qua e di là, pendevano giù due cordicelle, chiamate vitte, per farne con esse legatura; e ciò ha dato occasione ad alcuni Autori di confondere infula con vitte.”(da Dizionario universale delle arti e delle scienze, di Efraimo Chambers,  Tomo I, 1749) 

PRESBITERIO –  CUPOLA


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Il presbiterio termina con una cupola affrescata con al centro Dio Padre e nei pennaccchi quattro medaglioni dove vi sono raffigurati i 4 Evangelisti : Luca con l’Angelo, Matteo con il bue, Giovanni con l’aquila e Marco con il leone. Negli scritti parrocchiali del 1874 in occasione della visita Vescovile troviamo queste righe ” … nell’edificazione dell’attuale presbiterio fatto dal 1778 al 1781 con pitture nel soffitto del De Sanctiy Veneto”: non sono riuscito finora a trovare notizie di questo pittore.

 ALTARE MAGGIORE

L’altare maggiore la cui realizzazione risale al 1769 è in marmo di Carrara, con intarsi verde antico e ai lati due cherubini in legno (ma sembrano proprio di marmo) che portano uno una palma e l’altro una corona. Di grande effetto e di grande lavorazione è anche il ciborio a tempietto con cupola, sulla cui sommità una statuina del Redentore. Peccato che quest’ultimo in parte ostacoli la visione completa della grande pala retrostante.

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LA PALA DI S. GIUSTINA VERGINE E MARTIRE, posta sullo sfondo dell’abside, dietro l’Altare principale.

E’ opera di Francesco dal (o da ) Ponte, il Vecchio, del 1520 (vedi sezione personaggi, biografie). La Santa è raffigurata tra San Giorgio e San Michele Arcangelo su un caratteristico  sfondo paesaggistico veneto.

Il dipinto cinquecentesco è stato trasportato su di un’altra tela a Firenze nel 1917. Successivamente ha subito un ottimo restauro a cura del prof. Antonio Lazzarin a Venezia (Novembre 1945).

  

Alle pareti del presbiterio vi sono due affreschi con una graziosa cornice di stucco.

CENA DI EMMAUS (parete nord)

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E’ un affresco del 1859 del pittore ampezzano Giuseppe Ghedina (1825-1896: vedi sezione personaggi, biografie). Gesù risorto appare la sera di Pasqua a due discepoli, Cleofa e un amico, diretti ad Emmaus; ma non lo riconobbero. Si accorsero di Lui a mensa quando “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ma Lui sparì alla loro vista” (Lc. 24,13-32). 

 ELIA NEL DESERTO (parete sud)

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E’ un affresco di fronte del precedente dello stesso Giuseppe Ghedina. Il profeta Elia, minacciato di morte dalla regina Gezabele, fuggì nel deserto di Giuda, si sedette sopra un ginepro desideroso di morirvi. L’angelo del Signore lo svegliò e lo rifocillò con una focaccia e un orcio d’acqua, perché potesse raggiungere l’Oreb nel Sinai (1 Re 19, 1-8). 

IL CROCEFISSO DI SAN GIORGIO

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Prima di entrare nel presbiterio,  a sx, campeggia un grande Cristo crocefisso, di intensa sofferenza. E’ stato splendidamente restaurato nel 1983 dal Prof. Ottorino Tassello che nella sua relazione lo indica come ” Il Crocifisso, a tutto tondo, del sec. XV°”. Apparteneva all’Eremo di San Giorgio. Veniva portato in processione da flagellanti.

ALTARE DELLA MADONNA DELL’AIUTO (parete nord, prima del presbiterio)

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L’altare della Madonna dell’Aiuto conserva una antica icona dipinta su tavola di noce con cornice dorata e di questa icona ne parleremo più ampiamente in  lavoro a parte sulla devozione per questa Madonna. Risale al 1450. Il Bambino e la Vergine portano sul capo una corona d’argento di stile bizantino. Il quadro è collocato entro una bella cornice di bronzo dorato posta sull’altare omonimo che è di pietra biancone, restaurato nel 1925 e inaugurato nel 1929. Nell’anno 1627 il Papa Urbano VIII° concesse molte indulgenze, plenarie o parziali, alla Madonna dell’Aiuto. Anche i Papi Sisto V°, Benedetto XIII°, Pio VI°, Pio VII° e Pio IX° concessero indulgenze. Questo  prezioso quadro della Madonna è stato in profugato a Codogno. Sotto il quadro della Madonna è collocato l’album delle famiglie profughe. 

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Il paliotto dell’altare della Vergine dell’Aiuto è in bronzo argentato il cui bassorilievo raffigura la Vergine con ai lati i Solagnesi che partono quali profughi per la guerra e che poi ritornano da Codogno dove furono quasi tutti ospitati. Opera realizzata nel 1928 da Arturo Ferraroni di Cremona (1875-1931: vedi sezione personaggi, biografie).   

Scrive infatti Franco Signori “ I veri disagi e le vere sofferenze… sarebbero iniziati in maggio (del 1917) col primo tentativo austriaco di spezzare le linee del Trentino. I cannoni austriaci… sarebbero ritornati a farsi riudire sempre più vicini e minacciosi nell’ottobre 1917, con la rotta di Caporetto. Ai primi di dicembre dello stesso anno, dopo timori e sospetti, giungerà all’improvviso, ma non tanto, l’ordine di partire… “.

La popolazione di Solagna resterà a Codogno, dal dicembre 1917 all’aprile del 1919.

 

Il Battesimo di GESU

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Tra il precedente altare e il successivo, sulla parte sopra la porta nord, vi è un quadro raffigurante il Battesimo di Gesù sulle acque del Giordano. E’ opera del pittore A. Turri (sec. XIX) , e faceva parte della Chiesa di San Giovanni ai Colli Alti. (Signori, 1987). [di questo pittore non ho trovato notizie]

ALTARE DI SANT’ANTONIO (parete nord centrale)

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Questo altare è stato completamente ristrutturato, e poi inaugurato nel 1932.

L’altare è in marmo biancone e le pareti sono impellicciate in marmo rosso.

L’Immagine in legno che troneggia nella nuova nicchia eseguita nel 1932 è opera dello scultore Stuflesser di Cortina. 

ALTARE DI SANT’ANNA  (parete nord, vicino porta principale)

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L’Altare è di pietra biancone. La statua in legno colorato è opera dello scultore Andrea Brustolon (Belluno, 20 luglio 1662Belluno, 25 ottobre 1732: vedi sezione personaggi, biografie). S. Anna è in atteggiamento d’istruire la giovinetta Maria che tiene aperta innanzi a sé la S. Scrittura. Interessante questa composizione tra madre e figlia. 

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La stessa statua restaurata dal laboratorio Artemisia di San Nazario, diretto da Antonella Martinato. Il restauro ha comportato notevole lavoro per la rimozione di vari strati di pittura precedenti dando alla luce i colori originali davvero straordinari. La statua è stata presentata ai fedeli il 20-12-2015. 


ALTARE DEL SACRO CUORE DI GESU’(parete sud, prima del presbiterio)

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Il 21.11.1923 venne inaugurato il nuovo altare dedicato al Sacro Cuore di Gesù a suffragio dei 74 morti nella guerra Europea 1914-1918. Sotto la mensa e precisamente al posto dello scudo sta un ripostiglio ove dormono guardati dal S. Cuore i  loro nomi.

E’ fatto in marmo di Carrara, è opera dei fratelli Cavallini di Pove. E’ in stile lombardesco, i gradini in marmo rosato di Chiampo. Le colonne e le colonnine della mensa sono in marmo fior di pesco; i capitelli pure in marmo di Carrara bronzato. Il paliotto dell’altare del S. Cuore è scolpito in marmo di Carrara. Opera dello scultore Arturo Ferraroni di Cremona (1875-1931: vedi sezione personaggi, biografie) rappresenta l’apoteosi dei caduti in guerra.

Parte delle impellicciature risultano di  verde antico. La nicchia è in giallo di Siena. La statua del S. Cuore è scolpita in legno dalla ditta Stuflesser di Val Gardena.Bella e maestosa è questa statua in legno dello scultore Stuflesser decorata riccamente. 

L’Altare del S. Cuore gode, quale monumento dei caduti, l’indulgenza plenaria pei defunti.

Nel piedestallo della statua sta un ripostiglio ove sono collocati i nomi dei 434 reduci della guerra. Dal 1922 è monumento ai caduti.

 ALTARE DI SAN GIUSEPPE CON GESU’ (parete sud, centrale)

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La statua in legno dorata di S. Giuseppe portante in braccio il Bambino Gesù è opera dello scultore Stuflesser d’Ortisei (Bolzano).

 ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIO  (parete sud, vicino porta principale)

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Nel 1930, due decreti Vescovili avevano ordinato la rimozione della statua della Vergine del Rosario collocata nell’ultimo altare a destra entrando. I fedeli furono persuasi a mutarla con una nuova statua sotto lo stesso titolo del Rosario e concorsero con offerte in denaro ed oggetti d’oro e d’argento sicché si poté ordinarne una di nuova in legno in Val Gardena alla ditta Stuflesser spendendo Lire 1900. Venne inaugurata la prima domenica d’ottobre del 1930 che cadde il giorno 5.

Colla autorizzazione della S. Congregazione Romana ottenuta attraverso la Curia Vescovile di Padova si vendettero alcuni doni votivi d’oro e d’argento giacenti nello scrigno della fabbriceria col pericolo d’essere rubati come avvenne qualche anno dopo, somma impiegata per il pagamento della statua della Vergine del Rosario. La Statua è in legno, ricca di fregi ed è opera anche questa dello Stuflesser d’Ortisei (Bolzano).L’altare è di pietra biancone.

L’ ORGANO

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Il nuovo organo, opera dei F.lli Giacobbi di Bassano  fu inaugurato nel 1876.  Si susseguirono nei decenni successivi vari restauri, fino all’ultimo del 1989  con il quale l’organo fu riportato alla sua versione originale.

 SOFFITTO

IL MARTIRIO DI S. GIUSTINA

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La Santa. Giustina visse tra la fine del III e gli inizi del IV secoloIllustre per natali, ma più ancora per il suo cristianesimo, la sua mente pura  seppe conseguire la palma di altissima vittoria, il martirio. Trovandosi a Padova sua patria, vi sopraggiunse il crudele imperatore Massimiano, il quale   nel Campo Marzio istituì un tribunale per uccidere i Santi di Dio. La beatissima Giustina  mentre si affrettava a visitare i servi di Dio, fu sorpresa dai soldati presso Pontecorvo e portata al cospetto di Massimiano. Dopo una serie di domande sprezzanti circa la sua fede cristiana, e l’invito con minacce a sacrificare al grande dio Marte, di fronte alla costanza e alla fermezza della sua fede in Cristo, il crudele imperatore, preso da ira, emanò la sentenza: “Giustina,  afferma di rimanere vincolata alla religione cristiana; e non intende obbedire alle nostre ingiunzioni, comandiamo che sia uccisa di spada.” Ciò udendo, la beata Giustina esclamò: “Ti rendo grazie, Signore Gesù Cristo, che ti sei degnato di ascrivere nel tuo libro la tua martire. (…) accogli la tua ancella nel grembo tuo, che siedi nel trono, mia luce, perla preziosa, che sempre ho amato.” Finita la preghiera, piegate a terra le ginocchia, il sicario le immerse la spada nel fianco. Così trafitta, fattosi il segno della santa croce, serenamente spirò. Era il 7 ottobre 304. I cristiani vedendo l’ardore della sua fede e la venerabile sua passione, deposero il suo corpo nel cimitero appena fuori Padova, dove attualmente sorge l’Abbazia. (Passio S. Justinae Virginis et Martiris, sec.VI).

L’affresco del 1877, nel mezzo del soffitto, opera del già citato pittore Ampezzano Giuseppe Ghedina (1825-1896) illustra il martirio di S. Giustina, condannata dal pretore romano (al centro), che sta per essere passata dalla spada del carnefice (in basso), mentre (in alto) si apre il Paradiso ad accoglierla con la corona e la palma del martirio.

 

I quattro episodi della Via Crucis

Sulle vele della volta  sono dipinti quattro medaglioni raffiguranti la Passione di N. Sig. Gesù Cristo opera di Don Demetrio Alpago (1870-1908: vedi sezione personaggi, biografie)

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A sx (parete nord, verso prebiterio) Gesù nell’orto degli ulivi; a dx (parete nord verso uscita principale) a Gesù viene posta sul capo una corona di spine

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A sx (parete sud, verso presbiterio) Il bacio di Giuda; a dx (parete sud, verso uscita principale) Gesù incontra la Madre e le pie donne

 

 

FONTI DOCUMENTALI

 

MEMORIA della Parrocchia di Solagna, dall’Archivio parrocchiale: Chiesa Arcipretale Matrice di S. Giustina V.M., 907-2004

 

Brentari O., Storia di Bassano e del suo territorio, Bassano, 1884.

Brentari O., Guida storico alpina di Bassano Sette Comuni, Canale di Brenta, Marostica, Possagno, Bassano, 1885.

Chemin A. Le Pievi del Pedemonte, le Chiese campestri, i Romitori. Da www.osservatorio-canaledibrenta.it

Schiapparelli L. (a cura di), I diplomi di Berengario I, Roma, 1903.

Scrocco Antinella, Il pittore ampezzano Giuseppe Ghedina, La Cooperativa di Cortina, 1991. (in questo testo in riferimento a “ La condanna, il martirio e l’esaltazione di S. Giustina” aggiunge “olio su tela; nel soffitto.” Credo che ciò sia errato, in quanto è sicuramente un affresco)

Signori F., San Giovanni Colli Alti,  Bassano del Grappa, 1987

Signori F., Storia di Solagna e del suo territorio, le origini, Cittadella, 1995.

Todesco L., Solagna, Padova,1919 (riedizione nel 1998, Grafiche Tassotti).

www.abbaziasantagiustina.org

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