SOLAGNA – IL MONUMENTO ALL’EMIGRANTE E ALLA VERGINE DEI POVERI

SOLAGNA – IL MONUMENTO ALL’EMIGRANTE E ALLA MADONNA DEI POVERI

di Vasco Bordignon

con la collaborazione di Mario Carraro

 

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Lasciando la Chiesa parrocchiale alle spalle e camminando verso nord, ad un certo punto, quando le case del centro sciamano qua e là, gettando lo sguardo a est a mezza montagna (località bresagge) non possiamo non fermarci ad ammirare stagliato tra il verde della vegetazione un monumento semplice, ma grandioso nella sua architettura e nel suo biancore: due archi tra loro sovrapposti, quasi intrecciati, uniti da una balconata  a mo’ di cerniera e quindi di unione, dove arco superiore  pare circondare la statua della Madonna, la Vergine dei poveri, anch’essa bianca come una apparizione del cielo. La Vergine poggia su una mondo di marmo anch’esso disposto su un grande blocco  a forma di altare.  Potrebbe significare che il sacrificio di Cristo sull’altare si unisce al sacrificio dei tanti uomini e donne sparsi per il mondo, sul quale veglia la santa Vergine.

E’ questo il Monumento all’Emigrante con la Statua della Vergine dei poveri.

L’insieme architettonico, progettato da Kobe (Giacomo) Todesco, è stato realizzato dai tanti volontari della parrocchia.

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La statua è in marmo di Carrara, opera dello stesso Kobe (Giacomo) Todesco, scultore-scalpellino di grande efficacia.  La Madonna raffigurata è la Vergine dei Poveri, apparsa a Banneux, in Belgio il 15 gennaio del 1933, e di questa apparizione ne parleremo più avanti. Come detto la Vergine poggia i suoi piedi su un globo di marmo (verdello di Rubbio), a sua volta su un grande blocco di marmo (rosa d’Asiago) a mo’ di altare.

E’ stato inaugurato Il 15 agosto 1963.

Ogni 5 anni viene celebrata la festa dell’emigrante

L’EMIGRAZIONE A SOLAGNA

Da Solagna di Luigi Todesco pubblicata nel 1919  “ … Ma la nicozia (il tabacco), le trote della Brenta, le praterie, l’erba che si va a recidere col falcetto ovunque spunta, fin sui ripidissimi pendii e sull’orlo delle rocce, non bastano a provvedere alla popolazione sempre crescente. Perciò da oltre mezzo secolo i Solagnoti furono costretti ad emigrare. Da principio si emigrava in questo o quel punto della regione Alpina, in val del Sole e in altre valli del Trentino, in val d’Agordo, nel Zoldano (ove una località ricorda ancora i Solagnoti [nome arcaico attualmente non più usato se non in senso dispregiativo] che vi lavoravano il carbone), in val del Ferro, in Valtellina, fino in Valmaggia nel Canton Ticino.

Ma in seguito l’emigrazione si estese nella Svizzera, in Francia, in Germania, nella Renania, negli Stati Uniti, nel Brasile, nell’Argentina, fino nell’estrema Corea, insomma nel vecchio e nel nuovo Mondo.

L’Austria poi i nostri paesani la battono in lungo e in largo come casa propria. Da Arnoldstein a Unzmarcky, a Leoben, a Bruck; da Murau ad Agram e Seraievo; in Carinzia, in Stiria, in Carniola, in Croazia, in Sbonia, in Slavonia s’incrontrano i Solagnoti, che attendono a cuocere il carbone, arte nella quale acquistarono una singolare perizia.

Partono in primavera con tutta la famiglia, un tempo a piedi, traendo in un carretto i bambini e le robe; ora con la ferrovia; tornano al tempo delle zucche e del vin nuovo, e riposano volentieri dalle rudi fatiche conversando, motteggiando e prendendo qualche solenne bertuccia, e sfoggiando pittoreschi costumi carinziani e stiriani, grosse catenelle d’argento, scarpe gialle e pipe fenomenali.” (Prof. Luigi Todesco. Solagna. Notizie e ricordi per i reduci. Padova, Tipografia del Seminario, 1919).

Oltre la metà degli iscritti all’anagrafe comunale era costituita da emigranti o stagionali o stabili.

Ideatore e motore del monumento è stato senza dubbio don Bruno Bello, pastore  della Chiesa dal 1943 al 1987, che gran parte della sua pastorale è stata rivolta al suoi emigranti, sulla scia del suo predecessore don Dionisio Artuso, parroco dal 1929  al 1943.  Sia don Artuso, ma soprattutto don Bello lasciavano spesso Solagna per andare a trovare i parrocchiani nelle loro nuove città o paesi, per far sentire loro la vicinanza di tutta la comunità.

LA VERGINE DEI POVERI

Banneux è un piccolo villaggio belga, che si trova nel comune di Louveigné, a circa 20 chilometri a sud-est di Liegi, nelle Ardenne. Il nome del villaggio significa “luogo banale” e deriva dal fatto che gli abitanti – a causa dell’estrema povertà – godevano del privilegio di poter usare a titolo gratuito i boschi e i pascoli.

Nel 1914 Banneux assunse l’appellativo di Notre-Dame a seguito di un voto fatto dagli abitanti che avevano promesso di dare questo nome al villaggio, se la Vergine lo avesse protetto dalla distruzione causata dalla prima guerra mondiale. E in realtà il villaggio attraversò indenne il periodo bellico che seminò invece morte e distruzione nei dintorni.

Gli abitanti di Banneux erano molto poveri, per lo più contadini e minatori. In una frazione di Banneux chiamata La Fange (IL FANGO), un giovane operaio aveva costruito la sua casa: si trattava di Julien Beco, che nel 1920 aveva sposato Louise Wégimont. Il 25 marzo 1925, di Venerdí santo, nasce Mariette, la prima di undici figli. Mariette, essendo la maggiore, spesso doveva aiutare la mamma e a scuola era in ritardo di due anni rispetto ai coetanei per le frequenti assenze dovute alle tante incombenze familiari. Il 20 maggio 1931 si iscriveva anche al catechismo, ma risultava la peggiore della classe, e il cappellano era costretto a sgridarla. La famiglia Beco, però, come molte famiglie di Banneux, era indifferente alla fede, e gli scarsi risultati di Mariette non erano ritenuti un problema.

Ma ecco che domenica 15 gennaio 1933 succede qualcosa destinato a cambiare l’esistenza di Mariette e della sua famiglia… : 
 la neve e il ghiaccio hanno coperto La Fange; il vento soffia gelido e tagliente. Sono le 19 e la bambina, guardando dai vetri della finestra della cucina, attende il ritorno del fratello Julien, uscito di casa fin dal mattino con alcuni suoi compagni. Nello stesso tempo sorveglia René che è malato. D’ un tratto, vede a pochi metri, nel buio del giardino, una bella signora con il capo splendente, e questa luce sembra quasi illuminarle tutto il corpo. Mariette si sposta per osservarla meglio, poi ritorna alla finestra e dice: “Mamma, Dio mio!… vedo una signora nel giardino… è così ben vestita e così elegante!… Dio mio – mamma – si direbbe la santa Vergine!”. La bimba prende una corona del rosario che aveva trovato sulla strada per Tancrémont e recita qualche Ave Maria mentre contempla con stupore l’apparizione. A un certo punto, la signora apre le mani, alza la destra e, con l’indice le fa un cenno d’ invito. Mariette va verso l’ingresso, ma la mamma le impedisce di uscire chiudendo la porta a chiave. Mariette ritorna alla finestra, però la bella signora è sparita e la notte ha ripreso il suo dominio su La Fange.

Seconda apparizione

Mercoledì 18 gennaio, La Fange è nello scenario di domenica sera. All’improvviso, verso le 19, Mariette esce di casa senza dir nulla. Incuriosito, suo padre apre la porta e la vede inginocchiata, con le mani giunte, sul sentiero che dalla soglia di casa va alla siepe del giardino. Mariette prega a bassa voce e guarda nella stessa direzione verso la quale, la domenica, aveva visto la figura luminosa. Poi d’un tratto tende le braccia: al di sopra degli abeti, piccolissima, appare la Signora che man mano le si avvicina, fermandosi a qualche passo. Una piccola nube grigia la separa dal terreno gelato. Mariette continua a pregare sottovoce, tenendo il rosario in mano e lo sguardo rivolto verso l’alto. La signora, sorridendo dolcemente, muove graziosamente le labbra come se pregasse. Questo dialogo orante dura una ventina di minuti, poi l’apparizione le fa cenno di seguirla e si allontana indietreggiando lungo la strada per Tancrémont. Mariette fiduciosa si incammina. Il padre la vede varcare lo steccato e chiama la piccola, ma lei senza voltarsi gli risponde: “Lei mi chiama”. I testimoni seguono a distanza. All’improvviso si ferma, si inginocchia, recita alcune Ave, poi si rialza e prosegue. Pochi passi, poi si inginocchia e di nuovo si rialza: la Signora ha ripreso a spostarsi. Con sicurezza volta a destra verso una sorgente che scorre lungo il bordo della strada, si inginocchia ancora sull’orlo del fossato mentre la Bella Signora si posa al di sopra della scarpata. Rivolgendosi a Mariette le dice: “Immergi le mani nell’acqua”. Senza esitare la bimba obbedisce, disgiunge le mani per bagnarle e il rosario le scivola nell’acqua. La Signora le dice ancora: “Questa sorgente è riservata per me”. Poi si congeda salutandola così: “Buona sera, arrivederci!”. Si allontana indietreggiando al di sopra degli abeti vicini alla sorgente, con lo sguardo rivolto alla piccola, scomparendo lentamente nel cielo.

Terza apparizione

Giovedì 19 gennaio, Mariette indossa un vecchio cappotto e verso le 19 va a inginocchiarsi in giardino come la sera precedente. Il tempo è inclemente e il terreno coperto di neve gelata. Mariette prega sottovoce. Alla seconda decina del rosario, stende le braccia e grida: “Eccola!”. Un attimo di silenzio, poi ancora: “Chi siete mia Bella Signora?”. “Io sono la Vergine dei Poveri” risponde. Mariette si alza e seguendola si dirige verso il cancello, imbocca la strada, cammina tranquillamente sostando e inginocchiandosi nei punti dove si era fermata la sera prima. Giunta alla sorgente si inginocchia nuovamente, volgendo lo sguardo verso l’alto: la Madonna si è fermata al di sopra del pendio. Mariette le domanda: “Bella Signora, voi ieri avete detto: “Questa sorgente è riservata per me”. Perché per me?”. E così dicendo porta la mano al petto, indicando se stessa. In modo amabile la Vergine accentua il suo sorriso e le risponde: “Questa sorgente è per tutte le nazioni… per gli ammalati”. La bambina ripete queste parole con voce nitida aggiungendo: “Grazie, grazie!”. La Madonna dolcemente soggiunge: “Pregherò per te. Arrivederci”, quindi si allontana rimpicciolendo al di sopra degli abeti.

Quarta apparizione

Avendo dormito male la notte precedente, Mariette resta a letto tutto il giorno, ma ciò non le impedisce di uscire alla solita ora. È venerdì 20 gennaio, c’è molto buio e vi è più gente della sera prima. La bambina s’ inginocchia in giardino, recita il rosario e dopo qualche Ave grida: “Eccola!”. Poi domanda: “Cosa desiderate, mia Bella Signora?”. La Madonna risponde: “Desidererei una piccola cappella”. Trascorre qualche istante, la Vergine disgiunge le mani e le stende orizzontalmente senza staccarle dal petto. Con la destra traccia un segno di croce, benedice la piccola e allontanandosi lentamente scompare nel cielo. Mariette perde i sensi. Aiutato da un vicino, il padre, intimorito e commosso, la riporta in casa dove riprende presto conoscenza, per poi addormentarsi tranquillamente.

Intervallo

Dal 21 gennaio all’11 febbraio, puntualmente Mariette esce di casa alle 19 per andare a pregare al solito posto. Il freddo pungente e la temperatura rigida si alternano a neve e pioggia battenti, ma lei resta fedele aspettando la Madonna e persevera nella preghiera. Mariette stessa dirà parecchie volte: “Devo uscire, bisogna che vada. Ella mi chiama!”. Per la fede di Mariette l’attesa sarà veramente ricolmata di grazia dalla Vergine dei Poveri che le riapparirà.

Quinta apparizione

Sabato 11 febbraio, alle 19 Mariette è inginocchiata in giardino: è notte di luna piena e soffia la tramontana. È presente un gruppetto di persone. Dopo aver recitato la seconda corona, di scatto si alza, si dirige verso la siepe del giardino, in direzione della sorgente, inginocchiandosi nei medesimi punti delle altre volte. Giunta alla fonte si china, immerge le mani nell’acqua, poi si segna con il crocifisso del rosario. Qualche istante e la Madonna le dice: “Io vengo ad alleviare la sofferenza”. La fanciulla esclama con voce nitida: “Grazie! Grazie!”. La Vergine la saluta: “Arrivederci” e si allontana.

Sesta apparizione

Passa ancora qualche giorno, poi la sera di mercoledì 15 febbraio la Madonna si mostra di nuovo agli occhi estasiati della bambina: “Santa Vergine, il signor cappellano mi ha pregato di chiedervi un segno”. Alla domanda della piccola la Madonna risponde: “Credete in me, io crederò in voi”. Poi la Vergine confida un segreto a Mariette e al momento di allontanarsi aggiunge: “Pregate molto, arrivederci”.

Settima apparizione

Lunedì 20 febbraio, c’è neve e fa molto freddo. Al termine della seconda decina del rosario, Mariette tende all’improvviso le braccia e la sua preghiera si fa più concitata. La Bella Signora è discesa come al solito e conduce la bambina alla sorgente. Mariette si inginocchia nei soliti punti e prega senza interruzioni. Giunta alla sorgente, la Madonna, sorridendo come di solito, le dice: “Mia cara bambina, prega molto”. Detto ciò, la Vergine, cessando di sorridere, aggiunge, prima di andarsene: “Arrivederci”.

Ottava apparizione

La sera di giovedì 2 marzo continua a piovere a dirotto. Quando Mariette sta per iniziare la recita della terza corona, improvvisamente cessa la pioggia, il cielo si rasserena e brillano le stelle. Subito la bambina tace e tende le braccia. La Madonna le appare, ma sul suo volto si è spento il sorriso. La Vergine dice: “Io sono la Madre del Salvatore Madre di Dio” e mentre un velo di tristezza continua a coprire il suo viso, consegna a Mariette la sua ultima raccomandazione: “Pregate molto”, poi stende le mani sulla bambina, con la destra la benedice tracciando un segno di croce e si congeda definitivamente dicendole: “Addio”.

L’autenticità delle otto apparizioni è stata riconosciuta dalla Chiesa nella lettera pastorale di monsignor L. J. Kerkhofs, vescovo di Liegi, il 22 agosto 1949, che aveva ricevuto l’incarico dalla Santa Sede nel 1942 di occuparsi del caso. (da www.madonnadeipoveri.org)

 

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